Di fronte alla follia dell’umanità di cui fanno parte certi individui e alla misera esistenza pregna di cinismo bieco, l’aforisma del filosofo Voltaire: “Sono contrario alla tua religione, ma combatterò sino alla morte affinché tu abbia il diritto di professarla, o di propagarla”, ha un sapore disgustoso.
L’anima senza storia e senza memoria, blatera stupide accuse. Lo spirito di lealtà dei testimoni di Geova, spirito di libertà individuale, è un faraglione su cui i nostri detrattori vanno a strisciare le loro vergogne.
I testimoni di Geova sin dall’origine sono stai obiettori di coscienza, checché ne possa dire “La Civiltà Cattolica” che negli anni ‘70 tuonava rumorosamente in ogni numero di questa rivista della compagnia di Gesù. I tribunali militari indicavano la Costituzione italiana che non riconosceva l’obiezione di coscienza, quell’art. 52 della Costituzione “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”; pertanto, per le istituzioni, gli obiettori erano considerati fuorilegge.
Nel 1970 venne presentata in Parlamento una proposta di legge per legalizzare l'obiezione di coscienza. La proposta venne approvata dal Parlamento due anni dopo, con l'istituzione del servizio civile obbligatorio per chi rifiutava di prestare il servizio militare. Tuttavia vi furono casi di giovani che rifiutarono anche il servizio civile, in quanto gestito comunque dal Ministero della Difesa, dichiarandosi obiettori totali e subendo così la carcerazione. Bisogna aspettare il 1998 per vedere riformata una legge che permettesse agli obiettori di coscienza di poter prestare il servizio istitutivo civile invece di quello militare. Quindi, non sono stati i testimoni di Geova a cambiare le cose ma le istituzioni. Semmai, i testimoni di Geova sono stati quelli che hanno permesso, col loro spirito di abnegazione, che la politica si muovesse da uno stato di torpore e facesse la riforma.
Pace alle anime dannate.