"Tu sarai con me in Paradiso" (Luca 23:43)

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feliced'esserlo
00venerdì 18 aprile 2008 09:51
Quale significato potè attribuire il malfattore a queste parole?
Approfitto di questa sezione e della frequentazione di questo forum di almeno una persona di religione ebraica.

E' una domanda che mi sono fatto molte volte: quando Gesù disse a uno dei malfattori giustiziati insieme a lui le parole riportate nel vangelo di Luca, quale fu il significato che presumibilmente quell'uomo diede a quella frase?

Per un ebreo del primo secolo cos'era il "Paradiso"?
jwfelix
00venerdì 18 aprile 2008 17:49
Perchè non provi a postarlo in un forum ebraico?
Ettore07
00venerdì 18 aprile 2008 18:04
Re:
jwfelix, 18/04/2008 17.49:

Perchè non provi a postarlo in un forum ebraico?



Perché qui c'è questa sezione apposita...e la domanda di Felice d'esserlo interessa anche a me! [SM=x1408426]


jwfelix
00venerdì 18 aprile 2008 18:56
Re: Re:
Ettore07, 18/04/2008 18.04:



Perché qui c'è questa sezione apposita...e la domanda di Felice d'esserlo interessa anche a me! [SM=x1408426]



C'era un [anche] sottinteso [SM=x1408399] Giovanni 14:9

Prova a leggere così:
Perchè non provi a postarlo [anche] in un forum ebraico?

[SM=x1408430] [SM=x1408430] [SM=x1408430]
(SimonLeBon)
00venerdì 18 aprile 2008 23:00
Re: Re: Re:
jwfelix, 4/18/2008 6:56 PM:



C'era un [anche] sottinteso [SM=x1408399] Giovanni 14:9

Prova a leggere così:
Perchè non provi a postarlo [anche] in un forum ebraico?

[SM=x1408430] [SM=x1408430] [SM=x1408430]



Meno male che almeno hai messo le parentesi quadre!! [SM=x1408403]

Tornando al tema, il dizionario biblico della Claudiana (Miegge) alla voce "paradiso" per l'AT rimanda alla voce "Eden" che tutti conosciamo. Quello era il paradiso per gli ebrei fedeli.

In periodo piu' tardo anche gli ebrei furono influenzati dalle filosofie greche e da altre belle trovate riguardo all'anima, cosi' cominciarono a pensare che fosse il luogo dei morti. Per questo il dizionario conclude "Il paradiso è nel pensiero giudaico, in generale, il luogo ove i giusti aspettano il giudizio finale e la resurrezione della carne. Questo luogo è descritto anche come "il seno d'Abramo" (Lc. 16:20).

Simon
®@ffstef@n
00sabato 19 aprile 2008 00:05
In tutti questi anni, nonostante buon lettore e osservatore, mi sfugge qualcosa che a voi può risultare banale, nonostante, chiedo umile risposte.

Cosa e' per i Testimoni di Geova il paradiso e dove si trova ?
damaride
00domenica 20 aprile 2008 23:19
Re:
®@ffstef@n, 19/04/2008 0.05:

In tutti questi anni, nonostante buon lettore e osservatore, mi sfugge qualcosa che a voi può risultare banale, nonostante, chiedo umile risposte.

Cosa e' per i Testimoni di Geova il paradiso e dove si trova ?



Il paradiso è meno lontano di quanto si possa pensare.

Si trova qui. E' la nostra terra. Un pianeta stupendo che l'uomo con i suoi miopi egoismi sta rovinando ( finchè Dio lo permetterà ).

Una terra in cui tutti osservino per amore e riconoscenza i comandamenti di Dio, "non uccidere, non rubare, non mentire, ama il prossimo tuo come te stesso", e dove tutti rispettino la flora e la fauna, non distruggendola o seviziandola, ma avendone cura, sì, un vero mondo d'amore a imitazione dello sconfinato amore di Dio che ne è il Creatore, non lo definiresti anche tu un Paradiso?

MARIA


Batyah
00martedì 22 aprile 2008 16:31
Re: Quale significato potè attribuire il malfattore a queste parole?
feliced'esserlo, 18/04/2008 9.51:

Approfitto di questa sezione e della frequentazione di questo forum di almeno una persona di religione ebraica.

E' una domanda che mi sono fatto molte volte: quando Gesù disse a uno dei malfattori giustiziati insieme a lui le parole riportate nel vangelo di Luca, quale fu il significato che presumibilmente quell'uomo diede a quella frase?

