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Confutazione servizi denigratori sui tdG delle Iene (2016)

Ultimo Aggiornamento: 12/03/2016 21:35
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05/03/2016 07:43
 
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Seabiscuit, 04/03/2016 17:59:

Che altro aggiungere?



Che i lurkatori anonimi guardano il dito che indica la luna (al solito). Pelazza è diventato accurato perchè i suoi 2500 anni secondo loro sarebbero riferiti a Deuteronomio e non a Matteo. Ciò è fasullo (basta riascoltare il servizio: Pelazza cita Matteo per ultimo, poi dice "QUESTE PAROLE, SCRITTE 2500 ANNI FA...")

In tutti modi ho dovuto aggiungere una nota a commento delle dichiarazioni dell'insigne biblista ed esegeta Pelazza. La riporto qui:

(*) Il libro di Deuteronomio, pure citato dal Pelazza, è stato scritto (secondo una tradizione piuttosto diffusa, detta deuteronomista) circa 2.700 anni. Le opinioni sono comunque contrastanti. L'ebraismo tradizionale lo attribuisce a Mosè. Secondo alcuni fu redatto ai tempi di Giosia (vissuto 650 anni prima di Cristo) a partire da testi molto più antichi. Wikipedia (link) afferma che, "per quanto riguarda il Deuteronomio almeno la parte centrale, denominata Codice deuteronomico, è ascrivibile all'VIII-VII secolo a.C., nel contesto della conquista assira ed alla seguente riforma di Giosia". Il "codice deuteronomico" racchiude i capitoli 12-26 del libro, compreso quindi il 19° citato da Pelazza. Nell'introduzione al libro di Deuteronomio, Bibbia CEI (ed. 2005) si legge che il libro fu 'composto da un levita del Regno del Nord, probabilmente verso il secolo 8°' (= 2.800 anni fa). In tutti i casi, quindi, Pelazza è tutt'altro che accurato.

Imparassero a leggere meglio prima di sparare cavolate.




[Modificato da EverLastingLife 06/03/2016 11:25]
05/03/2016 09:05
 
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Infatti... non riescono neppure a distinguere l'ironia, figuriamoci la verità dallè loro insinuazioni.

Shalom

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FORUM TESTIMONI DI GEOVA
05/03/2016 12:12
 
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Le esternazioni dell'eroico tdG mascherato, scandalizzato per la nostra gestione del problema degli abusi, ma che, chissà come, 'ci crede assolutamente e non rinnega nulla', meritano ancora un quarto d'ora della nostra attenzione.


[IMG]http://i66.tinypic.com/sor6mc.png[/IMG]


Notate questo scampolo di conversazione:



Pelazza: La linea è che se dovesse accadere un abuso sessuale non informare l’autorità giudiziaria ma di informare...

Anonymous: gli anziani sono tenuti ad informare la filiale

Pelazza: scusami la filiale vuol dire solamente Roma

Anonymous: Esatto Roma, non le autorità. Non penso che gli Anziani abbiano capacità o qualifiche professionali per poter valutare dei casi di questo tipo. Non è normale comportarsi così




D) Gli anziani 'dovrebbero informare le autorità'?

NO: gli anziani non hanno nessun obbligo, in nessuna accezione del termine, di informare le autorità di casi di abusi su minori.

Obbligo legale. In molti paesi del mondo agli anziani dei testimoni di Geova è stato riconosciuto il diritto di non rivelare a nessuno, nemmeno ad un magistrato, le confidenze raccolte nell'esercizio della cosiddetta confessione, anche se queste riguardano fatti aventi rilevanza penale. In Italia il segreto confessionale (che in diritto ecclesiastico è più propriamente chiamato sigillo sacramentale) è stato riconosciuto con sentenza della Procura della Repubblica (Milano, 10/06/96).

Nel luglio dello stesso anno il sostituto procuratore della Repubblica circondariale di Milano ha disposto l'archiviazione di un procedimento contro due anziani che si erano rifiutati di deporre davanti al giudice in un caso di violenza sessuale. Da sottolineare che il reato in parola era proprio un abuso su minore. Ecco un articolo di Repubblica (21 febbraio 1997) sul caso:


Anche i ministri di culto dei Testimoni di Geova possono legittimamente appellarsi al segreto confessionale, così come fanno i preti cattolici. Con questa motivazione il sostituto procuratore della Repubblica circondariale Laura Pedio ha chiesto e ottenuto l' archiviazione di un procedimento contro gli Anziani Giorgio Borsati, 51 anni, e Pasquale Mastruzzo, 41, che si erano rifiutati di testimoniare davanti al magistrato in un caso di violenza sessuale che vedeva coinvolto un fedele della loro comunità. I due, che avevano ricevuto un avviso di garanzia per favoreggiamento e falsa testimonianza, non avevano cercato di sviare le indagini - ha sostenuto il magistrato - ma solamente "tenuto fede al vincolo della confessione al quale entrambi si sentivano obbligati in ragione del loro incarico di Ministri di Culto Anziani". La vicenda risale a luglio scorso quando era scoppiato il caso di una tredicenne che aveva subito molestie da parte del padre. Nel corso dell' inchiesta, il pm Pietro Forno aveva scoperto che l' uomo si era confidato - in quella che per i testimoni di Geova è la confessione - con i ministri di culto ma questi si erano poi rifiutati di deporre davanti al magistrato. Ne era nato un caso che aveva visto finire sul banco degli imputati i due ministri, accusati di favoreggiamento. "Il provvedimento - secondo i Testimoni di Geova - conferma ancora una volta la correttezza dei due ministri e conferma il fatto che i Testimoni di Geova sono considerati a tutti gli effetti una confessione riconosciuta dallo Stato".



fonte



I tentativi di mettere in dubbio il diritto degli ecclesiastici delle varie fedi a non rivelare i fatti raccolti in confessione sono considerati dei veri e propri attentati alla libertà religiosa: persino laddove (e non è il caso dell'Italia) la legge sembra dare indicazioni contrarie. C'è a questo proposto una sentenza, freschissima, che arriva dallo stato americano della Louisiana: per la legge di quel paese i sacerdoti sarebbero obbligati a riferire all'autorità i casi di abusi su minori. Questo aveva portato ad un processo a carico di un sacerdote cattolico che aveva omesso di denunciare un abuso compiuto da un suo anziano parrocchiano ai danni di una minore.

Ebbene: il giudice gli ha dato ragione, sentenziando che quella legge violi di fatto il Primo emendamento. Ecco un articolo sul caso:

www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2016/3/2/STATI-UNITI-Louisiana-la-legge-non-puo-obbligare-i-sacerdoti-a-violare-il-segreto-confessionale...


Obbligo morale. Legge e morale non vanno sempre d'accordo, si sa: che un comportamento sia inattaccabile dal punto di vista legale non lo qualifica automaticamente come etico o condivisibile. Si può dunque asserire che gli anziani di congregazione dei testimoni di Geova, che come ripetiamo (malgrado lo strabuzzar d'occhi di Pelazza e i suoi amici) non hanno alcun obbligo giuridico di riferire alle autorità anche fatti gravi come gli abusi sui minori, avrebbero almeno un obbligo morale di farlo?

Questa domanda è un fulgido esempio della stucchevole retorica dei fuoriusciti dissidenti, dato che essi, facendo leva su un tema scottante e odioso e sull'inevitabile fardello di esecrazione popolare che si porta dietro, immaginano di sollevare lo sdegno della platea a furia di proclami forcaioli e sillogismi infantili, letteralmente tagliati con l'accetta. Omettono cioè di considerare l'infinità di variabili in gioco in questa tristissima materia, specie quelle che rendono questo ragionamento privo di senso e di aderenza con la realtà dei fatti.

In primo luogo dobbiamo colmare un salto logico che gli apostati commettono di proposito: il fatto che gli anziani non vadano a denunciare, non significa necessariamente che la denuncia non avrà luogo e il colpevole non subirà conseguenze, perché, come rimarchiamo, la vittima e la sua famiglia hanno piena libertà di portarlo in tribunale.

In secondo luogo, chi pensa che gli anziani siano criticabili perché non si ritengono obbligati a denunciare dovrebbe pensarlo automaticamente di tutti, compreso il Pelazza (in qualità di persona informata dei 'fatti' di cui parla nei suoi servizi) e gli anonimi intervistati. Una anonima intervistata afferma: "TUTTI quelli che vengono a sapere e non fanno niente sono complici". Ciò però deve valere, appunto, per tutti. Ciascuno dei fuoriusciti che 'coraggiosamente' vanno in TV coi volti oscurati a spalar letame in faccia ai testimoni di Geova potrebbe a sua volta andare in polizia a denunciare i fatti e le persone cui fa cenno.

Perché possiamo senz'altro concludere che nessuno di questi lo faccia? Perché in caso contrario dovremmo avere, nella sola Italia, centinaia o migliaia di reali denunce penali a carico di testimoni di Geova molestatori, con il prammatico seguito di articoli di giornale, servizi televisivi (seri, non certo le pelazzate) e soprattutto, di ridacchianti discussioni dei fuoriusciti nelle loro piccole comunità virtuali, che vedrebbero in questo 'fiume' di casi da tribunale altrettanti inviti a nozze. Come mai non vediamo niente di tutto ciò, e per i casi documentati di abusi & relative denunce ci vuole il contagocce?

