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Parliamo un po' di fantascienza

Ultimo Aggiornamento: 23/02/2019 13:11
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04/07/2016 18:09
 
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La musica e la fantascienza - Van Der Graf Generator, Prince, David Bowie, Balletto di Bronzo, Rush, Dream Theater.
Pionieri oltre la velocità della luce: la fantascienza di Peter Hammill e dei Van der Graaf Generator

Le incursioni nel mondo della fantascienza dell'eclettico cantante, poeta e scrittore inglese

In una classifica ideale dei gruppi rock britannici più influenti negli anni Settanta, molto probabilmente non troveremmo nelle prime posizioni i Van der Graaf Generator. Eppure la band guidata da Peter Hammill, fondata nel 1967 e attiva ancora oggi dopo ripetuti scioglimenti e cambi di formazione, merita un posto di riguardo nel panorama del rock per l'originalità sia delle scelte musicali sia dei temi trattati.
Dal punto di vista musicale, infatti, pur essendo assimilati al filone progressive, i Van der Graaf Generator sono ben lontani dai barocchismi e dai virtuosismi dei gruppi loro contemporanei (Emerson Lake & Palmer e Yes, giusto per citare i primi che vengono in mente). La musica è allo stesso tempo complessa ed essenziale, le atmosfere sono oscure e cupe (potremmo definirle "gotiche") e riflettono i testi scritti da Hammill: l'ispirazione non deriva dalla mitologia e dall'epica (come per i Genesis) ma dal dramma interiore e dal malessere esistenziale. Il "pessimismo allucinato sul destino dell'uomo" di cui parla Piero Scaruffi a proposito delle liriche composte da Hammill è spesso rivolto al futuro. E quindi troviamo temi che, soprattutto nella prima parte della carriera di Hammill e della band, possiamo catalogare come fantascienza.

After the Flood: un disastro ecologico su scala planetaria

L'esordio discografico dei Van der Graaf Generator è del 1969. L'album The Aerosol Grey Machine lascia solo intravedere le potenzialità che il gruppo esprimerà appieno a partire dal lavoro successivo: The Least We Can Do Is Wave to Each Other (1970), il primo pubblicato con la storica etichetta Charisma Records.
La formazione che partecipa alla realizzazione di questo disco è costituita da Peter Hammill (voce, chitarra, pianoforte), Hugh Banton (tastiere), Guy Evans (batteria), David Jackson (flauto, sassofono), Nic Potter (basso).
Il brano che chiude l'album è la lunga (11:30) After the Flood. Le letture giovanili di Hammill (Arthur C. Clarke, Thomas Disch, Harlan Ellison, Michael Moorcock), unite alla sua visione angosciata del mondo, ispirano un racconto in cui viene immaginato uno scenario post-apocalittico: i ghiacci si sciolgono, la Terra è ricoperta dall'acqua.

The clouds have gathered and exploded now
Axis shattered, there is no North or South
Far off, the ice is foundering slowly
The ice is turning to water
The water rushes over all
Cities crash in the mighty wave
The final man is very small
Plunging in for his final bathe

La marea si ritira, riaffiorano le cime delle montagne, il ghiaccio si forma nuovamente.

The first peak rises, forces the waves apart
Far off, the ice is now reforming
Poles are fixed once more
Water's receding like death blood leaving

Ma non è finita: la furia delle acque ritorna.

And when the water falls again
All is dead and nobody lives

Risuona sull'umanità, causa di questa catastrofe, il monito di Albert Einstein recitato da Hammill.

And then he said:
"Every step appears to be the unavoidable consequence of the preceding one
And in the end there beckons more and more clearly total annihilation"

I ripetuti cambi di ritmo e della tonalità di Hammill (in grado di estendersi su almeno tre ottave) contribuiscono in modo determinante ad accentuare il pathos del racconto.

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anto_netti
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Pioneers Over c: in viaggio nello spazio-tempo, senza ritorno

Il terzo album dei Van der Graaf Generator è pubblicato alla fine del 1970. Il lungo titolo H to He, Who Am the Only One contiene un riferimento alla fisica: la fusione dell'idrogeno in elio, la reazione esotermica alla base della formazione delle stelle.
Uno dei migliori dischi della band. E come in quello precedente, il brano conclusivo è una suite di fantascienza. La differenza è che Pioneers Over c (dove c è la velocità della luce) non è ambientato solo nel futuro ma anche nello spazio. Insomma, una vera e propria space opera in musica.
Le vicende dei pionieri hanno inizio nel 1983.

We left the earth in 1983, fingers groping for the galaxies
Reddened eyes stared up into the void, 1000 stars to be exploited

Può sembrare troppo ottimistico immaginare che nel giro di soli tredici anni il genere umano possa aver perfezionato una tecnica per viaggiare oltre la velocità della luce: tuttavia non si dimentichi che dal lancio dello Sputnik all'allunaggio erano passati meno di dodici anni, pertanto nel 1970 era lecito ipotizzare uno sviluppo dei viaggi nello spazio altrettanto rapido negli anni a seguire.
I versi successivi lasciano capire che la missione non sta andando come pianificato: la voce di Hammill interpreta il grido angosciato dell'astronauta perso nello spazio (e nel tempo).

Somebody help me, I'm falling, somebody help me, I'm falling down
Into sky, into Earth, into sky, into Earth
It is so dark around, no life, no hope, no sound
No chance of seeing home again
The universe is on fire, exploding without flame
We are the lost ones, we are the pioneers, we are the lost ones

Secondo una spiegazione data dallo stesso Hammill in un'intervista, la causa del disastro è un'imprevista distorsione dello spazio-tempo (time warp) che rende gli astronauti una sorta di fantasmi, intrappolati in una condizione di non-fisicità.
Il presente e il futuro si confondono: il senso del tempo è stato smarrito.

We are the ones, they're going to build a statue for
Ten centuries ago or were going to fifteen forward

L'astronauta prova a ritrovare il controllo di sé ricordando il momento della partenza e lo scopo della missione.

One last brief whisper in our loved ones' ears
To reassure them and to pierce the fear
Standing at controls then still unknown
We told the world we were about to go

Ma la lucidità è effimera e lascia di nuovo il posto allo sconforto.

Somebody help me, I'm missing, somebody help me, I'm missing now
Touch with my mind, I have no frame, touch with my mind, I have no frame
Well, now where is the time and who the hell am I
Here floating in an aimless way?

L'angoscia muta infine in rassegnazione: l'astronauta è l'unico superstite della missione, il "noi" iniziale diventa "io".
La solitudine nello spazio e nel tempo fanno dubitare l'astronauta della sua stessa esistenza, la morte della mente precede quella del corpo: sono questi i versi con cui si conclude la canzone.

I am now, quite alone, part of a vacant time zone, floating in the void
Only dimly aware of existence, a dimly, existing awareness
I am the lost one, I am the one you fear, I am the lost one
I am the one who pressed through space or stayed where I was Or didn't exist in the first place

Il pessimismo di Hammill è divenuto in quest'occasione "cosmico" per dare vita a una delle più belle e complete space opera in musica mai realizzate. Il supporto degli altri membri della band si rivela fondamentale per la creazione di un tappeto sonoro che richiami l'ambientazione spaziale.

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anto_netti
04/07/2016 18:15
 
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Red Shift: la morte delle stelle

Alla fine del 1971 i Van der Graaf Generator (che nel frattempo sono diventati un quartetto dopo l'uscita di Nic Potter) pubblicano il disco da molti considerato il loro capolavoro: Pawn Hearts.
Tre soli brani, tra cui la lunghissima (e bellissima) A Plague of Lighthouse Keepers (23:04). Per questo disco Hammill mette (temporaneamente) da parte i richiami alla fantascienza.
Dopo Pawn Hearts Hammill, sorprendentemente, scioglie il gruppo per proseguire con una carriera solista (che vedrà comunque la partecipazione degli altri membri dei VdGG). Collabora con Le Orme per le quali cura la traduzione in inglese del concept album Felona e Sorona. Nel 1974 pubblica il suo terzo album dal titolo The Silent Corner and the Empty Stage che contiene, tra le altre, Red Shift.
Siamo ancora nel futuro ma non più a bordo di un'astronave. Un osservatore contempla le stelle, non più luminose come nel lontano passato.

Once, all the stars in the sky were bright,
now they're red and fading
and all the colours we wore, the shades that we bore
have moved

Il red shift del titolo indica la degenerazione delle stelle, lo spostamento verso lo stadio di "gigante rossa", una delle ultime fasi del ciclo di vita stellare. E, come metafora, il rimpianto del passato, della "età dell'oro", come testimoniato dalla strofa seguente.

And the gold turns to red with no time for changes:
Red Shift, all moving away from we.

L'umanità ha perso i punti di riferimento (probabilmente anche quelli morali oltre a quelli materiali, costituiti da stelle e costellazioni).

Once, constellations were holy, now darkness pervades
all the older ones
and in the brunt of implosion, all yesterday's golden
now reddened suns
and hope is a word with no space for blame in

L'osservatore si chiede se quest'esistenza abbia ancora un senso o se alla fine non sia stato tutto un sogno.