Per un ebreo del primo secolo cos'era il "Paradiso"?




Per gli ebrei la morte non è la conclusione dell' esistenza umana.
Le aspettative poi divergono da corrente a corrente, e da individuo a individuo. Sò che tutto ciò "scandalizza" i cristiani, ma l'ebreo non si caratterizza per le sue credenza sull'aldilà quanto per far parte di un popolo che vive pienamente la propria vita secondo le mitzvoth della Torah che comprendono le relazioni tra l'uomo e Dio, tra l'uomo e il suo prossimo.

Oggi come all'epoca in cui vissè e predicò Gesù, l'ebraismo su ciò che attende l'uomo dopo la morte, non è dogmatico, e i brani biblici che ne trattano sono piuttosto elusivi sulla questione.

Non ho ancora compreso se il termine Paradiso provenga dall'ebraico Pardes, e cmq, il Pardes non è il Paradiso cristiano, così come non lo è il Gan Eden.
Non ho idea che parola ebraica abbia potuto utilizzare Gesù per indicare ciò che le Scritture greco-cristiane abbiano tradotto con "Paradiso".

Sarebbe interessante approfondire...
Shalom




(SimonLeBon)
00martedì 22 aprile 2008 22:12
Re: Re: Quale significato potè attribuire il malfattore a queste parole?
Batyah, 4/22/2008 4:31 PM:


...
Non ho ancora compreso se il termine Paradiso provenga dall'ebraico Pardes, e cmq, il Pardes non è il Paradiso cristiano, così come non lo è il Gan Eden.
Non ho idea che parola ebraica abbia potuto utilizzare Gesù per indicare ciò che le Scritture greco-cristiane abbiano tradotto con "Paradiso".

Sarebbe interessante approfondire...
Shalom



Un paio di opere che ho consultato collegano la parola al persiano pairi-daeza, tuttavia in ambito puramente biblico non trovo altro che non sia il gan-eden.

Tu si?

Simon
Batyah
00martedì 22 aprile 2008 23:51
Re: Re: Re: Quale significato potè attribuire il malfattore a queste parole?
(SimonLeBon), 22/04/2008 22.12:



Un paio di opere che ho consultato collegano la parola al persiano pairi-daeza, tuttavia in ambito puramente biblico non trovo altro che non sia il gan-eden.

Tu si?

Simon




Dal persiano dici?
Non è da escludersi, dopotutto la lingua ebraica non possiede alcun termine per indicare la "religione"; quello oggi in uso, dat, è un termine preso in prestito dal persiano e significa propriamente “ legge, ordinanza”.

Cmq sia,anche in ambito non prettamente biblico, l'ebraismo non ha molto insistito su quanto accade all'uomo dopo la morte, poichè si concentra piuttosto sulla speranza nella resurrezione, e sulla credenza del Mondo Avvenire (qui in terra, non in cielo).

Anticamente con il termine Sheòl veniva indicato il luogo sotterraneo ove i defunti avevano una sopravvivenza allo stato "larvale", si agiravano come ombre e non avevano "coscienza" del proprio stato di morte. Era una concezione diffusa e comune anche ad altri popoli dell’Antico Oriente. Tuttavia si va affermandosi in epoca biblica e post biblica, anche una sorta di distinzione tra castigo e ricompensa, tra il malvagio e il giusto. Il primo come una punizione non avrà la speranza della resurrezione a differenza del giusto: “Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si sveglieranno: gli uni alla vita eterna altri alla vergogna” (Daniele. 12; 2).

Ed anche oggi quando a livello popolare l'ebreo pensa ai propri defunti, li pensa come presso Dio, ma non similmente al Paradiso cristiano; quanto ad un ritorno dello spirito del defunto al luogo da cui proviene ogni cosa, o ad un anima in stato di quiescenza(come in standby) similmente ai defunti nello Sheol. La morte è come un "sonno", e ti risveglierai al momento della resurrezione quando il tuo spirito (nefesh = vitalità) la tua anima (neshamà)e il tuo corpo si ricongiugeranno nuovamente.

Shalom!




christofer2006
00giovedì 24 aprile 2008 11:06
Batyah, 22/04/2008 16.31:



Per gli ebrei la morte non è la conclusione dell' esistenza umana.




Non è la fine dell'esistenza umana proprio per la speranza della risurrezione non per la sopravvivenza dell'anima o spirito umano e questo emerge chiaramente dalla testimoniaza veterotestamentaria!

