Un’esistenza come divinità viventi: sono le Kumari, le dee bambine
Per secoli in Nepal, le ragazze - alcune di appena un anno di età - sono state scelte per essere dee viventi, note come Kumari. Vengono adorate e venerate dai buddisti e indù.Una volta nominata, la Kumari è confinata in un tempio e ha pochi contatti con il mondo esterno. La Kumari viene scelta tra le bambine delle caste buddiste delle famiglie newar, gli Sakya residenti a Kathmandu, la stessa cui apparteneva il Buddha, in qualunque momento dallo svezzamento alla pubertà. In Nepal. Kumari ha letteralmente il significato di vergine, ad indicare la purezza della Dea. È l’incarnazione della Dea Taleju Bhawani, meglio conosciuta come Durga, in India. La bambina deve rispondere a caratteristiche molto precise, è necessario che abbia le “32 perfezioni”. Si richiede che non ci siano difetti fisici, che sia bella, che non abbia subito perdite di sangue, e non abbia ferite o cicatrici. Ma le prove più importanti sono di tipo caratteriale, infatti la Kumari non può piangere, mostrarsi disinteressata o irrequieta, tantomeno deve muoversi durante i riti.
La venerazione della Dea vivente in Nepal è un rito relativamente recente, databile solamente al XVII secolo. In India vi sono tracce di un culto della vergine che si è svolto per più di 2600 anni. Quando la Kumari si ammala gravemente, si ferisce, ha il primo mestruo, significa che la Dea Taleju ha abbandonato il corpo mortale. Parte allora la frenetica ricerca della nuova incarnazione.
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