La ragione è presto detta: non siamo in presenza di un fiume, ma di un torrentello di paese. Lo stesso Pelazza in mezz'ora di girato non è stato in grado di dimostrare un solo caso reale di abusi; ha esibito solo tre storielle anonime, dunque senza valore di prova documentale; per giunta:

- una di queste storie anonime aveva per presunto colpevole uno che non era testimone di Geova (nella prima puntata: vedi qui);

- un'altra era riferita solo ad un tentativo di abuso.

Rimane dunque un solo caso di abuso su minori che si suppone realmente perpetrato: anche quest'ultimo è però anonimo al cento per cento, e quindi, di nuovo, non abbiamo alcun mezzo per dire che ciò che ci viene raccontato corrisponda effettivamente al vero. Davvero poca cosa, per chi vorrebbe far credere che i testimoni di Geova (250.000 in Italia) vi sarebbero molti casi di pedofilia.

E' peraltro facile giudicare da spettatori di una platea televisiva di terza serata. Bisognerebbe 'trovarsi' in una situazione del genere (ovvero, di un anziano che ha raccolto confidenze di abusi) per avere una pallida idea della tempesta di emozioni che può scatenarsi nella psicologia di un uomo, invece di lanciare puerili, e astratti, pistolotti di critica, stabilendo da moralisti da strapazzo cosa gli altri dovrebbero 'fare' o 'non fare'. Ma tutti questi ragionamenti funzionano poco con i fuoriusciti dissidenti, essi collegano le cose come gli scolaretti degli elementari, saltando a pié pari qualunque considerazione che tenga conto dei reali sentimenti coinvolti, o che sia semplicemente logica. Ad esempio: non è nemmeno detto che la vittima o i suoi genitori preferiscano denunciare il presunto reato. Anche in questo caso gli anziani dovrebbero andare difilati in questura?


Considerate il seguente scenario:

La bambina A viene (presumibilmente) molestata da B. Il padre C va dall'anziano D e dice che la figlia gli ha riferito di aver subito una "molestia", ma non vuole denunciare B alle autorità perché non ne è sicuro.

Gli anziani D ed E parlano con B che nega ogni cosa. A quel punto gli consigliano di stare lontano da A e da altri minori, benché i fatti che gli vengono addebitati siano dubbi. Il consiglio protegge i minori (se il caso lo richiede) e non nuoce alla reputazione di B.

Torniamo al momento in cui B nega tutto. Per i fuoriusciti, gli anziani D ed E dovrebbero ora rivolgersi alle autorità perché esiste un sospetto di molestia. La polizia a quel punto è costretta ad intervenire e chiama ovviamente il molestatore B ed il padre C a testimoniare.

C però, timoroso di ritorsioni da parte di B, minimizza l'accaduto e non sporge denuncia.

B continua a negare e dice anzi (consigliato da un avvocato) di aver subito accuse non provate da parte di D e E.

La bambina A viene fatta parlare con uno psicologo, ma quest'ultimo deduce che A aveva verosimilmente interpretato male un'azione di B.

Morale della favola:

- per A e C nulla è cambiato, salvo il disagio d'essere stati costretti a riferire a degli estranei dei fatti che forse essi stessi preferivano rimanessero in famiglia e nel corpo degli anziani.

- B rimane al suo posto. Se è innocente, potrebbe querelare D ed E per diffamazione. Se è colpevole, adesso è libero di muoversi liberamente, ad esempio cambiando congregazione e reiterando l'abuso.

- D ed E devono sorbirsi le conseguenze di un'azione legale avventata e non concordata con la famiglia.
[Modificato da EverLastingLife 29/04/2016 13:34]
05/03/2016 12:33
 
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Nella prossima demolizione del servizio di Pelazza considereremo questa domanda:

c'è qualcosa di strano nella direttiva per cui, se avviene un abuso, gli anziani dovrebbero contattare il proprio ufficio legale con sede alla Betel di Roma?
06/03/2016 11:03
 
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Ancora il cavaliere mascherato.


[IMG]http://i66.tinypic.com/sor6mc.png[/IMG]



E) avvertire la filiale di Roma: falsi scandali (ed errori logici)

Anonymous: gli anziani sono tenuti ad informare la filiale!! Non penso che gli Anziani abbiano capacità o qualifiche professionali per poter valutare dei casi di questo tipo. Non è normale comportarsi così!

A dire il vero, quello che ci sembra "non-normale" è che un anonimo con la maschera d'ordinanza dei fuoriusciti sollevi delle critiche che descrive come scandalose e ciò nonostante dica 'io credo assolutamente nei testimoni di Geova. Non rinnego nulla!'. Cannabis? No, più semplicemente è il ritratto di un 'tipo' che sta prendendo piede ultimamente sulla Rete, quello del tdG dissidente 'soft', che non intende lasciare l'Organizzazione, in cui malgrado tutto ripone qualche tipo di fiducia, e si illude di modificarne le procedure che non gli aggradano organizzando movimenti sotterranei di 'riforma interna'.

Qui comunque il prode anonimo infila di seguito due idee che non hanno nulla a che vedere l'una con l'altra, che anzi si contraddicono a vicenda, e che prese da sole sono entrambe fallaci.

- dovrebbe essere strano che gli anziani, venuti a sapere di accuse di abusi sessuali su minori, informino 'la filiale'.

- gli anziani non hanno le competenze per trattare casi di pedofilia.

Intanto c'è da rilevare che il dialogo fra l'intrepido riformatore camuffato e il Pelazza (che peraltro contiene quattordicimila tagli, come purtroppo nelle sue consolidate abitudini) è ingannevole, o a essere più diplomatici, è viziato da un famoso errore logico: quello conosciuto come falsa alternativa. Notate l'astuzia di questo passaggio:


Pelazza: La linea è che se dovesse accadere un abuso sessuale non informare l’autorità giudiziaria ma di informare...

Anonymous: gli anziani sono tenuti ad informare la filiale

Pelazza: scusami la filiale vuol dire solamente Roma

Anonymous: Esatto Roma, non le autorità.




Sembra che si debba chiamare la filiale di Roma invece di chiamare in causa le autorità secolari: questa (come da imbeccata di Pelazza) sarebbe 'la linea' dei testimoni di Geova. Come ripetuto alla nausea, che gli anziani siano incoraggiati a contattare il proprio ufficio legale non ha nulla a che vedere con la libertà individuale da parte degli abusati di denunciare gli abusatori. Le due cose non hanno né una relazione di causa-effetto, né una relazione cronologica: l'abusato potrebbe essere andato alla polizia prima ancora che gli anziani abbiano avuto il tempo materiale di telefonare a Roma.

Questi 'giochetti logici' (salti logici doppi o tripli, non sequitur, falsi aut aut, petizioni di principio e innumerevoli altri) sono comunissimi negli ragionamenti degli ex-testimoni di Geova dissidenti. Noi che combattiamo questo fenomeno da anni vi abbiamo fatto il callo, ma è bene che i lettori poco avvezzi a questi trucchetti ne siano avvertiti.

Quanto al fatto che possediamo una rete interna di consulenza legale e che questa debba essere avvertita in presenza di fatti gravi, siamo di nuovo in presenza di una non-notizia. I testimoni di Geova, anche se non paragonabili per dimensioni alle confessioni di maggioranza, sono pur sempre un'organizzazione colossale: otto milioni di fedeli, e quasi venti milioni fra fedeli e simpatizzanti; svolgono il loro proselitismo in più di duecento paesi; quasi in tutti hanno una sede amministrativa principale (chiamata Betel) che prevede, fra gli altri, un ufficio stampa ed un ufficio legale.


Vedute di alcune filiali europee dei testimoni di Geova nel mondo (da cristianitestimonidigeova.net): nell'ordine le sedi russa, tedesca e italiana (Betel di Roma).

[IMG]http://i66.tinypic.com/nfh64y.jpg[/IMG]

[IMG]http://i68.tinypic.com/f016ok.jpg[/IMG]

[IMG]http://i66.tinypic.com/71s2dw.jpg[/IMG]



Nel nostro paese, ove sono diffusi con la ratio di più di quattro testimoni di Geova ogni mille italiani, vi sono centinaia di Sale del Regno e migliaia di congregazioni: vi si trovano, se non proprio una parrocchia per ogni rione come avviene per la Chiesa Cattolica, come minimo una congregazione per ogni comune di almeno 10.000 abitanti, e decine di congregazioni nelle grandi città. Nel momento in cui scriviamo, nella sola hinterland della capitale Roma (escludendo quindi la provincia), come si evince dal sito istituzionale jw.org dell'Organizzazione, vi sono ben 78 congregazioni.

E' impensabile che una simile, colossale struttura sia priva di un sistema interno di consulenza legale. Vi sono in Italia, per fare qualche paragone, molti più testimoni di Geova che volontari che lavorano nelle sedi WWF (un centinaio), dipendenti di Mediaset (circa 6.000), Ferrovie dello Stato (meno di 70.000) e Alitalia (poco più di 11.000), allenatori di calcio tesserati della FIGC (circa 62.000) e iscritti all'Inarcassa (l'istituto previdenziale per ingegneri e architetti, di cui faccio parte: circa 170.000). Eppure tutte queste realtà si avvalgono di solide strutture legali, cosa che nessuno nel mondo serio - escludendo quindi i fuoriusciti e le Iene - considera bizzarro.

