Depressione

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Romeo
00mercoledì 4 aprile 2012 14:58
Trovo un sacco di persone qui nel sito (e non solo nel sito) che soffrrono di depressione e pensano al suicidio.

Uscite dal giro cambiate modo di pensare, la vita non è solo sacrificio

NON fatevi fare il lavaggio del cervello! Uscite dal vostro ruolo e vedrete il mondo come vi si aprirà sotto un'altra luce
barnabino
00mercoledì 4 aprile 2012 17:21
Caro Romeo,

Purtroppo trovi il suo modo di porre la questione molto rozzo ed indelicato per chi soffre di depressione, questo è un tema molto grave che va trattato con la dovuta cautela e delicatezza e non certo con questo tono.

Purtroppo la depressione grave colpisce indistintamente i testimoni di Geova, come i cattolici e altri, e non ha nulla a che vedere con la religione. I testimoni di Geova, per altro, non incoraggiano certo una vita ascetica e fatta solo di privazioni (ammesso che questi possano essere fattori della depressione, cosa di cui francamente dubito fortemente) ma riconoscono che lo stile di vita moderno, oltre che fattori fisici, possono condurre alla depressione, che non si cura certo con uno stile di vita "sregolato" o "edonistico" ma al contrario con cure specifiche, sport, attività fisica, mentale e compagnie e divertimenti edificanti.

Riguardo al nostro "ruolo" essere cristiani non vuol dire farsi il "lavaggio del cervello" (espressione populistica che non significa nulla) ma significa essere persone spirituali, ovvero che coltivano nella loro vita il frutto dello spirito: amore, gioia, pace, longanimità, bontà, ecc... e se non è terapeutico questo mi dica lei cosa. Comunque visto il suo atteggiamento aggressivo mi chiedo quanto sia nello spirito adatto di dare consigli a chi soffre di depressione.

Shalom
(garoma)
00giovedì 5 aprile 2012 07:06
Re:
Romeo, 04/04/2012 14.58:

Trovo un sacco di persone qui nel sito (e non solo nel sito) che soffrrono di depressione e pensano al suicidio.

Uscite dal giro cambiate modo di pensare, la vita non è solo sacrificio

NON fatevi fare il lavaggio del cervello! Uscite dal vostro ruolo e vedrete il mondo come vi si aprirà sotto un'altra luce


Caro Romeo, io non soffro di depressione, ma ho il massimo rispetto per coloro che purtroppo soffrono di tale grave disturbo. Nel mondo, purtroppo tantissime persone soffrono di tale malattia, poichè di malattia trattasi, e certamente non attribuibile alla religione che si professa. Chi professa una convinzione religiosa e la pratica con sincerità, certamente non sarà una vita di sacrifici depressivi, ma di felicità e consapevolezza, pur vivendo in un sistema pieno di problemi.

La Bibbia parla della luce di verità o delle tenebre del mondo, lei di quale luce parla? Non crede che confonda le tenebre del mondo con la luce? In luca 11:28 viene detto: Ma egli disse: “No, piuttosto: Felici quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica!”

Come vede, lei è fuori strada.


roberto.testimonidigeova
00giovedì 5 aprile 2012 08:36
Caro Romeo, non si deprima.
BRAUNSCHWEIG
00giovedì 5 aprile 2012 11:37
*** g02 22/7 pp. 19-23 Ho vinto la battaglia contro la depressione postpartum ***

Ho vinto la battaglia contro la depressione postpartum
Ricordo che osservavo mio marito giocare felice con la nostra bambina appena nata e pensavo che sarebbero stati più felici senza di me. Sentivo di essere diventata un peso per loro. Volevo prendere la macchina, andarmene e non tornare più. Non mi rendevo conto di soffrire di depressione postpartum.

I PRIMI dieci anni di matrimonio erano stati anni felici. Era una soddisfazione per me e Jason veder crescere Liana, la nostra prima bambina. Perciò quando rimasi incinta di nuovo, tutti accogliemmo con gioia la notizia.

