Re: Re: Re: Re:
michelecallo(1973), 10/20/2021 2:58 PM:
Invece vorrei sapere chi lo ha fatto il canone del Nuovo Testamento ,sembra che non si sappia
Uno dei più interessanti cataloghi antichi è il frammento scoperto da Ludovico Antonio Muratori nella Biblioteca Ambrosiana di Milano, e da lui pubblicato nel 1740. Sebbene manchi la parte iniziale, dal fatto che il frammento definisce quello di Luca il terzo Vangelo si desume che Matteo e Marco erano stati menzionati in precedenza. Il Frammento Muratoriano, che è in latino, risale all’ultima parte del II secolo E.V. È un documento interessantissimo, come mostra la seguente traduzione parziale: “Poi il terzo libro del vangelo è secondo Luca. Questo Luca, medico, dopo l’ascensione di Cristo scrisse il vangelo che ha lui per autore . . . Il quarto vangelo è di Giovanni, uno dei discepoli. . . . Sebbene nei singoli vangeli i punti di partenza siano diversi, tale differenza non compromette affatto la fede dei credenti, poiché nei singoli, unico è lo spirito direttivo che anima l’esposizione dei fatti riguardanti la nascita, la passione, la risurrezione, la vita che dopo di essa trascorse con i suoi discepoli, nonché la duplice venuta: la prima ha già avuto luogo, in modo semplice, nella volontaria umiliazione; la seconda si verificherà fulgida, con regale maestà. Non c’è dunque da stupirsi, se Giovanni, anche nelle sue epistole esprime senza ambagi quanto è stato un singolare frutto della sua esperienza, asserendo egli stesso: ‘Ciò che abbiamo visto con i nostri occhi e udito con le nostre orecchie, ciò che le nostre mani hanno palpato, questo noi vi abbiamo scritto’. Dichiara così di essere non solo testimone oculare e direttamente auriculare, ma anche lo scrittore dei fatti meravigliosi del Signore narrati secondo il loro ordine. Le gesta poi di tutti gli apostoli sono state scritte in un libro: con una dedica all’eccellentissimo Teofilo, Luca vi ha raccolto tutti i vari eventi . . . Le epistole di Paolo dichiarano da sole quali siano . . . , da quale luogo e per quale motivo furono scritte. La prima di tutte è quella ai Corinzi, per sopprimere sette scismatiche; viene poi quella ai Galati, per sopprimere la circoncisione; con maggiore ampiezza scrive ai Romani, per dimostrare che Cristo è la norma delle Scritture e poi il loro termine principio. Su ognuna di queste epistole è necessario che ci soffermiamo, giacché lo stesso beato Paolo, seguendo la norma di Giovanni, suo predecessore, scrive nominatamente soltanto a sette chiese, in quest’ordine: la prima ai Corinzi, la seconda agli Efesini, la terza ai Filippesi, la quarta ai Colossesi, la quinta ai Galati, la sesta ai Tessalonicesi, la settima ai Romani; sebbene, a scopo esortativo, abbia scritto una seconda epistola tanto ai Corinzi quanto ai Tessalonicesi, tuttavia la Chiesa sparsa in tutto il mondo la considera come una sola. Infatti, anche Giovanni, nell’apocalisse, sebbene scriva a sette chiese, intende tuttavia parlare a tutte. Ma ve n’è pure una a Filemone, una a Tito e due a Timoteo, che, seppure dettate in momenti di affetto e amorevolezza, sono state riconosciute sacre per l’onore della Chiesa . . . Sono invece considerate sacre l’epistola di Giuda e le due del succitato Giovanni; . . . Accogliamo anche le apocalissi, ma solo quelle di Giovanni e di Pietro; quest’ultima però qualcuno di noi, non vuole che sia letta in chiesa”.
Origene, verso il 230 E.V., accettava fra le Scritture ispirate i libri di Ebrei e Giacomo, entrambi mancanti nel Frammento Muratoriano. Sebbene egli indichi che alcuni dubitavano della loro canonicità, questo in effetti conferma che a quel tempo la canonicità della maggior parte delle Scritture Greche era riconosciuta, e solo qualcuno dubitava delle epistole meno note. In seguito, Atanasio, Girolamo e Agostino accettarono le conclusioni degli elenchi precedenti, includendo nel canone gli stessi 27 libri che abbiamo ora.
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