Comprensibilmente, gli anziani delle singole congregazioni, che non possiedono che in casi eccezionali il necessario know-how in materia di abusi su minori, sono invitati a prendere immediatamente contatto con l'ufficio centrale di Roma quando questi si verificano. L'ardimentoso dissidente-ma-non-troppo mascherato quindi si contraddice alla grande, perché da un lato dice - giustamente - che gli anziani non hanno competenze per trattare questi casi, dall'altro contesta il fatto che siano chiamati a prendere contatti con chi queste competenze le ha.
I detrattori affermano - come se fosse un punto di biasimo - che i testimoni di Geova annoverano i migliori avvocati in circolazione, e una volta tanto hanno ragione. Ne hanno fatto parte veri e propri luminari delle scienze giuridiche, quali Hayden Covington, che detiene tuttora il record di cause vinte presso la Corte Suprema degli USA (37 su 44) ed è considerato fra i 100 più grandi avvocati statunitensi del XX secolo (John R.Vile, Great American Lawyers: An Encyclopedia); W. Glen How, che ha contribuito a due importanti codici di leggi canadesi, la Carta dei diritti (1960) ed il Charter of Rights and Freedoms (1982); il francese Alain Garay, che è anche ordinario di Diritto Religioso presso l' Université d'Aix-Marseille III, materia della quale è una vera e propria autorità internazionale; e ancora Victor Blackwell, André Carbonneau, Christian Paturel e moltissimi altri.

Se invece il valoroso critico in maschera intendesse dire che la mancanza di competenze degli anziani sarebbe, ad esempio, di ordine psicologico, come quella che viene offerta in aiuto alle vittime degli abusi, di nuovo la sua critica non avrebbe senso perché la consulenza specialistica cui fa cenno sarebbe regolarmente offerta una volta che la famiglia dell'abusato si rivolgesse alle autorità, che si avvalgono, come tutti sanno, della collaborazione di psicologi dell'età evolutiva, assistenti sociali e altri tecnici esperti.

Non esiste dunque alcun bisogno che vi sia uno psicologo (o un avvocato) per ciascun corpo degli anziani. Essi hanno viceversa, questo assolutamente sì, la competenza necessaria per decidere come gestire la faccenda dal punto di vista delle norme scritturali e dell'applicazione della procedura nella congregazione di pertinenza, ad esempio quando disassociare e quando accordare misericordia, se è il caso di effettuare un annuncio pubblico per prevenire ulteriori episodi di abusi, e via dicendo.
[Modificato da EverLastingLife 07/03/2016 10:24]
06/03/2016 12:29
 
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Non esiste dunque alcun bisogno che vi sia uno psicologo (o un avvocato) per ciascun corpo degli anziani. Essi hanno viceversa, questo assolutamente sì, la competenza necessaria per decidere come gestire la faccenda dal punto di vista delle norme scritturali e dell'applicazione della procedura nella congregazione di pertinenza, ad esempio quando disassociare e quando accordare misericordia, se è il caso di effettuare un annuncio pubblico per prevenire ulteriori episodi di abusi, e via dicendo



Bravo ELL... i nostri critici sembrano ignorare il ruolo degli anziani di congregazione, che non è quello di psicologi, poliziotti, avvocati che dispensano consigli legali, medici o psicoterapeuti. La vittima se ha bisogno di figure professionali specifiche è libera di rivolgersi a loro, ma l'anziano ha il ruolo specifico di pastore spirituale e giudice ecclesiastico, dunque un ruolo religioso e non medico/psicoterapeutico. L'anziano valuta solo il lato spirituale della questione e interno alla congregazione, tutto qui, come per altro è giusto... se un anziano cominciasse ad improvvisarsi medico, psicologo o consulente legale, anche ammesso ne avesse i titolo, non solo verrebbe meno al suo ruolo ma abuserebbe di esso, molto probabilmente facendo solo ulteriori danni.

Shalom
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FORUM TESTIMONI DI GEOVA
06/03/2016 13:27
 
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Stiamo disintegrando anche il secondo giocattolo, passato al setaccio virgola per virgola per evidenziarne non solo gli errori di dettaglio, ma anche l'assoluta inconsistenza dei punti principali. Qualcuno ha asserito che questo secondo servizio delle Iene sarebbe stato migliore del primo. Credo che abbia torto, come si può provare anche aritmeticamente.

Si può dimostrare per via empirica come il tasso di stupidaggini desumibili dai servizi di Pelazza sia direttamente proporzionale alla lunghezza dei medesimi: più lo si lascia libero di parlare, più fa danni (alla credibilità del programma e dei fuoriusciti, ovviamente). Ora se applichiamo un banale criterio di proporzionalità diretta, visto che il primo servizio (26 gennaio) durava circa 13 minuti, mentre questo secondo di marzo è durato 14 minuti e 1 secondo, se ne deduce che il primo era meglio.
[Modificato da EverLastingLife 06/03/2016 13:32]
07/03/2016 10:01
 
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F) altro 'scandalo' fasullo: la riservatezza.

Pelazza dice la sua su cosa si possa considerare normale e cosa no:

"... come non è normale tutta la segretezza che sono invitati a tenere i responsabili della congregazione".

Invece, caro Pelazza, è normalissimo.

Forse ci vuole un breve inciso. Il giornalismo trash funziona in questa maniera: quando un concetto è privo di contenuti realmente deplorevoli o almeno discutibili, sopperisce una adeguata presentazione del medesimo a colmare il vuoto. Ne abbiamo avuto un esempio anche nella prima puntata del 'reportage' contro i testimoni di Geova. Qualcuno che interpreta il testimone di Geova fedele dice :

'Questa è l'organizzazione!' (= è questa la vera religione).

Al che Pelazza, fisso alla telecamera, sguardo ieratico, tono glaciale:

[IMG]http://i64.tinypic.com/2s8ib28.png[/IMG]

"PAROLE TERRIBILI!!!"

La sentenza è inappellabile, e il popolino dei videodipendenti inebetiti dalle farse delle Iene (purtroppo ne esiste ancora uno) e dall'ora tarda dovrebbe soggiacervi senza riserve.

Il giornalismo serio non ha bisogno di puerili interiezioni per sottolineare una realtà di fatto, se questa è così grave ed evidente. Con espedienti come quelli delle Iene, invece, si può passare qualunque idiozia per affare di stato. 'Quant'è bona la Belen'. 'PAROLE TERRIBILI!!' 'Arbitro venduto'. 'PAROLE TERRIBILI!!' 'Al contadin non far sapere come è buono il cacio con le pere'. 'PAROLE TERRIBILI!!'

Qui succede esattamente lo stesso. Per Pelazza non è normale tutta la segretezza che sono invitati a tenere i responsabili della congregazione.

Benissimo, allora assalito da dubbi, prendo il contratto ed il codice etico dell'azienda per la quale lavoro da anni con mansioni dirigenziali (una società di IT con sedi in tutto il mondo) e vi leggo:

'E' fatto divieto assoluto ai dipendenti, di ogni livello e sede aziendale, in qualsiasi momento, di rivelare a terzi le informazioni apprese o condivise durante le riunioni di lavoro, o scambiate per il tramite di documenti cartacei o elettronici o diffuse attraverso qualunque altro mezzo fisico, indipendentemente dalla loro natura o estensione, se non espressamente richiesto da [...] S.p.A. ovvero da un suo rappresentante legale'.

In calce alle e-mail di lavoro siamo parimenti obbligati a inserire un codicillo che recita: 'Le informazioni di questo messaggio di posta elettronica e dei suoi allegati sono destinate esclusivamente agli enti fisici cui è indirizzato. Se Lei ha ricevuto questo messaggio di posta elettronica per errore, la preghiamo di avvisarci tempestivamente inviando un messaggio di posta elettronica al mittente oppure all'indirizzo [...] e di distruggere il messaggio dal Suo computer'.

Anche se i testimoni di Geova fossero una conventicola che entra tutta in un monolocale, avrebbero ogni diritto alla riservatezza. Ma come ripetiamo si tratta di un'organizzazione colossale, con milioni di aderenti e sedi in tutto il mondo. In realtà, questa ennesima 'topica' di Pelazza rivela ancora (e davvero non ce n'era bisogno) il 'nulla pneumatico' di cui è fatto il 99% delle sue contestazioni. Le direzioni di TUTTE le organizzazioni religiose del mondo inviano ai propri dirigenti, ministri o responsabili istruzioni riservate, che non c'è scopo di divulgare all'intero pianeta, o per le quali ci sono viceversa precisi motivi di non farlo; lo stesso avviene in qualunque contesto organizzato. Se non ne siete sicuri, proponetevi come spettatore per il prossimo conclave per l'elezione del nuovo Papa, per una riunione deliberativa del vostro partito politico, per un meeting di plenipotenziari della FIFA.

