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Confutazione trasmissione radio Maria del GRIS di luglio 2018...

Ultimo Aggiornamento: 23/07/2018 14:45
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21/07/2018 11:26
 
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viceadmintdg1, 15/07/2018 10.59:



Secondo la documentazione storica c'è stata continuità della fede apostolica. Prima di esporre ‪questo Credo, va precisato che è priva di basi storiche la tesi dell’apostasia generale della cristianità. Ci sono invece documenti che mostrano che i cristiani fin dall’inizio si mantennero fedeli agli apostoli, anche a costo del martirio. Anzitutto i padri apostolici: coloro che conobbero di persona gli apostoli, e operarono perché che la ‏Chiesa fosse unita e radicata negli insegnamenti apostolici. Citiamo la Lettera ai Corinzi di Clemente vescovo di Roma, scritta negli anni 95-100, quindi contemporanea agli ultimi libri del NT; e le sette Lettere alle chiese di Ignazio vescovo di Antiochia, morto martire sbranato dalle belve nell’anfiteatro di Roma nel 107.




Fedeltà alle dottrine apostoliche?

Clemente Romano, come scrisse Ireneo, “aveva ancora la voce degli apostoli nelle orecchie” e non sembra indulgere in alcuna speculazione metafisica su Gesù (Cristo non è mai definito Dio e si preferisce qualificarlo come pais, piuttosto che huios di Dio).

Erma, come Clemente Romano, è ancora nel solco della tradizione dottrinale giudaica che rileva l’unicità di Dio e dove è ancora viva la primitiva cristologia angelica (MARTIN WERNER, Le Origini del Dogma Cristiano, p. 143), tuttavia sembra combinare una sorta di binitarismo e adozionismo, per cui come essere preesistente il Figlio di Dio è identificato con lo Spirito Santo (Similitudini, 9, 1, 1).

In Ignazio di Antiochia, invece, le cose stanno un po’ diversamente, Gesù infatti è considerato il reale Figlio di Dio in quanto generato da Dio secondo la divinità [ma dove si può leggere una simile affermazione nel N.T.? Dove mai viene detto che Gesù, in quanto Figlio di Dio, nella sua preesistenza celeste, sia stato “generato”? l’ Aggiunta è mia…..] come da Maria per l’umanità (Efesini 7,2) e sono numerosi i passi in cui viene chiamato con l’epiteto “dio”.

Le affermazioni della divinità di Gesù diventano più esplicite (Efesini 1,1; 7,2; 18,2; 19,3; Romani saluti; 3,3; Smirnesi 1,1; a Policarpo 8,3), le espressioni “Figlio di Dio” e “Figlio dell’uomo” ora sono denominazioni metafisiche per indicare l’origine divina ed umana di Gesù.

Questo linguaggio affatto nuovo era strettamente legato alle speculazioni soteriologiche secondo cui la redenzione era possibile solo attraverso un’unione ontologica di umano e divino, ed in questo Ignazio è molto più vicino a certe concezioni ellenistiche [che poi condurranno alla definizione di Unione Ipostatica in relazione al Figlio, l’ aggiunta è mia…..] che –certamente - non a quelle di Paolo….

Inutile dire che l’abitudine di esprimere dottrine e concetti cristiani attraverso il linguaggio della filosofica greca divenne comune con gli Apologeti cristiani del II secolo.
Giustino Martire (morto verso il 160) che aveva una ragguardevole preparazione filosofica , ad esempio, descrive Dio come ingenerato (1 Apologia 14,1; 2 Apologia 6,1), senza nome (1 Apologia 10,1; 61,11; 2 Apologia 6,1), ineffabile (1 Apologia 61,11) e così via. Espressioni simili, mutuate dalla concezione ellenistica di Dio [ma non certo da quella apostolica, l' aggiunta è mia.....], si incontrano anche in Atenagora di Atene.

(Fonte: prefazione al libro QUANDO GESU’ DIVENNE DIO”, di Richard E. Rubenstein)



segue, a presto......




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