Passato che non passa

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Mita
00sabato 25 agosto 2012 18:29
Buonasera, vorrei chiedrvi cosa accadrebbe se una persona che oggi appartiene alla vostra comunita ma che ha avuto un passato difficile in cui ancora oggi nella comunità religiosa la riconoscono ancora per quel passato anche se lei è cambiata? Come verrebbe affrontata la questione da voi? Ad esempio in casi in cui manca proprio la fiducia verso questa persona. Ci sono voci continue su di lei e benchè il tempo è passato essa per la comunità è ancora la persona di un tempo.
Grazie da Mita.
Giandujotta.50
00sabato 25 agosto 2012 18:52
Non sono certa di aver compreso la domanda, comunque provo a rispondere per quel che ho capito.

Innanzi tutto c'è da dire che non siamo mai la medesima persona...cambiamo sotto il peso delle esperienze negative o positive..si cresce si matura di cambia.
Ma detto questo, è successo diverse volte che qualcuno che aveva una reputazione non invidiabile, abbia studiato la bibbia e sia diventato un cristiano testimone di Geova. E' successo anche con famosi ergastolani.

Cosa succede in questi casi? che li si accoglie come persone nuove che hanno cmq dato prova di aver accettato la direttiva di Cristo nella loro vita e si impegnano a mantenere la dedicazione che hanno fatto a Dio.
Il percorso verso il battesimo in genere è sempre discretamente lungo e da il tempo a tutti non solo di vedere appunto il progresso morale ma di apprezzarlo attraverso atti concreti.

Hal.9000
00sabato 25 agosto 2012 19:32
Re:
Mita, 25/08/2012 18.29:

Buonasera, vorrei chiedrvi cosa accadrebbe se una persona che oggi appartiene alla vostra comunita ma che ha avuto un passato difficile in cui ancora oggi nella comunità religiosa la riconoscono ancora per quel passato anche se lei è cambiata? Come verrebbe affrontata la questione da voi? Ad esempio in casi in cui manca proprio la fiducia verso questa persona. Ci sono voci continue su di lei e benchè il tempo è passato essa per la comunità è ancora la persona di un tempo.
Grazie da Mita.



Anche io non capisco molto bene quale sia la vera domanda...
Facci degli esempi, dei casi.

La domanda "come verrebbe affronatata la questione da voi?" non ha senso perchè nel momento in cui un individuo ha trasformato il proprio stile di vita per piacere a Geova abbandonando determinate pratiche errate ed è diventato un testimone di Geova, beh non c'è nessuna questione da affrontare!

Probabilmente a causa del precedente modo di vivere alcuni preferiranno essere cauti, tanto nella società mondana quanto nella congregazione; ad esempio se un tizio divenuto da poco tempo un tdG fosse stato per decenni un alcolista e io lo invitassi a casa mia a cena potrei decidere di non servire alcolici a tavola per evitare problemi a tutti. Non sarebbe sfiducia, solo cautela.
Alberto
00sabato 25 agosto 2012 19:34
Re:
Mita, 25/08/2012 18.29:

Buonasera, vorrei chiedrvi cosa accadrebbe se una persona che oggi appartiene alla vostra comunita ma che ha avuto un passato difficile in cui ancora oggi nella comunità religiosa la riconoscono ancora per quel passato anche se lei è cambiata? Come verrebbe affrontata la questione da voi? Ad esempio in casi in cui manca proprio la fiducia verso questa persona. Ci sono voci continue su di lei e benchè il tempo è passato essa per la comunità è ancora la persona di un tempo.
Grazie da Mita.




Non è facile scrollarsi di dosso un passato, specie quando una intera comunità è a conoscenza di dettagli che hanno lasciato un solco profondo.

Ma Geova ci assicura che se 'i peccati sono come lo scarlatto, saranno resi bianchi come la neve...'

Ci vuole tutto il tempo necessario per tale opera di 'sbiancamento' ma siamo certi che se la persona è realmente cambiata riuscirà con la condotta a rimodellarsi una reputazione.

In un caso che potrebbe essere a questo analogo, senza sollecitare alcuno a farlo, gli anziani decisero spontaneamente, a turno, per un certo periodo, di invitare il fratello per studiare e per consumare insieme un pasto partecipando con lui a diverse fasi della predicazione: rapidamente la congregazione comprese che del conservo ci si poteva nuovamente fidare e lo colmarono dei loro teneri affetti.

[SM=g7255]
barnabino
00sabato 25 agosto 2012 20:09
Dipende anche dal tipo di passato e di errore, ad esempio un ex pedofilo, benché sia cambiato e sinceramente pentito, non potrà aspettarsi di poter frequentare i bambini o i ragazzino della sala del Regno in situazioni che potrebbero essere "rischiose", e questo non per cattiveria o mancanza di fiducia, ma per proteggere tanto i bambini che il pedofilo stesso che pur cambiati potrebbe sempre avere tendenze che vanno oltre la sua possibilità di controllo... ma in questi casi il fine non dovrebbe mai essere quello di umiliare la persona o "pettegolare" su di lei, mostrano amore e affetto per lei comunque, comprendendo anche gli sforzi che ha fatto per scrollarsi di dosso gli errori del passato.