Torniamo alle dichiarazioni di Pelazza (gli incisi fra parentesi sono miei): "non è normale tutta la segretezza che sono invitati a tenere i responsabili della congregazione. In molte circolari riservate agli anziani c’è scritto di 'non divulgare mai informazioni confidenziali' (cita la circolare del 9/4/2012) 'di tenere spenti eventuali trasmettitori FM' nella Sala del Regno (*) (cita la circolare del 6/11/2014) e di 'distruggere queste indicazioni una volta lette' (nessuna citazione). 'Un anziano che violasse la riservatezza potrebbe esporre sé stesso al rischio della responsabilità civile e penale' (cita ancora la circolare del 9/4/2012). Tutto questo anche in caso di abuso su minore".

Rispondere al Pelazza su questo punto è come cercare di confutare una battuta di Brignano o di Panariello durante uno dei loro spettacoli comici. Forse dovremmo trovare scritto nelle circolari qualcosa come 'se ricevete informazioni confidenziali, specie se relative ad abusi su minori, provvedete alla loro massima divulgazione, trasmettetele in radiofrequenza e magari anche in teleconferenza, e assicuratevi di tenerne traccia, memorizzandole su vari supporti e tenendole a disposizione in un luogo accessibile a tutti'. Il servizio di Pelazza è tutto un ridere, e del resto il direttore del programma (Davide Parenti) ha affermato che Le iene 'sono un varietà' (link)



_____________________________________________________________________

(*) questa è una citazione ingannevole: lascia credere che nella Sale del Regno vi sia 'in generale' un livello di segretezza tale da richiedere la disattivazione dei dispositivi di trasmissione. Davvero strano, dato che le adunanze dei testimoni di Geova sono, come sanno anche i sassi, aperte al pubblico. La circolare citata dal Pelazza, che fra l'altro non ha nulla a che vedere con gli abusi sui minori (§ 4, grassetto mio: "Le istruzioni per trattare i casi di abusi su minori sono state fornite in corrispondenza specifica. Siamo invece lieti di inviarvi un compendio delle istruzioni su come affrontare gli altri problemi di congregazione che riguardano questioni di natura legale") dice nella sua interezza, e non nel frammento papiraceo che ci mostra il Pelazza (§ 7, grassetto mio):



Comunicazioni senza fili: È anche importante evitare di rivelare inavvertitamente delle informazioni confidenziali. Quello che viene detto nelle nostre adunanze, assemblee e congressi di solito non è confidenziale, ma occasionalmente vengono indette delle adunanze la cui natura è confidenziale. Ad esempio, la filiale potrebbe organizzare delle scuole per anziani di congregazione e servitori di ministero da tenere nelle Sale del Regno. In tali occasioni, è consentito utilizzare microfoni senza fili, a condizione che il programma non raggiunga nessuno al di fuori dell’aula e/o dell’uditorio previsto. Se nella Sala del Regno è installato un trasmettitore FM, accertatevi che durante le adunanze riservate sia tenuto spento.



L'avvertenza sulle trasmissioni in FM si riferisce quindi esclusivamente ad adunanze per i soli corpi degli anziani e similari, ovvero all'1%, o meno, del complessivo utilizzo di una normale Sala del Regno.
[Modificato da EverLastingLife 11/03/2016 11:26]
07/03/2016 23:11
 
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NOTA DEL 4/5/2018: A QUESTO LINK SI PUO' LEGGERE UN ESAME PIU' APPROFONDITO DEL CASO AUSTRALIANO E DEL CASO CANDACE CONTI:

testimonidigeova.freeforumzone.com/d/11490727/Appendici-all-articolo-i-testimoni-di-Geova-e-gli-abusi-sessuali-di-prossima-uscita/discussione.aspx?#idm1...

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G) Pelazza e l' "Australian Gate"

Nei quattro servizi contro i testimoni di Geova (2014, 2016) Pelazza ci ha accompagnato nel classico "tour guidato" in perfetto stile-fuoriusciti: trasfusioni, 'ostracismo', la provvidenziale psicologa, le interviste agli ex, i tdG subiscono il lavaggio del cervello, sono una setta americana, non fanno l'università, i responsabili non rispondono alle domande, ecc. ecc.; mancava l'ultima tappa: il 'caso australiano', che arriva puntualissimo come una rata del mutuo di casa.

Se non avete mai sentito parlare del 'caso testimoni di Geova in Australia' bando ai complessi, siete in buona compagnia: 60 milioni di italiani. E' inutile che cerchiate nel sito di Repubblica, del Corriere o di qualche altro quotidiano nazionale: ne troverete al massimo qualche scampolo in siti di news di terzo o quart'ordine. E ovviamente se ne straparla nei forum dei fuoriusciti.

Pelazza ci informa di 'mille casi di pedofilia fra i testimoni di Geova in sessant'anni' (in realtà sessantacinque). Si tratterebbe di casi nei quali essi avevano 'nascosto o distrutto prove' degli abusi commessi, e inoltre 'nessuno di questi casi era stato mai denunciato alla polizia'. In circa 400 di questi 1000 casi si era pervenuti ad un provvedimento di disassociazione; di questi ultimi 230 erano stati poi riassociati almeno una volta, e 35 più di una volta. Sul caso ha anche fornito una lunga deposizione (davvero ammirevole, peraltro, per compostezza, dignità e spirito di collaborazione) Geoffrey Jackson, membro del Corpo Direttivo, che è australiano.

Qualcuno potrebbe domandare a proposito delle omesse denunce alle forze dell'ordine se in Australia, contrariamente a quanto sappiamo degli USA, dell'Italia e di altre democrazie occidentali, sussiste il famoso obbligo di denuncia da parte degli anziani (cosa che indirizzerebbe senz'altro il procedimento in una direzione obbligata), ma questo, per gli apostati, sembra un dettaglio irrilevante. Una tipica metodologia della cultura del sospetto è quella di 'strillare' notizie di indagini in corso (o appena iniziate) a carico di qualcuno, accusato di un crimine piuttosto che di un altro, ben sapendo che il pubblico percepisce mediamente le accuse come dati di fatto: sentire dire 'il politico X è indagato per corruzione' fa lo stesso effetto di sentir dire 'il politico X è stato condannato per corruzione', anche se la differenza è più che sostanziale. Lo stesso avviene qui: i lavori sono in corso, sul caso è all'opera una solerte Royal Commission insediatasi appena nel 2015, e gli ex-testimoni di Geova dissidenti ne parlano come se si trattasse di un processo già concluso in tutti i suoi gradi e con una sentenza di condanna.

Dispiacerà a qualcuno, ma quello che si sta celebrando in Australia non è neppure un processo giudiziario. Lo scopo della commissione australiana è individuare le necessarie contromisure per fronteggiare il problema abusi, ovvero per prevenirli o intervenire una volta emersi. Al termine dei lavori, la Commissione farà delle raccomandazioni al governo, che questi cercherà poi, compatibilmente con la Costituzione australiana e le leggi già in essere, di tradurre in provvedimenti legislativi e normativi.

Quanto è 'grave' il problema che sembra essere venuto fuori fra i testimoni di Geova australiani? Ci si può riempire la bocca con i '1000 casi di abusi in 65 anni', senza sapere (o considerare) che proprio questi numeri ritraggono un fenomeno statisticamente davvero irrisorio. Parliamo di una media di 15 casi all'anno: il che, se si pensa che dal 1950 ad oggi si sono avvicendati nel 'continente dei canguri' centinaia di migliaia di testimoni di Geova (considerando il tasso di mortalità e quello di abbandono), fa ridere i proverbiali polli. Naturalmente la solidarietà non fa calcoli, non si misura in vite danneggiate o distrutte: anche se ci fosse un solo caso di abusi su minori perpetrato da testimoni di Geova, anziché mille, da un punto di vista etico e umanitario non farebbe differenza. Ma dal punto di vista fenomenologico e statistico la differenza sussiste eccome, ed è necessario rimarcarla.

Ma c'è di più. I lavori della commissione, come dicevamo, sono in corso e le possibili variabili in gioco sono infinite. Ne citiamo giusto tre:

- si possono mettere insieme fatti avvenuti cinquanta o sessant'anni con episodi recenti? Il codice etico non è invariato, tutt'altro: oggi giudichiamo, giustamente, gli abusi su minori una totale aberrazione; negli anni '50 esisteva la medesima percezione di questo dramma? Non dimentichiamo che nella stragrande maggioranza dei casi non si parla di stupri o comunque di atti sessuali veri e propri o completi, per i quali la Parola di Dio si esprime in maniera netta ed inequivocabile, ma di molestie. Il grado di consapevolezza di queste ultime era verosimilmente diverso: anziani, abusatori, vittime e famiglie percepivano l'abuso in modo diverso da oggi.

- si parla genericamente di 'abusi su minori', senza far differenze fra 'bambini' e 'minorenni'. Molestare una diciassettenne è certamente cosa grave ed è un reato, ma non è lo stesso che molestare una bambina di nove o dieci anni. La ripugnanza ha i suoi diversi gradi di espressione.

- si parla genericamente di 'abusi nei testimoni di Geova', senza distinguere quanti di questi casi avessero per protagonisti (nei vari ruoli dei fatti contestati) testimoni dedicati, piuttosto che proclamatori non battezzati, persone che frequentano la congregazione, interessati, familiari di testimoni, e via dicendo. Anche questo parametro è tutt'altro che irrilevante, e disegna un ventaglio di possibilità fra le quali è necessario discriminare.



________________________________________________________

Esiste probabilmente, nei fuoriusciti, il timore che i lavori della commissione australiana finiranno, se non proprio in un nulla di fatto, in qualcosa che ci passa molto vicino.

