Confutazione trasmissione radiomaria del gris di novembre 2011...

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viceadmintdg1
00domenica 27 novembre 2011 10:11
...sulla sopravvivenza dell'uomo alla morte
viceadmintdg1
00domenica 27 novembre 2011 10:12
Dopo aver concluso le confutazioni di Minuti e del Gruppo p greco ci resta l'obiezione di Leoni.

Eccola:


Oggi parliamo della sopravvivenza dell’essere umano, anche tenendo conto dei tdG in ascolto.
I termini anima, e anche spirito, li usiamo come concetti che indicano che c’è nell’uomo qualcosa che non viene distrutto alla morte. Se ai tdG da fastidio chiamarla anima, non c’è problema, non ci fossilizziamo. Chiamiamola come vi pare. Quello che a noi interessa, non è il termine, ma è sapere se la Bibbia sostiene che l’uomo alla morte finisce nel nulla come pensano i tdG o se qualcosa sopravvive come invece crediamo noi. E se mettiamo le cose in questo modo, possiamo dire che la Bibbia risponde positivamente alla sopravvivenza dell’essere umano. Ne trovate conferma ad es. nella parabola di Lazzaro ed epulone, nella trasfigurazione di Cristo, o negli scritti dello stesso apostolo Paolo che vuol “morire per essere con Cristo”.
Quindi attenzione a non cadere nell’errore che fanno i tdG di discutere sul termine nefesh, perché la domanda da porsi deve essere svincolata dal termine. La domanda da porsi non è cosa sia l'anima o lo spirito. La domanda corretta è: l’uomo finisce tutto con la morte o qualcosa sopravvive? Nell’uomo oltre al corpo che è evidente, esiste qualche altra cosa, chiamiamola anima o spirito o in altri modi che volete?
Per i tdG no, per loro l’anima è mortale e citano alcuni versetti secondo cui l’anima muore. Ma quei versetti non c’entrano nulla. Noi per anima intendiamo una componente spirituale distinta dal corpo. Mentre i versetti che loro citano in maniera truffaldina per mostrare che l’anima muore, li va tenuto presente il senso ebraico del termine nefesh che non corrisponde all’idea che abbiamo noi di anima, di componente spirituale. Quindi quei versetti dell’Antico Testamento che loro citano non confutano per nulla il nostro concetto di anima.
Inoltre loro traducono ogni volta nefesh con anima, ma questo è sbagliato e truffaldino perché nefesh non ha sempre il significato di “anima”. Anzi nell’Antico Testamento è rarissimo tale significato. (Leggete in merito il parere di un esperto esegeta nel libro L’uomo secondo la Bibbia Per un’antropologia esegetica, di Deissler Alfons, Città Nuova). Solo in alcuni testi tardi viene acquisito tale significato perché c’è un evoluzione del concetto ebraico verso il piano della spiritualità. Quello che loro fanno è solo una manipolazione astuta della Bibbia, come in Ezechiele 18:4 che non si può tradurre: “l’anima che pecca morrà” ma va tradotto con il pronome personale: “chi pecca morrà” perché li lo scrittore non fa riferimento all’anima, cioè alla componente spirituale, ma all’uomo, alla persona che pecca!



Via con la confutazione...
Aquila-58
00domenica 27 novembre 2011 19:36
, 26/11/2011 10.43:

Dopo aver concluso le confutazioni di Minuti e del Gruppo p greco ci resta l'obiezione di Leoni.

Eccola:

Oggi parliamo della sopravvivenza dell’essere umano, anche tenendo conto dei tdG in ascolto.
I termini anima, e anche spirito, li usiamo come concetti che indicano che c’è nell’uomo qualcosa che non viene distrutto alla morte.



Il problema è chi intende i termini “anima” e “spirito” (che, come vedremo, la Bibbia distigue tra loro e non usa affatto come sinonimi...) come descritto dal Leoni. Certamente non la Bibbia, che non usa mai il termine “anima” (accostandolo al termine “immortale”) come entità spirituale cosciente che sopravvive alla morte, mentre lo “spirito” è altro, come vedremo, e la Scrittura dice che esso “torna a Dio che lo ha dato”, ma vedremo che questo “spiritonon sta a significare un' entità spirituale che sopravvive, in maniera cosciente, alla morte.

, 26/11/2011 10.43:


Se ai tdG da fastidio chiamarla anima, non c’è problema, non ci fossilizziamo. Chiamiamola come vi pare.



Ai testimoni di Geova interessa chiamare anima ciò che la Bibbia intende per anima, non ciò che la Bibbia non intende, vale a dire un' entità spirituale immortale che sopravvive coscientemente alla morte.
Comunque, vogliamo chiamarla “entità spirituale immortale”? Aggiudicato, ora dobbiamo comprendere, Bibbia alla mano, se questa entità esiste o meno.
Non possiamo fare teologia, e inserire la nostra teologia nel testo sacro, bensì fare l' operazione inversa, semmai...

