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Polymetis...e la successione apostolica

Ultimo Aggiornamento: 10/11/2007 14:54
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10/11/2007 12:56
 
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Alla domanda: ma la Chiesa prima del NT è la stessa del dopo NT? Naturalmente sì. Il criterio in base a cui la Chiesa cattolica riconosce se stessa, cioè la successione apostolica si vescovo in vescovo tramite imposizione delle mani, continua da allora ed è un criterio attestato sin dal II secolo con Ireneo. Non c’è alcuna discontinuità in tal senso.



Il post succitato è una risposta data da Polymetis, il quale sostiene che la Chiesa esiste già da prima del NT, e presenta la dottrina cattolica della 'successione apostolica', quale prova attestante la sua dichiarazione.
Direi che qui possiamo discuterne insieme.
Ciò che voglio evidenziare è questo: non ci sono testimonianze storiche dell’intera catena di successione dell’autorità ecclesiastica. Questa dichiarazione è sostenuta anche dal teologo gesuita John McKenzie, nel suo: The Roman Catholic Church, New York, 1969, p. 4.
Inoltre, l’Enciclopedia Cattolica ammette che: “Per quanta acribia si metta nello sceverare le fonti, la lista dei papi rimane incerta in più di un caso sino all’elezione di Martino V (1417)”. — Città del Vaticano, 1948-1954, Vol. IX, col. 764.

Non capisco dnq, su quali basi Polymetis continui a sostenere qualcosa che non esiste!

biblista
[Modificato da biblista 10/11/2007 12:57]
10/11/2007 13:32
 
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Una riflessione: se la presunta dottrina della successione apostolica garantisse che la CC insegni ancora oggi la pura dottrina di Cristo, e questa è da accettare ancor più di ciò che dice la Bibbia, come mai durante i primi secoli la primitiva chiesa cristiana non conosceva la teologia mariana, il primato romano, il celibato sacerdotale, e il papato stesso non esisteva ancora?
Nella Chiesa primitiva, non esistevano tutti quei dogmi che si sono sviluppati nei secoli.
La "Traditio" di Polymetis, non dovrebbe - ALMENO QUELLA - corrispondere esattamente alla primitiva tradizione cristiana?

Invece no! La CC non ha a suo sostegno, nè la successione apostolica (perchè come ho detto sopra questa non ha prove scientifiche); non ha neanche il sostegno della "Traditio"...perchè mettendo a confronto la tradizione dei primi Cristiani con quella degli odierni Cattolici, non c'è nulla che li accomuni; e per finire, neanche la Bibbia sostiene ciò che la "Chiesa" insegna come 'parola di dio'!

biblista

[Modificato da biblista 10/11/2007 13:33]
10/11/2007 14:41
 
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"Agricolae, caementarii, fabri, metallorum lignorum que caesores, lanarii quoque et fullones et ceteri, qui variam supellectilem et vilia opuscula fabricantur, absque doctore non possunt esse, quod cupiunt. Sola scripturarum ars est, quam sibi omnes passim vindicent: scribimus indocti docti que poemata passim. Hanc garrula anus, hanc delirus senex, hanc soloecista verbosus, hanc universi praesumunt, lacerant, docent, antequam discant […] et, ne parum hoc sit, quadam facilitate verborum, immo audacia disserunt aliis, quod ipsi non intellegunt. Taceo de meis similibus, qui si forte ad scripturas sanctas post saeculares litteras venerint […] sed ad sensum suum incongrua aptant testimonia, quasi grande sit et non vitiosissimum dicendi genus depravare sententias et ad voluntatem suam scripturam trahere repugnantem […] Puerilia sunt haec et circulatorum ludo similia, docere, quod ignores, immo, et cum clitomacho loquar, nec hoc quidem scire, quod nescias." (Epistula LIII ad Paulinum presbyterum, 7)

Darling, finché continuerai a fidarti delle citazioni che trovi sulle riviste dalla WTS non andremo da nessuna parte. Finché non riuscirò a farvi entrare in testa che abbiamo a che fare con gente disperata che non sa quello che scrive e che può prendere in giro solo chi vive nella povertà concettuale antichistica più assoluta non mi darò pace. Veniamo alle citazioni, che sono dei tarocchi ovviamente. Questo è quello che intendo quando dico che i non antichisti non capiscono nulla di quello che scrivono e devono decidere a quali citazioni credere andando a simpatia, se poi le citazioni sono taroccate come in questo caso facciamo tombola.