La Bibbia, ha una visione unitaria dell’uomo. Già la prima pagina della Bibbia dice che quando Dio creò l’uomo, non il suo corpo ma la totalità dell’uomo, «lo formò dalla polvere della terra». L’uomo è cioè un essere la cui natura condivide la materialità del resto della creazione. Ma l’uomo non è tale perché fatto di materia. La materia di per se è inanimata. L’uomo è invece un essere vivente o «un’anima vivente» come dice il testo, in virtù della vita che Dio gli dà: «E L’eterno gli soffio nelle narici un alito vitale, e l’uomo divenne un’anima vivente» (Gn 2:7). L’anima non è quindi una parte dell’uomo ma l’uomo che vive nella sua interezza. La mia anima sono i miei piedi e le mie mani, ma anche la volontà di fare il bene e il male, sono le mie labbra e le parole che dico, sono il mio amore e i miei rancori, le mie speranze e le mie delusioni. Io sono la mia anima, io creato da Dio che mi ha tratto dalla polvere della terra, dandomi la vita e rendendomi simile alla sua immagine: «A immagine di Dio lo creò» (Gn 1:27).
L’idea extra-biblica dell’immortalità dell’anima ha trasformato la morte in un momento di liberazione e quindi di gioia. Questa era l’idea del filosofo greco Platone che tanta influenza ha avuto sia nel mondo pagano che nel determinare il cambiamento della stessa prospettiva cristiana originale: il corpo appartiene alla realtà materiale e quindi potenzialmente negativa, mentre l’anima appartiene alla sfera della realtà spirituale divina e quindi potenzialmente positiva. Da ciò il disprezzo per i bisogni fisici dell’uomo, della sua sessualità, del sociale a scapito del religioso, del futuro a scapito del presente che tanto ha caratterizzato il medioevo. La visione biblica della materialità è totalmente contraria a questa visione. Per la Bibbia la materia è frutto della creazione di Dio e tutto quello che Dio ha fatto è buono (Gn 1:31; 1 Tim 4:4). Il male e la morte non derivano dal fatto di avere un corpo ma dal fatto di essere peccatori, di avere cioè scelto di separarci da Dio e dalla vita che da lui traevamo: «Il salario del peccato è la morte» (Rm 6:23).
Dio, racconta il libro della Genesi, aveva creato l'uomo con la possibilità di accedere all’albero della vita (Gn 2:9,16,17), che gli avrebbe garantito la vita eterna. Esso era posto al centro del giardino, non nascosto in fondo al mare come accadeva nel mito sumerico di Gighamesh. Qui gli dèi appaiono gelosi della loro vita e creano l’uomo solo perché li serva per un poco di tempo. Affranto dalla morte dell’amico Enkidu, Gilgamesh va in cerca del segreto dell’immortalità. Il ritornello con cui deve costantemente confrontarsi è: «Quello che cerchi non lo troverai mai. Quando gli dèi crearono l’uomo gli assegnarono in sorte la morte e tennero per loro la vita». Non così la visione biblica. Dio ha posto di fronte all'uomo la prospettiva della vita eterna nel Gan Eden, senza morte alcuna.
L’unica condizione perché l’uomo potesse godere della vita era che non mangiasse il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male perché altrimenti sarebbe morto (Gn 2:17). Questo secondo albero rappresenta il desiderio di autonomia da Dio, sia per il vivere in sé che per il camminare nella vita. Lo si vede chiaramente dalla narrazione della tentazione. Il serpente, Satana, dice infatti che il mangiarlo avrebbe comportato la conquista di una conoscenza del bene e del male identica a quella di Dio e che questo avrebbe affrancato l’uomo dal bisogno di una guida divina. L’uomo sarebbe stato inoltre liberato dalla morte, cioè dalla necessità di attingere a Dio per vivere. L’uomo avrebbe potuto vivere in assoluta indipendenza dal suo Creatore (Gn 3:4,5).
L’uomo creato si trova quindi di fronte a una alternativa. O crede nella parola di Satana che gli dice che può essere egli stesso un dio sia sul piano della conoscenza del bene e del male, che su quello della vita; o crede nella parola di Dio che gli dice di essere una sua creatura bisognosa della sua guida e della vita che solo lui può dare. Adamo credette nella parola del Tentatore, ma era una parola bugiarda, da cui nacque l’illusione dell’immortalità per ritrovarsi totalmente immersi nella morte.
Di fronte a questi eloquenti testi, molti sono però influenzati dalla concezione dualistica ancora oggi predominante. Essi leggono «tu morrai» e comprendono «il tuo corpo morrà». Ma il testo non lascia dubbi perché descrive chiaramente cos’è la morte: «Tu sei polvere e in polvere ritornerai» (Gn 3:19). Il libro dell’Ecclesiaste descrive anch’esso la morte come il processo per cui: "Tutti sono venuti dalla polvere, e tutti tornano alla polvere" (Ecclesiaste 3:20; ); ancora si legge: «la polvere torna dov’era prima e lo spirito (cioè l’alito vitale, la vita) torna a Dio che l’ha dato»(Ecclesiaste 12:7). Sulla stessa linea anche il salmista (Salmo 104:29,30; 146:4) e gli altri scrittori delle Scritture Ebraiche.