So here I am, though I might well be with me:
I'm falling down deep to the rim of the wheel.
Is it sham?
Does the world have a meaning?
The more that we know , the greater confusion grows:
stars are like atoms, and atoms are patterns
and probably in the end:
'Maybe it's all been a dream'

Più felici sono coloro che risolvono l'incertezza col sostegno di una religione che assicuri che il mondo è solo un sogno.

Happy is the man who believes that the world
is a dream and all reason, fate.

Chi si ostina a restare razionale rischia di impazzire.

Red Shift is taking away my sanity
Red Shift, all moving away from we

Ancora una visione angosciata del futuro, ancora l'uomo che lotta per mantenere il proprio equilibrio mentale.
Una curiosità. La chitarra è suonata da Randy California degli Spirit, il gruppo tornato recentemente alla ribalta per una controversia giuridica con i Led Zeppelin: la parte iniziale di Stairway to Heaven era ritenuta (a torto, secondo una recente sentenza) un plagio della loro Taurus.

Still Life: il problema dell'immortalità

Nel 1975 Hammill è di nuovo alla guida dei Van der Graaf Generator. Viene pubblicato il bel Goodbluff cui segue l'anno dopo l'altrettanto valido Still Life. È in questo disco che troviamo ancora delle incursioni di Hammill e dei suoi nella fantascienza, tema di ben due brani: la title track e Childlike Faith in Childhood's End.
Still Life tratta il tema dell'immortalità. Lo fa, coerentemente con lo stile di Hammill, da una prospettiva particolare, tutt'altro che ottimistica. Siamo in un lontano futuro in cui l'umanità è riuscita a conseguire l'immortalità.

Citadel reverberates to a thousand voices, now dumb:
what have we become? What have we chosen to be?
Now, all history is reduced to the syllables of our name -
nothing can ever be the same now the Immortals are here

La prospettiva dell'immortalità, sogno finalmente realizzato dal genere umano, cambia radicalmente il senso della vita stessa. E non in modo positivo: le più banali azioni quotidiane sembrano avere perso di significato. Eliminata la minaccia della morte la vita stessa sembra finzione.

Living, if you claim that all that entails is
breathing, eating, defecating, screwing, drinking,
spewing, sleeping, sinking ever down and down
and ultimately passing away time
which no longer has any meaning.
Take away the threat of death
and all you're left with is a round of make-believe

Si finisce per essere "annoiati da un'estasi infinita".

And though you're ultimately bored by endless ecstasy
that's still the ring by which you hope to be engaged
to marry the girl who will give you forever -
that's crazy, and plainly
it simply is not enough.

Si rimpiange quindi il passato: è terribile non poter più sfidare la morte e il tempo.

What chance now of holding fast the line,
defying death and time
when everything we had is gone?

L'ispirazione di Hammill deriva probabilmente dal racconto di Jorge Luis Borges L'immortale (1947), in cui un popolo divenuto immortale trascorre i propri giorni alla ricerca di un fiume che restituisca la possibilità di morire.

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anto_netti
04/07/2016 18:16
 
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Childlike Faith in Childhood's End: religione e fantascienza

Il titolo del lungo brano che conclude il disco Still Life si basa su un gioco di parole costituito dall'unione di due frasi apparentemente senza alcun legame: la fanciullezza nella fede (richiamata nella Lettera di San Paolo agli Efesini e metafora della maturità cristiana non ancora raggiunta) e la fine della fanciullezza (titolo di un celebre romanzo di Arthur C. Clarke del 1955, Le guide del tramonto in italiano).
Religione e fantascienza si fondono per dare vita a uno dei testi più complessi scritti da Hammill. Il protagonista della storia vive in un futuro lontano e imprecisato. Riflette sulla propria condizione di vita sia materiale sia spirituale: non ci si può accontentare di vivere giorno per giorno in una corsa incessante contro la morte.

Existence is a stage on which we pass,
a sleepwalk trick for mind and heart;
it's hopeless, I know, but onward I must go
and try to make a start
at seeing something more
than day to day survival, chased by final death.
if I believed this the sum of the life to which we've come,
I wouldn't waste my breath.
Somehow, there must be more.

L'evoluzione della scienza non ha solo risvolti positivi: tutto è noto, il pensiero e l'intuizione hanno perso ogni senso. La religione, d'altro canto, non offre né un'adeguata consolazione né la possibilità di un'evoluzione spirituale.

There was a time when more was felt than known
but now, entrenched inside my sett,
in light more mundane, thought rattles round my brain:
we live, we die…and yet?
In the beginning there was order and destiny
but now that path has reached the border
and on our knees is no way to face the future, whatever it be.

Nella canzone non mancano riferimenti alla filosofia (Kant, Spinoza): anche se ci fosse un Paradiso dopo la morte, la benedizione eterna sarebbe tanto insensata quanto il chiedersi perché vediamo attraverso gli occhi della creazione.

We might not be there to share it
if eternity's a jest but I think that I can bear it
if the next life is the best.
Even if there is a heaven when we die,
endless bliss would be as meaningless as the lie
that always comes as answer to the question
"Why do we see through the eyes of creation?"

La fanciullezza dell'umanità è destinata a finire, l'Uomo è pronto a trascendere le limitazioni di tempo e di spazio, libero dai limiti della creazione. Si risolve così il gioco di parole del titolo della canzone.

The universe now beckons
and Man, too, must take His place;
just a few last fleeting seconds
to wander in the waste,
and the children who were ourselves move on,
reincarnation stills its now perfected song,
and at last we are free of the bonds of creation.

L'Umanità diventa così un'unica Entità, costituita dall'insieme delle singole menti (proprio come accade nel finale del romanzo di Clarke).

There's a time for all pilgrims, and a time for the fakers too,
there's a time when we all will stand alone and nude,
naked to the galaxies…naked, but clothed in the overview:
as we reach Childhood's End we must start anew.

La Vita ricomincerà nella morte delle singole vite umane.

In the death of mere Humans Life shall start!

Uno dei testi più complessi, articolati e profondi scritti da Hammill, uno dei testi più complessi, articolati e profondi della storia del rock.
I Van Der Graaf Generator pubblicano ancora un paio di album in studio (World Record nel 1976 e The Quiet Zone/The Pleasure Dome nel 1977) e un live (Vital, 1978) prima di sciogliersi nuovamente. Hammill proseguirà con un'intensa carriera solista che lo vedrà pubblicare, con esiti alterni, quasi un disco l'anno. Pur non raggiungendo mai il successo commerciale diventa punto di riferimento dichiarato per "mostri sacri" del rock come David Bowie e Peter Gabriel.
Poca fantascienza nei testi scritti dopo il 1976. Troviamo qualche accenno in Mr. X (Gets Tense) dal disco pH7 (1977).
Arriviamo ai giorni nostri. Nel 2005 i Van Der Graaf sono di nuovo riuniti per un doppio disco, molto convincente (Present) e una tournée. Da allora l'abbandono di David Jackson e la pubblicazione di altri tre album, meno riusciti: Trisector (2008), A Grounding in Number (2011) e ALT (2012).

www.fantascienza.com/21462/pionieri-oltre-la-velocita-della-luce-la-fantascienza-di-peter-hammill-e-dei-van-der-graaf-g...

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anto_netti
05/07/2016 10:41
 
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La science fiction al tempo del rock progressivo

I musicisti, i gruppi e gli album che hanno fatto la storia della musica, ma anche della fantascienza, dai Genesis agli Yes, dai Van der Graaf Generator a Emerson Lake & Palmer.