La citazione dell’Enciclopedia cattolica: “"Per quanta acribia [accuratezza] si metta nello sceverare le fonti, la lista dei p. [papi] rimane incerta in più di un caso sino all'elezione di Martino V (1417)". - Città del Vaticano, 1948-1954, Vol. IX, col. 764».”

Non si sta affatto parlando di lacune nelle fonti che non ci permetto di ricostruire se dei papi siano esistiti, ma della presenza dei famosi “antipapi”, cioè i casi nella storia in cui ci furono partiti scissionisti che fecero un’elezione di un papa a parte perché non gli andava bene quello canonicamente eletto. E’ tuttavia ovvio che quando parlo di successione apostolica romana lascio fuori gli antipapi, cosa c’era con la succesione apostolica romana che un branco di scissionisti abbia eletto un papa a Pisa? Ecco la citazione dell’Enciclopedia Cattolica (inizia alla fine della prima pagina):


[IMG]http://i59.tinypic.com/2568bcg.jpg[/IMG][IMG]http://i59.tinypic.com/dy9aux.jpg[/IMG]

(Le pagine scansionate sono sul server del sito xxxx, ma non credo di violare il regolamento postando questi link, perché essi non rimandano ad alcun contenuto scritto da apostati, bensì sono solo alla scansione di due pagine dell'enciclopedia citata da biblista, o meglio, da Ragioniamo)

E poi usate un po’ di testa. Voi non rispondente neanche a quello che scrivo perché sembrate non cogliere di che cosa parlo. Io sto parlando di successione apostolica, la quale riguarda tutti i vescovi dell’ecumene cristiano, e voi mi rispondente mettendo in dubbio la successione del vescovo di Roma. Ma cosa c’entra? Il cattolicesimo esiste anche a prescindere da Roma, pensiamo alla pentarchia. Con successione apostolica si intende