, 26/11/2011 10.43:


Quello che a noi interessa, non è il termine, ma è sapere se la Bibbia sostiene che l’uomo alla morte finisce nel nulla come pensano i tdG o se qualcosa sopravvive come invece crediamo noi.



Anche a noi interessa, ma i cristiani testimoni di Geova non credono affatto che alla morte l' uomo finisce nel nulla, tutt' altro.....
Ecclesiaste/Qoelet 12:7 ci informa che, alla morte, la polvere torna alla terra proprio come era, e il ruach, lo spirito, torna a Dio che lo ha dato.
Quindi, non finisce tutto, perchè qualcosa dell' uomo resta.
Il problema è: cosa resta, dato che il passo afferma che lo spirito torna a Dio che lo ha dato?
Questo spirito è qualcosa di immortale e di cosciente che perpetua la personalità del defunto nello sceol o in un paradiso etereo?
La risposta è no, e a darla è la Bibbia CEI, non la Torre di Guardia!

Nessun uomo è padrone del suo soffio vitale (ruach) tanto da trattenerlo, né alcuno ha potere sul giorno della morte” (Qoelet/Ecclesiaste 8:8 - CEI).
Riguardo a questo “spirito” (ruach), la CEI traduce così Qoelet/Ecclesiaste 3:21:
Chi sa se il soffio vitale (ruach) dell' uomo sale in alto, mentre quello della bestia scende in basso, nella terra?”.

Nella nota in calce, la CEI afferma:
SOFFIO VITALE: IL RESPIRO, IN QOELET 12:7 SI DIRA' CHE ESSO RITORNA A DIO, DA CUI HA ORIGINE”.

La nota della cattolica Bibbia di Gerusalemme afferma che “IL SOFFIO NON DESIGNA L' ANIMA IMMORTALE, MA SOLAMENTE IL SOFFIO VITALE”!

Infatti, la CEI traduce Qoelet/Ecclesiaste 12:7 :
E ritorni la polvere alla terra, com' era prima, e IL SOFFIO VITALE (ruach) torni a Dio che lo ha dato”.

Da notare che la CEI editio princeps 1971 traduceva così Qoelet/Ecclesiaste 12:7 :
E ritorni la polvere alla terra, com' era prima, e LO SPIRITO (ruach) torni a Dio che lo ha dato”!

Che lo spirito biblico non sia altro, principalmente, che il soffio vitale è evidentemente anche da Giobbe 27:3, che la CEI rende:
finchè ci sarà in me un soffio di vita (neshamah) e l' alito (ruach) di Dio nelle mie narici”, laddove evidentemente i sostantivi neshamah e ruach sono usati scambievolmente per indicare fondamentalmente la medesima cosa.

Infatti in Genesi 2:7 viene detto che Dio soffia nelle narici dell' uomo “un alito di vita (neshamah)” (CEI), e Giobbe dice che nella sue narici vi è l' alito (ruach) di Dio.

Quindi, come affermano le stesse Bibbie CEI e Gerusalemme, ciò che torna a Dio in Qoelet/Ecclesiaste 12:7 non è un' entità spirituale immortale e cosciente che sopravvive alla morte, perpetuando la personalità del defunto, ma l' alito, il soffio vitale.

Togli loro il respiro (ruach): muoiono e ritornano nella loro polvere. Mandi il tuo spirito (ruach), sono creati” (Salmo 104:29-30 CEI)...

, 26/11/2011 10.43:


E se mettiamo le cose in questo modo, possiamo dire che la Bibbia risponde positivamente alla sopravvivenza dell’essere umano. Ne trovate conferma ad es. nella parabola di Lazzaro ed epulone,



Certo, nella parabola del ricco epulone e Lazzaro (Luca 16:19-31) troviamo certamente la conferma della sopravvivenza dell' essere umano, a patto che vi troviamo anche che:

1)Gesù sia stato nello stesso luogo di tormento eterno del ricco, visto che entrambi sono stati nell' Ades (Luca 16:23 ; Atti 2:27, 31);
2)che il paradiso etereo e l' inferno stiano a una distanza minima, tanto è vero che il ricco e Lazzaro con Abraamo si parlano (Luca 16:23-31);
3) che il ricco finisca all' inferno solo perchè è ricco (non viene detto nient' altro di lui, nella parabola) e Lazzaro nel paradiso etereo, solo perchè è povero.....
4) che la semplice "punta del dito nell' acqua" di Lazzaro possa rinfrescare la lingua di chi sta giorno e notte a contatto col fuoco (Luca 16:24).

Possibile?

E' ovvio che se dobbiamo prendere per veritiera la parabola, e leggerla alla lettera, dobbiamo prendere alla lettera anche queste cose, poichè possiamo certamente scegliere solo quello che ci aggrada, e scartare il resto.

Oppure, dobbiamo cercare nella parabola di Gesù solamente un preciso insegnamento, senza costruirvi dottrine teologiche?

La risposta mi sembra ovvia......

