Ex preti?

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Mistero
00martedì 8 marzo 2016 22:09
Nelle vostre congregazioni si trovano anche ex preti?
Aquila-58
00martedì 8 marzo 2016 22:47
Re:
Mistero, 08/03/2016 22.09:

Nelle vostre congregazioni si trovano anche ex preti?




certo, due di loro li conosco di persona e fanno parte di congregazioni delle Marche, la mia regione
Ora sono due anziani ma a loro tempo sono stati parroci..
(SimonLeBon)
00martedì 8 marzo 2016 23:21
Re:
Mistero, 08/03/2016 22:09:

Nelle vostre congregazioni si trovano anche ex preti?



Si, avevo letto di un certo Della Gatta che era diventato tdG.
In effetti noi tdG non abbiamo pregiudizi, neanche con le ex-suore.

Simon
dom@
00giovedì 10 marzo 2016 07:10
AUn ex prete trovo a me nel 1960. [SM=g10765]
arianna(2013)
00giovedì 10 marzo 2016 07:48
luluana2011.1978ana2011
00giovedì 10 marzo 2016 18:00
xPRETI
diversi anni fa ,abbiamo avuto l'onore che il fratello Della Gatta fece un discorso nella mia congregazione (Piombino).serviva i una congregazione di Grosseto. [SM=g27987]
Amalia 52
00giovedì 10 marzo 2016 19:50
Re: Re:
(SimonLeBon), 08.03.2016 23:21:



Si, avevo letto di un certo Della Gatta che era diventato tdG.
In effetti noi tdG non abbiamo pregiudizi, neanche con le ex-suore.

Simon




Ecco la sua esperienza! [SM=g27987]

Domande a un ex sacerdote


Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Italia

ANTONIO DELLA GATTA, un ex sacerdote cattolico, è un uomo di 41 anni, felicemente coniugato e padre di due bimbi.

Non è raro, di questi tempi, che un sacerdote lasci il suo ufficio e in seguito si sposi. Secondo una stima pare infatti che attualmente in Italia siano oltre 3.500 coloro che hanno lasciato l’abito talare e si sono sposati. Tuttavia l’esperienza di Antonio è particolare, dati i motivi che lo hanno indotto a lasciare il sacerdozio. Quindi sarà interessante fargli alcune domande.

D. “Puoi brevemente parlarci della tua precedente esperienza religiosa?”

R. “Il 16 settembre 1956, accompagnato da mia madre e da mio fratello maggiore, partii per il seminario. Avevo appena 13 anni. Dopo il periodo trascorso in seminario iniziai il noviziato e, una volta superato il periodo di prova, fui mandato a Roma per proseguire gli studi. Nel 1969 fui ordinato sacerdote. Dopo pochi mesi, dato che avevo frequentato dei corsi di pedagogia e psicologia religiosa, mi fu chiesto di insegnare nel seminario di un paese in provincia di Napoli. Ero contento di poter preparare al sacerdozio i giovani seminaristi. E così per alcuni anni mi impegnai con soddisfazione in questo compito finché, sebbene ancora giovane, divenni rettore del seminario. Ma in seguito il mio entusiasmo si raffreddò”.

D. “Perché? Cosa ti accadde?”

R. “Furono i colloqui con altri sacerdoti più ‘maturi’ di me a raffreddarmi. Molti di loro erano sfiduciati, pessimisti sulla situazione della Chiesa Cattolica e privi di convinzione. Il loro atteggiamento finì per influenzarmi. Ricordo in modo particolare una conversazione confidenziale con alcuni sacerdoti che senza mezzi termini mi fecero notare l’inutilità della nostra opera. Da quella conversazione uscii sconvolto, con uno stato di confusione mentale e un progressivo rigetto dell’autorità ecclesiastica”.

D. “Cominciasti ad avere dubbi anche nel campo dottrinale?”

R. “Sì. Infatti quando le mie illusioni svanirono notai nella Chiesa Cattolica ciò che non avevo visto prima, cioè che era un’istituzione mondana, permeata di politica e lontana dal genuino spirito cristiano. Quindi anche le dottrine cominciavano a crollare davanti a me. Quelle ‘verità’ che avevo considerate sacrosante le accettavo ora con difficoltà, anche le più elementari. La dottrina dell’inferno mi sembrava assurda. Non credevo più nel tipo di confessione insegnato dalla Chiesa Cattolica e cercavo di non confessare più i fedeli. Non recitavo più il rosario, né il breviario. Facevo soltanto una lettura biblica quotidiana. Non riuscivo più a parlare di Dio. L’omelia domenicale mi divenne un vero tormento. Come potevo parlare ad altri di argomenti di cui io stesso non ero più convinto? Fu un periodo terribile per me”.

D. “Vorresti spiegare meglio come ti sentivi?”

R. “Pregavo con le lacrime agli occhi quell’unico Dio che sin da piccolo mi ero proposto di servire completamente. Mi chiedevo come avrei potuto superare quel mare di difficoltà. Decisi di dimettermi dall’incarico di rettore, ma le mie dimissioni non furono accettate. Poco tempo dopo il seminario fu chiuso per mancanza di vocazioni. Ed io continuai a occuparmi della chiesa annessa al seminario, che era aperta ai fedeli, e delle attività di catechismo e di ricreazione per i ragazzi esterni. La mia situazione era davvero critica, a causa dei dubbi e della sfiducia che si erano impadroniti di me”.