Le conseguenze sono queste: «nel soggiorno dei morti dove vai non v’è più né lavoro, né pensiero, né scienza, né sapienza.» L’uomo non è immortale e la vita, lontano da Dio, dura solo qualche istante. La morte non è il cambiamento di un vestito, né il raggiungimento di un livello superiore dell’esistenza. La morte è separazione da Dio e da tutto ciò che costituisce la vita. La morte non è un’altra vita ma è l’assenza di vita.


il Pardes non è il Paradiso cristiano, così come non lo è il Gan Eden



In realtà il vero paradiso cristiano, sostenuto dal NT è proprio un ritorno al paradiso perduto, al Gan Eden. E' la teologia cattolica che erroneamente ha traslato la realtà immanente del paradiso nella realtà trascendente.
Il termine “paradiso”, biblicamente parlando, indica proprio un parco o giardino. Il termine greco paràdeisos deriverebbe dal persiano pairidaēza Il termine ebraico corrispondente è pardès, che fondamentalmente significa parco. I tre termini (ebraico pardès, persiano pairidaēza e greco paràdeisos), comunque, contengono tutti la stessa idea fondamentale di un bel parco o giardino. Il primo parco del genere fu quello l'Eden. (Ge 2:8, 9, 15) In ebraico è chiamato gan, “giardino”, ma per grandezza e natura era senz’altro simile a un parco. La Settanta greca usa appropriatamente il termine paràdeisos riferendosi a quel giardino.
Putroppo secoli di speculazioni teologiche hanno trasformato il senso originario di paradiso, inferno, anima, spirito... E' quindi indispenabile non lasciarsi fuorviare dal significato che questi termini hanno nella nostra cultura ma di comprenderli alla luce del contesto in cui si trovano e della prospettiva generale dell’antropologica biblica.
Batyah
00giovedì 24 aprile 2008 15:56
Re:
christofer2006, 24/04/2008 11.06:



Non è la fine dell'esistenza umana proprio per la speranza della risurrezione non per la sopravvivenza dell'anima o spirito umano e questo emerge chiaramente dalla testimoniaza veterotestamentaria!







Shalom christofer,
se lasci perdere le traduzioni;l'argomento si rivela più complesso e articolato di quanto sei portato normalmente a ritenere. Vi sono piuttosto nella Tanack, diverse allusioni, anche se non dettagliamente sviluppate, che ci conducono a ipotizzare e legittimare un concetto "non chiaro" e "incompleto" dell'anima, della neshamàh. Ma (l'avevo premesso) l'ebreo le lascia proprio così,a loro stato embrionale, a livello ipotetico, senza aver la pretesa di creare dei dogmi a riguardo. La Torah, è una legislazioe rivelata, non un sistema di credenze dogmatiche sull'aldilà, poichè i segreti appartengono a Dio (Deut. )e lo Sheol resta il luogo della "domanda".

Erev tov :-)





(SimonLeBon)
00giovedì 24 aprile 2008 22:45
Re: Re:
Batyah, 4/24/2008 3:56 PM:


Shalom christofer,
se lasci perdere le traduzioni;l'argomento si rivela più complesso e articolato di quanto sei portato normalmente a ritenere. Vi sono piuttosto nella Tanack, diverse allusioni, anche se non dettagliamente sviluppate, che ci conducono a ipotizzare e legittimare un concetto "non chiaro" e "incompleto" dell'anima, della neshamàh. Ma (l'avevo premesso) l'ebreo le lascia proprio così,a loro stato embrionale, a livello ipotetico, senza aver la pretesa di creare dei dogmi a riguardo. La Torah, è una legislazioe rivelata, non un sistema di credenze dogmatiche sull'aldilà, poichè i segreti appartengono a Dio (Deut. )e lo Sheol resta il luogo della "domanda".