, 26/11/2011 10.43:


nella trasfigurazione di Cristo,




Per ciò che concerne la trasfigurazione, Gesù la descrive come un "horama", cioè una visione (Matteo 17:9), ma lo stesso sostantivo greco viene usato in Atti 9:12:
Paolo vede in visione Anania che entra e pone le mani su di lui, per recuperare la vista.
Ma si tratta solo di una visione: Anania non era ancora a casa di Paolo, ci sarebbe andato solo successivamente...era solo una visione divina di Anania apparsa a Paolo.
Anania non era realmente lì, durante la visione, perchè era vivo e vegeto a casa sua......!!!
E la visione di Mosè e di Elia della trasfigurazione era anch' essa solo una visione.....
Pertanto, la trasfigurazione non dimostra affatto quel che Leoni vorrebbe dimostrare....

, 26/11/2011 10.43:


o negli scritti dello stesso apostolo Paolo che vuol “morire per essere con Cristo”.



Leoni allude ovviamente al celebre passo di Filippesi 1:23, e il fatto che Paolo abbia come destino il regno celeste, naturalmente, non è minimamente messo in dubbio da nessuno, tanto meno dai cristiani testimoni di Geova.

Il problema è il quando Paolo pensa di raggiungere Cristo.

Basterebbe leggere 1 Tessalonicesi 4:13-17....ma forse a Leoni non basta.

Allora, possiamo restare nel corpus dell' epistola ai Filippesi, e Paolo ci spiega l' arcano:
Perchè io possa conoscere Lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti” (Filippesi 3:10-11 CEI).

Anche qui, come in 1 Tessalonicesi 4:13-17, la prospettiva escatologica e l' essere con Cristo risiede solo e soltanto nella risurrezione, non in una ricompensa precedente, e in un successivo ricongiungimento di un' entità spirituale immortale al corpo, cose di cui Paolo non parla neppure lontanamente:

Quindi, noi che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, E COSI' PER SEMPRE SAREMO CON IL SIGNORE” (1 Tessalonicesi 4:17 CEI).

L' espressione “E COSI''”, posta in quel punto della frase, è assolutamente perentoria: IN TAL MODO, E SOLO IN TAL MODO, NON IN UN ALTRO, quindi con la risurrezione dai morti alla parousìa di Cristo (l' argomento del passo di 1 Tessalonicesi 4:13-17), dice Paolo, “saremo per sempre col Signore”!

Paolo non parla di nessuna ricompensa precedente alla risurrezione nel corpus delle sue epistole:

“17) ei de Christos ouk egegertai, mataia he pistis humon, eti este en tais hamartiais humon 18) ara kai hoi koimethentes en Christoi APOLONTO” (1 Corinti 15:17-18).
letteralmente:
Se però Cristo non è risorto, è inutile la fede di voi, siete ancora nei vostri peccati, quindi anche i dormienti in Cristo sono periti”.

Qui Paolo usa il verbo greco apollymi (che ho evidenziato in maiuscolo), che secondo il Vocabolario del Nuovo Testamento greco italiano G. Vigini (Paoline) significa “perdere, distruggere, uccidere, perire, andare perduto”, e secondo il Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento (DENT), a pagina 359, significa “annientare, perdere, svanire, morire, andar perduto”.

Non si potrebbe essere in alcun modo tutto questo se qualcosa dei dormenti in Cristo vivesse coscientemente in un paradiso etereo, poiché essi sarebbero nella beatitudine celeste, e non “annientati, distrutti, persi, periti, uccisi, svaniti”, tutti significati del verbo greco in questione!

Questo indica che la loro unica speranza risiede nella risurrezione, e se la risurrezione non esistesse, sarebbero “annientati, distrutti, persi, periti, uccisi, svaniti” per sempre.....

Anche Gesù ribadisce la stessa.... sostanza:

E sarai beato perchè non hanno da ricambiarti. RICEVERAI INFATTI LA TUA RICOMPENSA ALLA RISURREZIONE DEI GIUSTI” (Luca 14:14 CEI).

Qui Gesù parla della ricompensa, che risiederà nella risurrezione dei giusti (si confronti anche Gv. 6:39-40): Gesù non parla di nessuna ricompensa precedente a questa!!!

(segue...)
Aquila-58
00domenica 27 novembre 2011 20:08
, 26/11/2011 10.43:


Quindi attenzione a non cadere nell’errore che fanno i tdG di discutere sul termine nefesh, perché la domanda da porsi deve essere svincolata dal termine. La domanda da porsi non è cosa sia l'anima o lo spirito.



La paura del Leoni è legittima: se infatti di ragionasse sul significato biblico del sostantivo nefesh, troveremmo molteplici significati tranne uno: un' entità spirituale immortale che si separa dal corpo per vivere coscientemente nello sceol....non c' è neppure uno straccio di Scrittura antico testamentaria che attesti un simile significato di nefesh.....quindi meglio non ragionare sui significati biblici di nefesh...

, 26/11/2011 10.43:


La domanda corretta è: l’uomo finisce tutto con la morte o qualcosa sopravvive?