Come avvenuto nel caso della statunitense Candace Conti e del suo molestatore Jonathan Kendrick, un testimone di Geova. Kendrick era stato precedentemente rimosso dai suoi incarichi (era servitore di ministero) per aver molestato una figliastra; dopodiché si era separato dalla moglie, aveva cambiato congregazione e aveva conosciuto la Conti. Secondo il racconto della giovane, mai confermato da Kendrick, quest'ultimo avrebbe abusato di lei diverse volte dal 1993 in poi, quando lei aveva 9-10 anni. Diciotto anni più tardi (2011) la Conti, che non è mai stata una Testimone, ha ritenuto di citare in giudizio, oltre a Kendrick, anche la congregazione cui si associava quest'ultimo, e la stessa Watch Tower. Si supponeva infatti che gli anziani della nuova congregazione non avessero vigilato a sufficienza sul molestatore redicivo, permettendo indirettamente che costui avesse dei contatti con la giovane vittima.

La WT aveva perso in primo grado il processo (2012), con una sentenza che obbligava al versamento di 28 milioni di dollari, una cifra da capogiro, a titolo di risarcimento. E' interessante leggere, nelle motivazioni della condanna (link, formato pdf), che la WT è stata ritenuta colpevole perché incapace di esibire una prova scritta delle istruzioni date agli anziani di tener lontano Kendrick dalla ragazza; queste istruzioni erano state fornite solo oralmente, per telefono.

Nel 2015 il nuovo processo si conclude con la sentenza definitiva: la WT viene riconosciuta colpevole del danno di non aver vigilato sulla condotta di Kendrick, ma assolta dall'accusa di aver coperto gli abusi, sempre per la sussistenza del legittimo diritto al segreto confessionale. Il risarcimento danni subisce una drastica riduzione: da 28 a 2,8 milioni di dollari: un vero e proprio crollo verticale (90%).

La WT si è appellata anche contro questa seconda sentenza, ma ha poi rinunciato all'appello quando è stato raggiunto (23/6/15) un accordo extra giudiziale con la Conti sul risarcimento, senza dubbio inferiore a quanto stabilito dalla sentenza, ma del quale non si conosce l'entità:

appellatecases.courtinfo.ca.gov/search/case/dockets.cfm?dist=0&doc_id=2109889&doc_no...


Inutile aggiungere che la vicenda sia stata letta dai più come una sonora sconfitta per i denigratori dei testimoni di Geova.


Una foto di Candace Conti:

[IMG]http://i64.tinypic.com/14ncm52.jpg[/IMG]
bishop-accountability.org
[Modificato da EverLastingLife 04/05/2018 16:15]
08/03/2016 07:07
 
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Re:
EverLastingLife, 07/03/2016 23:11:




Pelazza ci informa di 'mille casi di pedofilia fra i testimoni di Geova in sessant'anni' (in realtà sessantacinque).

Una tipica metodologia della cultura del sospetto è quella di 'strillare' notizie di indagini in corso (o appena iniziate) a carico di qualcuno, accusato di un crimine piuttosto che di un altro, ben sapendo che il pubblico percepisce mediamente le accuse come dati di fatto: sentire dire 'il politico X è indagato per corruzione' fa lo stesso effetto di sentir dire 'il politico X è stato condannato per corruzione', anche se la differenza è più che sostanziale. Lo stesso avviene qui: le indagini sono in corso, sul caso è all'opera una solerte Royal Commission insediatasi appena nel 2015, e gli ex-testimoni di Geova dissidenti ne parlano come se si trattasse di un processo già concluso in tutti i suoi gradi e con una sentenza di condanna.





Dicasi "processo sommario" o "processo di piazza", è sostanzialmente il modus operandi dei peggiori regimi dittatoriali, parlare alla "pancia" della gente, ben sapendo che nell' Italia forcaiola attuale, questo metodo ha gran successo...

Comunque, di nuovo, grazie Iene: i miei figli (25 e 26 anni), che non sono testimoni di Geova e a cui non interessa nessuna religione, precedentemente erano assidui spettatori della vostra trasmissione.
In occasione delle due precedenti puntate sui testimoni di Geova, dopo averle viste, mi hanno bombardato di domande.

Stavolta hanno capito da soli di che pasta sono fatti i vostri servizi e, infatti, non vi guardano più, preferendo altre trasmissioni decisamente più serie...

Grazie mille, Iene... [SM=g2037508] [SM=g27987]
[Modificato da Aquila-58 08/03/2016 07:13]
08/03/2016 08:12
 
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Re:
EverLastingLife, 07/03/2016 10:01:



F) altro 'scandalo' fasullo: la riservatezza.

... Per Pelazza non è normale tutta la segretezza che sono invitati a tenere i responsabili della congregazione.

Benissimo, allora assalito da dubbi, prendo il contratto ed il codice etico dell'azienda per la quale lavoro da anni con mansioni dirigenziali (una società di IT con sedi in tutto il mondo) e vi leggo:

'E' fatto divieto assoluto ai dipendenti, di ogni livello e sede aziendale, in qualsiasi momento, di rivelare a terzi le informazioni apprese o condivise durante le riunioni di lavoro, o scambiate per il tramite di documenti cartacei o elettronici o diffuse attraverso qualunque altro mezzo fisico, indipendentemente dalla loro natura o estensione, se non espressamente richiesto da [...] S.p.A. ovvero da un suo rappresentante legale'.

In calce alle e-mail di lavoro siamo parimenti obbligati a inserire un codicillo che recita: 'Le informazioni di questo messaggio di posta elettronica e dei suoi allegati sono destinate esclusivamente agli enti fisici cui è indirizzato. Se Lei ha ricevuto questo messaggio di posta elettronica per errore, la preghiamo di avvisarci tempestivamente inviando un messaggio di posta elettronica al mittente oppure all'indirizzo [...] e di distruggere il messaggio dal Suo computer'.

Anche se i testimoni di Geova fossero una conventicola che entra tutta in un monolocale, avrebbero ogni diritto alla riservatezza.


Ottimo esempio ELL, nulla da aggiungere se non [SM=g2037512]

08/03/2016 21:19
 
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H) Pelazza contro Pelazza: disassociazione si o no?

E' davvero patetico il modo in cui Le Iene si fanno rigirare dai fuoriusciti come le braciole sul barbecue: ne ripropongono in modo acritico tutti i più stucchevoli tòpoi, come s'è visto, e ne ereditano fatalmente anche le contraddizioni.


Il caso della disassociazione è emblematico. Verso la fine un'attrice anonima rimprovera che, se i testimoni di Geova 'beccano' un pedofilo, 'al massimo che succede lo disassociano'.

[IMG]http://i65.tinypic.com/n4y5jk.png[/IMG]


Poco dopo un'altra anonima (e con lei il Pelazza) biasima il fatto che un pedofilo è stato disassociato, ma riassociato 'dopo due anni' soltanto.

[IMG]http://i68.tinypic.com/2rnknqo.png[/IMG]

[IMG]http://i68.tinypic.com/2mpk1dt.png[/IMG]


Il Pelazza, prontissimo, fa il verso, gesticolando come un mulino al vento: "espulso dalla congregazione, ha mostrato adeguato pentimento ed è stato riassociato!!!"


Un momento: qualcosa non torna. Ma... parlano proprio della disassociazione, il provvedimento disciplinare descritto nei forum dei dissidenti come inumano, svilente, una vera e propria mortificazione? Sì, proprio quello. Nello stesso servizio, pochi minuti prima lo stesso Pelazza ci aveva dedicato la solita crociata da due lire:

"La disassociazione è la punizione per chi fa peccati gravi e non mostra un appropriato pentimento. Essere disassociato significa banalmente essere buttato fuori, ma la cosa non è per niente banale. Di fatto significa essere abbandonato da tutti quelli che conosci."

Una norma disciplinare descritta come disumana diventa nel giro di cinque minuti necessaria, anzi, 'troppo poco' ("al massimo lo disassociano") e si arriva persino a contestare il fatto che un pedofilo disassociato venga successivamente reintegrato nella comunità. Questo 'fare a pugni' fra giudizi radicalmente diversi può suonare bizzarro a chi non conosce il fenomeno dei fuoriusciti dei testimoni di Geova, e non è abituato al micidiale cocktail di autocommiserazione e perbenismo di cui è fatta la loro ideologia. La disassociazione dei pedofili costituisce, senza dubbio, una 'botte di ferro' per le vittime degli abusi, dato che impedisce al maniaco qualunque contatto con i bambini e i genitori (sia della congregazione origine che di qualunque altra), sospendendo persino il dialogo ed il saluto e neutralizzando dunque ogni possibilità di approccio da parte dei malintenzionati, o rendendola quanto mai complicata. Ma ammetterla esplicitamente come utile o persino necessaria lascerebbe sul campo un dilemma amletico, ovvero: se la applichiamo in questo caso, in omaggio al precetto biblico, perché non in tutti gli altri? E se è crudele in generale, perché autorizzarla in un solo caso particolare? il risultato è una contraddizione meschina e puerile, come s'è appena visto.

