Infinito in ogni direzione
Che cos’è l’infinito? Per noi esseri umani, l’infinito è una cosa che non ha inizio e non ha mai fine. Questo è come noi percepiamo il concetto di infinito. Spesso ci imbattiamo nell’infinito, quando esaminiamo la realtà che ci circonda.
Il concetto di infinito e il concetto di eternità sono equivalenti. L’infinito riguarda la dimensione spazio, l’eternità riguarda la dimensione tempo.
Riusciamo a percepire il concetto di infinito, ma non riusciamo a capire cosa effettivamente esso sia.
"Ogni cosa egli ha fatto bella a suo tempo. Anche il tempo indefinito ha posto nel loro cuore, affinché il genere umano non trovi mai l’opera che il vero Dio ha fatto dall’inizio alla fine". Ecclesiaste 3:11.
Quando esaminiamo il maestoso universo, vediamo che esso è immensamente grande. Con gli attuali mezzi di osservazione riusciamo a vedere fino a 13,7 miliardi di anni luce. Ma la nostra mente ci porta a pensare che esista ancora qualcosa oltre. Possiamo dire che il nostro universo sia finito, con dei confini ben delimitati. Ma oltre il nostro universo ci deve essere per forza qualcos’altro. Ci imbattiamo quindi nell’infinito.
Quando esaminiamo il microcosmo, cioè l’universo delle particelle subatomiche, ugualmente ci imbattiamo nell’infinito. Anche qui abbiamo un limite che è quello della lunghezza di Planck, che delimita l’universo fisico del mondo microscopico. Possiamo andare oltre la lunghezza di Planck, ma in quel caso non ha più senso parlare di leggi fisiche. Non ci troviamo più in un universo fisico, ma nell’infinito.
Anche nell’universo dei numeri ci imbattiamo nell’infinito. Se incominciamo a contare da 1 in poi, vedremo che aggiungendo sempre 1, non arriveremo mai alla fine. Avremo sempre da aggiungere +1. Ad esempio: 1,2,3,4,5………infinito.
Se contiamo nei numeri negativi e sottraiamo sempre 1, lo stesso non arriveremo mai alla fine. Avremo sempre da sottrarre -1. Ad esempio: -1,-2,-3,-4,-5………infinito.
La stessa cosa l’avremo per i numeri decimali. Avremmo sempre da aggiungere un numero, dopo la virgola. Ciò significa che un numero può essere frazionato o diviso all’infinito. Quello che infatti è stupefacente è che ad esempio fra l’1 e il 2, ci saranno tanti numeri decimali che non permetteranno mai di arrivare al 2. Eppure l’uno e il due sono grandezze finite, che ci permettono insieme con tutti gli altri numeri che sono grandezze finite, di fare uso tutti i giorni, dell’aritmetica.
Dei calcoli matematici, sullo studio dei buchi neri, portano ad assumere alla singolarità che si trova al centro di ogni buco nero, valori infiniti. Lo stesso si verifica se tentiamo di studiare quello che c’è oltre la lunghezza di Planck, nel mondo del microcosmo. I calcoli matematici ci portano ugualmente a valori infiniti. Però non ha senso parlare di valori infiniti in fisica. In fisica, devono venire per forza fuori, valori finiti, in quanto quello che viene esaminato nel mondo del macrocosmo ed anche nel mondo del microcosmo, si riferisce sempre a grandezze finite. Ma se i calcoli matematici, ci portano a valori infiniti, vuol dire che l’infinito esiste.
Tutto questo ci fa capire che la realtà che ci circonda è fatta di valori finiti, ma che si può andare oltre questa realtà, di là dalla quale troviamo l’infinito. Almeno matematicamente parlando.
L’infinito nei numeri
Ho letto un bel libro di Antonino Zichichi: "L'infinito - l'avventura di un'idea straordinaria". Che spiega in maniera magistrale come fin dagli antichi greci e fino ad oggi, si è arrivati alla conquista dell'infinito. Con menti come Cantor, che è stato definito il padre dell’infinito; Godel; Cohen; Dedekind. Vediamo in sintesi cosa dice.
Kurt Godel, nel 1931, scoprì che, nell’ambito della logica su cui si costruisce l’aritmetica, esistono affermazioni o teoremi sui quali non è possibile decidere. Si tratterà di una conquista senza precedenti nel pensiero matematico.
Attenzione, questa scoperta non porta ad alcuna contraddizione logica. Godel non dimostrerà che un teorema può essere sia vero che falso. Questo si che sarebbe una totale contraddizione.
La scoperta di Godel farà crollare la certezza matematica. La sicurezza cioè di poter sempre dire: questo è vero; oppure, questo è falso.
