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La storia

Ultimo Aggiornamento: 09/11/2015 11:40
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09/11/2015 11:40
 
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Orsogna, venduto l’oro del santo Il paese è in rivolta


Don Mario: «Io indagato per furto? Non ne so nulla»
Sono all’oscuro di tutto e chiuso in me stesso. Comunque non parlo. Mi sono auto-imposto il silenzio su questa storia».


Il parroco don Mario paga i lavori alla chiesa con gli ex voto: 18mila euro. I fedeli vanno in Procura e tappezzano il borgo con le foto dei gioielli

ORSOGNA. Doveva essere l’“oro per il dolore” donato da migliaia di fedeli a San Rocco: c’è quello della donna scampata ai bombardamenti degli Alleati nella Seconda guerra che distrussero l’intero borgo, quello di un padre la cui moglie fu strappata a un male incurabile; per il giovinetto dato per scomparso e ritrovato lontano centinaia di miglia tra gli sfollati; dell’emigrante sbarcato negli States con le pezze al culo e valigia legata con lo spago per fare fortuna dopo anni di pianti e miserie. Insomma, un modo per ringraziare Dio delle sciagure appena sfiorate. E invece quegli ex voto suscepto venduti dal parroco don Mario Persoglio per rifare il tetto della chiesa a pezzi, ma all’insaputa dei fedeli e soprattutto di chi quell’autentico “tesoro” lo ha donato, hanno generato, il sentimento del “dolore per l’oro”. Una metamorfosi surreale che ha segnato la storia del paese nei giorni dell’ultimo Ferragosto, quando la comunità era pronta a festeggiare San Rocco, uno dei santi più venerati al mondo e in particolare in questo angolo d’Abruzzo.

LA SCOPERTA NELLA PROCESSIONE. A Orsogna, oltre 4mila abitanti, centro agricolo con eccellenze nel vino e nell’olio, dalla chiesa di San Rocco a quella di San Nicola di Bari, entrambe nel centro storico, saranno si è no 150 metri: pochi passi diventati però una via quasi infernale quando la statua del venerato di Montpellier è uscita dal suo tempio per la processione con il telo sul petto adornato, come vuole la tradizione, non di preziosi di fine Ottocento e inizi Novecento tra anelli, pendaif, ciondoli, sciacquajje, collane, cannatore, pettorali, rutelle, orologi, sciccaglie, bracciali, presentose e spille tutti arricchiti di smeraldi, diamanti e rubini: un autentico tesoro da sempre custodito dai parroci. Sì, qualcosa di valore c’era, ma il grosso di quei monili era fatto da articoli di bigiotteria. Una strategia anti furto? Macché. Solo il telo sul quale era cucito quell’armamentario di preziosi era rimasto quello di sempre ma il suo colore verde pareva avesse perduto di tonalità, come una pianta quando si staccano le radici e comincia a seccare e, tempo due-tre giorni, si butta via. Tanto lo smarrimento tra i fedeli per la statua smunta di donativi indossati nel tragitto verso la chiesa del patrono San Nicola - era il 16 agosto - che nella processione del giorno successivo, con un percorso ben più lungo da fare, i commenti di sconcerto tra i fedeli al seguito, avevano preso il sopravvento tra una litania, un’avemaria e un padrenostro.

L’INCONTRO COL SINDACO. Di quella spoliazione di San Rocco dal suo oro, don Mario Persoglio, parroco da 25 anni in paese, si è giustificato qualche giorno dopo con il sindaco Fabrizio Montepara, ricevuto nella canonica con il suo vice, Vincenzo Cicolini. Il religioso ha così mostrato un contratto esponendo la vendita, effettuata il 12 marzo prima, a un compro oro di 1,520 chili di ex voto di cui 700 grammi a 9 carati e 820 grammi a 12 carati, definita “merce di basso valore”, fatta soprattutto da oggetti datati. Si è poi saputo che il 22 ottobre dello scorso anno don Mario, davanti a un avvocato del paese e a un esperto di gioielli, aveva fatto una ricognizione dell’oro di San Rocco, arrivando alla vendita, il successivo 28 ottobre, di quei gioielli per 18mila euro.