[Modificato da EverLastingLife 11/03/2016 11:33]
08/03/2016 21:53
 
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Re:
EverLastingLife, 08/03/2016 21.19:




Una norma disciplinare descritta come disumana diventa nel giro di cinque minuti necessaria, anzi, 'troppo poco' ("al massimo lo disassociano") e si arriva persino a contestare il fatto che un pedofilo disassociato venga successivamente reintegrato nella comunità.




un bel ragionamento farisaico, non c'è che dire.
Dovrebbero leggere la parabola del figliol prodigo (Luca 15:10-32) o ricordare che vi è un solo peccato imperdonabile (Mt. 12:31).

Ma a loro della Bibbia non frega nulla......
[Modificato da Aquila-58 08/03/2016 21:55]
08/03/2016 22:35
 
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La riassociazione eventuale non comporta la fine delle restrizioni, ovunque la persona si trasferirà sarà segnalata alla nuova congregazione, non potrà avere privilegi né uscire con minorenni e le famiglie saranno messe in guardia.

Shalom
--------------------------------------------------------------------
Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte

FORUM TESTIMONI DI GEOVA
08/03/2016 22:54
 
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L'ultima intervista del servizio è quello dal quale abbiamo evinto il secondo e terzo fotogramma del mio precedente post. Si tratta di un resoconto abbastanza sconcertante, non tanto per le molestie sessuali ivi descritte (solo tentate) quanto per il fatto che il responsabile, nel racconto anonimo, sarebbe stato il padre stesso della ragazzina abusata, e per una congerie di spaventosi particolari (bimbi nudi stesi sul letto e presi a randellate, calci e via dicendo).

Come sempre, per il solito problema dell'anonimato, giudicare della rispondenza a verità dei fatti narrati è non difficile, ma del tutto impossibile. Ma di una cosa siamo certi: il racconto presenta almeno una grave contraddizione, e, peggio ancora, il Pelazza ne evince conclusioni completamente sbagliate e fuorvianti. Lo vedremo la prossima volta, in uno degli ultimi interventi di questo 3D.
[Modificato da EverLastingLife 08/03/2016 22:55]
10/03/2016 18:30
 
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I) Le Iene e le "storie tese"

Il piatto forte del servizio-trash delle Iene ci aspetta alla fine: Pelazza intervista, come al solito anonimamente, una donna che accusa il proprio padre di vari crimini. Gli eventi narrati - ovviamente non riscontrabili - sono abbastanza scioccanti; l'abuso sessuale in questo caso non sarebbe stato consumato, ma il medesimo personaggio, all'epoca dei fatti un anziano di congregazione, nel racconto anonimo sfogava le proprie frustrazioni malmenando i propri figli (anche a bastonate) e in altri modi. Inoltre si riferisce che, mentre il tentativo di violenza sessuale sulla figlia (verificatosi, abbastanza stranamente, una sola volta) non era andato in porto, l'uomo aveva però molestato altri membri della famiglia.

Dispiace dirlo, ma la vicenda presenta diversi punti non chiari o contraddittori; per cui, se non è inventata, è quanto meno lacunosa e soprattutto - questa è una certezza - non riesce a dimostrare le tesi precostruite del Pelazza, ovvero che fra i testimoni di Geova esisterebbe un sistema di silenziamento omertoso della pedofilia.


Andiamo con ordine. In questa storia sono presentate due accuse (fra l'altro poco coerenti). Della prima parliamo subito, della seconda diremo poi.

1) Nessuna raccomandazione da parte degli anziani di denunciare il pedofilo. L'appunto è differente da quello cui abbiamo già risposto (in due parti: primo link e secondo link), per il quale gli anziani dovrebbero addirittura provvedere personalmente alla denuncia di abusi subiti e perpetrati da terzi. Qui siamo in presenza di una critica un po' più 'soft': se non lo fanno direttamente, che almeno incoraggiassero le vittime a farlo.

Pelazza dice infatti: "Gli anziani sono venuti a conoscenza negli anni di diversi abusi, molestie, però nessuno ha mai detto alla famiglia: ‘vai a denunciare’". A questa pretesa insensata abbiamo dedicato addirittura un intero 3D (link), del quale riprendo alcuni punti. Come è chiaro, prendersi la briga di sporgere denuncia ai danni di qualcuno equivale ad assumersi una grave responsabilità, incluso il rischio (in caso di accuse infondate o non dimostrabili) di beccarsi una controquerela per diffamazione.

Ma anche se così non fosse, le denunce penali non sono 'passeggiate di salute', costano tempo, denaro e risorse emotive. Agli hobbisti della polemica sfugge evidentemente il fatto che portare un minore in tribunale può significare sottoporlo ad un elevato stress psicologico, incluso quello che deriva dal rivivere, e dal descrivere ad altri, i propri traumi. Si noti questo contributo (Laila Fantoni, Il minore sessualmente abusato: vicende processuali e trattamento terapeutico, Università di Firenze, 2003; il grassetto è mio):


"Il primo e più significativo rapporto tra minore e struttura giudiziaria è quello dell'interrogatorio e dell'audizione del minore, in cui il bambino viene ascoltato in qualità di testimone in un procedimento penale e, nei casi in cui il giudice ritenga opportuno, in un procedimento civile o amministrativo.

Le disposizioni giuridiche previste dal nostro paese, che regolano l'audizione del minore in ambito penale, sono rappresentate dalle norme del Codice di Procedura Penale. Con l'introduzione del Codice del 1988, il problema dell'audizione del minore è diventato ancora più significativo: infatti, rispetto al sistema precedente, l'adozione del modello accusatorio prevede la formazione della prova nella fase dibattimentale, cosicchè le indagini precedentemente esperite e le testimonianze ottenute dagli organi di polizia giudiziaria o dal pubblico ministero devono essere necessariamente riproposte nel corso del dibattimento. Infatti, quando in dibattimento, nel corso di un esame, un testimone rende dichiarazioni diverse da quelle rese in momenti precedenti, la parte che lo interroga può contestargli la difformità.

Questo sistema, se da un lato consente, in linea generale, una duplice verifica delle dichiarazioni testimoniali, dall'altro, nei processi in cui vittima sia un minore, comporta che quest'ultimo venga sottoposto a più esperienze traumatiche per diversi motivi, in quanto è chiamato ad esporre e a rivivere per più volte la propria dolorosa esperienza".




A questo argomento ne va accompagnato un altro, e cioè: l'illusione secondo la quale adire le vie legali equivalga necessariamente a ottenere giustizia.

La realtà dei fatti dice, purtroppo, tutt'altro. Secondo Nadia Somma (Il Fatto Quotidiano), "nel luogo che dovrebbe restituire dignità alle vittime di violenza spesso si consuma il tradimento della fiducia nella giustizia". "Ancora oggi, il trauma del bambino e il suo essere testimone della violenza viene messo continuamente in discussione e Gloria Soavi, presidente del Cismai, ha detto che, a volte, viene considerata un’attenuante la presenza della bambina in rete con profili che sono giudicati seduttivi dagli inquirenti e dai giudici". "L’approccio alla testimonianza della parte lesa continua ad essere la ripetizione di un racconto dettagliatissimo fin nei minimi particolari delle violenze subite, esponendo le vittime ad una sorta di prova ordalica (può accadere anche a bambine o bambini) e a ciò si aggiunge l’esperienza terribile di sentire stravolgere nel processo la narrazione di ciò che in prima persona si è vissuto." (N.Somma, Abusi sessuali, in tribunale le vittime non trovano né giustizia né solidarietà, articolo del 18/02/2016; il grassetto è mio).


Per queste o altre ragioni, la famiglia della vittima potrebbe essere riluttante a prendere la via dei tribunali. In tutti i casi, forzare o anche solo persuadere qualcuno a rivolgersi alle autorità costituisce in generale un evidente azzardo.


________________________________________________________________________

2) Gli anziani non denunciano gli abusatori (uff!...) Siamo costretti a ritornare sulla verbosa questione, perché Pelazza, servendosi della sua anonima, ce la rifila per la cinquantesima volta. Senza peraltro curarsi del fatto che questa istanza convive a fatica con la precedente (prima ci si lamentava perché gli anziani non incoraggiavano la vittima a rivolgersi all'autorità, ora del fatto che non vi si rivolgano essi stessi).

Dopo il tragico resoconto, Pelazza e l'anonima si organizzano per tendere un tranello (o almeno, questa era l'idea) a due anziani di congregazione, che a dire del Pelazza vengono ripresi a loro insaputa col solito sistema della telecamera nascosta, espediente tanto palesemente sleale quanto comune nel 'giornalismo' sensazionalistico. Due alternative: possiamo supporre che il tutto sia frutto della solita ricostruzione fasulla secondo un noto vizietto delle Iene (ecco il link ad un famoso 'tarocco', opera proprio del Pelazza), o che si tratti di una vera presa diretta.

Poniamoci in questo secondo caso. Ci si accorge che l'anonima tenta di infervorare la discussione alzando il tono e ricorrendo a espressioni forti, al limite della teatralità. I due anziani rispondono pacatamente, e le loro risposte, malgrado lo stupore artefatto del quale Pelazza è solito condire i propri 'reportage', sono del tutto logiche e condivisibili. Ecco la trascrizione del dialogo (si tratta purtroppo di un collage, perché quello che vediamo nel servizio è l'usuale sarabanda di tagli e stacchi di camera): rosso donna anonima (D), verde anziani (A) o presunti tali.