Shalom
(garoma)
00sabato 25 agosto 2012 20:38
Re:
Mita, 25/08/2012 18.29:

Buonasera, vorrei chiedrvi cosa accadrebbe se una persona che oggi appartiene alla vostra comunita ma che ha avuto un passato difficile in cui ancora oggi nella comunità religiosa la riconoscono ancora per quel passato anche se lei è cambiata? Come verrebbe affrontata la questione da voi? Ad esempio in casi in cui manca proprio la fiducia verso questa persona. Ci sono voci continue su di lei e benchè il tempo è passato essa per la comunità è ancora la persona di un tempo.
Grazie da Mita.


Ma di quale comunità religiosa parli, dei Testimoni di Geova o di altra confessione religiosa? Da chi è mostrata questa sfiducia dagli stessi Testimoni di Geova o dalla comunità in cui vive?

Questo non mi è chiaro.


Mita
00sabato 25 agosto 2012 20:49
Vorrei fre degli esempi ma non vorrei confodere le idee.

Non so, prendiamo il caso di una donna che in passato per molti motivi sia stata una prostituta e che poi abbia smesso. Se la comunità continua a ricordare - ora spiego cosa intendo per ricordare - il passato di questa donna essa è praticamente al punto di partenza senza mai poter vivere serenamente.
Ricordare con delle frasi a metà, con degli imbarazzanti sguardi, con delle distanze. Magari sorvegliando quando si è in circostanze normali.

Se un uomo spostato parla con questa donna quale pensiero passera nella mente degli altri? Perchè questa donna non può essere al pari di tutti gli altri ma dovrà sempre essere ricordata per quello che ha fatto?

Questo accade da voi? Come si potrebbe affrontare il problema in una comunità?

Alberto benche tu abbia detto qualcosa che mi sembra molto interessante non ho afferrato bene il punto.
Giandujotta.50
00sabato 25 agosto 2012 20:55
Escludo che possa accadere una cosa simile!
Geova ha fatto scrivere nella sua parola, parlando di gravi peccati commessi da chi in seguito è divenuto cristiano, in 1 Corinti 6:11
"E questo eravate alcuni di voi. Ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati dichiarati giusti nel nome del nostro Signore Gesù Cristo e con lo spirito del nostro Dio".

Questo i testimoni di Geova imparano studiando la Bibbia e considerano i loro fratelli come li considera il Creatore: sanati, lavati nel nome di Gesù.
e saremmo felici di aver aiutato una persona con un problemi simili a riprendere la sua vita a testa alta davanti a Dio e agli uomini.

Senza contare che i particolari del passato di una persona che studia e in seguito si battezza li conoscono solo coloro ai quali fa la confidenza. Il pettegolezzo è considerato in modo estremamente negativo...quindi tutti cerchiamo di stare attenti a non lasciarci coinvolgere...
Hal.9000
00sabato 25 agosto 2012 21:02
*** g83 22/11 pp. 24-27 Non sono più una prostituta! ***