Sarebbe complicato parlare di fantascienza e rock progressivo senza introdurre una definizione del rock progressivo stesso, così come lo sarebbe darne una definizione in poche righe.
Ci riferiamo, in ogni caso, solo a quella branca del genere fiorita a cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta, in particolar modo in Inghilterra, all’interno della controcultura hippie, derivata dal movimento psichedelico. Stiamo parlando, dunque, di gruppi come Yes, Emerson, Lake & Palmer, Genesis, Pink Floyd, King Crimson, Gentle Giant, Jethro Tull, Renaisssance e di tutti quegli artisti che hanno cercato di raggiungere l’orchestrazione della musica colta tramite la strumentazione rock convenzionale; che hanno “esplorato” il suono, con una particolare attenzione alle tastiere e ai peculiari passaggi da sezioni acustiche a sezioni elettriche.
Come materiale tematico abbiamo l’uso di riffs (brevi idee musicali ripetute) e sviluppi di reminiscenze classiche. Come ritmo e metro il frequente uso della sincope, ritmi complessi, scarso uso del 4/4. E ancora: minor rilevanza di brani su giri armonici standard e conseguente minor impiego di semplici triadi. Brani lunghi, concept album, lunghe sezioni strumentali, suite multisezionate e, dunque, minor rilievo del cantante solista; virtuosismo e arrangiamenti vocali corali.
Insomma, una musica rivolta alla mente e non al corpo.
La tendenza del rock progressivo a presentarsi sotto forma di concept album, determina anche la scelta di riportare sulle copertine i testi dell’intero disco, per la prima volta nella storia del rock. In precedenza era avvenuto che solo le immagini del gruppo o, al massimo, il testo del brano più significativo, venissero riportati sul supporto cartaceo che accompagnava il disco.
L’ovvia considerazione legata al concept album è che un "discorso" musicale strutturato in forma di poema, o comunque di narrazione, trova nel testo verbale un elemento essenziale quanto la musica stessa, sia per la logica consequenzialità del narrato che per l’interesse dei temi esposti. E comunque, anche se non sempre un album di rock progressivo è un concept album, i testi sono densi di riferimenti storici, letterari, politici e religiosi, espressi generalmente in forma oscura o metaforica.
Varrà la pena a questo punto ricordare come il rock progressivo sia nato nell’ambito della controcultura e, di conseguenza, si sia rivestito di tutte le implicazioni socioculturali associate a questo movimento: in primo luogo la critica all’impoverimento della società occidentale causata dallo sviluppo tecnologico e il vagheggiamento di utopie spesso collegate alla cultura asiatica.
I testi a cui i parolieri fanno riferimento derivano dalla mitologia, dalla letteratura favolistica, dalla fantascienza e dai testi sacri del passato. Attraverso immagini mitologiche o fantascientifiche si rappresenta una fuga dalla realtà che vuole essere anche un’energica protesta: l’ambientazione fiabesca simboleggia l’utopia, l’immaginario fantascientifico l’oppressiva e burocratica cultura occidentale contemporanea, il disumanizzante progresso tecnologico capace di distruggere la vagheggiata società ideale. Si propongono dunque modelli di società o la loro controparte negativa.
L’uso diffuso di allucinogeni, poi, è un elemento fondamentale nella formazione di uno stile poetico surrealistico o metafisico. I Pink Floyd, per esempio, usano immagini surrealistiche in modo più moderato o comunque chiaramente metaforico, per cui il significato difficilmente rimane aperto; come Emerson Lake & Palmer, e a differenza di Yes e Genesis (più rivolti all’utopia), preferiscono rivolgersi alla fantascienza.

www.fantascienza.com/11544/la-science-fiction-al-tempo-del-rock-pro...

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anto_netti
05/07/2016 11:04
 
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Peter Hammill (oltre che sublime autore musicale e innovativo interprete) è un vero poeta, i suoi testi hanno dignità letteraria.

Qui avevo aperto un thread: testimonidigeova.freeforumzone.com/discussione.aspx?idd=...
05/07/2016 11:48
 
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Re:
Chameleon., 05/07/2016 11.04:



Peter Hammill (oltre che sublime autore musicale e innovativo interprete) è un vero poeta, i suoi testi hanno dignità letteraria.

Qui avevo aperto un thread: testimonidigeova.freeforumzone.com/discussione.aspx?idd=...




E' vero Peter Hammill è un vero poeta.

Ho apprezzato molto il tuo thread su Peter Hammill.

Grazie per la tua competenza in campo musicale.

[SM=g7348]

Ciao
anto_netti


05/07/2016 20:11
 
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Re: Re:
anto_netti, 05/07/2016 11.48:

Chameleon., 05/07/2016 11.04:



Peter Hammill (oltre che sublime autore musicale e innovativo interprete) è un vero poeta, i suoi testi hanno dignità letteraria.

Qui avevo aperto un thread: testimonidigeova.freeforumzone.com/discussione.aspx?idd=...




E' vero Peter Hammill è un vero poeta.

Ho apprezzato molto il tuo thread su Peter Hammill.

Grazie per la tua competenza in campo musicale.

[SM=g7348]

Ciao
anto_netti






e che dire dello splendido brano dei Van der Graaf Generator, Refugees


www.youtube.com/watch?v=wyTsjN285gg

ecco il testo:


N. was somewhere years ago and cold:
N. era da qualche parte anni fa e freddi:
ice locked the people's hearts and made them old.
ghiaccio bloccato il cuore del popolo e li fece vecchio.
S. was birth to pleasant lands, but dry:
S. era la nascita di terre piacevoli, ma secco:
I walked the waters' depths and played my mind.
Ho camminato profondità le acque 'e giocato la mia mente.
E. was dawn, coming alive in the golden sun:
E. era l'alba, di nuovo vivo al sole d'oro:
the winds came gently, several heads became one
i venti vennero delicatamente, diversi capi divennero uno
In the summertime, though august people sneered...
In estate, se la gente agosto deridevano ...
we were at peace, and we cheered
eravamo in pace, e abbiamo applaudito

We walked along, sometimes hand in hand,
Abbiamo camminato lungo, a volte mano nella mano,
Between the thin lines marking sea and sand;
Tra le righe sottili marcatura mare e sabbia;
Smiling very peacefully,
Sorridente molto pacificamente,
We began to notice that we could be free,
Abbiamo iniziato a notare che potremmo essere liberi,
And we moved together to the West.
E ci siamo trasferiti insieme in Occidente.

W. is where all days shall someday end;
W. è dove tutti i giorni si concluderà un giorno;
where the colours turn from grey to gold,
dove i colori si trasformano dal grigio all'oro,
and you can be with the friends.
e si può essere con gli amici.
And light flakes the golden clouds above:
E la luce fiocchi le nuvole d'oro di cui sopra:
West is Mike and Susie,
West è Mike e Susie,
West is where I love.
West è dove io amo.

There we shall spend the final days of our lives...
Ci faremo trascorrere gli ultimi giorni della nostra vita ...
tell the same old stories: well, at least we tried.
raccontare le solite storie: così, almeno ci abbiamo provato.
So into the West, smiles on our faces, we'll go;
Così in Occidente, sorrisi sui nostri volti, andremo;
oh! yes, and our apologies to those
oh! sì, e le nostre scuse a quelli
who'll never really know the Way....
Chi sarà mai veramente conoscere la Via ....

We're refugees, walking away from the life we've known and loved...
Siamo profughi, camminando lontano dalla vita che abbiamo conosciuto e amato ...
Nothing to do nor say, nowhere to stay; now we are alone.
Niente da fare, né dire, un posto dove stare, ora siamo soli.
We're refugees, carrying all we own in brown bags, tied up with string...
Siamo rifugiati, portando tutti noi possediamo in sacchetti marroni, legate con lo spago ...
Nothing to think, it doesn't mean a thing, but we'll be happy on our own.
Niente da pensare, non significa una cosa, ma saremo felici da soli.

West is Mike and Susie;
West è Mike e Susie;
West is Mike and Susie;
West è Mike e Susie;
West is where I love,
West è dove io amo,
West is refugees' home.
West è a casa dei rifugiati.

06/07/2016 08:31
 
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Re: Re: Re:
Aquila-58, 05/07/2016 20.11:




e che dire dello splendido brano dei Van der Graaf Generator, Refugees


www.youtube.com/watch?v=wyTsjN285gg




Grazie anche a te.

Ciao
anto_netti



07/07/2016 10:54
 
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Prince e la fantascienza

Il grande artista da poco scomparso ha avuto rapporti con la fantascienza? Tantissimi, e continui. Ecco una breve storia della sua musica in chiave sf