Domanda più che legittima e abbiamo visto che, sulla base delle Sacre Scritture, è lo spirito che torna a Dio, ma abbiamo anche visto che secondo la cattolica Bibbia CEI SI TRATTA DEL SOFFIO VITALE, e che secondo la cattolica Bibbia di Gerusalemme il ruach (spirito) NON DESIGNA AFFATTO L' ANIMA IMMORTALE.

Lo stesso Gesù “rese il pneuma” cioè lo spirito al Padre:
Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito (pneuma, equivalente dell' ebraico ruach)” (Luca 23:46 CEI)....lo stesso spirito a soffio vitale che torna a Dio di Qoelet/Ecclesiaste 12:7.....

, 26/11/2011 10.43:


Nell’uomo oltre al corpo che è evidente, esiste qualche altra cosa, chiamiamola anima o spirito o in altri modi che volete?



La Bibbia, a dire il vero, distingue l' anima dallo spirito, e non li identifica affatto, vedasi ad esempio Ebrei 4:12, 1 Tessalonicesi 5:23, ecc.

, 26/11/2011 10.43:


Per i tdG no, per loro l’anima è mortale e citano alcuni versetti secondo cui l’anima muore.



Andiamo con ordine:
1)i cristiani testimoni di Geova non dicono che l' “anima muore”, che diavolo significa? I cristiani testimoni di Geova sostengono, con la Bibbia, che non esista nessuna entità spirituale immortale che lascia il corpo alla morte per sopravvivere, coscientemente e in maniera indipendente dal corpo medesimo, nello sceol o nell' Ades o in un paradiso etereo;
2)i cristiani testimoni di Geova constatano che in decine e decine di passi biblici i sostantivi nefesh e psychè, oltre che non essere mai accostati al termine “immortale”, designano principalmente la persona o la vita della persona, indicando banalmente che la persona o la vita della persona (descritti, nella maggior parte delle volte, con i sostantivi indicati prima) sono periture....tutto qui.

, 26/11/2011 10.43:


Ma quei versetti non c’entrano nulla. Noi per anima intendiamo una componente spirituale distinta dal corpo.



Una certa teologia, ma non la Bibbia...

, 26/11/2011 10.43:


Mentre i versetti che loro citano in maniera truffaldina per mostrare che l’anima muore,
li va tenuto presente il senso ebraico del termine nefesh che non corrisponde all’idea che abbiamo noi di anima, di componente spirituale.




Ma allora perchè truffaldina, mi domando?
Se nefesh NON DESIGNA MAI (e sfido chiunque a dimostrarmi il contrario) un' entità spirituale immortale, ma principalmente la persona, la vita della persona e diversi altri significati, MA MAI, ripeto, un' entità spirituale immortale, mi domando, che cos' è più truffaldino:
immettere nella Bibbia la propria teologia, e far “corrispondere” il significato di un termine biblico con la propria teologia, o evidenziare invece il significato biblico, non teologico, di quel termine, e il suo uso nella Sacra Parola?

La risposta la lascio ai lettori....

, 26/11/2011 10.43:


Quindi qui versetti dell’Antico Testamento che loro citano non confutano per nulla il nostro concetto di anima.



Con un determinato concetto di “anima”, ma non con quello biblico, come visto...

, 26/11/2011 10.43:


Inoltre loro traducono ogni volta nefesh con anima, ma questo è sbagliato e truffaldino perché nefesh non ha sempre il significato di “anima”.



Non è così! Basta prendere l' enciclopedia biblica "PERSPICACIA NELLO STUDIO DELLE SCRITTURE", per avere tutti i significati di nefesh......il problema, come ripeto per l' ennesima volta, è che MAI nefesh designa un' entità spirituale immortale.
Ergo, nefesh non ha mai il significato che ha, invece, in una certa teologia...

, 26/11/2011 10.43:


Anzi nell’Antico Testamento è rarissimo tale significato.



Rarissimo? Il significato di nefesh inteso come entità spirituale immortale che si separa dal corpo per vivere separatamente da esso e coscientemente altrove non è rarissimo, E' SEMPLICEMENTE INESISTENTE!

, 26/11/2011 10.43:


(Leggete in merito il parere di un esperto esegeta nel libro L’uomo secondo la Bibbia Per un’antropologia esegetica, di Deissler Alfons, Città Nuova).




E qui voglio citare quanto già affermato da un altro utente in questo forum:
"Così si esprime Giuseppe Barbaglio: 

Mentre noi diciamo spontaneamente che l'uomo ha un'anima, corpo spirito, carne, altrettanto non vale per gli scrittori biblici di cultura semitica, essendo vero ai loro occhi che l'uomo è anima, corpo, spirito, carne, cioè essere vivente, soggetto mondano, caduco e mortale, persona dotata di una scintilla divina vitale, io costitutivamente relazionato a Dio, agli altri e al mondo”. 

Gianfranco Ravasi afferma

Ciò che l’antropologia biblica offre è, dunque, la rappresentazione dell’essere vivente nella sua totalità e non l’anima come separata e distinta dal corpo”. 
Ora, con tutta la buona volontà, non mi pare che un esegeta cattolico di grande fama come Gianfranco Ravasi possa essere tacciato di prevenzione religiosa...