Erev tov :-)



Una domanda per te: cosa comprende un ebreo leggendo Ge.2,17?

Simon
Batyah
00venerdì 25 aprile 2008 00:30
Re: Re: Re:
(SimonLeBon), 24/04/2008 22.45:



Una domanda per te: cosa comprende un ebreo leggendo Ge.2,17?

Simon




Adàm dissubidisce al divieto espresso da Hashem; non seppe resistere alla tentazione e mangiò il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male. Da quel momento egli si è reso colpevole di morte.

Shalom!
damaride
00venerdì 25 aprile 2008 11:04
Re: Re:
Batyah, 24/04/2008 15.56:







Shalom christofer,
se lasci perdere le traduzioni;l'argomento si rivela più complesso e articolato di quanto sei portato normalmente a ritenere. Vi sono piuttosto nella Tanack, diverse allusioni, anche se non dettagliamente sviluppate, che ci conducono a ipotizzare e legittimare un concetto "non chiaro" e "incompleto" dell'anima, della neshamàh. Ma (l'avevo premesso) l'ebreo le lascia proprio così,a loro stato embrionale, a livello ipotetico, senza aver la pretesa di creare dei dogmi a riguardo. La Torah, è una legislazioe rivelata, non un sistema di credenze dogmatiche sull'aldilà, poichè i segreti appartengono a Dio (Deut. )e lo Sheol resta il luogo della "domanda".

Erev tov :-)thya





E questo è sicuramente un punto dove si applica la massima che ho appreso da Topsy: " due ebrei, tre opinioni".

Shalom Batyah

P.S.

Come sa di Yah il tuo nick!!!

MARIA


pavel43
00venerdì 25 aprile 2008 11:09
Caro cristofer scrivi
“La morte è separazione da Dio”
Come è pensabile che l’uomo creato per amore, unica creatura pensata e creata per essere in dialogo con Dio, possa in un qualsiasi momento trovarsi da Lui separato?
Non sta forse scritto
«Chi crede nel Figlio, ha la vita eterna» (Gv3,15 ss.; 3,36; 5,24).
“Ha” quindi fin da ora, non “avrà”.

Cara Batyah
Seguo con interesse i tuoi interventi. Mai avrei creduto che il mondo ebraico fosse così variegato nelle sue manifestazioni religiose.
Certamente ci sarà pure un punto comune un comune denominatore ( la Torah?) altrimenti non si potrebbe più parlare di Ebraismo.
Cosa puoi dirmi sul dialogo ecumenico con le altre chiese?
Io sono cattolico e so che purtroppo a causa del ripristino della preghiera del venerdì di Pasqua (che non tutte le parrocchie hanno applicato) c’è stata un’interruzione del dialogo.
Grazie per l’eventuale risposta
Pavel
pavel43
00venerdì 25 aprile 2008 11:16
Cara Batyah
chiedo scusa solo ora mi accorgo che gli argomenti di cui ti chiedevo sono già affrontati in altre discussioni.
Pavel
Batyah
00venerdì 25 aprile 2008 14:48
Re: Re: Re:
damaride, 25/04/2008 11.04:



E questo è sicuramente un punto dove si applica la massima che ho appreso da Topsy: " due ebrei, tre opinioni".

Shalom Batyah

P.S.

Come sa di Yah il tuo nick!!!

MARIA






E'il nome che un midrash assegna alla madre adottiva di Mosè, che sembrerebbe derivare da Bithia figlia del faraone, in 1 Cronache, consorte di Mered della tribù di Giuda :-)

Shalom!
Batyah
00venerdì 25 aprile 2008 15:18
Re:
pavel43, 25/04/2008 11.09:



Cara Batyah
Seguo con interesse i tuoi interventi. Mai avrei creduto che il mondo ebraico fosse così variegato nelle sue manifestazioni religiose.
Certamente ci sarà pure un punto comune un comune denominatore ( la Torah?) altrimenti non si potrebbe più parlare di Ebraismo.
Cosa puoi dirmi sul dialogo ecumenico con le altre chiese?
Io sono cattolico e so che purtroppo a causa del ripristino della preghiera del venerdì di Pasqua (che non tutte le parrocchie hanno applicato) c’è stata un’interruzione del dialogo.
Grazie per l’eventuale risposta
Pavel