Ma vogliamo parlare dell’attestazione nelle fonti della successione apostolica romana nell’epoca pre-Nuovo Testamento, visto che è questa che ci interessa? Volentieri.
Iniziamo con Ireneo di Smirne (130-202 d.C.), vescovo di Lione, discepolo di San Policarpo il quale fu discepolo di Giovanni, che nel 180 d.C. scrive:
"Dunque la tradizione degli apostoli manifestata in tutto quanto il mondo, possono vederla in ogni Chiesa tutti coloro che vogliono riscontrare la verità, così possiamo enumerare i vescovi stabiliti dagli apostoli nelle Chiese e i loro successori fino a noi. (…)Ma poiché sarebbe troppo lungo in quest'opera enumerare le successioni di tutte le Chiese, prenderemo la Chiesa grandissima e antichissima e a tutti nota, la Chiesa fondata e stabilita a Roma dai due gloriosi apostoli Pietro e Paolo. Mostrando la tradizione ricevuta dagli apostoli e la fede annunciata agli uomini che giunge fino a noi attraverso le successioni dei vescovi… Infatti con questa Chiesa, in ragione della sua origine più eccellente, deve necessariamente essere d'accordo ogni Chiesa, cioè i fedeli che vengono da ogni parte — essa nella quale per tutti gli uomini è sempre stata conservata la tradizione che viene dagli apostoli. Dunque, dopo aver fondato ed edificato la Chiesa, i beati apostoli affidarono a Lino il servizio dell'episcopato; di quel Lino Paolo fa menzione nelle lettere a Timoteo (cf. 2Tm 4, 21). A lui succede Anacleto. Dopo di lui, al terzo posto a partire dagli apostoli, riceve in sorte l'episcopato Clemente, il quale aveva visto gli apostoli stessi e si era incontrato con loro ed aveva ancora nelle orecchie la predicazione e davanti agli occhi la loro tradizione. E non era il solo, perché allora restavano ancora molti che erano stati ammaestrati dagli apostoli. Dunque, sotto questo Clemente, essendo sorto un contrasto non piccolo tra i fratelli di Corinto, la Chiesa di Roma inviò ai Corinzi un'importantissima lettera per riconciliarli nella pace, rinnovare la loro fede e annunciare la tradizione che aveva appena ricevuto dagli apostoli… A questo Clemente succede Evaristo e, ad Evaristo, Alessandro; poi, come sesto a partire dagli apostoli, fu stabilito Sisto; dopo di lui Telesforo, che dette la sua testimonianza gloriosamente; poi Igino, quindi Pio e dopo di lui Aniceto. Dopo che ad Aniceto fu succeduto Sotere, ora, al dodicesimo posto a partire dagli apostoli, tiene la funzione dell'episcopato Eleutero. Con quest'ordine e queste successioni è giunta fino a noi la tradizione che nella Chiesa a partire dagli apostoli è la predicazione della verità. E questa è la prova più completa che una e medesima è la fede vivificante degli apostoli, che è stata conservata e trasmessa nella verità", (Ireneo di Lione, Adversus haereses 3, 3, 1-3)
La più antica lista dell’episcopato romano a noi giunta viene però dal giudeo-cristino Egesippo(110-180 d.C.), che stilò tale elenco durante il pontificato di Aniceto: “E la Chiesa di Corinto rimase nella vera Parola finché Primus fu vescovo dei Corinti, questi li conobbi durante il mio viaggio verso Roma, e rimasi con i Corinti per molti giorni, durante i quali fummo rinfrescati con la vera Parola. Quando arrivai a Roma, ho scritto la successione dei vescovi fino ad Aniceto, e a Sotero Eleutero. E in ogni successione e in ogni città tutto funziona secondo le ordinanze della Legge, e i Profeti, e il Signore” (In Eus, H.E. IV,22,3)
La successione apostolica non poteva essere vantata dagli eretici, ad esempio gli gnostici, geli ebioniti, e le altre sette, che non derivavano dalla grande Chiesa fondata dagli apostoli.
Tertulliano (150-220 d.C.) infatti scrive per metterli a tacere su chi abbia la vera dottrina: “…Mostrino esse(le chiese eretiche) la successione dei loro vescovi in modo da poter risalire o ad un apostolo o ad un loro discepolo, così come fanno le CHIESE APOSTOLICHE, ad esempio… la Chiesa di Roma che presenta Clemente CONSACRATO DA PIETRO” (32,2)
Come diceva Ireneo infatti sia Clemente che Lino conobbero Pietro. Ancora Tertulliano: “Visita le Chiese apostoliche nelle quali ancora PRESIEDONO GLI APOSTOLI DALLE LORO CATTEDRE, lì, al loro posto, dove gli Apostoli insegnarono; è là che si vanno rileggendo le lettere autentiche degli Apostoli; è là dove tu puoi ascoltare quasi la loro viva voce; è là dove tu puoi quasi rivedere davanti a te l'aspetto di ciascuno di loro. Sei vicino all'Acaia: ecco che hai prossimo Corinto; se non ti troverai lontano dalla Macedonia, avrai Filippi; se puoi giungere fino in Asia, eccoti Efeso; se poi stai in Italia, hai Roma, donde anche a noi, che viviamo in Africa, giunge la parola della sua autorità. Quanto fortunata è la Chiesa di Roma in cui Pietro e Paolo profusero la loro dottrina, ove Pietro morì come il Signore, Paolo fu decollato come Giovanni Battista…” (36,3) Qui, discorrendo sugli apostoli che ancora presiedono dalle loro cattedre grazie ai vescovi loro successori, si nominano Pietro e Paolo in relazione a Roma, per la banale ragione che Pietro era il vescovo. Cipriano di Cartagine (ca. 210 – 258),pur odiando particolarmente il papa come è utile ricordare, chiamava la sede episcopale romana “Cattedra, dignità, posto o carica di Pietro” (ad esempio Ep. LV,8)
Eusebio di Cesarea (265-340) scrive: “Dopo il martirio di Pietro e Paolo, Lino fu il primo ad ottenere l’ episcopato della Chiesa di Roma”(Storia Ecclesiastica III,2). E ancora: “A Roma, dopo che Evaristo concluse l’ottavo anno di episcopato, QUINTO nella successione di Pietro e Paolo….” (IV,1)
Clemente Romano che fu collaboratore di San Paolo(Ef 4,3), già nel 96 ci raccontava la storia della Chiesa in modo assai diverso da come se la sognano i luterani, conferma cioè, lui che la storia della Chiesa evidentemente la conosceva meglio di chiunque altro, che i vescovi sono una creazione degli apostoli:
“Gli apostoli predicarono il Vangelo da parte del Signore Gesù Cristo che fu mandato da Dio. Cristo fu inviato da Dio e gli apostoli da Cristo. Ambedue le cose ordinatamente secondo la volontà di Dio. Ricevuto il mandato e pieni di certezza nella risurrezione del Signore nostro Gesù Cristo e fiduciosi nella parola di Dio con l'assicurazione dello Spirito Santo, andarono ad annunziare che il regno di Dio stava per venire. Predicavano per le campagne e le città e costituivano le primizie del loro lavoro apostolico nei vescovi e nei diaconi dei futuri fedeli. E questo non era nuovo; da molto tempo si era scritto intorno ai vescovi e ai diaconi. Così, infatti, dice la Scrittura: "Stabilirono i loro vescovi nella giustizia e i loro diaconi nella fede" (Ai Corinzi, 42,2-4)
Come si vede dunque sin dall’inizio del II secolo la Chiesa per distinguersi dagli eretici diceva di sé che è la successione apostolica il garante dell’ortodossia, ed è in questa Chiesa che nacque la formulazione del dogma trinitario, e, nel quarto secolo, il canone del NT. Parlare, come spesso sento, di una “Chiesa cattolica nata dopo Nicea” non vuol dire un emerito nulla, perché esso è solo un Concilio che in nulla ha mutato l’organizzazione delle struttura ecclesiastica. LA Chiesa di Roma sapeva qual era la sua successione apostolica da due secoli prima di avere il NT.
Tale successione apostolica è valida nella Chiesa ortodossa e in quella cattolica, infatti siamo la medesima Chiesa. L’episcopato monarchico e la successione apostolica di vescovo in vescovo come criteri per l’ortodossia sono attestati sin dal I secolo. Che la Chiesa cattolica li possieda o no è addirittura irrilevante, a me basta far notare come questo sia il criterio del cristianesimo delle origini per distinguere la vera Chiesa dagli eretici, e dunque voi, non avendo successione apostolica, siete degli eretici. S. Ignazio vescovo di Antiochia che morì martire nel 107 scrive a diverse chiese, tra le più celebri allora esistenti come Smirne ed Efeso, lettere in cui troviamo chiara attestazione dell'episcopato monarchico:
Ignazio agli Efesini.

