Sinestesia.
Si chiama sinestesia, è un tipo particolare di metafora che prevede l'accostamento di due sfere sensoriali diverse.
Essa ricorre anche nella lingua parlata di tutti i giorni (esempio "Giallo squillante"). Ha largo uso in poesia:
Dolcezza si rispecchia ampio e quieto
Il divino del pian
silenzio verde
(Giosuè Carducci, il bove)
a poco a poco mi ripigneva
là dove 'l sol tace.
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno Canto I)
M'illumino
d'immenso.
(Giuseppe Ungaretti, Mattina, tratta da Naufragi)
it.wikipedia.org/wiki/Sinestesia_%28linguistica%29
Un'esempio di sinestesia viede dato dalla poesia L'assiolo di Pascoli:
L'assiuolo
Dov’era la luna? ché il cielo
notava in un’alba di perla,
ed ergersi il mandorlo e il melo
parevano a meglio vederla.
Venivano
soffi di lampi
da un nero di nubi laggiù;
veniva una voce dai campi:
chiù...
Le stelle lucevano rare
tra mezzo alla nebbia di latte:
sentivo il cullare del mare,
sentivo un fru fru tra le fratte;
sentivo nel cuore un sussulto,
com’eco d’un grido che fu.
Sonava lontano il singulto:
chiù...
Su tutte le lucide vette
tremava un sospiro di vento:
squassavano le cavallette
finissimi sistri d’argento
(tintinni a invisibili porte
che forse non s’aprono più?...);
e c’era quel pianto di morte...
chiù...