D: Qua dentro c’è stata una confessione da parte di mio padre, dettagliata ammissione…


A: All’epoca in cui è stato disassociato? Quindi quella cosa è stata trattata!

L’unico provvedimento che poteva essere preso è stato preso



D: Ma non vi sentite in dovere, in obbligo di denunciare?


A: Però perché la vittima non denuncia e dobbiamo denunciare noi?


D: (imbestialita) Chiedere e scaricare tutta la responsabilità su una minorenne che non ha denunciato!

Però quelle persone che erano qua e che hanno sentito tutto lo schifo che gli è uscito dalla bocca a mio padre? Questo senso di disperazione, non ci viene a nessuno qua dentro?



A: Il discorso è che noi impediamo alla persona di stare in compagnia diretta con bambini o con famiglie che hanno bambini perché è una nostra responsabilità




I due anziani dicono la sacrosanta verità: l'unico provvedimento attuabile, quello della disassociazione, che preclude ai malintenzionati ogni possibilità di azione, è stato preso e d'altra parte non si può pretendere che fossero loro ad andare alla polizia, se la vittima stessa - ovvero la sua famiglia - non aveva preso l'iniziativa di farlo.

Il motivo per cui abbiamo dovuto riprendere il dialogo, però, è che in questo passaggio qui Pelazza sembra aver tirato fuori il 'coniglio dal cilindro':


D: Ma non vi sentite in dovere, in obbligo di denunciare?

A: Però perché la vittima non denuncia e dobbiamo denunciare noi?

D: Chiedere e scaricare tutta la responsabilità su una minorenne che non ha denunciato!




[IMG]http://i64.tinypic.com/69m150.png[/IMG]


Poiché l'abusatore era proprio suo padre, non ci si poteva aspettare ovviamente che fosse quest'ultimo a presentare denuncia, e del resto lo si poteva pretendere dalla vittima minorenne? Pelazza rincara la dose verso la fine, quando dice: "e comunque a denunciare caso mai ci deve pensare una bambina di 13 anni abusata dal padre".


Ebbene: tutto ciò è falso ed è anzi un deliberato tentativo di ingannare i telespettatori.

Pochi minuti prima, infatti, l'anonima si era tradita, lasciandosi sfuggire che aveva, oltre al padre snaturato, anche una madre, che costei era a conoscenza dei fatti e che aveva anche pensato di separarsi dal marito (e per giunta era testimone di Geova pure lei): notate il fotogramma seguente.

[IMG]http://i64.tinypic.com/2mmlmu.png[/IMG]


Non c'è quindi alcun motivo per immaginare che degli estranei (come i due anziani) prendessero iniziative legali, sia pure in un caso limite: avrebbe dovuto farlo, eventualmente, la madre.

C'è di più! Pelazza sostiene che molto prima di questo incontro con gli anziani 'era partita un'indagine' e che 'la ragazza era stata accolta in una casa-famiglia'. Questo lascia credere, quanto meno, ad un intervento degli assistenti sociali o di analoghi operatori del settore, e quindi di nuovo: perché, se una denuncia era opportuna / necessaria, non ci avevano pensato questi ultimi? E se invece una denuncia c'è stata ma non ha avuto conseguenze (Pelazza parla infatti di 'indagini', e dice: 'al padre non succede niente'), cosa dobbiamo pensare? Che qualcuno ha effettivamente provato a denunciare, ma ciò si è rivelato inutile? Che qualunque cosa sia accaduta, non aveva rilevanza penale?

Il racconto, quindi, fa acqua da tutte le parti. Di nuovo è forte il sospetto che Pelazza & i suoi abbiano, se non proprio creato a tavolino fatti immaginari, raccontato solo una parte di fatti reali, adattando qualcosa che può essere eventualmente avvenuto alle loro tesi preconfenzionate e insindacabili.


________________________________________________________________________

3) La 'Iena' tira le somme (e sbaglia). In coda agli anziani ripresi (come sembra) di nascosto, che dicono giustamente che, disassociando, 'impediscono alla persona di stare in compagnia diretta con bambini', sentiamo fare due goffe affermazioni:

a) "l’unica responsabilità che sentono questi anziani è avvisare queste famiglie che hanno bambini che quell’uomo può essere pericoloso";

b) "parliamo solo delle famiglie che fanno parte di quella congregazione. Tutte le altre non sapranno mai il pericolo che corrono a frequentare quell’uomo".


Pelazza è in preda al delirio.

a) nell'intervista oscurata della donna si dice chiaramente che il padre viene disassociato. Non v'è alcun bisogno che gli anziani 'avvisino le famiglie che l'uomo è pericoloso', col rischio magari di dimenticarne qualcuna: la disassociazione avviene attraverso un annuncio pubblico alla congregazione di appartenenza del molestatore (e, in qualche caso, anche in altre), che costituisce il segnale per i suoi ormai ex-fratelli di smettere di frequentarlo. E' vero (ed è inevitabile, per ovvie ragioni) che non venga annunciata la causa del provvedimento espulsivo, ma non si può pensare che, in una tale situazione, essa non sia ampiamente nota a tutta la congregazione.

b) non esiste alcuna possibilità che 'solo le famiglie di quella congregazione lo vengano a sapere'. Se è disassociato, la disassociazione vale per tutte le congregazioni e non solo per la sua. Se il disassociato pedofilo si trasferisce, la sua malsana reputazione lo segue a ruota, a meno che, s'intende, si abbia a che fare con un corpo di anziani a digiuno delle direttive ufficiali:


Quando un individuo conosciuto come molestatore di bambini si trasferisce in un’altra congregazione, il comitato di servizio della congregazione di origine dovrebbe inviare una lettera di presentazione descrivendo in maniera esauriente i suoi precedenti e la sua situazione attuale. Eventuali lettere della filiale riguardanti il molestatore non dovrebbero essere fotocopiate né inviate alla nuova congregazione. Tuttavia la nuova congregazione dovrebbe essere chiaramente informata di eventuali restrizioni imposte dalla filiale. Si dovrebbe inviare alla filiale una copia della lettera di presentazione. - Pascete il gregge, 12:20; il grassetto è mio.



Gli anziani della vecchia congregazione scriveranno dunque una lettera a quelli della nuova informandoli della situazione; si noti che ciò vale anche se l'individuo noto come molestatore non è disassociato. Le direttive impongono agli anziani (circolare 01/10/2012, § 16) di scrivere una lettera alla congregazione di trasferimento persino se il pedofilo è detenuto e viene spostato da un carcere a un secondo carcere che si trova nel territorio della nuova congregazione, malgrado in queste condizioni sia evidentemente impossibilitato a far danni.



"Le Iene" pasticciano senza ritegno, commettendo tre gravi errori ogni due parole, violentando la verità e fuorviando la comprensione degli osservatori ignari; non una virgola del servizio di Pelazza è salvabile, tutto annega in un mare di approssimazione, disagio e ambiguità, rendendo il risultato finale un guazzabuglio imbarazzante.
[Modificato da EverLastingLife 15/12/2016 15:08]
10/03/2016 22:05
 
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A proposito del festival di maschere e oscuramenti, dove praticamente la totalità delle "testimonianze" ha valore probatorio NULLO, qualche fuoriuscito dell'ultim'ora tenta di annaspare sui tapirulan, portando questa incredibile argomentazione.
State a sentire: poiché i volti nelle riprese in sala del Regno sono oscurati, e lo è anche il volto dell'addetto all'ingresso Betel, e siccome questi sono personaggi reali e onesti pur essendo oscurati in volto, automaticamente diventano reali e onesti i personaggi anti-tdG ripresi con maschere e volti oscurati [SM=g8930]

Che emerita baggianata, giacché

1) i tdG ripresi in sala o in Betel non hanno chiesto di essere ripresi

2) i tdG ripresi in sala o in Betel non hanno lanciato nessuna accusa, ma si sono ritrovati le telecamere a loro insaputa e in maniera casuale. Per questi fedeli tdG l'essere ripresi o meno non cambia niente a livello di credibilità, giacché non hanno lanciato alcuna accusa.

3) il ragionamento fatto sopra fa acqua da tutte le parti, giacché si accostano insiemi tra loro slegati: quello dei fedeli tdG che subiscono gli "agguati" de Le Iene senza aver chiesto di essere ripresi (e il cui essere visionati in chiaro o meno non cambia una virgola nella loro credibilità, giacché non raccontano "esperienze"), e dall'altra parte invece l'insieme dei dissidenti, il cui essere visionati in chiaro cambierebbe completamente le cose e li renderebbe soggetti - una volta identificati - a denuncia per le molte affermazioni distorte o falsate.

4) il ragionamento è, ancora, di una infantilità mostruosa: come dire "non puoi dirmi che ho copiato solo perché pretendo sempre che il prof esca dall'aula durante il compito in classe: guarda tizio, resta sempre solo in classe durante la ricreazione, ed è onesto. Ergo, poiché questo "star solo" non inficia l'onestà di Tizio, automaticamente tutti quelli che esigono di restar soli durante il compito in classe sono ugualmente onesti e non han copiato nulla".

Non c'è neanche bisogno di commentare, vero?