COMINCIAVA un altro giorno. Ero a letto, madida di sudore. Cercai di mettermi a sedere, ma presa da vertigini ricaddi giù. Sapevo d’essere malata. Ma all’improvviso ci fu un forte colpo alla porta e una donna di mezza età si fece avanti: era una delle mie datrici di lavoro.
“Che c’è, ragazza? Non ti sei ancora alzata?”
“Signora, mi sento molto male”, dissi con tono supplichevole. “Non potrei riposare oggi? Le assicuro che domani starò bene”.
“Ascolta. Conosco bene questo trucco di fingere di star male. Su, alzati, sembra che questa sera faremo buoni affari”.
Avete appena intravisto com’era la mia vita nelle camere interne di un bordello. Sì, ero una prostituta, non certo un mestiere di cui esser fiere. Per nove lunghi anni ostentai sorrisi falsi e vuoti e feci affari vergognosi. Nei rari momenti di solitudine versai molte lacrime di rimorso, sentendomi inutile. Desideravo disperatamente fuggire, ma era come se fossi strettamente legata senza alcuna possibilità di liberarmi. Forse vi chiedete come avevo fatto a diventare una prostituta.
Sono nata ventinove anni fa in un piccolo villaggio di montagna situato nella parte mediana della catena dell’Himalaya. Mio padre morì quando io avevo appena tre anni. Subito dopo mia madre andò a vivere con un altro uomo, e la mia sorella maggiore e suo marito mi accolsero in casa loro e si presero cura di me.
Avevo quattordici anni quando mi combinarono un matrimonio con un uomo di venticinque anni più vecchio di me. In casa di mio marito, dov’ero andata ad abitare, i suoi genitori mi trattavano con disprezzo perché non avevo portato loro la dote, ma solo me stessa e la mia povertà. Questa fase della mia vita durò poco — solo due anni — ma durò abbastanza per far nascere nella mia mente domande e dubbi che mi avrebbero tormentata per lungo tempo.
Mio marito aveva iniziato una relazione con un’altra donna che abitava nel vicinato. Ma nonostante la sua cattiva condotta frequentava ogni settimana i santuari religiosi e, dietro suo invito, i sacerdoti bramini venivano a farci visita a casa. Ma mai una parola di rimprovero!
Venduta!
Poi una sera l’uomo che viveva con mia madre venne a trovarmi e mi fece una proposta. Disse che a suo avviso la mia vita stava diventando insopportabile e che voleva aiutarmi. Poteva procurarmi un’ottima occupazione che comportava pochissimo lavoro ed era molto redditizia. Solo che io, insieme ad altre “bellezze” del villaggio, dovevamo recarci con lui in una lontana città. Non c’erano né legami sentimentali né attrazioni di carattere materiale che mi trattenessero a casa, per cui acconsentii a partire. Nel giro di qualche giorno ebbe quindi inizio il viaggio verso una città di cui non avevo mai sentito parlare e verso una vita che non mi sarei mai, mai sognata di fare.
Giunti a Bombay ci portò in una casa piena di ragazze come noi, solo vestite molto meglio e con un pesante trucco. Dentro fummo presentate a due donne che ci squadrarono da capo a piedi con occhi avidi. Poi l’uomo che ci aveva accompagnate se ne andò promettendo di tornare prima di sera.
Eravamo state vendute! Ci aveva vendute per 500 rupie (circa 80.000 lire) ciascuna! Se n’era appena andato quando fummo informate che avremmo dovuto restituire quello che lui aveva preso, no, non 500 rupie, bensì 5.000!
“Perché?”, chiedemmo.
“È la regola!”, dissero con tono che non ammetteva repliche.
Quindi ci minacciarono, dicendoci di non provare neppure a scappare. Ma non potevo fuggire. Non avevo nessun posto dove andare! Così accettai quell’iniziale debito di 5.000 rupie, a cui subito si aggiunsero gli interessi. C’era solo un modo per liberarsene, fare il “lavoro” che mi offrivano, la prostituta!
Ipocrisia religiosa
Ma, cosa sorprendente, furono quei nove anni durante i quali feci la prostituta a permettermi di vedere chiaramente e da vicino i frutti della religione che mi era stata inculcata dalla nascita. Immoralità e ipocrisia andavano a braccetto! Per esempio, una delle mie datrici di lavoro era una devota musulmana, e osservava ogni anno il lungo digiuno del Ramadan. Faceva pie elemosine ai mendicanti nella moschea. I suoi correligionari la frequentavano liberamente, e nonostante le sue pratiche assolutamente corrotte era accettata nella comunità religiosa.
E il suo caso non era diverso da quello delle altre mie datrici di lavoro. Una frequentava il tempio indù, mentre un’altra frequentava una chiesa della cristianità. I loro rispettivi capi religiosi e amici non erano all’oscuro della loro vita privata, ma esse erano ugualmente rispettate nella comunità religiosa a cui appartenevano. In breve avevano tutte il tacito consenso per praticare ciò che la loro religione condannava apertamente: la prostituzione. Non è ipocrisia questa?
Non mi ci volle molto per essere contagiata da tale ipocrisia. Così ogni sabato mattina facevo il bagno e insieme alle mie amiche mi recavo al tempio della dea Mahalaxmi a offrire dolci e denaro e poi tornavo al bordello con la coscienza placata! Dietro nostra richiesta, i sacerdoti bramini venivano a farci visita e a celebrare riti religiosi, e poi accettavano qualsiasi cosa offrissimo loro, quindi sparivano. Mai un consiglio per sollevarci dal nostro stato di degradazione né quel paterno rimprovero che tanto avremmo desiderato.
In prigione
All’inizio del mio nono anno nel bordello, le mie datrici di lavoro litigarono. Una di esse denunciò astutamente la cosa alla polizia che fece irruzione nel bordello. Fummo tutte portate al commissariato, tutte, cioè, tranne le nostre datrici di lavoro, che erano al sicuro nelle loro grandi e “rispettabili” case.
Nelle due settimane successive il freddo pavimento della prigione fu il nostro giaciglio, mentre il nostro cibo, che era proprio immangiabile, consisté di pane secco e mezzo crudo accompagnato ogni tanto da verdure.
Le uniche visite che ricevemmo furono quelle di un gruppo di donne bene intenzionate che volevano aiutarci insegnandoci gli inni indù. Ma il loro patetico tentativo fallì! Quello di cui avevamo veramente bisogno era conoscere la verità sullo scopo della vita e la verità in merito a Dio, se c’è o no un Creatore. E se c’è, chiedevamo, si interessa di noi? In tal caso, perché lasciava che venissero praticate cose impure come le nostre? Ma quelle donne, per quanto bene intenzionate, non sapevano risponderci.