Evidentemente, né Barbaglio né Ravasi rifiutano la dottrina dell’immortalità del’anima, ma hanno l’onestà intellettuale di riconoscere che essa non può in alcun modo essere tratta dai soli testi biblici. 
Si può citare anche il rinomato GLAT (V:973), nel quale si legge: 

"Concludendo, si deve ancora ricordare espressamente che secondo Gen 2,7, l’uomo non ha un sé vitale, bensì è un sé vitale. Pertanto non è opportuno presumere un avere nel caso di nessuno dei significati di nefes perché ciò porterebbe a un fraintendimento della natura antropologica di nefes".

Aggiungo io, si potrebbero leggere anche gli studi degli esperti biblisti ed esegeti Oscar Cullmann (IMMORTALITA' DELL' ANIMA O RISURREZIONE DEI MORTI?) o di Samuele Bacchiocchi (IMMORTALITA' O RISURREZIONE), certo non gli ultimi arrivati, e che dicono l' esatto contrario dell' esegeta citato dal Leoni...

, 26/11/2011 10.43:



Solo in alcuni testi tardi viene acquisito tale significato perché c’è un evoluzione del concetto ebraico verso il piano della spiritualità.





In quali testi tardi antico testamentari il concetto ebraico di nefesh si sposta verso l' affermazione di un' entità spirituale immortale?
Chiedo cortesemente al Leoni di specificarlo ai suoi ascoltatori (e a noi) nella prossima trasmissione.
Noi siamo qui ad attendere questi testi tardi antico testamentari che hanno spostato il concetto di nefesh nella direzione sopra indicata...

, 26/11/2011 10.43:


Quello che loro fanno è solo una manipolazione astuta della Bibbia, come in Ezechiele 18:4 che non si può tradurre: “l’anima che pecca morrà” ma va tradotto con il pronome personale: “chi pecca morrà” perché li lo scrittore non fa riferimento all’anima, cioè alla componente spirituale, ma all’uomo, alla persona che pecca!



Mi domando perchè un sostantivo (nefesh) debba essere tradotto con un pronome personale!
Perchè ha il significato (ovvio) di persona?

Come mai invece, in Giobbe 12:10 la CEI traduce come segue:

Egli ha in mano l' anima (nefesh) di ogni vivente e il soffio (ruach) di ogni essere umano”?

E' ovvio che qui nefesh indica la vita dell' uomo, che è nelle mani di Dio.

Pertanto, perchè CEI non traduce:

Egli ha in mano la vita di ognuno, e il soffio di ogni essere umano”?

Semplice: perchè qui si vuol far credere che l' anima di cui si parla sia l' entità spirituale immortale, e non la vita dell' essere umano (ma si confronti Daniele 5:23, a cui la cattolica Bibbia di Gerusalemme fa espresso riferimento a fianco di Giobbe 12:10: “Non hai glorificato Dio, nelle cui mani è la tua vita, e a cui appartengono tutte le tue vie” (Bibbia di Gerusalemme).

E allora CEI rende con “anima”...

A me questo sembra, francamente, un pregiudizio teologico nella traduzione del testo sacro, e null' altro...

E' ovvio che in Ezechiele 18:4, 20 si parla della persona, e davvero non ci piove!

Ma , per ciò che concerne la traduzione della TNM, non si tratta di una manipolazione! La resa di nefesh sempre con anima può sicuramente essere opinabile, ma ha un pregio: permettere al lettore di capire che nefesh significa fondamentalmente vita e le sue varie manifestazioni vitali: respiro, sangue, desiderio, oppure l’intero uomo, l’uomo come essere vivente, la persona, MA MAI UN' ENTITA' SPIRITUALE IMMORTALE!.
barnabino
00domenica 27 novembre 2011 21:14
Il problema sollevato mi pare che non possa essere risolto in poche battute, come il Leoni vuol ingenuamente far credere al suo pubblico...


I termini anima, e anche spirito, li usiamo come concetti che indicano che c’è nell’uomo qualcosa che non viene distrutto alla morte



Dipende cosa intendiamo, anche per noi l'individuo sopravvive in una certa misura nella memoria di Dio, ma questo non ha nulla a che vedere con quella che i filosofi ed i cattolici intendono con "immortalità dell'anima", dove a sopravvivere (di fatto) è uno "spirito" cosciente, che viene giudicato da Dio individualmente e che è in grado di interagire e stabilire relazioni con altri esseri "spirituali" se non addirittura materiali.


Se ai tdG da fastidio chiamarla anima, non c’è problema, non ci fossilizziamo. Chiamiamola come vi pare. Quello che a noi interessa, non è il termine, ma è sapere se la Bibbia sostiene che l’uomo alla morte finisce nel nulla come pensano i tdG o se qualcosa sopravvive come invece crediamo noi



Anche qui, cosa intendiamo? E' chiaro che le Scritture sono illuminate dalla speranza della risurrezione, celeste e carnale, pertanto né la Bibbia né i testimoni di Geova non sostengono precisamente che la morte sia la "fine nel nulla", tanto è vero che le Scritture parlano della "seconda morte". Semmai sostengono che non c'è alcun stato intermedio prima della risurrezione in cui i morti sopravvivano coscientemente come spiriti in inferni i paradisi e possano manifestarsi attraverso pratiche spiritistiche.