“Bisogna glorificare in ogni modo Gesù Cristo che ha glorificato voi, perché riuniti in una stessa obbedienza e sottomessi al vescovo e ai presbiteri siate santificati in ogni cosa”. (Ef II,1)

“Conviene procedere d'accordo con la mente del vescovo, come già fate. Il vostro presbiterato ben reputato degno di Dio è molto unito al vescovo come le corde alla cetra. Per questo dalla vostra unità e dal vostro amore concorde si canti a Gesù Cristo”. (IV,1)

“Nessuno s'inganni: chi non è presso l'altare, è privato del pane di Dio. Se la preghiera di uno o di due ha tanta forza, quanto più quella del vescovo e di tutta la Chiesa!”(V,1)

“Quanto più uno vede che il vescovo tace, tanto più lo rispetta. Chiunque il padrone di casa abbia mandato per l'amministrazione della casa bisogna che lo riceviamo come colui che l'ha mandato.”
(VI,1)

“vi riunite in una sola fede e in Gesù Cristo del seme di David figlio dell'uomo e di Dio per ubbidire al vescovo e ai presbiteri in una concordia stabile spezzando l'unico pane che è rimedio di immortalità, antidoto per non morire, ma per vivere sempre in Gesù Cristo.” (XX,1)

Alla Chiesa della Magnesia:

“Ho avuto l’onore di vedervi in Dama, vostro vescovo degno di Dio, nei degni presbiteri Basso ed Apollonio e nel diacono Zootione, mio conservo, della cui presenza mi auguro sempre di gioire. Egli è sottomesso la vescovo come alla grazia di Dio e al presbitero come alla legge di Gesù Cristo. Conviene che voi non abusiate dell’età del vescovo, ma per la potenza di Dio Padre gli tributiate ogni riverenza. In realtà ho saputo che i vostri santi presbiteri non hanno abusato della giovinezza evidente di lui, ma saggi in Dio sono sottomessi a lui, non a lui, ma al Padre di Gesù Cristo che è il vescovo di tutti. Per il rispetto di chi ci ha voluto bisogna obbedire senza ipocrisia alcuna, poiché non si inganna il vescovo visibile, bensì si mentisce a quello invisibile. Non si parla della carne, ma di Dio che conosce le cose invisibili. Bisogna non solo chiamarsi cristiani, ma esserlo; alcuni parlano sempre del vescovo ma poi agiscono senza di lui. Questi non sembrano essere onesti perché si riuniscono non validamente contro il precetto.” (II- IV,1)

“Nulla sia tra voi che vi possa dividere, ma unitevi al vescovo e ai capi nel segno e nella dimostrazione della incorruttibilità” (VI)

“Come il Signore nulla fece senza il Padre col quale è uno, né da solo né con gli apostoli, così voi nulla fate senza il vescovo e i presbiteri.” (VII,1)

“Siate sottomessi al vescovo e gli uni agli altri, come Gesù Cristo al Padre, nella carne, e gli apostoli a Cristo e al Padre e allo Spirito, affinché l’unione sia carnale e spirituale.” (XIII,2)

“ e siete sottomessi al vescovo come a Gesù Cristo dimostrate che non vivete secondo l'uomo ma secondo Gesù Cristo, morto per noi perché credendo alla sua morte sfuggiate alla morte. È necessario, come già fate, non operare nulla senza il vescovo, ma sottomettervi anche ai presbiteri come agli apostoli di Gesù Cristo speranza nostra, e in lui vivendo ci ritroveremo. Bisogna che quelli che sono i diaconi dei misteri di Gesù Cristo siano in ogni maniera accetti a tutti. Non sono diaconi di cibi e di bevande, ma servitori della Chiesa di Dio. Occorre che essi si guardino dalle accuse come dal fuoco. Similmente tutti rispettino i diaconi come Gesù Cristo, come anche il vescovo che è l'immagine del Padre, i presbiteri come il sinedrio di Dio e come il collegio degli apostoli. Senza di loro non c'è Chiesa. Sono sicuro che intorno a queste cose la pensate allo stesso modo. Infatti ho accolto e ho presso di me, un esemplare della vostra carità nel vostro vescovo, il cui contegno è una grande lezione, come la sua dolcezza una forza. Credo che anche gli atei lo rispettino. Poiché vi amo mi trattengo, potendo scrivere con più severità sulla cosa. Non arriverei col pensiero a tanto da comandarvi come un apostolo essendo, invece, un condannato.” (II- III,3)
“Chi è all'interno del santuario è puro; chi ne è lontano non è puro. Ciò significa che chiunque operi separatamente dal vescovo, dal presbitero e dai diaconi, non è puro nella coscienza.” VII,2 “Siate forti in Gesù Cristo, sottomessi al vescovo, come al comandamento e ai presbiteri. Amatevi l'un l'altro nel cuore unito” (XIII,2)

Ai Tralliani

"Se siete sottomessi al vescovo come a Gesù Cristo dimostrate che non vivete secondo l'uomo ma secondo Gesù Cristo, morto per noi perché credendo alla sua morte sfuggiate alla morte. È necessario, come già fate, non operare nulla senza il vescovo, ma sottomettervi anche ai presbiteri come agli apostoli di Gesù Cristo speranza nostra, e in lui vivendo ci ritroveremo. Bisogna che quelli che sono i diaconi dei misteri di Gesù Cristo siano in ogni maniera accetti a tutti. Non sono diaconi di cibi e di bevande, ma servitori della Chiesa di Dio. Occorre che essi si guardino dalle accuse come dal fuoco." (II, 1-3)

"Similmente tutti rispettino i diaconi come Gesù Cristo, come anche il vescovo che è l'immagine del Padre, i presbiteri come il sinedrio di Dio e come il collegio degli apostoli. Senza di loro non c'è Chiesa" (III,1)

"Ciò sarà possibile non gonfiandovi e non separandovi da Dio Gesù Cristo, dal vescovo e dai precetti degli apostoli. Chi è all'interno del santuario è puro; chi ne è lontano non è puro. Ciò significa che chiunque operi separatamente dal vescovo, dal presbitero e dai diaconi, non è puro nella coscienza." (VII,1)

Alla Chiesa di Filadelfia

"I fedeli sono in uno col vescovo e con i suoi presbiteri e con i diaconi scelti nella mente di Gesù Cristo che, secondo la sua volontà, ha confermati col suo Santo Spirito.”