Le quattordici notti passate in prigione lasciarono il segno su di me e mi ammalai gravemente. Fui portata all’ospedale dove rimasi diciassette giorni. Avevo perso metà del mio peso! Quando uscii dall’ospedale le mie datrici di lavoro mi concessero un po’ di tempo perché mi rimettessi in salute. Così decisi di tornare a casa, stare un po’ coi miei, riprendere le forze con l’aria di montagna e tornare infine nel posto a cui pensavo di appartenere: il bordello!
Una svolta decisiva
Tornata al villaggio notai che poco era cambiato, salvo che l’amante di mio marito era ora sua moglie e la madre dei suoi figli. Le mie sorelle, come al solito, lavoravano nei campi dall’alba al tramonto. Trascorsi i primi giorni a fare visite agli amici e a distribuire i piccoli doni che avevo portato. Ma svanita ben presto la novità dei primi giorni, tornai a farmi domande. Cosa volevo veramente dalla vita? Quale genere di vita preferivo, quello che la mia gente conduceva al villaggio o la vita di città? Erano due modi di vivere diversi, eppure erano entrambi privi di significato e di un vero scopo.
Verso quell’epoca due donne si fermarono alla nostra porta. Le invitammo a sedersi e offrimmo loro un po’ di tabacco (secondo la nostra usanza). Ma esse rifiutarono il tabacco, e gliene chiedemmo il perché. Dissero di essere appena tornate dalla città dopo avere sentito qualcosa di meraviglioso. Così mia sorella ed io chiedemmo loro di che si trattava.
Dissero che gli dèi che adoravamo erano completamente diversi dal vero Dio, il nostro Creatore. Il suo nome è Geova e ci ama tutti. Presto Geova eliminerà ogni forma di malvagità, spiegarono, e stabilirà un nuovo ordine di giustizia, pace e sicurezza proprio qui su questa terra. Ci dissero pure che l’invito di vivere in quel nuovo ordine è offerto a tutti. Ma per accettare quell’invito era necessario fare ora alcuni cambiamenti nella propria vita.
“Come facciamo a sapere che quello che dite è la verità?”, dicemmo interrompendole. “E quali sono i cambiamenti che dobbiamo fare?”
“Dovete studiare la Bibbia, che è l’unico libro di verità che viene da Dio”, continuarono. “Dalle sue pagine apprenderete tutto quello che avete bisogno di sapere. In quanto ai cambiamenti, eccone uno che noi abbiamo già fatto: smettere di fumare!”
“Ma cosa c’entra il fumo con Dio?”, domandai.
“Nella Bibbia”, risposero immediatamente, “ci è detto: ‘Devi amare il tuo prossimo come te stesso’. E come possiamo dire di amare noi stessi se ci riempiamo i polmoni del nocivo fumo del tabacco? È una cosa impura e Geova vuole che siamo puri”. — Matteo 22:39; II Corinti 7:1.
Fui colta alla sprovvista! Da qualche remoto angolo del mio animo infelice stava venendo a galla un indefinibile sentimento di gioia. Gettai via le sigarette e non ne ho più toccata una da allora. Un cambiamento degno di nota, visto che fumavo venti sigarette al giorno, tutti i giorni!
Le mie domande ricevono una risposta
Immediatamente le mie sorelle ed io cominciammo a organizzarci per andare in città e imparare qualcosa di più su questo Dio, Geova, e sui suoi propositi. E fummo presentate a una famiglia di testimoni di Geova. Non avevo mai sentito parlare dei testimoni di Geova. Decisi allora di lavorare e vivere in quella città per studiare la Bibbia con quella famiglia, che fu lieta di accogliermi in casa. Ogni mattina facevamo una conversazione biblica per almeno un’ora. A poco a poco, le domande e i dubbi sorti durante la mia breve vita coniugale e gli anni di schiavitù nel bordello, e che mi avevano assillato per tanto tempo, cominciarono a essere chiariti.
Per la prima volta appresi che la vita ha uno scopo. Scoprii che la Bibbia insegna che l’uomo fu creato da Dio perché vivesse per sempre sulla terra nella pace e nella felicità durature; e che la morte non faceva parte del proposito che Dio aveva in origine per l’uomo. Invece la meravigliosa prospettiva posta dinanzi ai nostri primogenitori e alla loro futura progenie era quella di riempire le loro giornate acquistando conoscenza del loro Grande Creatore e di godere l’opera delle loro mani. — Genesi 1:28; 2:16, 17; Salmo 37:29.
Appresi anche perché Dio ha permesso finora la malvagità e le pratiche impure. I nostri primogenitori scelsero di ribellarsi a Dio e di farsi invece guidare dal suo avversario, Satana il Diavolo. (Genesi capitolo 3) Così Geova, il Grande Giudice, lasciò che il passare del tempo dimostrasse al di là di ogni dubbio che il dominio dell’uomo indipendente dal dominio di Dio non può riuscire. La mia gioia non ebbe più limiti quando appresi che il tempo concesso da Dio al dominio dell’uomo sotto il dominio di Satana sta rapidamente per scadere. Ma che dire di me, un’ex prostituta?
Raccontai tutto il mio passato alla famiglia con la quale studiavo, e mi spiegarono con la Bibbia quali meravigliosi benefici ci offre il sacrificio di riscatto di Gesù Cristo. Mentre ascoltavo lacrime di gioia mi rigavano il viso. Il mio passato poteva essere perdonato e cancellato! Potevo abbracciare la speranza di vivere per sempre in condizioni giuste. E finché quella meravigliosa speranza non si fosse realizzata, potevo vivere in mezzo a gente pura e onesta, che fa del suo meglio per mettere in pratica quello che insegna la Bibbia, gente che non tollera la corruzione nelle sue file.
I mesi dello studio biblico volarono e senza perdere tempo nel 1979 simboleggiai la mia dedicazione a Geova Dio con il battesimo in acqua. Da allora ho il privilegio di compiere l’opera cristiana di predicazione, di far conoscere ad altri le confortanti verità che ho appreso dalle Scritture.
Provo una sconfinata gratitudine verso il nostro Padre celeste, Geova, e verso suo Figlio, Cristo Gesù. È grazie a loro, infatti, che non sono più una prostituta! — Da una collaboratrice.
(garoma)
00sabato 25 agosto 2012 21:31
Re:
Mita, 25/08/2012 20.49:

Vorrei fre degli esempi ma non vorrei confodere le idee.

Non so, prendiamo il caso di una donna che in passato per molti motivi sia stata una prostituta e che poi abbia smesso. Se la comunità continua a ricordare - ora spiego cosa intendo per ricordare - il passato di questa donna essa è praticamente al punto di partenza senza mai poter vivere serenamente.
Ricordare con delle frasi a metà, con degli imbarazzanti sguardi, con delle distanze. Magari sorvegliando quando si è in circostanze normali.

Se un uomo spostato parla con questa donna quale pensiero passera nella mente degli altri? Perchè questa donna non può essere al pari di tutti gli altri ma dovrà sempre essere ricordata per quello che ha fatto?

Questo accade da voi? Come si potrebbe affrontare il problema in una comunità?

Alberto benche tu abbia detto qualcosa che mi sembra molto interessante non ho afferrato bene il punto.


Posso assicurarti che da noi accade viceversa. Una tale persona verrebbe additata quale esempio di fede e della potenza di Geova nel trasformare le persone. Verrebbe vista con apprezzamento poichè in essa lo spirito di Geova ha operato e lei ha lasciato che tale spirito la facesse rivestire una nuova personalità.

Come vedi siamo su due pianeti diversi.


roberto.testimonidigeova
00sabato 25 agosto 2012 21:47
Raab era una prostituta, Cananea tra l'altro, ma cambio vita e lo dimostrò.
Benché fosse risaputo da tutti che era stata una prostituta Geova la benedisse. In seguito sposò Salmon, figlio di Naasson della tribù di Giuda, uno dei capi principali all’epoca della peregrinazione nel deserto. Come genitori del devoto Boaz, Salmon e Raab divennero un anello della linea di discendenza che portò a Davide, re di Israele.
Fatto ancor più significativo, l’ex prostituta Raab è una delle sole quattro donne menzionate nella genealogia di Gesù Cristo riportata da Matteo.

Questo racconto racchiude un principio molto chiaro. Se una persona è realmente cambiata (pentita e convertita) può far parte del popolo di Dio.



Amalia 52
00sabato 25 agosto 2012 21:52
Nella Bibbia troviamo il racconto di una donna che ebbe un passato da prostituta.Puoi leggere questo racconto nel libro Biblico di Giosuè al capitolo 2

Una ex prostituta reca gioia al cuore di Geova

Nel 1473 a.E.V. una prostituta di nome Raab viveva a Gerico, una città cananea. Evidentemente Raab era una donna bene informata.

Quando due spie israelite si rifugiarono in casa sua, riferì loro certi particolari sul miracoloso esodo di Israele dall’Egitto, anche se era avvenuto 40 anni prima! Era a conoscenza anche delle vittorie più recenti di Israele sui re ammoniti Sihon e Og. Si noti che effetto avevano avuto questi fatti su di lei. Disse alle spie: “In effetti so che Geova vi darà certamente il paese, . . . perché Geova vostro Dio è Dio nei cieli di sopra e sulla terra di sotto”. (Giosuè 2:1, 9-11) Ciò che Raab aveva appreso riguardo a Geova e alle sue opere a favore di Israele toccò il suo cuore e la spinse ad avere fede in lui. — Romani 10:10.