From the heart of Minnesota / Here comes the purple Yoda cantava Prince in Laydown (da 20Ten, 2010). Come per David Bowie, il rapporto di Prince con la fantascienza è di lunga durata, e i temi SF sono a volte espliciti, a volte nascosti in criptici accenni nelle lunghe improvvisazioni strumentali che progressivamente diventano una sua firma. D’altra parte, è noto che molti suoi pezzi hanno versioni estese, solo talvolta pubblicate, abbreviate nella produzione degli album ufficiali. Possibile che di queste versioni consista molto della favoleggiata Vault, la “cripta” di inediti che si candida al ruolo di equivalente musicale dell’Esegesi di Dick.
Più che un lettore, il Prince fantascientifico sembra un grande amante del cinema, che negli anni 90 ribattezza Tommy Barbarella il tastierista dei suoi New Power Generation, nel nome della sua eroina preferita, e che poi paragona la sua conversione ai Testimoni di Geova a quella di Neo in The Matrix. Ma nel mondo afroamericano il rapporto fra musica e SF viene da lontano: su Google basta cercare la parola “afrofuturismo” e (anche su Fantascienza.com) troviamo una lunga storia di artisti che parte dal jazz, passa anche per il rock di Jimi Hendrix, e arriva al rap/hiphop.
Pochi sono gli autori nelle riviste di genere, ma di avventure e utopie afroamericane si parla sin da metà 800. A inizio 900 non è poca la SF scritta da W.E.B. Du Bois, padre del movimento di emancipazione; negli anni 60, scenari fantascientifici ricorrono nei discorsi di Malcolm X; e Martin Luther King era un fan di Star Trek. I lettori c’erano da sempre, e chissà se nel dopoguerra John L. Lewis, pianista jazz di Minneapolis, intendesse un omaggio a Buck Rogers chiamando “Prince Rogers” prima il suo gruppo e poi il figlio nato nel 1958.
La SF, semplicemente, fa parte della tradizione culturale afroamericana in cui Prince è profondamente radicato. A partire dalla base funk/soul, Prince mescola poi generi musicali di ogni provenienza, senza preclusioni. Per questo, soprattutto negli anni 80, diventa una delle punte più avanzate della musica popolare. Forse solo lui, in quel momento, poteva intitolare un album Sign o’ the Times (1987). Si fa presto a dire riflusso, ma in quegli anni la sua musica sincretica era davvero rappresentativa dei tempi, portavoce di una generazione cosmopolita che amava ballare e non accettava le barriere razziali.
Spesso distopica e apocalittica, con una spruzzata di leggerezza (anche nel sorridente rifiuto dei ruoli sessuali c’era qualcosa di utopico), per Prince la SF è anche un modo per parlare di politica. Nel quarto disco Controversy (1981), c’è il gioco della copertina che riporta titoli di giornali futuri, alcuni ottimistici altri meno; e c’è la paura per le Guerre stellari di Ronald Reagan nell’invocazione di Ronnie, Talk to Russia, un po’ seria (Ronnie, parla con la Russia prima che sia troppo tardi), un po’ amaramente ironica (Go to the zoo but don’t feed guerrillas / Who wanna blow up the world).
Il futuro è l’argomento del seguente 1999 (1982), con molti arrangiamenti ispirati, disse Prince, dalla visione di Blade Runner durante la lavorazione dell’album. Nella title track, il celebre carpe diem dell’appello “party like it’s 1999” ha come sfondo uno scenario di distruzione: il cielo si è fatto viola, e tutti hanno in mano una bomba. La guerra è diventata vita quotidiana: il colore iconico di Prince, una delle tante immagini bibliche nei suoi testi, rimanda anche a un’apocalisse sempre incombente.
Il capolavoro Purple Rain esce nel 1984 di Neuromante, e almeno in Computer Blue il cyberpunk non è lontano. Se la versione incisa è molto criptica, una storia d’amore in cui “la macchina non funziona”, delle strofe tagliate rendono chiaro che si parlava della tragedia di un “poor lonely computer” che nessuno ha programmato per le emozioni umane. Come Gibson, anche Prince racconta la storia d’amore di un’intelligenza artificiale.
Omaggio al mondo hippie, e con un titolo che strizza l’occhio al Giro del mondo in 80 giorni di Verne, Around the World in a Day (1985) include l’amara America, che ancora una volta evoca lo spettro della guerra nucleare: nel nome del patriottismo, dice Prince, ci si dimentica della miseria del ghetto.
A legarlo definitivamente alla SF è la colonna sonora di Batman (1989). L’iniziale pezzo The Future è quasi un manifesto del suo rapporto con gli scenari SF: Ho visto il futuro, e ci sarà / Ho visto il futuro, e funziona / Se poi ci sarà vita, lo vedremo. E il seguente Electric Chair passa direttamente al registro distopico – e chissà se aveva in mente il Rapporto di minoranza di Dick: Se un uomo è considerato colpevole / Per quello che gli passa per la mente / Allora datemi la sedia elettrica / Per i miei crimini futuri. Si può abbracciare il futuro in maniera critica, pronti ad affrontare i nuovi conflitti, e a fare la cosa giusta: anche in questo Prince è in risonanza con Gibson.
In effetti, come ha scritto Charlie Jane Anders su io9, l’album riscrive a modo suo la trama del film. Quello di Prince è un Batman che sembra conoscere il futuro, e cerca di prevenirlo, combattendo con una gang che lo cattura e lo ferisce; troviamo un villain chiamato Partyman, un allucinogeno chiamato prima Yellow Smiley e poi Lemon Crush, un tentativo di viaggio nello spazio. Anders interpreta la Batdance finale, in cui con Batman compaiono sia il Joker sia un ulteriore personaggio (“Gemini”) che sembra incarnarli entrambi, come una sorta di rituale purificatore con cui l’eroe giunge ad annullare gli effetti della droga.
Nel periodo in cui Prince si presentava con l’impronunciabile “simbolo dell’amore” ci sono anche due incursioni fantasy, progetti multimediali solo in parte trovano la via degli album musicali; in entrambi, fa capolino Barbarella. 3 Chains o’ Gold (1992) si lancia nella tradizione africana, con una raccolta di video collegati in una storia sull’uccisione dei genitori di una bellissima principessa egiziana, e la quest per salvare le tre sacre catene d’oro del titolo dall’assalto di una banda di sette assassini (con una proiezione in un futuro distopico). Glam Slam Ulysses (1993) è un musical che mescola musica, danza e video in una riscrittura dell’Odissea, anche qui con qualche prestito sf, soprattutto in Endorphinmachine, ispirata alla ninfa Calipso.
Negli anni di The New Power Generation, Exodus (1995) ha una conclusione interstellare, con tanto di battaglia (The Exodus Has Begun). Pochi anni dopo, in The War (1998), non inclusa in album (uno dei primi casi di distribuzione principalmente via download), 25 minuti di improvvisazione chitarre, sintetizzatori e voci parlano di una distopia hi-tech, con microchip per il controllo mentale installati “nel collo”. Un ultimo concept album di ispirazione fantascientifica è The Rainbow Children (2001), e per una volta l’ispirazione è utopica, legata agli ideali di Martin Luther King.
Dalla varietà e intensità degli omaggi ricevuti, è facile immaginare che presto anche la SF (scritta e non solo) proverà a parlare del suo ruolo. Ma nel 1991, ci ricorda un altro intervento di Charlie Jane Anders, una celebrazione era già provenuta dal mondo del fumetto, Prince: Alter Ego, pubblicato da un marchio sussidiario della DC, scritto da Dwayne McDuffie (un altro artista morto troppo presto) e disegnato da Denys Cowan, la coppia afroamericana che in quel periodo stava producendo per la Marvel un fondamentale arco dell’antieroe cyborg Deathlok (fondamentale anche per le allusioni alla storia dei neri d’America). Il fumetto trasforma Prince in un supereroe in lotta contro un manipolatore delle masse, il Gemini di Batman, sua nemesi o forse un suo doppio negativo (la copertina è di Brian Bolland, nel 1988 disegnatore di quel The Killing Joke che forse è alla radice di tutto), sconfitto grazie alla qualità della sua performance in concerto. Ci sembra il miglior omaggio possibile al ruolo che Prince assegnava alla SF e alla musica.

www.fantascienza.com/21276/prince-e-la-fantascienza

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12/07/2016 10:24
 
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David Bowie, l'Artista che cadde sulla Terra

Un ricordo del grande musicista recentemente scomparso, così legato ai temi e alle suggestioni della fantascienza

Un astronauta che perde il contatto con la propria navicella durante il viaggio verso la Luna. Un umano che assurge a messia grazie agli alieni. Un extraterrestre che viene sulla Terra per provare a salvare il proprio pianeta dalla siccità.
David Bowie è stato, nella sua poliedricità, l'artista che più di tutti è riuscito a trasferire la fantascienza nella cultura pop, attraverso i dischi, i concerti, il cinema, i videoclip. E, per uno scherzo del destino, il suo legame con la fantascienza comincia e finisce con la stessa immagine, in una sorta di involontaria Ringkomposition: un astronauta che fluttua inerme nello spazio. Dalle visioni psichedeliche di Space Oddity (1969) all'inquietante videoclip di Blackstar (2015).
Proviamo a ripercorre le tappe principali del lungo viaggio di David Bowie nello spazio e nel tempo.
Dopo l’omonimo disco d’esordio del 1967, accolto tiepidamente da pubblico e critica e promosso altrettanto tiepidamente dalla casa discografica (la Deram Records), Bowie pubblica nel 1969 il secondo disco intitolato Space Oddity. La title track balza in poche settimane ai primi posti delle classifiche di vendite spalancando così al ventiduenne cantante le porte del successo. L’idea di comporre una canzone ambientata nello spazio viene a Bowie dopo la visione di 2001: Odissea nello spazio. L’omaggio al film è nel titolo del brano e nella parte finale, che riprende uno dei temi della colonna sonora composta da Ligeti. La storia è celeberrima: Major Tom, protagonista di un viaggio verso la Luna, resta intrappolato al di fuori della navicella spaziale; l’unica cosa che può fare, mentre fluttua impotente nello spazio, è ammirare il pianeta natio.

Here I am floating round my tin can
Far above the Moon
Planet Earth is blue
And there’s nothing I can do.