Questa gravidanza, però, fu molto difficile. Difatti rischiai di morire a motivo di complicazioni dopo il parto. Ma anche prima, durante le ultime settimane di gravidanza, sembrava che sulla mia mente fosse calata la nebbia. La situazione peggiorò dopo che portammo a casa dall’ospedale la nostra piccina, Carly. Mi sentivo sempre stanca e incapace di prendere anche le decisioni più semplici. Presi l’abitudine di telefonare più volte al giorno a Jason sul lavoro solo per chiedergli quale delle faccende domestiche dovevo sbrigare o per farmi assicurare che quello che avevo appena detto o fatto fosse corretto.

Avevo paura di stare con gli altri, anche con vecchi amici. Se qualcuno veniva alla porta inaspettatamente, mi nascondevo in camera da letto. Lasciavo la casa tutta in disordine, e mi distraevo e mi confondevo con facilità. Mi piace molto leggere, ma mi diventò quasi impossibile perché non riuscivo a concentrarmi. Trovavo difficile pregare, perciò la mia salute spirituale ne soffrì. Mi sentivo emotivamente insensibile, incapace di provare amore per chicchessia. Avevo paura di fare del male alle bambine perché non pensavo in modo corretto. La mia autostima crollò. Pensavo di impazzire.

In quel periodo Jason tornava dal lavoro e mi aiutava a pulire la casa o a preparare da mangiare per la famiglia, e io mi arrabbiavo per il suo aiuto. Avevo la sensazione che le sue azioni dimostrassero che ero una madre incapace. Viceversa, se non mi dava una mano, lo accusavo di infischiarsene. Se Jason non avesse affrontato la situazione con maturità e amore, la mia depressione postpartum avrebbe potuto mandare a catafascio il nostro matrimonio. Forse Jason può descrivere meglio come influì su di lui la mia condizione.
Mio marito dice che effetto ebbe su di lui

“In un primo momento non riuscivo a capire cosa succedesse a Janelle. Era completamente cambiata: non era più la persona estroversa, felice, che era sempre stata. Cominciò a comportarsi in tutt’altro modo. Prendeva tutto quello che dicevo come una critica personale e si risentiva pure quando cercavo di alleggerirle il lavoro. All’inizio mi veniva voglia di dirle di piantarla, ma mi rendevo conto che una reazione del genere avrebbe solo peggiorato le cose.
“I nostri rapporti erano costantemente tesi. Janelle sembrava pensare che il mondo intero ce l’avesse con lei. Avevo sentito dire che altre donne avevano avuto sintomi simili a motivo della depressione postpartum. Perciò quando cominciai a sospettare che ne soffrisse anche lei, mi misi a leggere tutte le informazioni che trovavo sull’argomento. Quello che leggevo confermava i miei sospetti. Capii anche che non era colpa di Janelle: la malattia non era dovuta a qualche negligenza da parte sua.

“Ammetto che le maggiori attenzioni di cui lei e le bambine avevano bisogno mi lasciavano emotivamente e fisicamente esausto. Per due anni dovetti destreggiarmi fra il lavoro secolare e le responsabilità di anziano di congregazione e di marito e padre. Meno male che riuscii a modificare il lavoro secolare per poter essere a casa prima, specie le sere in cui avevamo le adunanze cristiane. Janelle aveva bisogno che fossi a casa in tempo per aiutarla a preparare la cena e a vestire le bambine. Così potevamo andare tutti all’adunanza”.
La via della guarigione

Senza l’amorevole sostegno di mio marito, la guarigione sarebbe stata senza dubbio molto più lenta. Jason ascoltava con pazienza quando mi sfogavo confidandogli i miei timori. Riscontrai che per me era molto importante non reprimere ciò che provavo. A volte sembravo persino arrabbiata. Ma Jason mi assicurava sempre che mi amava e che non ero da sola ad affrontare quella situazione. Cercava sempre di aiutarmi a vedere il lato positivo delle cose. In seguito mi scusavo per quello che avevo detto in un momento di rabbia. Mi rassicurava dicendo che era la mia malattia a parlare. Quando ci ripenso adesso, mi rendo conto quanto fossero importanti per me le sue espressioni premurose.
Insieme trovammo finalmente un dottore molto disponibile che si prese il tempo di ascoltare come mi sentivo. Diagnosticò che soffrivo di depressione postpartum e mi consigliò una terapia farmacologica per controllare i frequenti attacchi di ansia. Mi incoraggiò anche a consultare uno specialista di igiene mentale. Inoltre mi raccomandò di fare regolarmente dell’esercizio fisico, cosa che ha aiutato molti a combattere la depressione.