La fede spinse Raab ad agire. Ricevette le spie israelite “in modo pacifico” e, quando Israele attaccò Gerico, ubbidì alle loro istruzioni grazie alle quali furono salvate delle vite. (Ebrei 11:31; Giosuè 2:18-21) Non c’è dubbio che le opere di fede di Raab recarono gioia al cuore di Geova, poiché ispirò il discepolo cristiano Giacomo a mettere il nome di Raab accanto a quello di Abraamo, l’amico di Dio, come esempio per i cristiani. Giacomo scrisse: “Nella stessa maniera anche Raab la meretrice non fu forse dichiarata giusta per le opere, dopo che ebbe ricevuto i messaggeri con ospitalità e li ebbe mandati fuori per un’altra via?” — Giacomo 2:25.

Geova ricompensò Raab in vari modi. Innanzi tutto risparmiò miracolosamente la vita a lei e a tutti quelli che si rifugiarono in casa sua, cioè “la casa di suo padre e tutti quelli che le appartenevano”. Quindi permise loro di dimorare “in mezzo a Israele”, dove dovevano essere trattati come nativi. (Giosuè 2:13; 6:22-25; Levitico 19:33, 34) Ma questo non è tutto. Geova concesse a Raab anche l’onore di divenire antenata di Gesù Cristo. Che straordinaria dimostrazione di amorevole benignità verso una cananea che era stata un’adoratrice di idoli! — Salmo 130:3, 4.

Come Raab, dal I secolo a oggi alcune donne cristiane hanno rinunciato a una vita immorale per piacere a Dio. (1 Corinti 6:9-11) Sicuramente alcune di loro sono cresciute in un ambiente simile a quello dell’antico paese di Canaan, dove l’immoralità era diffusa e addirittura considerata normale. Tuttavia hanno cambiato il loro modo di vivere, spinte dalla fede basata sull’accurata conoscenza delle Scritture. (Romani 10:17) Quindi anche di queste donne si potrebbe dire che “Dio non si vergogna di loro, di essere chiamato loro Dio”. (Ebrei 11:16) Che onore!

Fonte:w 1/11/03
Lungosonno
00sabato 25 agosto 2012 22:35
Re:
Mita, 25/08/2012 18.29:

Buonasera, vorrei chiedrvi cosa accadrebbe se una persona che oggi appartiene alla vostra comunita ma che ha avuto un passato difficile in cui ancora oggi nella comunità religiosa la riconoscono ancora per quel passato anche se lei è cambiata? Come verrebbe affrontata la questione da voi? Ad esempio in casi in cui manca proprio la fiducia verso questa persona. Ci sono voci continue su di lei e benchè il tempo è passato essa per la comunità è ancora la persona di un tempo.
Grazie da Mita.




tu punteresti il dito
o avresti da vociare nei confronti di chi
nel suo passato ha commesso un grave errore?
barnabino
00sabato 25 agosto 2012 23:50
Nella mia zona c'era una sorella nigeriana che era stata una prostituta, divenne pioniera regolare e nessuno, che io sappia, gli fece mai pesare il suo passato, purtroppo era lei stesso che comunque non riusciva a perdonarselo...

Shalom
gianluca martini
00domenica 26 agosto 2012 07:04
Re:
Mita, 25/08/2012 20.49:


Ricordare con delle frasi a metà, con degli imbarazzanti sguardi, con delle distanze. Magari sorvegliando quando si è in circostanze normali.


Alberto benche tu abbia detto qualcosa che mi sembra molto interessante non ho afferrato bene il punto.




Frasi apparentemente a metà, sguardi imbarazzanti, ecc. scaturiscono da una coscienza sensibile non della comunità, ma della persona stessa, che non essendo ancora serena, si auto convince che uno sguardo, un espressione, abbiano un significato critico o negativo ma spesso così non è.

'sorvegliando quando si è in circostanze normali'? Assurdo!

te lo assicuro, è frutto solo delle ansie e insicurezze della ex peccatrice.

nel caso che ti ho menzionato, il fratello pur riassociato, ha avuto bisogno di tempo e dell'aiuto degli anziani per riacquistare la fiducia della congregazione, ma con pazienza e umiltà l'ha ottenuta.

Occorre tempo, per assorbire e per metabolizzare: il tempo guarisce e aiuta a crescere.

Il tempo e l'aiuto dello spirito di Geova sono ottimi medicamenti naturali.

Lungosonno
00domenica 26 agosto 2012 09:25

...questo perchè la maggioranza dei fratelli e delle sorelle
sono già pronti
maturi

una persona matura consapevole dei propri limiti e dell'impegno responsabile per migliorarsi

come potrebbe?come potrebbero diciamo infierire?


che meraviglia!
si, spesso si deve fare i conti con i propri sensi di colpa e di indegnità
daltronde quando si perde la dignità nn è semplice ricostruire la consapevolezza del proprio valore morale
artemisia
00lunedì 27 agosto 2012 18:21
Re: Re:
Alberto, 25/08/2012 19.34:










In un caso che potrebbe essere a questo analogo, senza sollecitare alcuno a farlo, gli anziani decisero spontaneamente, a turno, per un certo periodo, di invitare il fratello per studiare e per consumare insieme un pasto partecipando con lui a diverse fasi della predicazione: rapidamente la congregazione comprese che del conservo ci si poteva nuovamente fidare e lo colmarono dei loro teneri affetti.