“State lontani dalle erbe cattive che Gesù Cristo non coltiva, perché non sono piantagione del Padre. Non ho trovato divisione in mezzo a voi, ma selezione. Quanti sono di Dio e di Gesù Cristo, tanti sono con il vescovo. "

"Quando ero in mezzo a voi gridai e a voce alta, con la voce di Dio: state uniti al vescovo, ai presbiteri e ai diaconi. Quanto a quelli che hanno sospettato che io gridai prevedendo lo scisma di alcuni mi sia testimone colui per il quale sono incatenato che non ne ebbi notizia da carne di uomo. Fu lo spirito che me lo annunziò dicendo: non fate nulla senza il vescovo, custodite la vostra carne come tempio di Dio, amate l'unità, fuggite le faziosità, siate imitatori di Gesù Cristo come egli lo è del Padre suo."

"Dove infatti c'è la fazione e l'ira, Dio non c'è. Il Signore perdona a chi si pente, se si pente per l'unità di Dio, e il sinedrio del vescovo. Confido nella grazia di Gesù Cristo che vi libererà da ogni laccio. "

Agli Smirnesi

"Come Gesù Cristo segue il Padre, seguite tutti il vescovo e i presbiteri come gli apostoli; venerate i diaconi come la legge di Dio. Nessuno senza il vescovo faccia qualche cosa che concerne la Chiesa. Sia ritenuta valida l'eucaristia che si fa dal vescovo o da chi è da lui delegato. Dove compare il vescovo, là sia la comunità, come là dove c'è Gesù Cristo ivi è la Chiesa cattolica. Senza il vescovo non è lecito né battezzare né fare l'agape; quello che egli approva è gradito a Dio, perché tutto ciò che si fa sia legittimo e sicuro." (VIII,1)

"E' saggio del resto ritornare in senno, e sino a quando abbiamo tempo di convertirci a Dio. E' bello riconoscere Dio e il vescovo. Chi onora il vescovo viene onorato da Dio. Chi compie qualche cosa di nascosto dal vescovo serve il diavolo." (IX,1)

"Saluto il vescovo degno di Dio ,'il venerabile presbiterato, i diaconi miei conservi e, uno ad uno, tutti insieme nel nome di Gesù Cristo, nella sua carne e nel suo sangue, nella passione e nella resurrezione corporale e spirituale, in unione a Dio e a voi." (XII,1)

A Policarpo

"Se qualcuno può rimanere nella castità a gloria della carne del Signore, vi rimanga con umiltà. Se se ne vanta è perduto, e se si ritiene più del vescovo si è distrutto. Conviene agli sposi e alle spose di stringere l'unione con il consenso del vescovo, perché le loro nozze avvengano secondo il Signore e non secondo la concupiscenza. Ogni cosa si faccia per l'onore di Dio." (V,2)

" State col vescovo perché anche Dio stia con voi. Offro in cambio la vita per quelli che sono sottomessi al vescovo, ai presbiteri e ai diaconi e con loro vorrei essere partecipe in Dio." (VI, 1)
(FINIS)