Incontro con i testimoni di Geova

D. “Come avvenne il tuo distacco definitivo dalla Chiesa Cattolica?”

R. “Una domenica mattina, dopo una funzione religiosa, il custode mi disse che nel salone c’erano due signori che desideravano parlare con qualcuno di noi sacerdoti. Erano due testimoni di Geova. La conversazione durò poco più di mezz’ora. Parlammo della Bibbia, delle varie religioni e del metodo per identificare quella vera. Anch’io ero un assiduo lettore delle Sacre Scritture. Infatti, da poco tempo, avevo acquistato La Bibbia di Gerusalemme. Concordammo di proseguire il dialogo in successivi incontri”.

A questo punto lasciamo che Mario, uno dei Testimoni che visitò successivamente Antonio, ci parli di questi incontri.
“Questo sacerdote, sebbene fosse il rettore del seminario, aveva allora soltanto 33 anni. Mi disse che non approvava la gerarchia cattolica, ma che per lui le dottrine della sua chiesa erano sacre. Tuttavia mi fece capire che se si fosse convinto che erano sbagliate pure le dottrine, allora l’avrebbe lasciata.

“Tutte le nostre conversazioni si basavano ovviamente su traduzioni cattoliche. Purtroppo in un anno riuscii a fare soltanto quattro o cinque conversazioni. Infatti dopo ogni colloquio Antonio si prendeva tre mesi di tempo per fare le sue ricerche. Ricordo la volta in cui trattammo la questione del celibato dei sacerdoti. Con la versione cattolica gli feci notare, in I Timoteo 4:1-3, che ‘in successivi periodi di tempo’ uomini ingannevoli avrebbero proibito di sposarsi. Antonio non conosceva quella scrittura. Ne rimase colpito. La sottolineò, ne prese nota e mi disse che avrebbe chiesto spiegazioni. Dopo un anno riuscii a intensificare le visite e così ci incontravamo ogni settimana per trattare argomenti biblici”.

Ma ritorniamo ad Antonio. Egli narra: “I Testimoni che mi visitavano parlavano con molta convinzione. Cominciarono a destare il mio interesse. Provavo quasi invidia e un certo disagio nel vederli maneggiare la Bibbia con tanta disinvoltura. Riuscivano a trovare i versetti sempre prima di me. Con citazioni bibliche rispondevano alle mie obiezioni e chiarivano i miei dubbi. Notavo in loro tanta pazienza e modestia. Mi faceva riflettere anche il loro spirito di sacrificio. O con la pioggia, o col vento, alle nove del sabato mattina suonavano il campanello del seminario.

“Durante tutti i miei anni di studio non avevo mai sentito parlare dei testimoni di Geova. Quindi mi procurai alcune pubblicazioni che parlavano di loro. Ma da ciò che avevo già appreso attraverso i colloqui e la lettura, mi resi subito conto che quegli opuscoli scritti da sacerdoti cattolici riportavano cose inesatte sul loro conto. Inoltre alcune argomentazioni erano veramente puerili. Il più delle volte invitavano il lettore a guardarsi dai loro scritti, ma senza approfondirne i motivi.

“D’altra parte trovavo ristoro spirituale leggendo le pubblicazioni dei Testimoni. In particolare ricordo quanto incoraggiamento ricevetti dalla lettura del libro L’eterno proposito di Dio ora trionfa per il bene dell’uomo. In quel periodo infuriava la guerra nel Vietnam con tanta strage di innocenti. Spesso mi chiedevo: ‘Perché Dio non interviene?’ Trovai nel libro tutte le risposte che mi occorrevano”.

D. “Che cosa pensavano gli altri sacerdoti delle tue conversazioni con i testimoni di Geova?”

R. “Li invitai a prendervi parte. Ma non diedero importanza alla cosa”.

Lasciata la Chiesa Cattolica

D. “E i tuoi superiori . . . ?”

R. “Quando seppero del mio caso si mossero e mi parlarono. Si preoccuparono di evitare scandali. Di mia iniziativa mi recai a Roma più volte per parlare con i superiori. Riferii tutto ciò che avevo in mente. Rispondevo alle loro domande senza timore. Manifestai la mia intenzione di lasciare la Chiesa Cattolica. Furono fatti vari tentativi per dissuadermi. Mi fu pure proposto di andare in un’altra nazione. Ma non accettai. Infine, dopo aver riflettuto a lungo, decisi di scrivere una lettera specificando di non ritenermi più cattolico, e la inviai per raccomandata”.