La canzone di Bowie si rivela la colonna sonora ideale di un periodo in cui la conquista dello spazio sta raggiungendo il culmine. Nonostante il tragico finale non sia propriamente beneaugurante per gli astronauti che si cimentano nella conquista della Luna, Space Oddity viene utilizzato da molte emittenti radiofoniche come tema musicale nei servizi dedicati al primo allunaggio.
Il legame con la fantascienza resta saldo anche nel disco successivo, pubblicato nel 1970. Il titolo provvisorio, accantonato poche settimane prima della pubblicazione, era Metrobolist, in omaggio al film Metropolis di Fritz Lang. Il titolo definitivo (The Man Who Sold the World) riprende quello del romanzo breve The Man Who Sold the Moon di Robert Heinlein. La title track sembra ispirata al racconto di Ray Bradbury Night Meeting (Incontro di notte, da Cronache marziane), in cui terrestre e un marziano si incrociano nei deserti di Marte, ognuno convinto che l'altro provenga da un lontano passato.
Il quarto album, Hunky Dory, non contiene riferimenti alla fantascienza, sebbene l'artista, in una delle sue canzoni più note, si chieda se vi sia vita su Marte (Life On Mars?). Il brano ispirerà tra l'altro il titolo della (quasi) omonima serie televisiva (Life On Mars) della BBC in cui si mescolano fantascienza e poliziesco.
l disco seguente, pubblicato nel 1972, consacra David Bowie come rockstar di livello mondiale. È un concept album basato su una storia di fantascienza ideata dallo stesso Bowie. The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars racconta, con alcune delle canzoni più celebri della storia del rock, le vicende di un ragazzo (alter ego di Bowie) che tramite la propria radio entra in contatto con gli alieni e, attraverso i loro messaggi rivelatori, diventa una rockstar e assurge a un ruolo messianico sulla Terra.
Il contatto tra Ziggy e gli alieni si stabilisce nel corso di una trasmissione radiofonica:

There's a starman waiting in the sky,
He'd like to come and meet us
But he thinks he'd blow our minds.

Sono i versi di Starman, una delle canzoni-simbolo del disco e dell'intera produzione discografica dell'artista britannico.
La storia di Ziggy si sviluppa attraverso altri brani altrettanto noti, come Moonage Daydream, Ziggy Stardust e Suffragette City, fino al teatrale finale di Rock 'n' Roll Suicide.
Bowie incarna il personaggio di Ziggy anche sul palco, con travestimenti al limite del kitsch.
Il settimo album (Diamond Dogs, del 1974) è ancora “infarcito” di fantascienza: fin dalla copertina, che presenta Bowie come un essere mutante, in parte uomo, in parte cane. L'ispirazione deriva da Ragazzi selvaggi di William Burroughs e da 1984 di George Orwell (una delle canzoni del disco si intitola proprio 1984): i “diamond dogs” sono gli unici superstiti di una catastrofe atomica in un mondo degradato e fatiscente, soggiogato dal Grande Fratello. Nonostante le premesse interessanti, il disco risulta meno riuscito dei precedenti.
Il tour di supporto dell'album si basa su una scenografia post-apocalittica, tra grattacieli in rovina e navi spaziali.
Il legame con la fantascienza si mantiene vivo anche grazie al cinema. Nel 1976 esce il film L'uomo che cadde sulla Terra, basato sull'omonimo romanzo dello scrittore statunitense Walter Tevis. Il ruolo del protagonista è affidato a David Bowie, all'esordio sul grande schermo. Uno scienziato proveniente da un pianeta prossimo alla fine a causa della perdurante siccità, giunge sulla Terra con l'obiettivo di sfruttare le proprie conoscenze e le risorse terrestri per salvare i propri simili.
Bowie risulta talmente credibile ed efficace nei panni dell'alieno da ricevere consensi unanimi, confermati dalla vittoria del prestigioso Saturn Award come migliore attore protagonista.
I dischi successivi vedono l'artista britannico continuare a produrre ottima musica, con la cosiddetta “trilogia berlinese” (costituita dagli album Low, Heroes e Lodgers) ma abbandonare (solo temporaneamente) i temi fantascientifici. Questi riaffiorano prepotentemente nella canzone Ashes to Ashes, primo singolo estratto dall'album Scary Monsters (and Super Creeps) del 1980. Major Tom torna a vivere: ora è un uomo alienato e depresso. A rendere ancora più famosa la canzone contribuisce il videoclip, in cui Bowie si mostra vestito da Pierrot e da astronauta.
Gli anni Ottanta sono considerati piuttosto bui per la carriera dell'artista. Di questa decade vale la pena ricordare solo il ruolo del malvagio re dei folletti nel film fantasy Labyrinth (di cui cura anche la colonna sonora).
Bowie ritrova una vena artistica soddisfacente solo alla metà degli anni Novanta, guarda caso con un concept album a tema fantascientifico: 1. Outside narra di un futuro distopico (ambientato nel 1999) in cui il detective Nathan Adler indaga su alcuni omicidi commessi come “forma d'arte”. The Hearts Filthy Lesson, Strangers When We Meet e Hallo Spaceboy sono i brani che meglio rappresentano l'album.
Il brano principale dell'album successivo (Earthling, 1997) è Little Wonder, il cui videoclip (nominato come Best British Video nel 1998) mostra un alieno intento a osservare la vita dei terrestri.
Ancora fantascienza: in Heathen (tentativo non troppo riuscito di tornare alle sonorità dei primi anni della carriera) ritroviamo il tema del viaggio spaziale grazie a I Took a Trip on a Gemini Spaceship.
Arriviamo così, dopo un lungo viaggio, ai giorni nostri. Al convincente The Next Day (2013) segue il recentissimo (e bellissimo) Blackstar la cui title track, lunga ben dieci minuti, è caratterizzata da un video che unisce elementi esoterici e fantascientifici.
Tra questi il cadavere di un astronauta che fluttua nello spazio, ideale ricongiungimento al Major Tom di Space Oddity.

www.fantascienza.com/20938/david-bowie-l-artista-che-cadde-sulla-terra#...

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12/07/2016 10:48
 
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Blackstar, torna David Bowie tra fantascienza ed esoterismo

Astronauti morti e scenari fantastici nel video promozionale del nuovo disco del Duca Bianco. E forse un accenno al "maggiore Tom" di Space Oddity

Nuovo disco in uscita per David Bowie. Il titolo è Blackstar.
Agli appassionati di numeri e statistiche diciamo che si tratta dell’album numero 25 del “Duca Bianco” e che sarà disponibile l’8 gennaio 2016, giorno in cui il cantante compirà 69 anni.
Agli appassionati di fantascienza invece consigliamo vivamente la visione della clip di Blackstar, primo singolo tratto dall’album. I dieci minuti netti del videoclip (la durata rende più appropriata la definizione di “cortometraggio”), infatti, sono infarciti di immagini fantascientifiche, fatto non certo inusuale per il cantante che, forse più di tutti, ha reso saldo il legame tra musica pop e sf.
Le scene iniziali mostrano una ragazza che scopre il cadavere di un astronauta. Non siamo sulla Terra ma su un pianeta nel cui cielo si staglia un sole nero (la “black star” del titolo). Il ritmo della canzone è sincopato e claustrofobico, sottolineato dalle movenze degli attori e dello stesso Bowie, bendato. Ai riferimenti fantascientifici si affiancano nel video quelli esoterici: viene officiato un rito pagano mentre lo scheletro dell’astronauta fluttua nello spazio. Lo scarno ritmo del brano, con la batteria in primo piano, si apre in una ballata. Bowie non ha più le bende e mostra un libro che reca sulla copertina una stella nera. Cambia il ritmo della musica ma non l’ambientazione da incubo del video. Fanno la comparsa tre spaventapasseri che, mossi dal vento, danno l’idea di tre corpi crocifissi. La solitary candle, citata più volte da Bowie nel testo, è un’enorme candela che si consuma progressivamente. La parte finale del brano riprende il tema iniziale. Bowie è di nuovo bendato, il rito pagano si completa, officiato da una sacerdotessa circondata da donne, gli spaventapasseri prendono vita e si contorcono dal dolore.
Terminata la visione si prova a dare una spiegazione alle immagini inquietanti che per dieci minuti sono apparse ai nostri occhi. Impresa ardua, il testo ermetico del brano non aiuta.
Chi è l’astronauta morto? Che cosa rappresenta? Per i fan di Bowie il pensiero andrà subito al maggiore Tom, lo sfortunato protagonista di Space Oddity, che già veniva rievocato in Ashes to Ashes, uno dei primi (e più famosi) video girati dall’artista. Ma Major Tom fluttuava intorno a una navicella in orbita lunare, l’astronauta di Black Star giace morto su un pianeta distante chissà quanti anni luce dalla Terra.
La sensazione è che il Maggiore Tom sia lontano non solo nello spazio ma anche nel tempo. Il David Bowie attuale ci appare infatti come un artista che si è evoluto in linea con i tempi fino a divenire oggi uno dei principali cantori dell’ “uomo schizoide del ventunesimo secolo”.

www.fantascienza.com/20694/blackstar-torna-david-bowie-tra-fantascienza-ed-esoterismo#...

