E chiude tutte le attività della parrocchia:"D'ora in poi ci sarò solo io"
MODENA – “Bugiardi! Quel bambino non è mio figlio”. Esordisce così dal pulpito don Luciano Venturi, 50 anni, durante la messa domenicale, stanco di porgere l’altra guancia a chi lo addita come padre di un bimbo. Il parroco arriva sull’altare accompagnato dalla parrocchiana sposata, e già madre di due bimbi, e da suo marito e legge una durissima lettera per rimandare al mittente le calunnie nei suoi confronti. Dopo quasi un anno di chiacchiere, il parroco ha deciso di smentire le voci e di chiudere tutte le attività in cui sono nate, dal coro all’oratorio, garantendo ai fedeli “chiacchieroni” solo la messa della domenica.
Il parroco la mattina di domenica 30 agosto si è presentato all’omelia della messa con una lettera e con al fianco la parrocchiana oggetto delle malelingue e la sua famiglia:
“Non sono il padre di quel bambino, so con certezza chi mi calunnia e ho già incaricato i miei legali di difendere lui, la sua famiglia e anche i miei diritti come parroco. Sono colpiti da questa vicenda innanzitutto dei bambini, non siamo rabbiosi ma vogliamo difendere la verità senza sorvolare sulla gravità di quanto è accaduto”.
Ad alimentare il chiacchiericcio, da un anno a questa parte, sarebbero stati secondo il religioso parrocchiani dei cori, del gruppo ‘Charitas’, dei gruppi famiglia e quelli che prestano la loro opera nelle cucine: tutte queste attività sono state quindi sospese da don Venturi:
“D’ora in poi, sull’altare ci sarò solo io, nessuno dietro e nessuno in sacrestia. Tutti davanti, alla stessa maniera, di fronte al Signore che ci guarda dritto negli occhi”.
Il sacerdote ha ribadito domenica anche di non avere alcuna intenzione di abbandonare il proprio incarico. Nel suo sfogo ha anche citato le parole di Gesù:
“Sarebbe meglio, per chi fa del male a un piccolo, che non fosse mai nato o che gli fosse legata al collo una macina e fosse gettato in fondo al mare”.
La Curia di Modena, per il momento, non ha voluto commentare quanto accaduto a Monteobizzo mentre in paese è pressoché unanime il sostegno al sacerdote che ha voluto denunciare davanti a tutti una situazione da lui ritenuta non più sostenibile.
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