D. “Dopo questa decisione hai dovuto affrontare delle difficoltà?”

R. “I problemi non si fecero attendere. Trovai opposizione ovunque, in seminario e in famiglia. Nei giorni in cui presi la decisione di lasciare il seminario si teneva nelle vicinanze un’assemblea dei testimoni di Geova. Dopo aver avvertito un sacerdote me ne andai alla stazione per prendere il treno. Durante il viaggio non riuscivo a trattenere le lacrime. Non avrei mai immaginato che credere veramente in Dio potesse costare tanti sacrifici. Ma ero disposto ad affrontare qualsiasi cosa. All’assemblea, durante il discorso pubblico, fui molto incoraggiato quando l’oratore disse che con la fede si potevano spostare anche le montagne, cioè superare le difficoltà più grandi.
“Il mio ‘calvario’ durò quasi un anno. Incomprensione da parte dei familiari che non riuscivano a capire, rancore da parte di quasi tutta la parentela: ho sofferto molto per questa situazione. La gente nel paese mi guardava come fossi un povero sventurato. Alcuni membri del clero cercarono di convincermi a trascorrere un periodo di riposo in qualsiasi posto avessi voluto, senza badare a spese. Sapevano bene che non ero ‘un povero malato di mente’, ma cercavano di farmi risultare tale agli occhi della gente per salvare la loro reputazione. In un’altra circostanza qualcuno mi mandò degli agenti di pubblica sicurezza facendomi passare per ‘elemento pericoloso e sovversivo’. Quando gli agenti intuirono la situazione, mi consigliarono privatamente di stare molto attento a causa della cattiveria di alcune persone. In famiglia, dove ero rientrato dopo aver lasciato il seminario, la situazione era insostenibile. Anche perché si lavorava duramente, per molte ore al giorno, pure di domenica. Ero in gravi difficoltà. Con tutto il cuore pregavo Geova di darmi una mano”.

D. “Come hai risolto la tua situazione?”

R. “Geova è un uditore di preghiere e infatti mi fu preparata una via d’uscita. Uno dei miei fratelli carnali che abitava in Svizzera si trasferì in una città della Lombardia. Il Testimone che studiava con me mi suggerì di andare ad abitare da lui e così feci. Che felice sorpresa apprendere che anch’egli studiava con i testimoni di Geova.

Finalmente ero in un ambiente nuovo, libero di muovermi senza dover rendere conto a nessuno di ciò che facevo. I Testimoni locali mi aiutarono in poco tempo a trovare un lavoro e una casa. Quindi nel mese di dicembre del 1976 potei col battesimo rendere pubblica la mia dedicazione a Geova. Mi sposai ‘nel Signore’ un anno dopo. (I Corinti 7:39) In seguito la mia famiglia è stata benedetta con la nascita di due bimbi, Alessandro e Roberto”.

D. “Com’è cambiata la tua vita?”

R. “Prima di tutto ho trasformato il mio modo di pensare. Con l’aiuto della Parola di Dio la mia mente ha respinto le tradizioni e le dottrine prive di fondamento biblico. Mi sono sforzato di far sì che col suo spirito Geova potesse operare liberamente nella mia mente e nel mio cuore. A poco a poco, grazie alla Sua guida, sono riuscito a trovare la stabilità e la tranquillità interiore che cercavo. Ora riscontro che è meraviglioso camminare nella luce della Parola di Dio con la mente libera da insegnamenti che nascondono il proposito del Creatore.

“Dio ha certamente benedetto questa mia nuova vita. Al posto della solitudine di un tempo, ora sono felice di avere una famiglia a cui dedicare le mie attenzioni e con cui vivere una profonda esperienza umana. L’amore che Pietro e gli altri apostoli avevano per Geova non fu ostacolato dal fatto che avevano famiglia. (Matteo 8:14; I Corinti 9:5) Certamente essi utilizzarono la loro esperienza di vita familiare per il bene del prossimo. Anche nel mio caso credo che la mia modesta esperienza di marito e padre mi abbia completato e reso idoneo per capire i problemi di altri.

“Una fonte di gioia è per me il progresso nella via dell’accurata conoscenza del cristianesimo di alcuni miei familiari, fra cui mia sorella. Era suora, ma ha lasciato l’istituto religioso e due anni fa è divenuta una Testimone battezzata.

“Nella mia vita provo una profonda soddisfazione servendo il prossimo, non all’interno di strutture dominate da tradizioni umane, ma facendogli conoscere lo stesso meraviglioso messaggio che ha aperto gli occhi anche a me. Sono molto grato a Geova, ‘la fortezza della mia vita’, per avermi fatto uscire dalle tenebre spirituali. Ora comprendo chiaramente che solo Geova è ‘la mia luce e la mia salvezza’”. — Salmo 27:1.

Come Antonio, altre persone sincere desiderano comprendere con chiarezza i propositi e la volontà di Dio. A loro gli editori di questa rivista rivolgono l’invito di accettare un gratuito studio biblico con i testimoni di Geova affinché le Sacre Scritture divengano per loro come “una lampada che risplenda in luogo tenebroso”. — II Pietro 1:19.

Fonte:g 8/11/84 Domande a un ex sacerdote
micky-85
00giovedì 10 marzo 2016 22:06
C'è un altro ex prete nelle vicinanze di Bari. Anche lui è un anziano di congregazione.
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