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20/09/2016 13:43
 
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Missione Sirio 2222: il lungo viaggio nello spazio e nel tempo del Balletto di Bronzo

Tra fantascienza e horror gotico ripercorriamo le tappe principali di una delle più brillanti rock band italiane

La fantascienza è da sempre fonte d’ispirazione per la musica rock. In articoli precedenti abbiamo fornito diversi esempi di questo felice e prolifico legame.
Tuttavia se focalizziamo la nostra attenzione sulla produzione musicale italiana ci rendiamo facilmente conto che astronavi, alieni e futuri distopici solo in poche occasioni si sono rivelati muse ispiratrici per i compositori nostrani. Un calcolo tanto rapido quanto approssimativo ci porterebbe probabilmente a concludere che le canzoni di fantascienza scritte in Italia non eguagliano quelle composte dal solo David Bowie.
Se poi restringiamo il tema fantascientifico a quello dei viaggi nello spazio ci rendiamo conto che il numero di canzoni sul tema è davvero esiguo. A me ne viene in mente solo una: non sarà forse l’unica, è di certo la più famosa. È ambientata nell'anno 2222.

Sirio 2222: l'esordio fantascientifico del Balletto di Bronzo

Anno 1970, guarda caso nel pieno dell’epoca d’oro della conquista dello Spazio. Il quartetto napoletano Il Balletto di Bronzo (Lino Ajello alla chitarra, Marco Cecioni alla voce, Michele Cupaiuolo al basso, Giancarlo Stinga alla batteria) esordisce con un LP dal titolo Sirio 2222. La fantascienza è presente non solo nel titolo ma anche nel pezzo più famoso del disco, la mini-suite Missione Sirio 2222.
Nei quasi dieci minuti della canzone viene raccontata, tra arpeggi di chitarra acustica e atmosfere che spaziano tra la psichedelia e l'hard rock, la storia di una sfortunata spedizione verso Sirio.

Un'astronave sta morendo
Perduta nell'immensità, Uomini soli nello spazio Nessuno più li aiuterà. Stanno correndo verso il sole Che non raggiungeranno mai, Hanno le stelle dentro gli occhi Nel cielo freddo di lassù. C'è tanta luce in quel silenzio La luce dell'eternità.
Uomini soli nello spazio Ma il mondo non li scorderà.

L’intero LP costituisce una notevole innovazione nel panorama musicale italiano. Al beat in voga in quegli anni si sovrappongono sonorità psichedeliche e hard rock fino a quel momento appannaggio quasi esclusivo dei gruppi rock anglosassoni.
Nonostante sia un eccellente lavoro, Sirio 2222 non ottiene il successo sperato.

Ys: dal capolavoro allo scioglimento

Ci sono alcuni avvicendamenti nella formazione: entrano il talentuoso tastierista e vocalist Gianni Leone e il bassista Vito Manzari, escono Cecioni e Cupaiuolo. È proprio Leone a trainare il gruppo in una sterzata decisa verso il progressive, con le sue tastiere a svolgere il ruolo di elemento caratterizzante del nuovo sound del Balletto di Bronzo. La band dà alla luce, a maggio del 1972, un nuovo album intitolato Ys (dal nome di un’isola che, secondo la leggenda, si trovava al largo delle coste della Bretagna e fu inghiottita dal mare).
È un disco radicalmente diverso dal precedente. Un concept album costituito da cinque tracce e che, mescolando la parte musicale con la storia raccontata, potremmo definire progressive gotico.
Un uomo, l’unico superstite di una catastrofe, riceve la rivelazione della vera realtà:

La voce narrò all’ultimo che sul mondo restò la vera realtà
E poi comandò di andare tra i suoi a dire la verità
E il gioco iniziò.

Per il protagonista comincia così un viaggio agghiacciante (sottolineato mirabilmente dal tappeto sonoro intessuto dai membri della band) alla ricerca di qualcuno a cui possa comunicare la rivelazione; durante il viaggio perde l’udito, la vista, la voce, fino al tragico Epilogo:

Ma la sua bocca stanca ed immobile restò
Quel grido lo schiacciò
Fin dentro lo straziò
Ed il buio intorno a sé
Poi fu dentro di lui
E buio fu.

Il termine “capolavoro” non è sprecato per questo disco, considerato ancora oggi, non solo in Italia, uno dei punti culminanti del progressive.
È lecito aspettarsi un seguito, un nuovo lavoro che consolidi e legittimi le qualità di uno dei migliori gruppi rock mai visti in Italia. Invece più nulla. Nel 1973 il Balletto di Bronzo si scioglie, i membri abbandonano definitivamente la scena musicale, con la sola eccezione di Gianni Leone che prosegue per alcuni anni con una carriera solista.
Lo stesso Leone, a metà degli anni novanta, rifonda il gruppo come trio: resta comunque l'unico elemento della band originaria. Trys del 1999 è la testimonianza dal vivo del ritorno sul palco.

Cuma 2016 d.C.: l'inaspettata reunion

Con un grande balzo temporale arriviamo ai giorni nostri.
Lino Ajello e Marco Cecioni, due elementi della formazione originaria, si ritrovano, dopo quasi cinquant'anni dalla fondazione del Balletto di Bronzo, per dare vita a un nuovo lavoro in studio. Al disco partecipa come special guest Gianni Leone, ai tre si affiancano altri ottimi musicisti. L'album, dal titolo Cuma 2016 d.C. è uscito poche settimane fa ed è accreditato a "Il Balletto Di Bronzo di Lino Ajello & Marco Cecioni" poiché il nome ufficiale della band è ancora detenuto da Leone.
Dieci canzoni (compresa la nuova versione di Neve calda, primo 45 giri della band storica) che da un lato testimoniano che la reunion non è solo una sterile operazione dettata dalla nostalgia, dall'altro confermano i rimpianti per lo scioglimento prematuro del Balletto di Bronzo.

www.fantascienza.com/21235/missione-sirio-2222-il-lungo-viaggio-nello-spazio-e-nel-tempo-del-balletto-d...

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21/09/2016 10:03
 
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Karlheinz Stockhausen, Sirius. 1975 / Hymnen, 1966-1969/ Licht 1977-2007
Stockhausen non è propriamente considerato un autore "rock", piuttosto uno dei padri della musica elettronica, seriale, concreta e contemporanea. La sua influenza nella musica Rock, dai suoi inizi fino al culmine di Dark side of the moon dei Pink Floyd è innegabile, tanto che omaggi gli sono stati attribuiti dai piu grandi gruppi/autori rock: Stockhausen compare sulla copertina di Sgt Pepper, Frank Zappa lo ha piu volte citato come il responsabile di ciò che è diventato, Stevie Wonder e Miles Davis hanno piu volte usato il suo modo di campionare suoni reali per creare ritmiche, Paul Buckmaster ha partecipato a suoi seminari di composizione e così via, fino ai nostri Area e PFM che dovevano allo Stockhausen di "Momente" l ispirazione per i primi loro lavori.

SIRIUS, 1975

Sirius, pubblicato nel 1975, è un doppio album fantascientifico.
L'opera, il cui titolo completo è Sirius, Musica elettronica a otto piste più Soprano, Tromba, Basso, e Clarinetto Basso, si compone di 3 parti: Presentazione, La Ruota, l'Annunciazione.

Appena poggiata la puntina sul disco (o inserito il cd...) ci precipitiamo a controllare il nostro impianto perchè il suono irregolare di basso inframmezzato a crepitii ci impensierisce un po.. dopo pochi secondi, un suono acuto e pulsante si forma a destra, in alto, rallenta, scende di tono e si ferma al centro dello spettro stereofonico: sono 4 navicelle che trasportano altrettanti messaggeri da Sirio, stella dalla quale Stockhausen ha più volte affermato di provenire.
I quattro messaggeri sono L'uomo, che rappresenta il Nord, l inverno, l'Ariete e molto altro, la Donna, che rappresenta il Sud, l'estate, il Leone ecc, la Tromba, L'est, L'ariete, la Primavera, Il Clarinetto Basso, l'Autunno, la bilancia, l'ovest ecc.

I personaggi si presentano nel corso della prima parte, dove Stockhausen crea un film sonoro incredibile incorporando alla musica elettronica, brani di musica concreta (passi sulla neve, qualcosa che viene inchiodato, il rumore del fuoco ecc), con melodie eseguite a diversi gradi di velocità, melodie condensate e compresse e poi lasciate dilatare, oppure, come nel caso della Bilancia, composte di soli intervalli derivati dagli armonici superiori. Cioè: una consapevolezza estrema del fatto sonoro e la capacità di plasmarlo secondo volontà (fino a far bruciare i nastri, come accadde durante la lavorazione).

La storia è molto semplice: i quattro personaggi sono stati incaricati da una Autorità Aliena di insegnare il canto e la musica ai terrestri, ai quali forniscono anche istruzioni su come vivere in pace. Se vogliamo una trama banale che però permette a Stockhausen di liberare la sua creatività.

L'opera, se eseguita dal vivo, deve iniziare con la stagione corrispondente alla data dell'esecuzione.

Alla fine, i 4 prendono commiato sulla musica di Presentazione suonata al contrario (e qui ce ne sarebbe per il Gris.. [SM=x1408447])

L'opera è molto affascinante, le melodie dei segni zodiacali che Stockahusen scrisse originariamente per Scatole Musicali, vengono frammentate, compresse, arricchite da schegge sonore della tromba e del clarinetto, la musica elettronica riprende le melodie a diverse altezze e velocità, tuttavia consiglio ai "neofiti" un approccio soft, dato che in diversi punti il groviglio sonoro pur se spettacolare, è difficile da districare.

