(SimonLeBon), 05/06/2008 23.07:
Ma... mancando il legame nazionale e venendo meno quello religioso... che cosa resta?
O puo' capirlo solo un ebreo?
Simon
Può capirlo solo un ebreo
No dai, scherzavo...(ma, non troppo).
Il legame nazionale c'è, siamo un popolo. Ma "popolo ebraico" e "popolo israeliano" non coincidono. Capisci? Io appartengono ad Israele = popolo ebraico (non ad Israele = Stato Israeliano); ad una civiltà con un suo patrimonio culturale e religioso, una sua lingua (e i suoi dialetti), un suo pensiero filosofico, e una sua produzione letteraria ed artistica e l’aspirazione a vivere nella sua terra ancestrale: la Terra Promessa.
L'identità culturale è forte, ed è marcato il senso di solidarietà e di appartenenza alla comunità, anche negli ebrei non credenti, agnostici o persino atei. L'ebraismo non è essenzialmente una religione, ma una cultura, di cui l'espressione religiosa è una significativa manifestazione.
Daniela Manini (Architetto, docente, cultrice di studi biblici)ebbe a dire che è peculiarità dell'ebraismo che valori laici e universali ci siano pervenuti attraverso una tradizione religiosa, e che forse proprio in virtù di ciò si siano conservati attraverso i secoli. La religione ebraica ha fatto, in certo modo, da
'astuccio di custodia' di elementi preziosi, che via via nei secoli avrebbero avuto possibilità di esprimersi in
forme diverse, assicurando la perdurante
vitalità dell'ebraismo.
Io condivido, e sottoscrivo anche quanto scrisse Avram Hason , ovvero che diversamente dalle altre religioni monoteiste come il cristianesimo o l’islam che sono
esclusivamente delle “comunità di fede”, l’ebraismo è una comunità non solo di fede ma anche di “
sangue”. Alla fede si sovrappone un legante profano fondato su
appartenenza etnica: gli ebrei costituiscono un “popolo” e di conseguenza, il rapporto che l’ebreo ha con la sua identità non passa necessariamente dalla religione, include anche i suoi legami con la cultura, la storia, la memoria, e il patrimonio del suo popolo.
Il rabbino, alle cui lezioni di chassidut partecipo una volta alle settimana, ci illustrò mesi fa, come il genere di legame che unisce l’ ebreo, ad Israele e ad Hashem, è essenzialmente "irrazionale" e persino irragionevole.
Durante l’inquisizione spagnola, molti tra gli ebrei assimilati che venivano costretti a scegliere tra la conversione forzata o la morte, sceglievano la morte anche se apparentemente non sembravano avere alcun legame con Hashem. Questo poteva succedere proprio perché solo in quel momento si risvegliava in loro la "
yekhidà" (il quinto livello dell’anima, intesa come l'essenza spirituale più profonda della persona) che di norma nell'ebreo "non credente" si è come "assopita" (sonnecchia).
Nel momento in cui è stata rivelata l’essenza divina sul monte Sinai, difatti è stato superato tra Dio ed Israele, il livello di unione che c’è fra padre e figlio e si è creato il presupposto per un tipo di legame superiore e più profondo. Questo tipo legame non può nascere né da un sentimento, nè dall’intelletto e neanche da
khayà (livello più basso dell'anima), ma esclusivamente dal livello di yekhidà, che è il livello astratto al di sopra di qualunque condizione.
Questa sorta di unione si rivela anche quando, ad esempio, un ebreo decide di tornare “alla sua casa” alla sue origini (facendo teshuvà), o quando un’anima ebraica, nata in un corpo non ebraico ovvero da genitori non ebrei, decide di fare la conversione.
Laila tov!