Dopo i massacri dell’Isis i fedeli sono fuggiti: “C’è stata una pulizia etnica” . Ora qualcuno torna: non si può lasciare la terra dove sono sepolti i nostri cari
giordano stabile
inviato a batnaya (iraq)
All’ingresso della canonica della chiesa di Mar Kriakhos a Batnaya c’è la statua di una Madonna decapitata. I combattenti dell’Isis che ci hanno bivaccato per due anni e mezzo l’hanno lasciata lì, in mezzo alla porta sfondata, forse come monito. Dentro ci sono scritte in arabo sui precetti del Corano e altre in tedesco, di qualche foreign fighter europeo: «Merdosi schiavi della croce, vi uccideremo tutti. Questa è terra dell’Islam, non c’è posto per voi». I cinquemila abitanti, cristiani caldei, sono fuggiti. Batnaya è una città fantasma, neanche un cane randagio. Padre Salar osserva le scritte, scuote la testa: «Prima qui erano tutti cristiani, non so quando torneranno. E quanti. Molte famiglie sono fuggite all’estero. Bisogna ricostruire da zero».
Batnaya, fra le città cristiane della piana di Ninive, è quella che ha subito le maggiori distruzioni: il 95 per cento delle case è raso al suolo o gravemente danneggiato.
www.lastampa.it/2017/03/07/esteri/croci-sfregiate-e-chiese-profanate-quel-che-resta-dei-cristiani-in-iraq-n4E0qXd5xbl4wyg5jzP8ZM/pag...