49) Wendell Marley
revealnews.org
Paese: USA
Categoria: ingegnere capo del Kennedy Space Center
Ambito di attività scientifica: astronautica
"Un piccolo passo per un uomo, un grande balzo per l'umanità". - Neil Armstrong, suolo lunare, 21 luglio 1969.
Wendell Marley è stato uno dei responsabili dello staff di progettazione del veicolo spaziale
Apollo 11 che nel 1969, dalla base del
Manned Spacecraft Center di Houston (Texas) permise il primo, storico sbarco di due uomini (Neil Armstrong e Buzz Aldrin) sulla luna.
L'equipaggio della nave spaziale usata per la missione
Apollo 11:
da sinistra, Armstrong, Michael Collins (che rimase a bordo del modulo lunare) e Aldrin.
milanoplatinum.com
Di modeste origini familiari, si era laureato otto anni prima in ingegneria elettrotecnica all’Università dell’Oklahoma e aveva trovato immediatamente lavoro a Cape Canaveral, sede del
Kennedy Space Center della NASA e della
Cape Canaveral Air Force Station. Negli anni successivi prende una seconda laurea e diventa responsabile dei collaudi del veicolo spaziale sulla rampa di lancio e capo di uno staff di una dozzina di ingegneri. Trasferitosi al
Manned Spacecraft Center, conosce personalmente Neil Armstrong e lavora alacremente al software di guida e navigazione e del simulatore di volo spaziale.
Il modulo lunare
Aquila della missione Apollo 11
ed una immagine del
Kennedy Space Center in Florida.
archive.oapd.inaf.it
cocoabeach4less.com
Nel 1973 conosce i testimoni di Geova. Aderisce rapidamente e con entusiasmo alla nuova fede, al punto di lasciare il lavoro al programma spaziale per dedicarsi al ministero a tempo pieno.
____________________________________________________________________________
Link diretto nella
Biblioteca Online all'esperienza di Marley, pubblicata nella
Svegliatevi! del 1 settembre 1982, pagg. 3-6.
Di seguito, il testo completo dell'esperienza.
wol.jw.org/it/wol/d/r6/lp-i/1982320
Esperienza di W.Marley (Svegliatevi! 1-9-1982 pagg. 3-6) - CLICCA PER VISUALIZZARE
Desideravo il successo
ERA IL 20 luglio 1969. Il veicolo spaziale Apollo 11 e il modulo lunare chiamato Aquila orbitavano attorno alla luna negli ultimi preparativi per il primo storico allunaggio compiuto dall’uomo. Mi trovavo nel Manned Spacecraft Center di Houston (Texas), seduto nella sala da cui veniva seguita la missione, e decine di pensieri si affollavano nella mia mente: L’allunaggio sarebbe avvenuto senza rischi? Il sistema di cui ero responsabile avrebbe funzionato debitamente?
Io e molti altri che avevano lavorato per anni in attesa di questo momento aspettavamo e ascoltavamo attentamente. All’improvviso una voce da 384.000 chilometri nello spazio disse: “Houston, l’Aquila è atterrata”. Che eccitazione e che emozione produssero in me quelle parole!
Tuttavia, pur avendo avuto una parte nel progettare, costruire e collaudare il veicolo spaziale che aveva portato l’uomo sulla superficie della luna, mi resi subito conto che non avevo trovato il successo — il vero successo — e la felicità. Ma prima che vi parli ulteriormente di ciò, lasciate che vi spieghi in che modo arrivai ad occuparmi del programma spaziale e quale effetto questo avrebbe avuto sulla mia vita.
Precedenti avvenimenti
Crebbi in una fattoria dell’Oklahoma dov’ero avvezzo al duro lavoro fisico. Anche se avevamo un tetto e sufficiente cibo e vestiario, a volte non avevamo neppure i soldi per comprare un francobollo, che a quell’epoca costava tre cent.
Mio padre veniva da una famiglia poverissima e aveva ricevuto solo un’istruzione limitata. Quindi aveva fatto capire ai suoi figli il bisogno di farsi una buona istruzione universitaria per avere successo. Questo è ciò che decisi di fare. Nei mesi estivi lavoravo per lunghe ore e quando andavo a scuola lavoravo a mezza giornata. Di giorno frequentavo tutte le lezioni e di notte studiavo fino alle ore piccole. Nel 1961 mi laureai all’Università dell’Oklahoma come ingegnere elettrotecnico.
Nei quattro anni che frequentai l’università il programma aerospaziale acquistò impulso, e molte ditte chiedevano ingegneri. La cosa mi allettava perché mi sembrava che fosse un passo enorme rispetto alla vita nella fattoria. Dato che mi ero laureato con buoni voti, ricevetti numerose offerte di impiego da tutte le parti degli Stati Uniti. Ne accettai una a Cape Canaveral, in Florida, la base di lancio di tutti i voli spaziali con equipaggio umano.
