Re:
Giordano, 29/12/2011 17.54:
Buonasera
sulla rivista del 15 marzo pe lo studio, l'ultima disponibile su
www.jw.org, vi è un articolo che parla del non voltarsi indietro. Tra i vari motivi per cui ci si potrebbe voltare c'è quello delle ingiustizie vere o presunte.
Mi spiace che un argomento così venga trattato in un solo paragrafo.
Voi che ne pensate?
Veramente, più che di un solo paragrafo parlerei di una singola frase (pag.28 § 16):
"Può darsi che le ingiustizie, reali o presunte, siano per noi un chiodo fisso."
Per rispondere alla tua domanda, "penso" che una relazione forte con Geova, ispirata all'amore e non ancorata alle piccolezze umane, renda l'individuo perfettamente in grado di superare le ingiustizie vere e a maggior ragione quelle presunte. Come si ripete di continuo, chi si comporta in modo offensivo nei riguardi di un fratello in fede, portandolo ad 'inciampare' nel senso evangelico del termine, ne risponderà a Geova, ma anche chi rallenta il proprio impegno smettendo di frequentare la congregazione perché si ritiene offeso, indipendentemente dalle sue ragioni, non fa certo figura da cristiano maturo e spiritualmente robusto.
Giordano, 29/12/2011 17.54:
La scrittura di Luca 9:62, riposrtata a pag 25, in che modo si applica a chi ha ricevuto un ingiustizia?
La scrittura dice:
“Nessuno che abbia messo mano all’aratro e guardi alle cose che sono dietro è adatto per il regno di Dio”. (Luca 9:62)
L'applicazione mi pare ovvia: il passato, che si tratti di ciò che si è perso lasciando il mondo per entrare nell'Organizzazione di Geova, o di delusioni di vario genere, non deve interferire con il nostro modo attuale di "guidare l'aratro". Il rischio è di fare un 'solco storto', e sarebbe un peccato, considerato ciò che ci aspetta alla fine del percorso.
ELL