Godel scoprirà che il rigore matematico ha nel suo seno l’indecidibilità. Qualunque sia lo sforzo di rigore logico, sarà sempre possibile trovare un teorema che nessuno sarà in grado di dimostrare: vero oppure falso. Dinanzi a questo teorema sarà solo possibile dire, in modo rigorosamente logico: è impossibile decidere sulla sua falsità o sulla sua veridicità.
Con Godel, insomma, crolla il mito della certezza matematica. Egli scoprì che l’impossibilità di decidere è nel cuore stesso della rigorosissima logica matematica. Nasceranno due matematiche. Quella cantoriana e quella non-cantoriana.
Kurt Godel, asseriva addirittura di aver dato la prova matematica dell'esistenza di Dio. Ma qualcun altroPaulos John A., sostiene di aver dato la prova matematica dell'inesistenza di Dio. Ma non è che ci troviamo anche in questo caso proprio di fronte a questo problema di indecidibilità? Inoltre Dio è spirito, non è soggetto a leggi matematiche. Anzi lui ha inventato la matematica. Sulla base di leggi matematiche ha creato cieli spirituali e cieli fisici. Forse l'unica equazione che dimostri veramente l'esistenza di Dio è quella di Einstein sull'energia.
Nel VI secolo a.C. nasce la logica. L’uomo, dopo avere scoperto l’enorme potenza sintetica del linguaggio, si accorge che esso permette di elaborare affermazioni che hanno soltanto due possibilità: essere vere o non essere vere.
Esempio: < Fuori piove >. Se effettivamente piove, l’affermazione è vera. Se invece non piove, l’affermazione è falsa. Un teorema non è altro che un’affermazione. E come tutte le affermazioni, un teorema ha due sole possibilità: o è vero o è falso. Ma avrà una sola soluzione.
Ritornando all’esempio di prima, fuori non può piovere o non piovere contemporaneamente. Ma questo è valido solo nel mondo macroscopico. Nel mondo microscopico, secondo la Meccanica Quantistica, questi stati sono possibili tutti e due allo stesso momento. Questo in pratica ci suggerisce che ogni realtà deve essere esaminata con un tipo di matematica diversa.
Attraverso la matematica dell'infinito si è arrivati a capire che esistono in pratica diversi livelli di infinito:
L’infinito potenziale, che si ottiene aggiungendo sempre qualcosa all’ultima enorme grandissima cosa già concepita: limite che non tocca mai l’infinito, ma che a esso si avvicina, tanto quanto si vuole.
L’infinito attuale, che si ottiene considerandolo già esistente. Esso è al di sopra di qualsiasi infinito potenziale.
Di infinito attuale ne esistono tanti. Il primo livello è quello dell’infinito numerabile: rappresentato, per esempio, dall’insieme infinito dei numeri interi, decimali, frazionari, potenze e irrazionali algebrici. A esso Cantor ha dato il nome di Aleph-zero.
Poi c’è l’infinito del continuo, chiamato, da Cantor, Aleph-uno. Esso è rappresentato da tutti i punti di un segmento, anche piccolissimo, di linea, purché non nullo. (Praticamente dai numeri irrazionali trascendenti come il pi greco). Anche dai punti di una superficie, o da quelli di un volume. Questo livello di infinito, detto continuo, è rappresentato non solo dall’insieme infinito dei punti di un segmento, di una superficie, o di un volume, ma anche, ed equipotentemente, dall’insieme infinito dei numeri reali.
I matematici, chiamano numeri reali tutti i numeri possibili. E cioè i numeri interi e i numeri non interi o frazionari, che includono sia quelli razionali (che si ottengono dividendo un qualsiasi numero intero per un altro qualsiasi numero intero), sia quelli irrazionali.
Sempre restando nell’ambito dell’infinito attuale, quindi concepibile come già esistente in tutta la sua completezza, ci sono tanti, infiniti livelli di infinito, sempre crescenti. Il livello più potente del continuo, è stato chiamato Aleph-due. Esso lo si può immaginare come il numero infinito di tutte le linee geometriche, o meglio le curve geometriche che costituiscono un piano. Il livello successivo, più potente ancora, è stato chiamato Aleph-tre. Esso lo si può immaginare come il numero infinito di tutte le traiettorie che costituiscono un volume.
Per i livelli ancora più potenti, non è facile immaginare insiemi infiniti che li possano rappresentare in modo facilmente afferrabile, come i casi sopra citati per Aleph-zero, Aleph-uno, Aleph-due eAleph-tre. Siccome vanno ad interessare dimensioni spaziali più alte delle tre da noi conosciute, non è facile comprendere questi livelli di infinito. Infatti è difficile comprendere spazi geometrici costituiti da più dimensioni spaziali delle tre che abitualmente conosciamo. A tutti gli infiniti attuali, Cantor dette il nome di transfiniti.