«Nell’occasione», ha poi scritto il parroco al vescovo di Chieti Vasto, Bruno Forte, «si provvide alla distinzione dei beni in oro dalla bigiotteria e nessuno dei presenti ha rinvenuto alcun oggetto di valore storico e artistico o ex voto tra quelli da stimare». Quasi un anno prima della processione, dunque. Ma è stata una sola vendita o ne sono state fatte altre? Nessuno ha mai saputo nulla.


L’ESPOSTO DEL COMITATO. Ma esiste un inventario del tesoro di San Rocco? Secondo don Mario pare di no. Ma per i fedeli orsognesi sì. «È triste pensare che tutto l’oro donato a San Rocco da tantissima povera gente del nostro paese, che non aveva di che mangiare, non si trovi più nulla o che abbia fatto la fine di quella parte venduta», dicono i componenti il “Comitato cittadino per il recupero dell’oro votivo donato a San Rocco” presieduto dalla professoressa Maria Antonietta Piccicacco, «chiediamo di conoscere la verità sull’operato di don Mario visto che fin qui ci ha deluso. Nell’esposto che abbiamo presentato alla procura di Chieti, non abbiamo parlato di furto o altro attribuendo responsabilità a questo o a quello: chiediamo soltanto che su questa vicenda venga fatta piena luce. Noi», sottolineano al Comitato, «ci sentiamo derubati di quell’oro e anche derisi dal rivestimento della statua di San Rocco con la bigiotteria: questi sono i fatti. Vogliamo recuperare quell’oro e ci stiamo muovendo per questo, ma come facciamo a sapere cosa è stato venduto e che cosa no? Chi ci dice di quali altri preziosi si componeva quel tesoro? Occorre fare chiarezza una volta per tutte. Una cosa è certa per noi: quell’oro non doveva essere venduto perché fa parte del patrimonio della nostra comunità. È come se si vendesse la Pietà di Michelangelo. Ora l’obiettivo è accertare la verità dei fatti, verificare dove l’oro è stato venduto e se possiamo recuperarne almeno qualche pezzo. E ci dispiace molto che il vescovo Forte, nonostante una nostra lettera, non ci abbia dato alcuna spiegazione su questa brutta vicenda».


Un poster con San Rocco "per non dimenticare" l'oro dei fedeli ormai venduto e già fuso

MOSTRA E MAXI POSTER. Nei giorni scorsi in piazza Mazzini, di fianco al municipio, è stata allestita una mostra: su alcuni pannelli sono affisse foto del tesoro con annesse spiegazioni sugli ex voto «donati anche da semplici contadinelle che andavano al lavoro nei campi indossando autentici capolavori dei quali poi si privarono». Sulla Torre di Bene, lungo la strada che porta a Ortona, fino all’altro giorno campeggiava un manifesto 3,60 metri x 1,80 in cui San Rocco “sfoggiava” tutto il suo tesoro in una processione degli anni passati con la scritta “Per non dimenticare”, opera sempre del Comitato cittadino. Ma l’altro giorno quel maxi poster è stato fatto rimuovere e tanti che hanno storto il muso.

«SIETE PER L’IDOLATRIA». Ovviamente, come succede nelle storie di paese, c’è anche un gruppo di fedeli schierato al fianco del parroco e che accusa di «idolatria» quanti hanno preso le distanza dalla vendita dell’oro. «Siamo con don Mario», sostiene una donna, «perché quell’oro è stato usato per riparare la chiesa».

LA CONSOLAZIONE. Per le sofferenze patite, i lutti e per la dignità con cui gli orsognesi reagirono e superarono i momenti terribili della Seconda guerra - il paese era uno dei centri principali della via Gustav delle forze tedesche - ricostruendo di sana pianta il borgo distrutto dai bombardamenti, il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi concesse a Orsogna il 23 marzo 2003 la medaglia d'argento al merito civile. È questo, a oggi, forse l’unico ex voto, ma questa volta “laico”, rimasto nel paese dove qualcuno deve avere smarrito il senso dell’oro per il dolore.

ilcentro.gelocal.it/regione/2015/11/08/news/venduto-l-oro-del-santo-il-paese-e-in-rivolta-1.12408154?ref=hf...
[Modificato da Amalia 52 09/11/2015 11:41]
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