Scalata al successo
Non ci misi molto a rimanere preso nell’ingranaggio del programma spaziale. Solo tre settimane dopo che avevo cominciato a lavorare fu lanciato il primo veicolo orbitale americano con equipaggio umano. Anche se non avevo lavorato per quella specifica missione ciò nondimeno mi sentivo parte d’essa. Vi era un forte spirito nazionalistico a quell’epoca, dato che il presidente degli Stati Uniti aveva pubblicamente impegnato il paese a mandare un uomo sulla luna e a farlo tornare sano e salvo a terra entro quel decennio (gli anni sessanta). Sembrava che l’Unione Sovietica fosse lanciata verso un’impresa simile, quindi era considerata in effetti una “corsa allo spazio”. Ero ansioso di compiere il mio dovere patriottico per aiutare a vincere questa corsa.
Desideravo moltissimo riuscire nella mia professione. Perciò stavo molto attento a cogliere ogni occasione per far carriera. Lavoravo regolarmente per lunghe ore (senza che mi venisse pagato lo straordinario) e accettavo di buon grado di fare viaggi di lavoro fuori città che altri rifiutavano perché non volevano separarsi dalla famiglia. Frequentai corsi serali e ottenni un’altra laurea, perché il mio superiore mi aveva incoraggiato in tal senso. Dato che il mio diretto superiore amava giocare a poker, feci pure quello, considerandolo un altro gradino nella scalata al successo.
Nel giro di due anni fui promosso e avevo sotto di me un gruppo di cinque-sette ingegneri; sebbene si trattasse di un piccolo gruppo, la responsabilità era grande. A questo punto conoscevo alcuni astronauti e faceva parte del mio lavoro tenerli informati sul progresso del sistema di guida inerziale del veicolo spaziale. Non solo mi piaceva il mio lavoro ma anche il prestigio che derivava dal conoscere e dal frequentare gli astronauti.
Dopo non molto ebbi una promozione e dovevo dirigere il lavoro di 10-12 ingegneri durante i collaudi del veicolo spaziale sulla rampa di lancio. Dato che eravamo responsabili di uno dei principali sistemi del veicolo spaziale e io dirigevo il gruppo, mi sentivo molto importante. Per come la pensavo allora avevo conseguito il successo.
Al termine del Programma Gemini (veicolo spaziale a due posti), mi fu offerta l’opportunità di trasferirmi dal Kennedy Space Center in Florida al Manned Spacecraft Center di Houston, nel Texas, per lavorare al Programma Apollo che aveva l’obiettivo di mandare tre uomini sulla luna. Dato che questo sembrava un ottimo mezzo per fare ulteriormente carriera, accettai subito l’offerta.
Trascorsi i pochi anni che seguirono a lavorare duramente in vista del primo volo sulla luna, preparando i software per i sistemi computerizzati di guida e navigazione, mettendo a punto le tecniche della missione e simulando il volo con un computer a terra. Ricordo che uno dei miei superiori mi disse: “Nulla è più importante del successo di questo volo”.
Di conseguenza divenni un maniaco del lavoro. Tutta la mia vita era volta al successo di quella missione e anche a farmi un nome agli occhi dei miei superiori. Dedicavo pochissimo tempo alla famiglia. Certo il mio orgoglio fu evidente quando il 20 luglio 1969, per la prima volta nella storia, un uomo che conoscevo e con cui avevo lavorato mise piede sulla superficie della luna scendendo da un veicolo spaziale nella cui progettazione e costruzione avevo avuto una parte.
Il mio modo di pensare cambia
Dopo quel primo allunaggio passarono uno o due anni e cominciai a considerare seriamente la mia professione e quello che mi riservava il futuro. Mi sembrava di avere conseguito un certo successo: un lavoro redditizio, un’apparente sicurezza finanziaria, una casa, una famiglia e colleghi rispettati. Ma vedevo sempre più chiaramente che ero intrappolato in un sistema di cose che in effetti non aveva futuro. Più facevo, più dovevo fare e non c’era modo di fermarsi. In realtà quello che avevo conseguito era un falso senso di sicurezza. Il vero successo e la vera felicità non dipendevano da quello che avevo realizzato.
Nell’estate del 1973 venne a trovarci un parente di mia moglie. Quest’uomo e sua moglie studiavano la Bibbia con i testimoni di Geova e intendevano assistere a un congresso dei Testimoni che si teneva a Houston. Dato che quel fine settimana non avevamo niente in programma, la mia famiglia e io andammo al congresso con loro. Fui molto colpito dall’onestà e dal comportamento paziente e gentile di coloro che facevano la fila per mangiare.
Poco dopo quel congresso la mia famiglia e io cominciammo ad assistere alle adunanze nella locale Sala del Regno dei Testimoni di Geova, e fu stabilito di tenere con noi uno studio biblico settimanale. La prima cosa che mi colpì profondamente in ciò che imparavo fu la prospettiva di vivere in una terra purificata da ogni avidità, malvagità e ingiustizia. (Salmo 37:10, 11, 29; Proverbi 2:21, 22; II Pietro 3:13) Certo questo era in netto contrasto con lo spirito egoistico e competitivo che avevo visto e che mi aveva contagiato per tanti anni.