C’è infine l’infinito assoluto, definito come non accessibile, quindi non determinabile, matematicamente. Contrariamente a quello che spesso viene detto, la matematica dell’infinito non mette in crisi il concetto di Dio. Infatti il concetto di infinito assoluto sfugge totalmente all’analisi e al rigore logico – matematico. Tutto ciò che l’intelletto umano può analizzare è l’infinito potenziale e i transfiniti. L’assoluto no.
La matematica che, nel mondo che ci circonda, è la forma più rigorosa di pensiero logico, arriva a conclusioni analoghe a quelle cui porta la ricerca scientifica pura. Entrambe queste discipline operano nel mondo che ci circonda. La matematica in modo totalmente speculativo: senza alcun riferimento alla realtà fisica. La Scienza Galileiana, invece, seguendo passo passo tutto ciò che fa parte del mondo che ci circonda e di cui siamo parte.
Il grande sviluppo del pensiero matematico porta a scoprire una realtà concettuale che sta al di sopra di tutta la matematica. L’infinito assoluto. Questa realtà, che dal punto di vista matematico, viene considerata assolutamente astratta, e pure concepita in termini di totale rigore logico, nessun intelletto umano potrà mai conquistarla.
Esattamente come avviene nella scienza: nessuno scienziato potrà mai capire fino in fondo il Grande Disegno del nostro Creatore.
Ma forse questa realtà, l’infinito assoluto, potrebbe essere anche non astratta, ma concreta. In quanto potrebbe dimostrarsi la dimora di Dio. Infatti, come abbiamo già detto, la matematica ci suggerisce come è fatta la realtà del mondo fisico e di tutte le altre realtà. Anzi, forse tutte queste altre realtà che la matematica ci suggerisce, potrebbero essere concrete. Comunque stiano le cose, la realtà dell’infinito assoluto, non potrà mai essere compresa completamente.
Matematicamente parlando questi livelli di infinito esistono. Ma non potrebbero esistere anche nella realtà? Non potrebbero esistere realtà con quattro, cinque, sei, e così via, dimensioni spaziali? Forse le dimore degli angeli potrebbero avere più dimensioni spaziali delle nostre tre conosciute (lunghezza, larghezza e altezza). Ma queste dimore angeliche, dovrebbero avere avuto un inizio come i nostri cieli fisici, al contrario della dimora di Dio che invece non ha mai avuto un inizio.
“Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore. Altrimenti, ve l’avrei detto, perché vado a prepararvi un luogo”. Giovanni 14:2.
La dimora di Dio è una dimora che molto probabilmente è senza spazio (adimensionale) e senza tempo (atemporale), dove passato, presente e futuro coesistono allo stesso tempo. Una dimora che è infinita ed eterna. Il nostro universo è però finito. Noi riusciamo a concepire solo cose finite. Non esistono infatti nel nostro universo oggetti infiniti. Ma al di là della nostra realtà la nostra mente ci porta a concepire l’infinito. Se dovesse esistere il multiverso anch’esso viene concepito come cieli fisici. Quindi anch’esso dovrebbe essere finito. Enorme, ma finito. L’unica ad essere infinita potrebbe essere solo la dimora di Dio. Solo Dio può capire il concetto di infinito ed eternità. Forse un giorno l’umanità portata alla perfezione potrà capire anche questi concetti.
Vediamo adesso cosa ha aggiunto Corbucci, al concetto di infinito assoluto.
L'ultimo livello di infinito è l'infinito assoluto, che non potrà mai essere raggiunto. Esso è la dimora di Dio, praticamente il vuoto quantomeccanico.
Massimo Corbucci, scoprendo il vuoto quantomeccanico, ha avuto un'altra illuminazione. Quella di identificare il vuoto quantomeccanico con l'infinito assoluto. Praticamente nel vuoto quantomeccanico esisterebbe la più piccola unità che caratterizza tutti i tipi di numeri e conseguentemente da questi numeri possono venire fuori tutti i tipi di realtà. (Perchè queste sono proprio rappresentate dai numeri).
A questa unità ha dato il nome di "Olomero". Questa parola è costituita dalle parole olo + mero. La parola "olo" è una desinenza che caratterizza la natura olografica di questa unità. In questa piccolissima unità vi è il tutto. La parola "mero" è una parola che indica che abbiamo a che fare con i numeri".
Comunque volevo fare un piccolo appunto sul concetto di realtà olografica. Penso che la realtà non sia olografica, come alcune correnti di pensiero vogliono far credere, altrimenti tutto sarebbe solo un'illusione. Però a livello di vuoto quantomeccanico molto probabilmente esiste una piccola unità dove vi è il tutto e questa piccola unità segue un modello di tipo olografico. Cioè mi spiego meglio in questo piccolo frammento vi è tutta l'informazione necessaria come avviene in un ologramma. Un ologramma anche se viene spezzato mantiene sempre l'informazione originaria.
Saluti
anto_netti