HYMNEN, musica concreta ed elettroacustica.

In piena corsa allo spazio, Vietnam e durante la lavorazione e pubblicazione di 2001 Odissea nello Spazio, Stockhausen si chiude all'Ircam di Parigi per realizzare una delle sue opere più visionarie e ambiziose, Hymnen.
Il titolo significa Inni e l'opera si compone di un collage di Inni Nazionali, musica elettronica, elettroacustica e concreta.

La visione di Stockhausen del mondo in quel periodo è pessimistica. L'uomo sembra sempre più votato al male, alle guerre, al denaro e al potere. Stockhausen allora immagina la terra vista da extraterrestri in orbita i quali hanno una visione di insieme dei disastri terrestri: il collage è spesso inframmezzato da eventi sonori che richiamano la guerra, il denaro (croupier all inizio dell'opera) la "falsa religione" (il salmodiare "rap" sulla parola Rosso-Rosso cardinale) ecc, fino a che questi decidono di intervenire creando Pluramon, un mondo nuovo fatto di pace, giustizia e fratellanza universale.

Strutturalmente Hymnen si divide i 4 regioni:
Ciascuna "regione" impiega alcuni inni come punto focale:

La regione I (dedicata a Pierre Boulez) ne ha due: L'Internazionale e La Marsigliese
La regione II (dedicata a Henri Pousseur) ne ha quattro: (1) l'inno nazionale tedesco, (2) un gruppo di inni nazionali di varie nazioni africane, (3) l'inizio dell'inno nazionale dell'Unione Sovietica, e (4) un "centro soggettivo", consistente nella registrazione di un frammento del lavoro in studio, "nel quale il presente, il passato e il piuccheperfetto diventano simultanei".[2]
La regione III (dedicata a John Cage) ne ha tre: (1) la continuazione dell'inno sovietico (l'unico costituito esclusivamente da suoni elettronici), (2) l'inno nazionale statunitense, e (3) quello spagnolo.
La regione IV (dedicata a Luciano Berio) ne ha solo uno, ma esso svolge una doppia funzione: l'inno svizzero, i cui accordi finali si trasformano nell'inno nazionale immaginario di un reame utopico chiamato "Hymunion in Harmondie under Pluramon".[3]

LICHT, 1977-2003

Nel corso di quasi trenta anni, Karlheinz Stockhausen si dedicò alla composizione di Licht: Die sieben tage der woche (Luce, i sette giorni della settimana), la sua opera piu ambiziosa, composta da sette opere diverse, una per ogni giorno della settimana, nella quale descrive i sei giorni creativi di Dio, la lotta tra Michele e Lucifero, e interazioni con extraterrestri.

L opera è talmente vasta che riassumerla qui è arduo, per cui vi rimando ai vari link presenti in rete. Memorabilie la rappresentazione a Milano di Dienstag aus Licht con Carlo Mazzarella nel ruolo di un direttore artistico che deve mediare uno sciopero di musicisti.

Una aspetto è degno di nota: Stockhausen ha utilizzato molti passi della Bibbia per quest'opera, usando la Traduzione del Nuovo Mondo, con tanto di citazione per il diritto d'autore.

en.wikipedia.org/wiki/Licht
21/09/2016 13:34
 
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Re: Karlheinz Stockhausen, Sirius. 1975 / Hymnen, 1966-1969/ Licht 1977-2007
StanleyClarke, 21/09/2016 10.03:



Stockhausen non è propriamente considerato un autore "rock", piuttosto uno dei padri della musica elettronica, seriale, concreta e contemporanea. La sua influenza nella musica Rock, dai suoi inizi fino al culmine di Dark side of the moon dei Pink Floyd è innegabile, tanto che omaggi gli sono stati attribuiti dai piu grandi gruppi/autori rock: Stockhausen compare sulla copertina di Sgt Pepper, Frank Zappa lo ha piu volte citato come il responsabile di ciò che è diventato, Stevie Wonder e Miles Davis hanno piu volte usato il suo modo di campionare suoni reali per creare ritmiche, Paul Buckmaster ha partecipato a suoi seminari di composizione e così via, fino ai nostri Area e PFM che dovevano allo Stockhausen di "Momente" l ispirazione per i primi loro lavori.

en.wikipedia.org/wiki/Licht




Grazie anche a te per il contributo.

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23/02/2019 12:24
 
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Osservatore dei cieli: la fantascienza e il progressive rock

La fantascienza è una delle fonti d'ispirazione per le colte e complesse composizioni del progressive rock.

28 Gennaio 2019

Immaginate che quest'articolo che vi accingete a leggere sia un disco in vinile, oggetto che i più fortunati hanno tuttora la possibilità di maneggiare e di ascoltare e che i meno fortunati, assuefatti alla "musica liquida" o al massimo al compact disc, guardano con distaccata curiosità. Un disco in vinile, dicevamo, con le due facciate occupate da un solo brano ciascuna. Due esecuzioni lunghissime, quindi, con un tema comune che caratterizza l'intera composizione.

Con queste premesse, ci sono buone probabilità che il disco che avete (virtualmente) tra le mani sia un'opera del progressive rock. Ed è di prog rock che parliamo in quest'articolo, soffermandoci sui legami tra questa forma musicale e la fantascienza. Lo facciamo suddividendo, per comodità, l'esposizione in due parti (o in due facciate, come preferite). Come se fosse un disco di progressive rock.

Fantascienza e prog rock pt.I – Le origini e gli anni Settanta


Il progressive rock nasce alla fine degli anni Sessanta come forma musicale caratterizzata da un'elevata complessità esecutiva e da brani che spesso superano (e di molto) la durata delle canzoni rock "canoniche". La complessità si riflette spesso anche nei testi, caratterizzati dalle ispirazioni più disparate: la mitologia, l'epica, i testi sacri e, non di rado, la fantascienza.

Il disco comunemente considerato punto di partenza, oltre che pietra miliare, del rock progressivo esce alla fine del 1969. Si intitola In the Court of the Crimson King ed è il long-playing d'esordio dei King Crimson. La voce gridata e distorta (in tema con l'inquietante copertina disegnata dall'artista Barry Godber) del cantante Greg Lake racconta la distopia del 21st Century Schizoid Man, brano d'apertura del disco e manifesto dei King Crimson.

Gli Yes, altra band di riferimento per gli amanti del prog rock, hanno talvolta tenuto presente la fantascienza nei testi delle loro canzoni: ad esempio Astral Traveller (dal secondo album, Time and a Word, 1970) e la lunga e splendida Starship Trooper, ispirata all'omonimo romanzo di Heinlein solo nel titolo (da The Yes Album, 1971). Il forte legame con la fantascienza è dato soprattutto dalle copertine immaginifiche disegnate dall'artista Roger Dean.

Alla produzione degli Yes si accompagna il progetto solista del tastierista Rick Wakeman. Nel 1974 Wakeman pubblica il suo secondo disco intitolato Journey to the Centre of the Earth, trasposizione in parole e musica dell'avventuroso viaggio del professore tedesco Otto Lindenbrock, di suo nipote Axel e della guida islandese Hans Bjelke raccontato nell'omonimo romanzo di Jules Verne (1864).

I Genesis dell'era Peter Gabriel si sono cimentati con i temi cari alla fantascienza in poche occasioni. E lo hanno fatto alla grande.

Album Foxtrot, anno 1972. Il brano d'apertura è Watcher of the Skies, composto da Banks e Rutherford sulla terrazza dell'Hotel Domitiana a Napoli, durante una delle rare pause della fortunata tournée nel nostro paese. Una Napoli, normalmente frenetica e vitale, appare ai loro occhi deserta e quasi spettrale. Immaginano un alieno che guardi dall'alto quei luoghi e ammiri le vestigia di un pianeta un tempo abitato e ora privo di vita: un tema che riprende il celebre romanzo di fantascienza Le guide del tramonto (Childhood's End, 1953) di Arthur C. Clarke.

Nello stesso disco (il cui lato B è quasi interamente occupato da Supper's Ready, una meravigliosa suite di circa ventitré minuti di ispirazione mitologica e biblica) troviamo Get'Em out by Friday, un vero e proprio racconto in musica, forse il connubio più riuscito tra rock e fantascienza sociologica. La Styx Enterprises acquista degli edifici e, attraverso i propri intermediari, sfratta gli inquilini. Nel 2012 il Controllo Genetico dichiara di aver ridotto l'altezza degli esseri umani a quattro piedi (poco più di un metro e venti): questo consente di raddoppiare il numero degli abitanti all'interno di un edificio.

www.fantascienza.com/24332/osservatore-dei-cieli-la-fantascienza-e-il-progress...

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anto_netti
23/02/2019 12:43
 
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Rocket and roll: quando la musica rock incontra la fantascienza

Breve (ma non troppo) guida alla scoperta del connubio tra rock e fantascienza.