Mentre andavo avanti nello studio della Bibbia ero grato di poter vedere un nesso fra la mia vita e ciò che imparavo. Per esempio mi misi nei panni del re Salomone quando lessi le sue parole riportate in Ecclesiaste 4:4: “Io stesso ho visto tutto il duro lavoro e tutta l’abilità nell’opera, che significa rivalità dell’uno verso l’altro; anche questo è vanità e un correr dietro al vento”. Era proprio vero nel mio caso! Avevo lavorato sodo ed ero divenuto molto esperto nel mio lavoro. Eppure questo non mi aveva dato felicità e pace mentale duratura.
La mia vita cambia
Le cose che imparavo mi aiutarono a prendere la decisione di fare alcuni cambiamenti nella mia vita. Per esempio, da Galati 5:26 appresi che i cristiani non devono ‘divenire egotisti, suscitando competizione gli uni con gli altri, invidiandosi gli uni gli altri’. Sebbene avessi già pensato di abbandonare la mia professione competitiva, ora mi convinsi che dovevo farlo.
‘Ma come farò a mantenere la mia famiglia di cinque persone col tenore a cui siamo abituati?’ mi chiesi. Fui incoraggiato dalle rassicuranti parole di Gesù riportate in Matteo 6:33, dove si legge: “Continuate dunque a cercare prima il regno e la sua giustizia, e tutte queste altre cose [necessarie della vita] vi saranno aggiunte”.
‘Cosa penseranno i miei ex colleghi quando rinuncerò a una posizione apparentemente sicura e così ben remunerata?’ era un’altra cosa che mi chiedevo. Ma sia mia moglie che io eravamo fermamente determinati a prendere la decisione giusta per noi, indipendentemente da quello che potevano pensare gli ex colleghi.
Alcuni anni prima di cominciare a studiare la Bibbia con i testimoni di Geova avevamo acquistato una casa con una cinquantina di ettari di terra nell’Oklahoma, vicino al luogo dov’ero cresciuto. Avevamo parlato più volte di trasferirci lì, ma non l’avevamo fatto. Ora però eravamo sicuri che questa era la cosa migliore da fare. Così circa sei mesi dopo avere assistito a quel congresso dei testimoni di Geova nel 1973 rinunciai al mio lavoro nel programma spaziale e ci trasferimmo nella nostra nuova casa nell’Oklahoma.
Per “guadagnare il pane” una volta lasciato il programma spaziale andai a lavorare in una piccola ditta di articoli elettronici, guadagnando circa la metà di quello che guadagnavo prima. Ad ogni modo, dopo non molto dovetti prendere un’altra grave decisione.
Mi resi conto che il lavoro che ora svolgevo era direttamente collegato alla fabbricazione di apparecchiature militari. Non potevo coscienziosamente partecipare a tali attività e vivere in armonia con quello che la Bibbia dice in Isaia 2:4 e in I Giovanni 3:11, 12. Decisi così di licenziarmi. Ci vollero coraggio e fede nella capacità di Geova di provvederci le cose necessarie della vita. Ma, ripensandoci, posso dire onestamente che la mia famiglia ed io non siamo mai stati senza cibo, alloggio e vestiario a sufficienza.
Sono passati otto anni da che presi la decisione di lasciare il programma spaziale. La mia famiglia ed io abbiamo senz’altro visto la veracità di ciò che dice la Bibbia in I Timoteo 4:8: “La santa devozione è utile per ogni cosa, giacché ha la promessa della vita d’ora e di quella avvenire”. Veramente servendo Geova ora si ha una vita migliore.
Imparando ad accontentarci delle cose necessarie della vita abbiamo anche tratto un vantaggio economico. (I Timoteo 6:8) Mentre un tempo occupavo una posizione di prestigio ora sono proprietario di una spazzatrice per posteggi che uso all’incirca due giorni la settimana. Così ho il tempo di impegnarmi regolarmente nell’attività di predicazione pubblica e ho anche più tempo da trascorrere con la mia famiglia, che nei molti anni in cui lavorai nel programma spaziale avevo trascurato.
Naturalmente servendo Geova i nostri problemi non sono completamente spariti. Ma siamo senz’altro più preparati a farvi fronte. Non mi preoccupo più di avere successo o di fare carriera in questo mondo, dato che ora so che questo sistema di cose è destinato a finire e a essere sostituito da un giusto nuovo ordine che sarà stabilito da Dio. — I Giovanni 2:17; II Pietro 3:11-13.
Ripensando ai cambiamenti che ho fatto nella mia vita sono sinceramente d’accordo con le parole dell’apostolo Paolo riportate in Filippesi 3:8. Prestigio e preminenza sono come rifiuti in paragone con l’accurata conoscenza di Dio e di Cristo, e con la meravigliosa speranza della vita eterna su una terra paradisiaca. — Scritto da Wendell Marley.
____________________________________________________________________________
Torna all'indice degli eruditi testimoni di Geova: LINK
____________________________________________________________________________
[Modificato da EverLastingLife 13/02/2021 22:37]