E se mettiamo le cose in questo modo, possiamo dire che la Bibbia risponde positivamente alla sopravvivenza dell’essere umano. Ne trovate conferma ad es. nella parabola di Lazzaro ed epulone, nella trasfigurazione di Cristo, o negli scritti dello stesso apostolo Paolo che vuol “morire per essere con Cristo”



Che la Bibbia risponda "positivamente" ad un'entità spirituale e cosciente separata dal corpo è alquanto opinabile, basterebbe leggere Cullmann, ma a volte ho come l'impressione di citare nomi sconosciuti al dott. Leoni, o se non sconosciuti comunque volutamente (e colpevolmente) ignorati.

Se ci riferiamo agli esempi di Leoni, beh, sappiamo bene che quella di Lazzaro è evidentemente una "parabola", cioè un racconto di fantasia senza alcun intento realistico. Sarebbe come se oggi Gesù per insegnare qualcosa si fosse servito di una raccontino di fantasia in cui un uomo era stato rapito dagli alieni, questo di per sé non dimostrerebbe che Gesù credesse agli alieni o che il racconto di Lazzaro abbia alcunché di realistico.

Riguardo all'affermazione di Paolo nessun TdG, che io sappia, ha mai messo in dubbio che egli sarà tra coloro che regneranno con Cristo, dunque non ci stupisce che al momento della risurrezione dei morti egli fosse convinto di "essere con Cristo". Questo non mi pare che escluda che Paolo credesse all'immortalità, ma piuttosto alla risurrezione celeste.


Inoltre loro traducono ogni volta nefesh con anima, ma questo è sbagliato e truffaldino perché nefesh non ha sempre il significato di “anima”. Anzi nell’Antico Testamento è rarissimo tale significato. (Leggete in merito il parere di un esperto esegeta nel libro L’uomo secondo la Bibbia Per un’antropologia esegetica, di Deissler Alfons, Città Nuova). Solo in alcuni testi tardi viene acquisito tale significato perché c’è un evoluzione del concetto ebraico verso il piano della spiritualità. Quello che loro fanno è solo una manipolazione astuta della Bibbia, come in Ezechiele 18:4 che non si può tradurre: “l’anima che pecca morrà” ma va tradotto con il pronome personale: “chi pecca morrà” perché li lo scrittore non fa riferimento all’anima, cioè alla componente spirituale, ma all’uomo, alla persona che pecca!




Questa è una critica piuttosto superficiale che indica poco, infatti la TNM traducendo nefesh costantemente con l'italiano "anima" (come d'altronde aveva praticamente fatto la LXX)lo fa, ovviamente, tanto nei passi in cui potrebbe "confermare" le sue tesi, tanto nei passi in cui potrebbe "contraddire" le sue tesi. Se non altro la TNM è coerente con la sua scelta evitando l'arbitrarietà del traduttore circa alla scelta del significato. Insomma... traducendo sempre con "anima" la presunta "astuta" manipolazione funzionerebbe in alcuni passi ed altri no, per cui non si capisce bene dove stia l'astuzia, francamente!

Circa l'affermazione "nell’Antico Testamento è rarissimo tale significato" il problema non è che la LXX comunque rende nefesh quasi sempre con psychè, e dunque per capire quale era il senso corrente di psychè anche nel NT (influenzato profondamente dal vocabolario) della LXX mi pare ovvio che si debba fare un coerente collegamento con il termine italiano "anima", che qui serve solo a veicolare un significato del tutto diverso da quello corrente, ovviamente.

La TNM comunque non ha alcun intendo truffaldino, infatti cosciente del problema di rendere nefesh/psyche sempre con "anima" si arricchisce di un vasto apparato di note e appendice in cui fornisce al lettore gli strumenti per valutarne il senso.

Shalom
viceadmintdg1
00martedì 29 novembre 2011 11:13
[SM=g28002]
viceadmintdg1
00sabato 3 dicembre 2011 10:50
In chiusura merita di essere segnalato l’intervento di un ascoltatore. Lo aggiungo a questa discussione perchè il tema affrontato è strettamente connesso ed è ancora Leoni a rispondere.

