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Manicomi? Non piu'

Ultimo Aggiornamento: 11/05/2008 11:08
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11/05/2008 11:08
 
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2008-05-06 17:17
BASAGLIA, 30 ANNI DI 'SALUTE MENTALE'
ROMA - 'Salute mentale' e non più 'malattia mentale'. E' questa la svolta impressa dalla tanto discussa legge 180, che venne approvata dal Parlamento trenta anni fa, il 13 maggio 1978. Una legge rivoluzionaria che attraverso nuove regole per il trattamento e la cura delle malattie mentali voleva porre fine ai manicomi tanto combattuti dal suo relatore, Franco Basaglia, il portavoce del movimento dell'antipsichiatria da cui prese il nome. La legge 'Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori', che fra pochi giorni celebrerà le sue trenta primavere, ha sancito il superamento dei manicomi (l'ultima struttura manicomiale pubblica ha chiuso i battenti solo alla fine del 2002), che negli anni Settanta finirono nella bufera per i frequenti episodi di violenze e di violazione dei diritti umani. Oltre al divieto di eseguire nuovi ricoveri, la legge ha istituito i centri di salute mentale, e inoltre ha indicato i servizi territoriali come le strutture preposte al trattamento e al controllo dei malati. La legge Basaglia ha posto l'Italia all'avanguardia nel trattamento delle patologie psichiatriche e nel 2006 è stata presa come punto di riferimento da una risoluzione dell'Europarlamento che chiedeva una profonda riforma della strategia europea sulla salute mentale.

Tuttavia, in questi trent'anni il provvedimento non ha avuto vita facile e, tra incomprensioni ed ostacoli, è stata rivista più volte. Tra i più critici nei confronti della legge ci sono le associazioni dei familiari dei malati, che lamentano gravi carenze assistenziali e l'inadeguatezza delle strutture presenti sul territorio. "In Italia - secondo Gisella Trincas, presidente dell'Unione nazionale delle associazioni per la salute mentale (Unasam) - sono circa 600 mila gli italiani con gravi malattie mentali, pari all'1-2% della popolazione. Una percentuale che cresce fino al 20% se si includono anche le patologie più lievi come la depressione o i disturbi alimentari. E - aggiunge - se grazie alla legge 180 è stato possibile chiudere i manicomi, dobbiamo però lamentare scarti molto forti nell'offerta di servizi tra una regione e l'altra; in troppi dipartimenti di salute mentale le dotazioni organiche, gli ambienti di lavoro, le capacità operative sono del tutto inadeguate a garantire l'esercizio del diritto alla salute mentale e degli altri diritti di cittadinanza e, talvolta, la stessa dignità della persona". Proprio per cercare di sollevare il peso che grava sulle spalle dei familiari dei malati, nel marzo scorso la Conferenza Stato-Regioni ha approvato delle nuove linee di indirizzo nazionale sulla salute mentale, che puntano a dare nuovo impulso al sostegno domiciliare e ai dipartimenti di salute mentale. E proprio nella recente campagna elettorale, i due schieramenti politici opposti si sono fronteggiati su questo tema, facendo prevedere una ripresa della questione nel nuovo parlamento. Mentre il senatore di Forza Italia Paolo Guzzanti aveva infatti chiesto di cancellare la legge 180, ritenuta "una legge ideologica e non riformabile che ha provocato finora più di 3.500 morti e non meno di 200 mila feriti", dall'altra parte il candidato del Partito democratico Walter Veltroni garantiva di non volerla modificare in alcun modo. Proprio la "rivoluzione tutta italiana" della legge Basaglia è al centro di un volume in uscita nei prossimi giorni nelle librerie, 'Il volo del cuculo', di Luana De Vita e Mimosa Martini. Passando per Cogne ed Erba, attraverso un percorso fatto di cronaca, riflessioni e storie personali, le due autrici fanno un viaggio in questi trent'anni in cui "é cambiata l'Italia, sono cambiate soprattutto le sue inquietudini di pari passo con i cambiamenti sociali".
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