Ignazio, che ripeto morì nel 107, non parla di una situazione in via di formazione ma tratta la cosa come assolutamente ovvia, e non parla di questa struttura in qualche comunità sconosciuta bensì nelle principali comunità del tempo, molte delle quali avevano ricevuto la predicazioni di Pietro e Paolo nonché le loro lettere. Riferisce il nome dei vescovi suoi amici e ne nomina la località: Onesimo di Efeso (1Ef 1,2), Damas di Magnesia (Magn 2,1), Polibio di Tralle (Tall 1,1); Policarpo di Smirne (Ad Polyc, prologo), un ignoto vescovo di Filadelfia (Fhil, II), ed Ignazio stesso è vescovo di Antiochia. Se c’era un’apostasia quando lui scriveva era su scala globale, e ancor prima che tutti i libri del NT fossero scritti. Basta guardare senza preconcetti luterani e piantarla con questa retorica della corruzione, richiamando l’inesistente mito della purezza e dovendo spiegare per chissà quale miracolo sia avvenuta tale apostasia su scala globale così presto. Ignazio è chiaro nel dire che “ove c’è il vescovo, lì c’è la Chiesa”, già nel II secolo infatti abbiamo l’attestazione dei cataloghi che le varie comunità compilavano per redigere le liste dei loro vescovi che le legavano al periodo apostolico. Un altro autore vissuto tra fine I secolo e inizio II, Egisippo, grande storico della Chiesa, ci dice che anche le comunità di Corinto e Roma erano monarchiche (in Eus., Hist. Eccl, IV, 22, 1-3; PG 20, 378-379). Ignazio ci dice che nella Chiesa nulla si fa senza il vescovo, ed Egesippo conferma (op. cit. IV, II; PG 20, 350), insieme ad Ireneo vescovo di Lione (Ad. Haer. III, 3,1; IV 26,2; PG 7,848), a Tertulliano (De praescriptione haereticorum 22 PL 2, 52-53) e da Cirpiano (Ep., 6,7 Ad Florentium) Si noti poi che costoro non parlavano per sentito dire, quelli che per noi sono mille anni fa per gente come Ignazio o Policarpo era la generazione precedente.
La successione dei vescovi era la struttura portata della Chiesa da ancor prima di avere il NT.

“on capisco dnq, su quali basi Polymetis continui a sostenere qualcosa che non esiste!”

Io non capisco invece in base a quali conoscenze di storia antica tu pretenda di poterti impicciare di questi argomenti, mostrando un modo di argomentare così dilettantesco. Quali esami di discipline antichistiche hai dato per poter pontificare con tanta sicurezza su argomenti universitari? Come dice la frase di Girolamo all’inzio del mio post: i medici fanno i medici, ma chissà perché quando si tratta di Bibbia o di storia antica tutti pensano di poter aprire bocca, senza sapere che sono come medici che non conoscono l’anatomia umana. Gente che non conosce le fonti antiche, e, peggio ancora, la lingua in cui sono scritte.
Su, avanti con altre citazioni della WTS…

“Una riflessione: se la presunta dottrina della successione apostolica garantisse che la CC insegni ancora oggi la pura dottrina di Cristo, e questa è da accettare ancor più di ciò che dice la Bibbia, come mai durante i primi secoli la primitiva chiesa cristiana non conosceva la teologia mariana”

"Sotto la tua protezione, madre di Dio, ci rifugiamo. Non respingere le nostre preghiere nella necessità, ma salvaci dal pericolo, tu che sei la sola casta, la sola benedetta".
Preghiera tuttora in uso (Sub tuum presidium); testimonianza più antica
sopravvissuta, un papiro Rylands del 230 d.C., 150 anni prima del canone del NT.

“il primato romano”

Ma davvero? La lettera di Clemente Romano ai Corinzi di fine I secolo con un chiaro esercizio del primato, ordini, ecc. che cos’è allora? Cos’è la potentior principalitas di Roma su cui già nel II secolo un orientale come Ireneo dice essere fondata l’ortodossia?

“il celibato sacerdotale”

Ho scritto un articolo di 15 pagine per dimostrare che è esattamente il contrario, lo trovi nella discussione sul celibato.

“il papato stesso non esisteva ancora?”

Cosa intendi per “papato”? Roma ha un vescovo sin dal I secolo, papa vuol semplicemente dire “papà”, perché così ci si rivolgeva al proprio vescovo.

“La CC non ha a suo sostegno, nè la successione apostolica (perchè come ho detto sopra questa non ha prove scientifiche);”

Definisci “prova scientifica”, perché è da 50 anni che l’epistemologia ha decretato che le prove non esistono. Si direbbe che Popper, Feyerabend, Kuhn e Lakatos siano rimasti confinati nei dipartimenti universitari di scienze naturali e di filosofia della scienza.

“non ha neanche il sostegno della "Traditio"...perchè mettendo a confronto la tradizione dei primi Cristiani con quella degli odierni Cattolici, non c'è nulla che li accomuni;”

Certo, e naturalmente tu sei un insigne latinista e grecista, e ti sei letto tutti i trecento volumi della Patrologia greca e latina nell’edizione del Migne al fine di sincerartene.

Ad maiora
[Modificato da Seabiscuit 07/02/2015 21:58]
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
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