28 Gennaio 2019

Ground Control to Major Tom,

Commencing countdown, engines on…

Il conto alla rovescia scandisce i secondi che precedono il decollo della navicella spaziale guidata dal Maggiore Tom: destinazione Luna. Sono i versi che aprono Space Oddity, brano iniziale del secondo LP di un ventiduenne artista londinese in cerca di fama e successo. Si chiama David Bowie (o meglio, si fa chiamare così perché il suo vero nome è David Robert Jones) e, grazie a questo brano pubblicato nel luglio del 1969, inizia una carriera straordinaria terminata con la sua morte nel 2016.

Space Oddity è una canzone fondamentale non solo nella storia del rock ma, in particolare, per quel filone musicale caratterizzato da brani che trattano temi attinenti la fantascienza: viaggi spaziali, viaggi nel tempo, distopie, ucronie.

Per esplorare e analizzare in dettaglio i momenti d'incontro tra rock e fantascienza ci vorrebbe un intero libro: l'ultimo, in ordine di tempo, è stato scritto da Mario Gazzola ed Ernesto Assante e si intitola Fantarock; ne parliamo con gli autori in un'intervista di questo speciale di Delos.

Quindi qui non faremo nessuna presunzione di completezza e di esaustività: ci limiteremo a saltellare qua e là nello spazio e nel tempo alla ricerca delle tappe salienti del viaggio di chitarre elettriche e sintetizzatori nel futuro o a bordo di astronavi.

Vi rimandiamo inoltre a un altro articolo di approfondimento contenuto in questo stesso "speciale" per analizzare gli aspetti legati al progressive rock; in articoli dei numeri successivi parleremo delle numerose esperienze al di fuori del mondo anglosassone e della stretta collaborazione tra uno degli scrittori di fs più noti (Michael Moorcock) e alcuni dei gruppi rock più rilevanti (gli Hawkwind e i Blue Öyster Cult).

www.fantascienza.com/24333/rocket-and-roll-quando-la-musica-rock-incontra-la-fant...

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anto_netti
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Cinquant'anni fa nasceva lo space rock

Breve viaggio nel tempo e nello spazio alla scoperta delle radici del connubio tra musica rock e fantascienza

16 Gennaio 2017

Il 1967 è un anno cruciale nella storia del rock. A caratterizzarlo è il rock psichedelico, così definito perché molti degli artisti compongono musica sotto l'effetto di sostanze allucinogene (dette anche psichedeliche), quali l'LSD, con l'obiettivo di stimolare la creatività. Il risultato è costituito da una musica alienata e alienante, con lunghe sezioni strumentali e rumoristiche, e da testi stravaganti. Uno dei "manifesti" dell'epoca è la beatlesiana Lucy in the Sky with Diamonds (le iniziali della canzone sono, guarda caso, LSD), gemma del capolavoro Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band.

I "viaggi" indotti dalle sostanze psicotrope hanno le ispirazioni e le destinazioni più disparate. Capita così che in alcuni casi musica e testi parlino di viaggi tra le stelle. I tempi non sono ancora maturi per dei veri e propri racconti di missioni spaziali in musica (Space Oddity di David Bowie uscirà nel 1969, ancora successive saranno Pioneers Over c dei Van der Graaf Generator e Starship Trooper degli Yes): le prime canzoni dello space rock possono essere definite tali più per l'ambientazione data del tessuto sonoro che per i testi.

I Pink Floyd di Syd Barrett

Tra i pionieri dello space rock c’è un gruppo londinese che esordisce proprio nel 1967 e che sarà destinato a scrivere capitoli fondamentali nella storia del rock: i Pink Floyd. Guidati da Syd Barrett, cantante, chitarrista e paroliere, pubblicano The Piper at the Gates of Dawn, considerato una delle vette del rock psichedelico.

Astronomy Domine, il brano che apre il disco, è incentrato sull'immensità dell'universo e sulla magnificenza delle stelle, temi cari a Barrett sin dalla giovane età. Nel brano sono presenti infatti i nomi di pianeti (Giove, Saturno, Nettuno) e satelliti (Titano, Oberon).

"Jupiter and Saturn, Oberon, Miranda and Titania,

Neptune, Titan, Stars can frighten".

Il protagonista del viaggio nel freddo vuoto interstellare è Dan Dare, personaggio principale dell'omonimo fumetto britannico.

"Blinding signs

flap, flicker, flicker, flicker

Blam pow, pow

Stairway scare, Dan Dare who's there?"

Ancora space rock nel primo album dei Pink Floyd. Interstellar Overdrive è un brano strumentale lunghissimo (più di nove minuti): l’ambientazione fantascientifica è data, oltre che dal titolo, da un tema musicale fatto di chitarre distorte, dissonanze, improvvisazioni.

Il primo Jimi Hendrix

Negli stessi giorni in cui i Pink Floyd pubblicano il loro primo disco, esordisce sulla scena musicale un altro artista tra i più importanti della storia del rock: Jimi Hendrix. Nativo di Seattle, si trasferisce a Londra per formare i Jimi Hendrix Experience, la band con cui incide i primi 45 giri e l’album d’esordio Are You Experienced? Il disco raggiunge il secondo posto nelle classifiche britanniche e si prepara a sfondare anche oltreoceano.

Tra i brani figura Third Stone from the Sun, in cui viene immaginato un viaggio alieno alla scoperta del pianeta Terra. Il testo non è cantato ma solo recitato su una base dominata dalla chitarra distorta di Hendrix e dal drumming furibondo di Mitch Mitchell.

Gli alieni a bordo della Star Fleet osservano le bellezze della Terra ma evidentemente non restano particolarmente attratti dal genere umano, visto che i versi finali lasciano intendere la distruzione del pianeta.

"Although your world wonders me,

With your majestic and superior cackling hen

Your people I do not understand,

So to you I shall put an end

And you'll never hear surf music again".

La surf music era in voga all’inizio degli anni Sessanta, Hendrix probabilmente ironizza su un genere musicale a lui non troppo congeniale.

Fan dichiarato di Star Trek (si è anche fatto fotografare accanto a Leonard Nimoy), Jimi Hendrix si ispira alla fantascienza anche nel secondo album Axis: Bold As Love, pubblicato alla fine del 1967. Il disco si apre con EXP, un dialogo tra un presentatore radiofonico e uno studioso chiamato a esprimere il proprio parere su “le assurdità riguardo astronavi e gente dello spazio”. Lo studioso si rivela un alieno con sembianze umane.

Segue Up from the Skies, racconto in musica in cui sono narrate le vicende di un alieno preoccupato per le condizioni in cui ha trovato la Terra rispetto all’ultima volta in cui aveva visitato il pianeta; a causarne la rovina sono stati gli esseri umani.

"I have lived here before

The days of ice

And of course this is why

I'm so concerned

And I come back to find

The stars misplaced

And the smell of a world

That is burned".

I Rolling Stones psichedelici

Their Satanic Majesties Request, l’album pubblicato alla fine del 1967, è considerato la risposta dei Rolling Stones a Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band dei Beatles. Il lavoro psichedelico degli Stones è certamente meno riuscito e fortunato, tuttavia alcune delle canzoni sono state rivalutate negli anni. Una di queste è una felice incursione nella fantascienza: 2000 Light Years from Home.

La canzone, per la quale è stato girato anche un videoclip, descrive un viaggio nelle profondità dello spazio.

"Sun turnin' 'round with graceful motion

We're setting off with soft explosion

Bound for a star with fiery oceans

It's so very lonely, you're a hundred light years from home".

Il viaggio prosegue, il protagonista si allontana progressivamente dal pianeta natio fino a raggiungere i duemila anni luce da casa.

"Bell flight fourteen you now can land

Seen you on Aldebaran, safe on the green desert sand

It's so very lonely, you're two thousand light years from home".

Visto il periodo negativo vissuto da Jagger e Richards (arrestati e processati per possesso di droga, si suppone che la canzone sia stata composta in carcere), il testo può essere letto anche in chiave metaforica: la solitudine e la lontananza assumono così una connotazione interiore.

Visioni pericolose (e rivoluzionarie)

In ultimo uno sguardo alla letteratura di fantascienza.

Una delle pubblicazioni più importanti del 1967 è l'antologia Dangerous Visions, curata da Harlan Ellison, destinata a diventare uno degli emblemi della New Wave. I trentatré racconti (scritti da trentadue autori e tutti allora inediti) trattano temi inusuali per la fantascienza, come la sessualità, l'antimilitarismo e l'ateismo. Non a caso Isaac Asimov intitola la prefazione The Second Revolution, intendendo come prima quella che, dagli anni Trenta in poi, ha portato la fantascienza all'attenzione del grande pubblico.

L'importanza dell'antologia è confermata dal fatto che molti dei racconti sono candidati a vincere (e in alcuni casi vincono) i principali premi letterari, come lo Hugo e il Nebula.

Possiamo concludere affermando che la musica rock si avvicina alla fantascienza proprio nel momento in cui la letteratura di fantascienza cerca di allontanarsi dai canoni classici.

www.fantascienza.com/22088/cinquant-anni-fa-nasceva-lo-sp...

Ciao
anto_netti
[Modificato da anto_netti 23/02/2019 13:17]
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