L'ascoltatore intervenuto in radio chiede ai conduttori cosa ne pensano del fatto che:


esistono diversi teologi cattolici (es. quelli dell’Ordine dei servi di Maria, fra i quali Alberto Maggi) che sposano molte delle tesi dei testimoni di Geova, es: negano l’immortalità dell’anima e credono all’unità psicofisica dell’individuo, inoltre credono come i tdG che lo spirito santo sia la forza, l’energia divina; ancora questi teologi non credono nei dogmi mariani…



Notate la risposta di Leoni:


“a noi non interessa cosa pensano questi teologi, a noi interessa il pensiero del papa, seguiamo la dottrina ufficiale della Chiesa come spiegata nel catechismo ufficiale della chiesa cattolica romana. Noi siamo con il papa non con questi teologi liberali o modernisti! Se poi uno si lascia impressionare da questi pazienza,noi non possiamo farci nulla… anche perché il discorso dell’immortalità dell’anima non è nato oggi esiste da sempre da quando è arrivato Gesù!
“E’ vero”, ammette Leoni, “esistono anche teologi ed esegeti cattolici, in comunione piena con la Chiesa i quali in effetti spiegano che l’uomo non è una dicotomia anima/corpo ma un’unità psicofisica. Ma quando leggiamo questi esegeti dobbiamo tenere presente che essi stanno solo esprimendo la concezione ebraica che troviamo nella Bibbia, ma non un’antropologia che viene Rivelata da Dio nella Bibbia; l’antropologia Rivelata ci viene data dalla chiesa cattolica che ci dice che la Bibbia ha avuto un’evoluzione del concetto e solo con Gesù abbiamo avuto la chiarezza della sopravvivenza. Per utilità nostra usiamo il concetto di anima e corpo, semplicemente.
Perciò quando leggiamo di esegeti e teologi cattolici che dicono che l’uomo non è anima e corpo, semplicemente spiegano la concezione che gli ebrei di quel tempo avevano, non esprimono il pensiero di Dio che noi ricaviamo da tutto l’insieme, interpretato rettamente dal Magistero!



Molto interessante l'intervento di questo ascoltatore e merita senz'altro una replica la risposta di Sandro Leoni!
Aquila-58
00sabato 3 dicembre 2011 12:45
viceadmintdg1, 29/11/2011 11.08:



“a noi non interessa cosa pensano questi teologi, a noi interessa il pensiero del papa, seguiamo la dottrina ufficiale della Chiesa come spiegata nel catechismo ufficiale della chiesa cattolica romana. Noi siamo con il papa non con questi teologi liberali o modernisti! Se poi uno si lascia impressionare da questi pazienza,noi non possiamo farci nulla… anche perché il discorso dell’immortalità dell’anima non è nato oggi esiste da sempre da quando è arrivato Gesù!



Frase sibillina....sicuramente “il discorso dell' immortalità dell'anima”, come dice il Leoni, esisteva anche al tempo di Gesù, ma il fatto è che Gesù non ha mai avallato una tale dottrina appartenente al pensiero ellenistico! 

viceadmintdg1, 29/11/2011 11.08:


“E’ vero”, ammette Leoni, “esistono anche teologi ed esegeti cattolici, in comunione piena con la Chiesa i quali in effetti spiegano che l’uomo non è una dicotomia anima/corpo ma un’unità psicofisica. Ma quando leggiamo questi esegeti dobbiamo tenere presente che essi stanno solo esprimendo la concezione ebraica che troviamo nella Bibbia, ma non un’antropologia che viene Rivelata da Dio nella Bibbia;



L' antropologica biblica, nella sua interezza, non prevede affatto alcun dualismo

Dio creò il primo uomo Adamo con la prospettiva della vita eterna, se solo avesse mangiato dell’ albero della vita.

Questa era l' aspettativa di Adamo, che antropologicamente era un anima o essere viventenon possedeva un’ anima (Genesi 2:7) che, oltre che immortale, sarebbe stata inutile, ininfluente, vista l' eventualità della vita eterna che egli aveva di fronte.

Tutto Adamo”, non “una parte” di Adamo, aveva davanti a se questa prospettiva. 

La progenie di Adamo nasce già mortale, con il peccato (Salmo 51:5 [51:7 CEI], che "colpa" avrebbe potuto mai avere il neonato Davide, se non quella di una condizione ereditata dal peccato adamico, e che ci riguarda tutti?] ; Romani 5:12), ma con la possibilità di ricevere la vita eterna se accetta il gratuito dono di Dio relativo alla salvezza
questa prospettiva è un dono, non un possesso innato, ed è condizionato dalla nostra volontà di accettare l’ immeritata benignità o grazia di Dio.

E ciò per la nostra salvezza, della nostra intera natura

Questa è l’ antropologia biblica: la natura umana non è stata concepita con un’ immortalità innata, come detto, ma con l' aspettativa di ricevere la vita eterna

Gv. 17:3: “Questa è la vita eterna, che conoscano te, l’ unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (CEI); 

colleghiamo questo passo con

Gv. 12:25” “Chi ama la propria vita (psychè) la perde, e chi odia la propria vita (psychè) in questo mondo, la conserverà per la vita eterna” (CEI). 

Pertanto, la continuità fra la vita presente e quella futura è garantita non da un’ immortalità dell’ anima, ma dalla fedeltà a Dio.