[SM=g7255]


Questa esperienza mi ha fatto venire in mente un fatto che racconto nel caso possa essere utile a qualcuno.Una persona fu disassociata per gravi fatti tra cui anche la calunnia nei confronti di più di un individuo. Quando fu riassociata si aspettava che essendo stata perdonata tutto fosse esattamente come prima. Non considerò che la fiducia andava ricostruita,e che non tutti hanno la capacità di elaborare certi fatti nello stesso tempo.Ovviamente non conosco tutti i particolari,ma purtroppo con il tempo quella persona ebbe altri gravi problemi ed almeno al momento non fa più parte della Congregazione. Credo che si debba mostrare estrema misericordia a chi ha sbagliato ma credo anche che la persona in questione non debba essere troppo "sensibile", ed accettare anche il fatto che qualche conseguenza si debba mettere in conto.Sicuramente con il tempo tutto si sistema.

Pietro
00lunedì 27 agosto 2012 20:20
In alcuni casi si potrebbe anche fare uno o più discorsi per sensibilizzare il problema che la comunità (in questo caso parlo dei TDG) pare abbia. Senza fare alcun riferimento specifico si potrebbe semplicemente argomentare sul tema di perdonare completamente, evitare le dicerie e "farsi i fatti propri". (Vedi Tess 4:11)

Purtoppo le conseguenze del passato non possiamo cancellarle completamente. Alcune rimangono altre richiedono tempo.

In alcuni casi, e qui parlo sempre dei TDG, si preferisce a monte evitare la diffusione di cose riservate. Dalla tua domanda voglio far finta che ti riferisca a noi e non ad una comunità religiosa a caso.

Anche se in alcuni casi alcuni TDG per gravi sbagli hanno ricevuto disciplina pubblica questa deve tenere conto della riservatezza.


(SimonLeBon)
00lunedì 27 agosto 2012 20:23
Re:
Mita, 25.08.2012 20:49:

Vorrei fre degli esempi ma non vorrei confodere le idee.

Non so, prendiamo il caso di una donna che in passato per molti motivi sia stata una prostituta e che poi abbia smesso. Se la comunità continua a ricordare - ora spiego cosa intendo per ricordare - il passato di questa donna essa è praticamente al punto di partenza senza mai poter vivere serenamente.
Ricordare con delle frasi a metà, con degli imbarazzanti sguardi, con delle distanze. Magari sorvegliando quando si è in circostanze normali.

Se un uomo spostato parla con questa donna quale pensiero passera nella mente degli altri? Perchè questa donna non può essere al pari di tutti gli altri ma dovrà sempre essere ricordata per quello che ha fatto?

Questo accade da voi? Come si potrebbe affrontare il problema in una comunità?

Alberto benche tu abbia detto qualcosa che mi sembra molto interessante non ho afferrato bene il punto.



Nella mia congregazione ce n'era una. Da cattolica veniva aiutata finanziariamente, e restava tale e quale.
Con noi tdG ha smesso e ora si guadagna lo stipendio onestamente.

Ho visto tenere numerosi studi biblici con anche prostitute nigeriane, alcune di loro si sono poi battezzate.

Simon
aiellomonica
00lunedì 27 agosto 2012 21:00
permettetemi di essere onesta fino in fondo
io mi sono trovata in una situazione alquanto scabrosa, una sorella che in un passato piuttosto recente era stata di 'facili costumi' parlava spesso con mio marito in disparte, a suo dire, per motivi di congregazione. Io non trovavo corretto questo atteggiamento, non mi sarebbe piaciuto da nessuna sorella single e ancor meno da lei, ma non per sfiducia a prescindere ma per lo stesso motivo per cui ad un pedofilo non permetteremmo di stare in situazioni particolari con i ragazzini della congregazione!
ovviamente non ho fatto pesare alla sorella il suo passato ma ho parlato molto francamente con mio marito facendo presente il mio disagio e INSIEME abbiamo deciso di fare maggiore attenzione anche alle direttive dello schiavo: quando una sorella ha necessità di essere incoraggiata ed aiutata è bene che i fratelli siano in 2 e magari venga aiutata da una sorella matura.
in questo modo la cosa si è risolta senza mettere in difficoltà nessuno: nè me, nè mio marito, nè la sorella.
è semplicemente normale che certi comportamenti sbagliati protratti nel tempo e di dominio pubbilco abbiano delle conseguenze di vasta scala e a lungo termine!
Giandujotta.50
00lunedì 27 agosto 2012 21:16
Quando si prende l'iniziativa nel seguire le direttive, ben note, non si può che evitare problemi.
aiellomonica
00lunedì 27 agosto 2012 21:25
Re:
Giandujotta.50, 27/08/2012 21.16:

Quando si prende l'iniziativa nel seguire le direttive, ben note, non si può che evitare problemi.




