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Protocolli dei savi di Sion

Ultimo Aggiornamento: 14/09/2018 08:04
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11/09/2018 17:42
 
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Direi che sull'inutenticità del testo vi è il consensus accademico e storico, la Traccani scrive:

"Protocolli dei savi anziani di Sion Falsificazione propagandistica antisemita, redatta probabilmente da un agente della polizia segreta russa, apparsa in forma abbreviata nel 1903 e integralmente nel 1905, ma diffusasi negli anni immediatamente successivi alla Prima guerra mondiale. Consisteva nel presunto resoconto di sedute segrete che sarebbero state tenute a Basilea al tempo del congresso sionista del 1897, nelle quali sarebbe stato elaborato un piano di dominio mondiale degli ebrei da attuarsi per mezzo dell’alta finanza e dell’agitazione terrorista. In realtà l’opera, come dimostrato già nel 1921 dal giornalista del Times P. Graves, era in gran parte un riadattamento in chiave antisemita di un libello contro Napoleone III, opera di M. Joly, pubblicato nel 1864. Nonostante la comprovata falsità, i documenti sono stati più volte ripubblicati e hanno continuato a costituire uno strumento di propaganda antisemita."

www.treccani.it/enciclopedia/protocolli-dei-savi-anziani-di-sion_%28Dizionario-di-S...

Qui un articolo di Alessandro Marenco del CICAP che spiega anche la fortuna del testo (il presunto "avverarsi del suo contenuto") grazie al ragionamento di Julius Evola che ne riconosceva candidamente l'inautenticità ma riteneva comunque "veritieri" i suoi contenuti sulla base del pregiudizio contro gli ebrei.

www.cicap.org/n/articolo.php?id=102083

Il semiologo Umberto Eco si è occupato dello scritto e scrive che i Protocoli "sono sempre stati presi sul serio, mentre è un testo palesemente pieno di contraddizioni interne. Già nel 1921 il "Times" aveva dimostrato che era un testo in gran parte copiato da un libro di Maurice Joly ("Dialogo all'inferno tra Machiavelli e Montesquieu"), che non era contro gli ebrei bensì contro Napoleone III. Ma Hitler ha continuato a ritenerlo autentico nel "Mein Kampf" e ancora oggi continua ad apparire nelle librerie filonaziste o sui siti arabi. Il parere dominante è sempre quello dell'antisemita britannica Nesta Webster: "Sarà un falso, ma è un libro che dice esattamente ciò che gli ebrei pensano, quindi è vero." Infine: credo di aver contribuito alla scoperta delle origini de "I Protocolli". Ne ho trovato tracce in "I misteri del popolo" di Eugène Sue, e in "Giuseppe Balsamo" di Alexandre Dumas".

In pratica era una trama romanzesca ottocentesca che è stata trasformata in documento storico. La logica di chi lo ritiene autentica è quela appunto di Nesta Webster ed era già di Evola: "Sarà un falso, ma è un libro che dice esattamente ciò che gli ebrei pensano, quindi è vero". Cioè ci credo non perché è autentico ma perché dice quello che io penso sia vero... come non credere al conte di Carabas se persino il gatto con gli stivali dice di essere al suo servizio?

Shalom
[Modificato da barnabino 11/09/2018 17:45]
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