barnabino, 02/05/2012 14.51:
va a confermare la nostra conclusione che l'ultima cena di Gesù è stata una cena pasquale
Puoi spiegare meglio? Detto così sembra che il pasto serale del signore coincida, non solo cronologicamente ma concettualmente, con la pasqua ebraica...
Shalom
Intendevo dire cronologicamente pasquale, istituita la notte di pasqua
Cito dalla recensione:
«Il quinto capitolo è il più lungo e anche quello più denso e dettagliato. Pretendere di riassumerlo in maniera esaustiva nel breve spazio di una recensione è impresa molto ardua. È preferibile piuttosto esporre la tesi principale dell’autore, lasciando poi che ciascun lettore si cimenti con la dimostrazione particolareggiata che ci viene proposta. Dunque, Barbaglia, attraverso l’itinerario di lettura canonico,
propone al lettore l’assunto secondo cui la differenza tra la cronologia esposta dai Vangeli Sinottici e quella presentata dal quarto Vangelo deriverebbe principalmente dal fraintendimento del versetto di Gv 18,28. Tale malinteso avrebbe successivamente orientato in modo decisivo l’esegesi, al punto da accordare fiducia alla cronologia giovannea, ritenuta più attendibile dal punto di vista storico. In realtà, una volta chiarito il malinteso di fondo, l’apparente disaccordo tra i Sinottici e Giovanni cade: di conseguenza, anche per il quarto evangelista, l’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli fu, a tutti gli effetti, una cena pasquale.»
In Giovanni 18:28 si legge:«(Giovanni 18:28) Quindi, da Caiafa condussero Gesù al palazzo del governatore. Ora era la mattina presto. Ma essi stessi non entrarono nel palazzo del governatore,
affinché non si contaminassero e potessero mangiare la pasqua.»
Sembra che Giovanni dica che quando Gesù venne portato difronte a Pilato la pasqua ancora dovesse celebrarsi per cui l'ultima cena non potè essere celebrata/istituita nel giorno di pasqua ma almeno il giorno prima (poi c'è chi dice con i sinottici tre giorni prima - vado a memoria).
Il libro di Barbaglia invece spiega il fraintendimento su questo passo.
Noi spieghiamo: Successione degli avvenimenti. Una questione di contaminazione suscitò questo commento: “Essi stessi non entrarono nel palazzo del governatore, affinché non si contaminassero e potessero mangiare la pasqua”. (Gv 18:28) Gli ebrei consideravano una contaminazione entrare nella casa di un gentile. (At 10:28) Queste parole tuttavia furono pronunciate “la mattina presto”, quindi dopo il pasto di Pasqua.
Si noti che in quell’epoca l’intero periodo, inclusi il giorno di Pasqua e la successiva festa dei pani non fermentati, era a volte chiamato “Pasqua”. Tenendo conto di questo fatto, Alfred Edersheim propone la seguente spiegazione: Il giorno di Pasqua si faceva un’offerta di pace volontaria e un’altra, obbligatoria, veniva presentata l’indomani, 15 nisan, primo giorno della festa dei pani non fermentati. Fu questa seconda offerta che gli ebrei temevano di non poter mangiare se si fossero contaminati nell’aula del tribunale di Pilato. — Op. cit., pp. 186, 187
Barbaglia si rifà al luterano Joachim Jeremias e lo approfondisce, non so se è sulla nostra stessa linea interpretativa ... ma questo Barbaglia mi piace ed anche se non l'ho ancora letto mi attira anche perchè fa parte di quegli autori di articoli sulla rivista credereoggi che ti segnalai e di cui ho letto cose interessantissime sul Gesù Storico e varie ...
Ciao, Leo
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Il "mistero" non permette lo scontro, ma favorisce l'unità tra ricerca e offerta della verità!
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