Si, le difficoltà che una persona estranea al mondo ebraico trova nel penetrare appieno l'ebraismo si trova proprio nella varietà e molteplicità dei suoi aspetti e delle sue forme di espressione :-)


Denominatore comune?
Amare la Torah (Scritta e Orale), osservarne i precetti, mantenersi fedeli al Patto che Dio ha stipulato con Israele,unità assoluta dell'Onnipotente, elezione del popolo ebraico il cui compito è quello di testimoniare il monoteismo etico.
Su altri aspetti dell'ebraismo, come ad es. la questione dell'immortalità o meno dell'anima e dell'Al di là, sul Mondo Futuro in epoca messianica, sui specifici compiti del Messia, ect... l'ebraismo accoglie idee e opinione anche divergenti.



Sul dialogo interreligioso?
Ci si impegna cercando di superare gli ostacoli che inevitabilmente possono rallentarlo. L'ebraismo non fa opera di proselitismo, ma invita l'uomo a collaborare con Dio nel completamento della Creazione, lasciata volutamente incompiuta. In questo modo l’uomo diviene partner, collaboratore di Dio nel perfezionare il mondo secondo un modello ideale che Dio ha stabilito per lui.
Ha kadosh Baruck Hu, richiama l'uomo ad unirsi a Lui nel completare la Sua opera, nell'assistere e guarire i malati, nello sviluppare il proprio potenziale, nel compiere Tzedakà (operare una giustizia sociale retributiva), nel curare la società, nello sviluppare le risorse naturali, nel preservare il mondo e custodirlo...

Spero nel mio piccolo di esserti stata utile :-))))

Shalom alekàh, pavel43
Batyah





pavel43
00venerdì 25 aprile 2008 17:43
Cara Batyah

"Spero nel mio piccolo di esserti stata utile"

certo tanto "grande" è la mia ignoranza sull'ebraismo che anche un "piccolo" mattone è per me prezioso.

grazie

Pavel
(SimonLeBon)
00venerdì 25 aprile 2008 18:38
Re: Re: Re: Re:
Batyah, 4/25/2008 12:30 AM:


Adàm dissubidisce al divieto espresso da Hashem; non seppe resistere alla tentazione e mangiò il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male. Da quel momento egli si è reso colpevole di morte.

Shalom!




Siamo d'accordo. Dunque sarebbe morto o sarebbe sopravvissuto? [SM=g8058]

Simon
Batyah
00venerdì 25 aprile 2008 18:47
Re: Re: Re: Re: Re:
(SimonLeBon), 25/04/2008 18.38:




Siamo d'accordo. Dunque sarebbe morto o sarebbe sopravvissuto? [SM=g8058]

Simon




???
[SM=x66]
Man Son
00venerdì 25 aprile 2008 18:53
Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Batyah, 4/25/2008 6:47 PM:




???
[SM=x66]



Forse sta parlando di Adamo!

KA
Batyah
00venerdì 25 aprile 2008 23:03
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Man Son, 25/04/2008 18.53:



Forse sta parlando di Adamo!

KA




^_______^ si, questo non m'era sfuggito!


Nella mia copia del Chumash sta scritto che morrà all'età di 930 anni, nella tua non sò!

Simpaticamente, Batyah
(SimonLeBon)
00sabato 26 aprile 2008 22:33
Re:
Batyah, 4/25/2008 11:03 PM:


^_______^ si, questo non m'era sfuggito!


Nella mia copia del Chumash sta scritto che morrà all'età di 930 anni, nella tua non sò!

Simpaticamente, Batyah




Vero, anche nella mia. Non era nemmeno il piu' longevo.
Dunque se è morto, perchè glie l'aveva già detto Dio in persona, dove trova posta l'anima in questo discorso?

Simon
dispensa.
00domenica 27 aprile 2008 14:58
Io sono la vita
Giovanni 3:14 "E come Mosè innalzò il serpente, cosi il Figlio dell'uomo dev'essere innalzato, affinchè chiunque crede in lui abbia vita eterna".

Era in quel momento che il credente aveva vita eterna, cioè ancor prima che Cristo venisse innalzato? O Prima doveva essere innalzato affinché questo poteva essere?