Mita
00lunedì 27 agosto 2012 21:25
Sinceramente con tanti uomini che ci sono in giro non vado mica a cercarne uno in una comunità religiosa.

Mita
00lunedì 27 agosto 2012 21:39
Comunque parlavo di una persona che in passato ha fatto degli sbagli e non di una persona che sta per farli.
aiellomonica
00lunedì 27 agosto 2012 21:54
Re:
Mita, 27/08/2012 21.25:

Sinceramente con tanti uomini che ci sono in giro non vado mica a cercarne uno in una comunità religiosa.





nessuno però ci assicura che quello che sei stata finora.. per imperfezione.. non ti tenda una trappola.....
e comunque ti posso assicurare che il tuo problema è in prevalenza nella tua coscienza.... probabilmente i fratelli e le sorelle non ti guardano di traverso se stai dimostrando di essere cambiata nei modi e negli atteggiamenti!
Mita
00martedì 28 agosto 2012 09:37
Hai ragione.

Daltronede ti chiedo; l'uomo che peccherà con lei era un povero santo?

Se come tu dici sei di una condotta purissima e anche tuo marito il problema non si verificherà. Ma se un giorno si verifica perchè daresti la colpa solo alla ex peccatrice?

Allora non hai capito? Tutti sbagliamo, anche tu. Nel tuo segreto nessuno ti vede ma di certo non sarai perfetta.

Se hai problemi con tuo marito risolvili in casa tua e non dare la colpa alle altre donne. Fossero pure o peccatrici.
Barnaba1977
00martedì 28 agosto 2012 09:52
Re: Re:
aiellomonica, 27/08/2012 21.54:

nessuno però ci assicura che quello che sei stata finora.. per imperfezione.. non ti tenda una trappola.....
e comunque ti posso assicurare che il tuo problema è in prevalenza nella tua coscienza.... probabilmente i fratelli e le sorelle non ti guardano di traverso se stai dimostrando di essere cambiata nei modi e negli atteggiamenti!



Cerchiamo anche di non vedere fantasmi ovunque... Un fratello che parla con una sorella ma non si isola, essendo saggiamente alla vista della moglie, non dovrebbe destare preoccupazione.

Tuttavia, se la cosa ti turba, ha fatto bene a parlarne a tuo marito ma questa non è la regola, bensì una decisione personale interna alla coppia.

Ognuno ha la sua sensibilità e capacità di manifestare fiducia. Non è giusto stabilire dei dogma farisaici.
aiellomonica
00martedì 28 agosto 2012 10:09
Re: Re: Re:
Barnaba1977, 28/08/2012 09.52:



Cerchiamo anche di non vedere fantasmi ovunque... Un fratello che parla con una sorella ma non si isola, essendo saggiamente alla vista della moglie, non dovrebbe destare preoccupazione.

Tuttavia, se la cosa ti turba, ha fatto bene a parlarne a tuo marito ma questa non è la regola, bensì una decisione personale interna alla coppia.

Ognuno ha la sua sensibilità e capacità di manifestare fiducia. Non è giusto stabilire dei dogma farisaici.




infatti ho portato semplicemente la mia esperienza e citato cosa dicono le disposizioni... chiarendo che noi abbiamo deciso cosa fare ma nn una regola.. e ho anche scritto che sicuramente il problema sta nella testa di chi nsi sente in colpa ma difficilmente nei fratelli....
[SM=g1861207]
GulliveR
00martedì 28 agosto 2012 10:20
"Anche quando c'è disciplina c'è riservatezza"

Una volta ho sentito un commento che diceva che se doveva essere fatto un annuncio di rimozione della nomina ad un fratello perchè magari mancava di qualche requisito senza aver fatto gravi errori e contemporanaemente veniva anche ad una pioniera tolta la nomina perchè non riusciva più a raggiungere le ore si sarebbe preferito dividere i due annunci in due adunanze per evitare equivoci.

Però mi chiedo:

Se invece fosse stato che al fratello nominato e alla pioniera proprio per impurità dovessero essere rimossi quali nominati o addirittura disassociati allora gli annunci saranno separati o si faranno nella stessa serata lasciando intendere a tutti il tipo di peccato?

Mi interessa la risposta di PIETRO.
Giandujotta.50
00martedì 28 agosto 2012 10:58
Tu hai sentito? [SM=g27987]
abbiamo dei lettori con grandi antenne paraboliche, quindi! [SM=g27988]
Quando fare un annuncio e come farlo lo decidono gli anziani del luogo.
Non facciamo troppa dietrologia. In un annuncio non stiamo a contare i secondi di pausa tra una parola e l'altra, i vocaboli scelti che tanto non siamo freud, non osserviamo se la ruga in mezzo agli occhi si è accentuata mentre pronunciava il nome del fratello...piuttosto prendiamo atto della cosa e continuiamo a servire come ci è dato di farlo.



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