In tal modo va inteso il “perdere e il salvaguardare la psychè”, l’ anima, la vita

(segue...)
Aquila-58
00sabato 3 dicembre 2011 13:01
viceadmintdg1, 29/11/2011 11.08:


l’antropologia Rivelata ci viene data dalla chiesa cattolica che ci dice che la Bibbia ha avuto un’evoluzione del concetto e solo con Gesù abbiamo avuto la chiarezza della sopravvivenza. Per utilità nostra usiamo il concetto di anima e corpo, semplicemente.
Perciò quando leggiamo di esegeti e teologi cattolici che dicono che l’uomo non è anima e corpo, semplicemente spiegano la concezione che gli ebrei di quel tempo avevano, non esprimono il pensiero di Dio che noi ricaviamo da tutto l’insieme, interpretato rettamente dal Magistero!




Come sarebbe a dire “per utilità”? 
Solo con Gesù”, dice il Leoni, “abbiamo avuto la chiarezza della sopravvivenza”. 

Ma che significa “sopravvivenza”? 

Certo, sin dall' inizio del suo ministero terreno, Gesù ha parlato della sua morte e risurrezione, e in questo non si è discostato dall' A.T.. Gesù ha infatti accennato a una sola ricompensa: quella della risurrezione

Riceverai infatti la tua ricompensa”. Quando? Gesù prosegue: “alla risurrezione dei giusti” (Luca 14:14- CEI). 

Il Signore Gesù ribadisce il concetto in Gv. 6:39-40,44, 54.......

Egli non ci parla di nessuna ricompensa precedente alla risurrezione nell' ultimo giorno. 

Su questo Gesù non si discosta dalla stessa ricompensa che fu promessa al profeta Daniele: 

Tu, va' pure alla tua fine e riposa: ti alzerai per la tua sorte alla fine dei giorni” (Daniele 12:13 CEI). 

A Daniele non viene promessa alcuna ricompensa precedente a quella accennata “alla fine dei giorni, esattamente come Gesù non promette nessuna ricompensa precedente alla risurrezione “nell' ultimo giorno”! 

Ma tutto ciò era conosciuto sin dai tempi di Abraamo.
Tanto è vero che l' apostolo Paolo ci informa di questo in Ebrei 11:19. Ecco il testo greco della parte del passo di Ebrei che ci interessa: 

logisamenos hoti kai ek nekron egeirein dunatos ho theos”, cioè a dire “avendo ritenuto che Dio è capace di risuscitare anche dai morti”: i versetti precedenti indicano che ciò avvenne quando il patriarca offrì il figlio Isacco (Ebrei 11:17-18)... 

Gesù operò una sola dicotomia anima/corpo, in Matteo 10:28, cui ho già accennato: 

E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l' anima: abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geenna e l' anima e il corpo”. 

Come vediamo, qui Gesù attesta esplicitamente che l' anima può essere uccisa, fatta perire nella Geenna

Ma perchè Gesù opera questa dicotomia anima/corpo? Semplice! 

I due principali significati del sostantivo greco psychè (come del resto il sostantivo ebraico nefesh) sono persona nella sua interezza e vita della persona

Qui, è ovvio che psychè non ha il significato di qualche cosa di immortale: se così fosse, ci troveremmo di fronte all' anima di un reprobo destinata a un luogo di cosciente tormento eterno, poiché si parla della Geenna

Ma Gesù dice che quell' anima andrà non ad essere tormentata coscientemente nella Geenna, ma a perire(si confronti Luca 12:4-5)

Matteo 10:28 vuole dire una sola cosa: l' uomo può anche ucciderci, ma non può toglierci definitivamente la vita (dato che c' è la speranza della risurrezione): la prerogativa di toglierci in maniera definitiva la vita spetta solo a Dio, nella seconda morte, che significa l' annichilimento, l' annientamento eterno, la vera morte, da cui non c' è risurrezione (Apocalisse/Rivelazione 21:8)... 

Alla luce di Matteo 10:28 va letta anche la parabola del ricco epulone e di Lazzaro (Luca 16:19-31) che va valutata nel contesto e da cui dobbiamo trarre non un' improbabile dottrina sull' oltretomba, ma un preciso insegnamento: 

tra l' altro, se l' “anima” di Lazzaro fosse veramente andata in un “luogo di tormento cosciente”, ciò cozzerebbe contro le stesse parole di Gesù, in Matteo 18:8, dove Egli parla del “fuoco eterno”, laddove poi nel versetto 9 accenna alla “Geenna”. 

Colleghiamo con Matteo 25:41, dove Gesù accenna, come sorte dei capri, al “fuoco eterno preparato per il diavolo e per i suoi angeli”. 

Questo passo evangelico ci porta inevitabilmente ad Apocalisse/Rivelazione, dove tale “stato” viene descritto in Apocalisse/Rivelazione 20:10

Ma in questo passo si accenna al lago di fuoco e zolfo, che Apocalisse/Rivelazione 20:14; 21:8 descrivono come la seconda morte, e non come un luogo di tormento cosciente! 

E' chiaro, quindi, che la parabola di Gesù non va presa alla lettera, piuttosto va tratto da essa un preciso insegnamento, anche considerando il preciso contesto in cui è collocata... 
viceadmintdg1
00martedì 6 dicembre 2011 23:18
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