Da pag. 67 del libro di Heaton (vedi sezione "un libro al giorno"):
"Questi uomini non furono generati ad una professione; non passarono attraverso un noviziato, non appartennero a una corporazione profetica; non si sottoposero a un corso di formazione teologica. Finirono come avevano iniziato: da laici. Amos (come Eliseo) stava lavorando nei campi quando giunse la "chiamata": <
>. La semplicità del dettato da sola ne certifica l'autenticità. Mosé, analogamente, stava pascolando il gregge del suocero quando ebbe la visione nel Roveto Ardente; la narrazione in Esodo corrisponde nella forma a quella di Isaia, benchè quest'ultimo ricevette la sua chiamata nel Tempio. Geremia e il servo di Dio nel Secondo Isaia espressero entrambi la certezza della loro vocazione, e il riconoscimento della sua irregolarità dal punto di vista dei criteri formali e istituzionali, descrivendola come una missione alla quale erano destinati prima della nascita:
"prima che io ti formassi nel grembo materno, ti ho conosciuto, e prima che tu uscissi dal grembo materno, ti ho consacrato, profeta tra le genti ti ho costituito".
L'incredulità, e un setimento di inadeguatezza, sembra sia stata la comune, umana, reazione alla comunicazione di Dio del suo proposito. La squisita confessione di Geremia - <
"Ti prego, Signore, io non sono un parlatore, né da ieri né da ieri l'altro, nemmeno da quando tu parli al tuo servo, giacché sono tardo di parola e tardo di lingua".
Quanto differenza dalla sicurezza sfacciata dei profeti di professione!"
Simon