In ultimo, contraddizione delle contraddizioni, sono gli stessi detrattori che - giocando al classico "due pesi e due misure" - tentano disperatamente di ridimensionare il valore delle argomentazioni di questo forum, parlando di "anonimi tdG internettiani", e ripetendo parossisticamente che l'anonimato invaliderebbe qualsiasi argomentazione (anche la più schiacciante) e, in questo, sbagliando clamorosamente.
Infatti noi di TdG Forum e TdGOnline non lanciamo alcuna accusa, e di conseguenza non c'è alcun bisogno di qualificarsi con nome e cognome per smontarla.
Portiamo prove e documenti oggettivi e verificabili, cosa che gli anonimi dissidenti delle Iene non fanno, giacché nel loro caso la verificabilità di tali accuse è strettamente legata alla loro identificazione anagrafica: in assenza di nome e cognome, possono anche raccontare che un tdG ha abusato di 300 bambini, e poi ne ha mangiati 100. Ma se ti cali un sacco in testa, restano fandonie.
[Modificato da admintdg3 10/03/2016 22:08]



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11/03/2016 07:58
 
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Shalom
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FORUM TESTIMONI DI GEOVA
11/03/2016 11:04
 
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L) Conclusioni

non intendiamo rilasciare a voi [della TV spazzatura] nessuna intervista



Possiamo tranquillamente scomodare Totò, e concludere che i servizi delle Iene sui testimoni di Geova sono una 'ciofeca'.


A chi fosse rimasto qualche dubbio, chiediamo di considerare onestamente non le infantili, e acritiche, grida di giubilo delle piccole comunità virtuali dei fuoriusciti dissidenti, ma i seguenti 'fatti' che abbiamo argomentato in modo articolato e puntualmente documentato:


1) non v'è, nelle sue 'inchieste', nemmeno l'ombra di quell'accuratezza che si richiede al giornalismo competente; la realtà di fatto viene violentata ogni cinque secondi (vangelo di Matteo anticipato di mezzo millennio (o Deuteronomio posticipato di tre secoli), le testimoni di Geova predicano in minigonna, i tdG italiani sono 500.000, i membri del corpo direttivo sono 'una decina', i testimoni di Geova vestono tutti uguali, i comitati giudiziari sono tenuti da due anziani, durano un quarto d'ora, non si usa la Bibbia, e via dicendo, in un elenco interminabile);


2) Pelazza ricorre alla consulenza di una psicologa controversa e ampiamente contestata anche da suoi colleghi accreditati (come la dottoressa Raffaella di Marzio: link), che riferisce di casi di suicidi senza documentarne nemmeno uno (link) e che nel XXI secolo parla ancora di 'plagio mentale': come dire, uno zoologo che disquisisce del mostro di Loch Ness (link);


3) definisce i testimoni di Geova 'una setta' ricorrendo ad un termine ampiamente rigettato dall'accademica sociologica per il sentore di pregiudizio che si porta appresso (link);


4) sostiene, contro gli psicologi di tutto il globo, che la gente comune, diversamente dai testimoni di Geova, agisce nell'assenza di condizionamenti esterni ed è vincolata unicamente al proprio libero arbitrio (link);


5) utilizza espedienti tipici dello scandalismo televisivo, come le riprese a telecamera nascosta (link) e le interviste a volto oscurato (link); su una quindicina di dissidenti intervistati, solamente UNO si fa riprendere in volto;


6) 'ricostruisce i fatti' attraverso filmati in odore di tarocco (link);


7) intervista i fuoriusciti dai testimoni di Geova, considerati dalla sociologia planetaria come l'antitesi della veridicità e dell'attendibilità (link); e puntualmente costoro, forti anche del totale anonimato, partoriscono una congerie di spropositi, ad esempio che i disassociati non potrebbero avere contatti con i familiari di primo grado, e che non sarebbe consentito leggere libri che 'vanno contro la Bibbia' (quindi anche la Divina Commedia a scuola, supponiamo) (link);


8) riferisce, in quasi trenta minuti di 'reportage', di appena tre episodi di abusi sessuali, sui 250.000 testimoni di Geova italiani; tutti e tre sono anonimi al cento per cento; uno di essi, se verificato, non è stato perpetrato da un testimone di Geova (link) e comunque il genitore del presunto bimbo abusato dice che la notizia è fasulla (link); un altro è relativo ad un tentato abuso, in una storia piena di contraddizioni (link);


9) nei suoi servizi si lascia credere che sarebbe scoraggiato ai testimoni di Geova, o addirittura vietato pena l'espulsione, il denunciare i pedofili appartenenti alla congregazione, asserzione totalmente destituita di fondamento (link);


10) tutte le interviste che vi si vedono sono montate con la tecnica del 'taglia e cuci' e infarcite di stacchi di telecamera; le dichiarazioni degli intervistati testimoni di Geova sono spesso non chiaramente udibili (link);


11) Pelazza tira in ballo la regola cristiana dei 'due testimoni', che non ha nulla a che vedere con la libertà di denunciare, che non viene applicata come descritto nel suo servizio, e che costituisce una meccanismo di prevenzione rispetto ad accuse false e infamanti (link);


12) sostiene che gli anziani avrebbero il dovere legale e morale di informare le autorità dei casi di abusi su minori, il che è l'esatto contrario della verità (link);


13) sostiene che dovrebbero almeno incoraggiare le famiglie delle vittime a sporgere querela, il che è, di nuovo, un argomento semplicistico, demagogico e persino folle (link);


14) presenta come uno scandalo il fatto, normalissimo, che in caso di abusi gli anziani debbano informare innanzitutto il proprio ufficio legale (link);


15) presenta come uno scandalo il fatto, normalissimo, che gli anziani ricevano dalla propria dirigenza istruzioni riservate alla categoria e che non devono essere diffuse via radio o in altri modi (link);


16) biasima la misura disciplinare della disassociazione come provvedimento lesivo della dignità degli espulsi, e cinque minuti dopo lascia credere che sia troppo poco, contestando anche il fatto che un pedofilo disassociato venga in seguito riassociato (link).



Ora faccio appello all'onestà intellettuale di chi ci legge.

Quanti punti di questo elenco fanno riferimento ad aspetti secondari e che abbiamo usato allo scopo di sviare l'attenzione degli spettatori del programma rispetto ai presunti argomenti 'centrali' dei servizi di Pelazza?

I servizi delle Iene riprendono aspetti certi, ben documentati e verificabili da chiunque, o sono piuttosto realizzati con l'intento di corroborare tesi pregiudiziali, che guarda caso somigliano come gocce d'acqua alle rappresaglie degli apostati, e che non è possibile verificare attraverso riscontri seri?


________________________________________________________________________


La seconda e ultima puntata chiude con una intervista telefonica all'attuale addetto stampa della Betel. Intervista per modo di dire, dato che quest'ultimo si limita ad un no comment e poco altro.


E' grottesco immaginare che le inchieste-spazzatura delle Iene richiederebbero una 'risposta ufficiale' da un portavoce della Betel: basta leggere i sedici punti elencati sopra, un compendio della totale assenza di professionalità nel modo di fare 'informazione' del varietà comico di Italia 1. Parliamo del resto di un programma che, per fare un solo esempio, ha consigliato di bere acqua e bicarbonato per curare il cancro (link). Come ripeto, replicare alle Iene equivale a confutare una battuta di Zelig e difatti raramente qualcuno sente il bisogno di farlo.

Invocare la 'risposta condita con sale' e la 'prontezza a dare una ragione della propria speranza' di S.Paolo è dunque fuori luogo, perché assume per presupposto la serietà della controparte, e soprattutto la disponibilità di quest'ultima ad un confronto democratico, privo di preconcetti e sinceramente interessato, più che a lanciare accuse stucchevoli e precotte, a conoscere la verità. Anche Gesù faceva talvolta scena muta quando accusato (Marco 15:4, 5), e aveva di fronte Ponzio Pilato, non Luigi Pelazza.

Ci siamo presi la briga di "fare a pezzi" i due servizi del 2016 del Pelazza contro i testimoni di Geova perché esiste purtroppo ancora un pubblico televisivo, per quanto sparuto e calante, che può considerarli degni di qualche credito. Abbiamo quindi due discussioni riccamente argomentate e documentate, questa e l'altra relativa alla prima puntata, che possono essere prese a rapido riferimento per dimostrare l'assoluta inconsistenza e nullità delle suddette critiche.

Pare che Pelazza infierisca sui testimoni di Geova ogni due anni: appuntamento allora al 2018, se nel frattempo saremo rimasti ancora tutti ai nostri posti di combattimento.

THE END
[Modificato da EverLastingLife 17/03/2016 10:30]
11/03/2016 11:33
 
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Re:
EverLastingLife, 11/03/2016 11.04:



Pare che Pelazza infierisca sui testimoni di Geova ogni due anni: appuntamento allora al 2018, se nel frattempo saremo rimasti ancora tutti ai nostri posti di combattimento.

THE END




hai fatto un capolavoro ELL, di cui tutti ti siamo grati (così come i numerosissimi lettori del forum che abbiano un minimo di onestà intellettuale..)

Se nel frattempo non accadrà quel che deve accadere, noi certamente, nel 2018, saremo ancora qui ai nostri posti di combattimento......

Grazie ancora, fratellone [SM=g28002]
[Modificato da Aquila-58 11/03/2016 11:34]
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