Re: E se si, questo non legittima la Traditio?
Caro Amico,
San Marino, 05/06/2012 11.38:
Così asseriva la Torre di Guardia del 15 aprile 2012
Gesù rivelò tutto quello che sapeva sul Padre? No, saggiamente evitò di dire alcune cose. Come mai? Perché in quel momento i discepoli 'non erano in grado di sostenere tale conoscenza. Ma, come disse Gesù stesso, sarebbe stata rivelata grande conoscenza con la venuta del "soccorritore", lo spirito santo, che li avrebbe guidati "in tutta la verità". Gesù aspettò che i discepoli diventassero abbastanza maturi da comprendere determinati aspetti riguardo al Padre.
Questa constatazione non legittima la Chiesa nel poter aggiungere spiegazioni che Cristo aveva evitato di dare perché all'epoca non sarebbero state comprese?
Mi riferisco alla trinità e all'immortalità dell'anima, che non sono presenti nelle Scritture, ma stando a quanto sopra si può giustificare la loro aggiunta quando i tempi diventarono maturi.
beh, per aggiunta intenderai, ovviamente, una
traditio posteriore alla stesura del testo sacro a cui, come sai, non si può aggiungere nè togliere nulla.
Tuttavia,
Gv. 16:12-13 non giustifica in alcun modo una "comprensione" del testo sacro verso dogmi come la Trinità consostanziale e la dottrina dell' anima immortale, e ti spiego perchè.
Gesù non poteva aggiungere nulla a quello che aveva già insegnato, a degli uomini che, ancora dopo la sua risurrezione e prima della sua ascensione,
pensavano ancora a un Re che avrebbe restaurato il Regno d' Israele (Atti 1:6)!
Con la discesa dello spirito santo alla Pentecoste, la conoscenza di cose che i discepoli non potevano
sostenere quando Gesù era sulla terra sarebbe divenuta possibile, ma cosa riguardava? Riguardava la verità sul Regno celeste che i coeredi di Cristo avrebbero ereditato perchè preordinati a ciò "prima della fondazione del mondo" (
Efesini 1:4-5).
Infatti, proprio la lettera agli Efesini ci fa comprendere che il
parakletos (
Gv. 14:26) permise ai discepoli di conoscere il
mysterion (sacro segreto) di Dio, tenuto nascosto alle generazioni precedenti (
Efesini 1:9-10 ; 3:1-7 ; Coloss. 1:26).
Ma tutto questo aveva già una base nello stesso comando di Cristo di
andare e predicare a tutte le genti, fino alla più distante parte della terra (
Mt. 28:19-20 ; Atti 1:8), affinchè potessero divenire discepoli di Cristo e coeredi del regno celeste con Cristo stesso.
Per cui il
parakletos, lo spirito santo nel suo ruolo di soccorritore, avrebbe dischiuso la conoscenza di quel che Cristo già aveva accennato. Non per nulla, Cristo diede a Pietro le tre simboliche chiavi del Regno dei cieli, che Pietro aprì dopo la Pentecoste, prima ai giudei, poi ai samaritani ed infine ai gentili....
Ma la Trinità consostanziale e la dottrina dell' anima immortale non hanno neppure una base biblica minima per poter dire che il
parakletos abbia dischiuso la conoscenza in loro direzione.
Infatti, per trovare una Trinità consostanziale
in nuce dovremmo trovare una formula ternaria che specifichi che cosa sia la "
sostanza divina" (dato che si parla di Trinità consostanziale) e che specifichi quali sono i rapporti tra le tre Persone divine, dato che l' unica distinzione tra le tre Persone risiede nelle relazioni.
Ma non c' è nella Bibbia nessuna formula ternaria che faccia formulazioni di questo tipo, e che possa essere trasformata in formula trinitaria.
Mancano quindi
le basi bibliche minime...
Idem per l' anima immortale: il testo sacro dovrebbe accennare a un "
quid" immortale cosciente che sopravviva alla morte del corpo per continuare a vivere nello
sceol o in un paradiso etereo, e ad un successivo ricongiungimento "
quid immortale spirituale"/corpo glorificato, ma anche qui il testo sacro è muto al riguardo.
Mancano quindi, anche qui,
le basi bibliche minime per poter affermare che il
parakletos abbia poi portato in quella direzione...