Uno dei maggiori ostacoli che ho trovato sulla via della guarigione è stato affrontare la vergogna che accompagna la depressione postpartum. La gente spesso trova difficile mostrare empatia a chi ha una malattia che non capisce. La depressione postpartum non è, diciamo, come una gamba rotta, che gli altri possono vedere e di cui possono quindi tener conto. Comunque la mia famiglia e gli amici intimi sono stati davvero incoraggianti e comprensivi.
L’amorevole aiuto di familiari e amici

Durante quel periodo difficile io e Jason abbiamo apprezzato molto l’aiuto di mia madre. A volte lui aveva bisogno di un po’ di respiro dall’agitazione che c’era in casa. La mamma era sempre positiva e non cercava di sobbarcarsi tutto il mio lavoro, anzi, mi sosteneva e mi incoraggiava a fare quel che potevo.

Anche gli amici della nostra congregazione si sono dimostrati un magnifico sostegno. Molti mandavano bigliettini per dirci che mi pensavano. Come mi erano care quelle parole gentili! Specialmente perché trovavo difficile parlare con la gente, sia al telefono che a quattr’occhi. Mi era difficile persino conversare con i compagni di fede prima e dopo le adunanze. Così, scrivendoci, gli amici non solo dimostravano di capire le limitazioni causate dalla depressione, ma confermavano anche il loro amore e il loro interesse per me e per la mia famiglia.

Non è una condanna a vita
Ora sto molto meglio, grazie ai consigli del mio medico, al sostegno della famiglia e alla comprensione degli amici. Faccio ancora regolarmente esercizio fisico, anche quando mi sento stanca, poiché mi ha aiutato a guarire. Cerco inoltre di reagire in modo positivo all’incoraggiamento di altri. Nei momenti difficili ascolto le audiocassette della Bibbia e le Melodie del Regno: musica spiritualmente ed emotivamente edificante preparata dai testimoni di Geova. Tutto questo mi rafforza spiritualmente e mi aiuta a pensare in modo positivo. Recentemente ho persino ricominciato a pronunciare discorsi di esercitazione basati sulla Bibbia alle adunanze della congregazione.

Mi ci sono voluti più di due anni e mezzo per arrivare a provare più pienamente e manifestare amore per mio marito, le bambine e altri. Per quanto questo sia stato un periodo difficile per la mia famiglia, ci sentiamo più uniti che mai. Sono particolarmente riconoscente a Jason, che mi ha confermato il suo amore in maniera straordinaria sopportando i momenti peggiori della mia depressione ed essendo sempre pronto a sostenermi quando ne avevo bisogno. Soprattutto, abbiamo entrambi una relazione molto più stretta con Geova che ci ha davvero rafforzati durante le prove.

Ci sono ancora dei giorni in cui mi sento giù, ma con l’aiuto della mia famiglia, del mio medico, della congregazione e dello spirito santo di Geova, la luce alla fine del tunnel diventa sempre più luminosa. La depressione postpartum non è una condanna a vita. È un nemico che si può sconfiggere. — Narrato da Janelle Marshall.
Grattamacco '67
00venerdì 6 aprile 2012 17:43
Re:
roberto.testimonidigeova, 05/04/2012 08.36:

Caro Romeo, non si deprima.



Anche perchè il Romeo shakespiriano,a proposito di argomento.... [SM=g7350]


Amalia 52
00venerdì 6 aprile 2012 18:03
Re:
Romeo, 04.04.2012 14:58:

Trovo un sacco di persone qui nel sito (e non solo nel sito) che soffrrono di depressione e pensano al suicidio.

Uscite dal giro cambiate modo di pensare, la vita non è solo sacrificio

NON fatevi fare il lavaggio del cervello! Uscite dal vostro ruolo e vedrete il mondo come vi si aprirà sotto un'altra luce



Queste frasi mi sembrano molto conosciute!(Genesi 3:1-7) [SM=x1408447] [SM=x1408447] [SM=x1408447]
persoinaltomare
00venerdì 6 aprile 2012 19:07
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Lungosonno
00venerdì 6 aprile 2012 22:26
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