Giov.3:36 "Chi esercita fede nel Figlio ha vita eterna, chi disubbidisce..(non vede la vita?)....pardon,) non vedrà la vita".
Cioè se non crede, non la vedrà, perchè adesso ce l'ha...
Di quale vita si stava perciò indicando? Non quella di ora, ma quella di dopo.
"Ma l'ira di Dio rimane su di lui" riguardo al suo futuro.
Viceversa credendo, la vita eterna rimarrebbe su di lui, riguardo al futuro...
aspettando che Cristo sia innalzato, resuscitato, ritornato..ma chi non crede adesso,(30a.c.); in quel giorno lui non vedrà la vita, i suoi occhi non si apriranno mai per vederla, ne come spirito, ne come uomo.

Giovanni 11:23,24..Tuo fratello sorgerà..Marta:si lo so che sorgerà nell'ultimo giorno alla risurrezione. Gesù: Marta sono io la risurrezione per quel giorno, chi crede in me tornerà in vita, e adesso te lo proverò. Chi muore ed esercita fede in me tornerà in vita, avrà la vita eterna in quel giorno, e chiunque vive ( quando?) ed esercita fede in me non morirà mai.

Non si sta discutendo di una vita teorica, astratta, ma reale, sull'esempio della morte e della risurrezione di Lazzaro; quando dice che chi è morto avrà la vita eterna, si sta con ciò proiettando nella visione di quel giorno, ed è a quel punto che aggiunge per chiunque vive o vivo in quel giorno di risurrezione.. che non morrà mai, questo valendo per gli stessi.
In pratica non volendo ridicolizzare il buon senso di Gesù, traduco che l'essere risurrezione valeva per i morti, ciò implicando automaticamente il ricevere la vita eterna, come promesso già nei versetti precedenti; mentre l'essere vita in quel dì per quelli vivi come mortali,implica il non morire mai.





SeptemberRain
00domenica 27 aprile 2008 23:37
E bè giustamente la giustificazione è che si è sempre sbagliato qualcuno e voi avete ragione [SM=x1408399]
Fidatevi la verita' è piu' chiara dell'acqua, se solo cercasse personalmente la verita', la scoprireste subito..
Batyah
00lunedì 28 aprile 2008 01:47
Re: Re:
(SimonLeBon), 26/04/2008 22.33:




Vero, anche nella mia. Non era nemmeno il piu' longevo.
Dunque se è morto, perchè glie l'aveva già detto Dio in persona, dove trova posta l'anima in questo discorso?

Simon






Elohim, a differenza delle altre creature viventi, ha soffiato nell'uomo una parte di sè, parte della sua essenza divina,la "nishmat ruach chaym" (anima dallo spirito vitale), che non lo fa solo una creatura vivente(una nefesh chayah) ma una nishmat chayim, una anima viva cosciente, uno spirito parlante. Infatti unicamente l'uomo è caratterizzato dal dono della parola, e da tutte quelle facoltà che lo distinguono dagli animali.

Essendo Dio puro ed eterno spirito, ciò che ha reso all'uomo continuerà a non morire. Alla morte fisica dell'uomo, il respiro di vita (ruach)si ritira dall'uomo e torna a Dio, e il resto verrà come disattivato e custodito in modo misterioso. L'idea che dopo la morte fisica, persista una qualche forma di esistenza seppure allo stato depotenziato e larvale caratterizza la credenza nello Sheol, il regno sottoranneo che raccoglie lo spirito del defunto, il quale è come un' ombra, uno spettro, che vaga senza meta, privo di coscienza e di ricordi. Gli spiriti dei morti non vanno disturbati o invocati.

Shalom!
(SimonLeBon)
00lunedì 28 aprile 2008 07:44
Re: Re: Re:
Batyah, 4/28/2008 1:47 AM:


Elohim, a differenza delle altre creature viventi, ha soffiato nell'uomo una parte di sè, parte della sua essenza divina,la "nishmat ruach chaym" (anima dallo spirito vitale), che non lo fa solo una creatura vivente(una nefesh chayah) ma una nishmat chayim, una anima viva cosciente, uno spirito parlante. Infatti unicamente l'uomo è caratterizzato dal dono della parola, e da tutte quelle facoltà che lo distinguono dagli animali.

Essendo Dio puro ed eterno spirito, ciò che ha reso all'uomo continuerà a non morire. Alla morte fisica dell'uomo, il respiro di vita (ruach)si ritira dall'uomo e torna a Dio, e il resto verrà come disattivato e custodito in modo misterioso. L'idea che dopo la morte fisica, persista una qualche forma di esistenza seppure allo stato depotenziato e larvale caratterizza la credenza nello Sheol, il regno sottoranneo che raccoglie lo spirito del defunto, il quale è come un' ombra, uno spettro, che vaga senza meta, privo di coscienza e di ricordi. Gli spiriti dei morti non vanno disturbati o invocati.

Shalom!



Dunque Adamo non è morto?
Dio ha mentito?

Simon
dispensa.
00lunedì 28 aprile 2008 09:31
VENTO
QUANTO RIPORTATO HA ATTINENZA CON IL TEMA: SPIRITO, COSA E?

Un’ulteriore prova di questo la si comprende nel momento in cui Gesù stando al palo prima di morire dice: “ Padre nelle tue mani affido il mio spirito. E detto questo spirò….akène to pnèuma…rese il suo spirito, nelle mani del Padre, in cielo.

Cosa rese nelle Sue mani dato che la sua anima psiche finì per tre giorni nell’Ades?

Per rispondere consideriamo che la parola spirito, sostantivo greco pnèuma, significa soffio, RESPIRO, e che sta ad indicare la funzione vitale dell’organismo umano.
LA FUNZIONE NON è UN SOGETTO CORPOREO, O MATERIALE proprio come quando diciamo che la macchina è in moto, oppure di uno che è vivente..vivente, funzionante non sono soggetti.
Di conseguenza il muovere le mani, i gesti, il parlare, il camminare, IL RESPIRARE, IL SOFFIO è il risultato di questa funzione.
LA FUNZIONE NON E UN SOGGETTO QUANTIFICABILE, MATERIALIZZABILE. Anche se ne possiamo misurare la forza e la potenza.

Pertanto possiamo sostenere; ai nostri giorni anche in modo scientifico, che la persona è il risultato di questo funzionamento biologico… ( ) ..quindi nelle mani di Dio vi poteva essere solo la funzione vitale dell’anima di Gesù, in pratica la sua vita…la vita per la sua persona., con i suoi sentimenti e pensieri.
Con questo volendo dire che per ridare funzione vitale alla sua anima, Dio doveva conoscere e memorizzare anche la medesima persona di Gesù e che in quel momento si trovava nell’Ades, perciò scrivendola nel suo libro di memorie, e attuando ciò mediante una nuova casa, o di spirito o di carne preparata nei cieli, 2 Corinti 5:1 ( MEDITATE) nella Sua mente, così che mediante la sua forza attiva; cioè il gesto che ricostruisce, modella e muta .. arrecando informazione, funzione, alla materia o energia…
trasformandola in ciò che vuole; ha ridato vita alla persona del Cristo suo Figlio.
Quando noi chiamiamo spiriti gli angeli, noi non stiamo facendo una descrizione oggettiva di che cosa realmente sono come sostanza, ma identifichiamo nella manifestazione della loro presenza, la forza, la potenza, chiamandola VENTO, movimento, APPUNTO SPIRITO che genera modifica trasforma la materia….nel caso la persona morta, risuscitandola.
IN CONCLUSIONE NELLA BIBBIA NON SI TROVA NESSUNA DESCRIZIONE OGGETTIVA DI COSA E L'ANGELO, O DIO, MA DI COME SI MANIFESTA NELLA SUA FUNZIONE DI MEDIAZIONE TRA EGLI E L'UOMO DESCRITTA COME FORZA, POTENZA, VENTO..ecc.

E QUANDO MAI LA FUNZIONE DI QUALCOSA DIVENTEREBBE L'OMBRA DEL VIVENTE?

Ammesso e non concesso per quale scopo esisterebbe? Non è nemmeno persona e Dio già prepara la casa nei cieli per quelli da risorgere.
Cosa valida per il cristiano quanto per le scritture ebraiche.

Difatti il dilemma di Ecclesiaste se lo spirito dell’uomo se ne va alla terra o se sale in alto nel cielo…è un dilemma che vige fino ad oggi…poiché nessuno può avere la certezza che la sua vita come persona, la sua funzione vitale e personale, Dio la accoglierà nelle sue mani…”nelle sue memorie” in cielo, o se ne andrà alla terra, nella polvere per sempre...e li continuerà a campare, vivere per i secoli dei secoli..Ma non è persona, è una pianta?

FAREBBBE DISONORE A UN VERO DIO SIMILI CONCETTI DI AMENITA PAGANE.




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