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Confutazione trasmissione Radio Maria del GRIS di settembre 2014 su...

Ultimo Aggiornamento: 01/10/2014 21:17
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28/09/2014 09:17
 
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TdG
Buongiorno Dott. Cadei.
Ho letto con interesse il suo intervento su Radio Maria, trascritto qui sopra.
Mi permetto di replicare alle sue affermazioni perché ho colto in esse un'imprecisa percezione di quelli che sono i nostri convincimenti. E devo anche ammettere che mi stupisco di alcune sue dichiarazioni, sulle quali gradirei spendere due parole.


I tdG e i racconti della creazione nella Bibbia, cioè i primissimi capitoli della Bibbia.
Fra cattolici e tdG esistono differenze d’interpretazione.
Premetto che per noi cattolici Dio è realmente il Creatore e i fatti raccontati nella Genesi sono reali, compreso il peccato.



Come certamente saprà, i TdG conversano ogni giorno con centinaia di migliaia di cattolici durante la loro opera di predicazione di casa in casa, ed è per questo che hanno il "polso" della reale situazione. E la situazione reale, e di ciò me ne rammarico, è che la stragrande maggioranza dei cattolici non crede per nulla che "i fatti raccontati nella Genesi" siano reali. Se prendessimo un qualsiasi cattolico "medio" e gli chiedessimo:
- "credi che il Creatore della Genesi abbia creato le varie forme di vita animale, o che esse si siano da prima generate attraverso una sintesi casuale e poi evolute lungo alberi evolutivi?"
- "credi che il Creatore della Genesi abbia creato l'uomo o che l'uomo si sia evoluto da forme di animali inferiori?"
- "credi che il Creatore abbia creato l'umanità perfetta e poi che questa sia caduta nel peccato, o credi che il peccato abbia sempre caratterizzato l'umanità?"

Noi sappiamo già le risposte a queste domande: le sentiamo tutti i giorni. Certamente tali risposte stridono fortemente con la sua asserzione iniziale.
Ne deduco che, o assegniamo valore semantico diverso alla frase "i fatti raccontati nella Genesi sono reali", oppure c'è qualcosa che non mi torna nel significato che lei attribuisce al sostantivo "fatto".


Tuttavia tali descrizioni non vanno prese letteralmente.
Es. nel cap. 3 si legge che il serpente parla, ma sappiamo che questo non accade nella realtà. Idem per l’albero della conoscenza del bene e del male che ritengono trattarsi di un albero materiale vero e proprio. A descrizioni simili i tdG danno spiegazioni letterali, che noi cattolici non possiamo accettare, piuttosto cerchiamo la verità profonda racchiusa in tali racconti.



La precisione è l'elemento che differenzia la "critica" dalla "disinformazione". E la sua critica, purtroppo, è alquanto imprecisa.
I TdG sanno molto bene che i serpenti non parlano. E non c'è bisogno di aprire testi di anatomia animale per scoprire che i serpenti non hanno corde vocali, né intelletto che permetta loro di dare senso ad alcun suono. La stessa bibbia, in Gen 3:15, lascia benissimo intendere che non si tratta di un serpente letterale. Nessun serpente avrebbe potuto vivere tanto a lungo per vedere adempiuta la profezia ivi dichiarata. Siamo pienamente consci del valore simbolico degli attori e delle comparse di questo dramma. Crediamo però che il valore simbolico, a volte, si sovrapponga a quello letterale. E non ci sfuggono affatto le "verità profonde racchiuse in tali racconti".
Laddove non vi siano elementi certi, preferiamo rimanere alla semplicità del testo (senza per questo rinnegarne la profondità teologica!) piuttosto che sovraccaricarlo di significati dettati più da mode esegetiche che ogni 20 anni cambiano direzione.
Potrei farle numerosi esempi, a partire dalla primissima parola "bereshit".

Se invece proprio si vogliono condurre i TdG ad abbandonare le questioni teologiche primarie che stanno dietro a tali narrazioni, allora sì:
- come confermano i Vangeli prima, e la Rivelazione dopo, dietro quell'originale serpente c'era un essere intelligente: Satana;
- i versetti da 10 a 14 di Gen 2 presentano l'Eden come un luogo reale
- non c'è pervenuto alcun testo antico che parli di un albero "del bene e del male" dal quale si possa far derivare la natura mitologica di quello genesiaco.
- etc...

Di contro, esistono invece alcuni dati certi dai quali è possibile dedurre la natura simbolica di altri elementi della narrazione. Ad esempio la lunghezza letterale del giorno creativo, che non si può intendere pari a 24 ore.
Abbiamo cambiato idea sulla dogmaticità del fatto che un giorno potesse durare 7.000 anni, perché i dati oggettivi si muovono in senso contrario. Come vede, non temiamo il cambio di opinione dinanzi a dati certi.
Ogni pericope andrebbe esaminata nel dettaglio. E noi l'abbiamo fatto.
Laddove non riscontriamo dati certi, preferiamo restare alla conclusione che esprimo chiedendo a prestito le famose parole di Tertulliano... "Sed malumus in scripturis minus, si forte, sapere quam contra".


Tutto il racconto della creazione della Genesi, a confronto con gli scrittori delle civiltà orientale vicine al mondo biblico, es. babilonesi, risulta che la Bibbia usa un linguaggio simile a quello dei popoli pagani ma non accetta le idee pagane. Le immagini prese a prestito da tali racconti sono corrette e adattate per esprimere l’assoluta fedeltà della fede dell’unico vero Dio. Ad es. il sole e la luna nel racconto della creazione babilonese sono considerate divinità in tali racconti pagani, mentre nella Bibbia invece assumono la funzioni di luminari creati da Dio che servono semplicemente per illuminare la terra e segnare giorni e mesi



Se, come giustamente lei afferma, nel libro della Genesi si parla in maniera corretta della funzione luminare e calendariale del Sole e della Luna, mentre gli scrittori delle civiltà babilonesi, etc, li descrivono come divinità... se ne dovrebbe dedurre che l'agiografo abbia un livello di credibilità superiore a quello delle culture pagane; e non vedo proprio come questa obiettiva constatazione possa giocare contro la nostra lettura; casomai si rivela contraria all'idea di un'assenza di letteralità nell'esegesi del testo.
Che poi la Bibbia, e nello specifico la Genesi, "prenda a prestito" dai racconti pagani, è fatto assolutamente e concretamente contestabile. E' sì vero che gli indizi indicano la priorità della composizione letteraria mesopotamica, ma questo non è di per sé sufficiente a stabilirne una dipendenza. La storia primordiale della Genesi è breve e semplice, mentre quelle mesopotamiche tendono ad essere prolisse ed elaborate dal punto di vista letterario. L'esame dei criteri interni non supporta l'ipotesi della dipendenza. Facciamo un solo esempio, per capirci, che valga per tutti: secondo il racconto genesiaco relativo al Diluvio, l'arca approdò sulle montagne di Ararat in Armenia. Il racconto di Ghilgamesh indica invece il monte Nisir, nella regione di Nuzi. Se l'agiografo avesse attinto dai babilonesi, ci saremmo dovuti aspettare o che il nome del monte di approdo rimanesse inalterato oppure che venisse cambiato in uno ben conosciuto nella patria degli israeliti, p.e. il Monte Hermon. Ma non è stato così.
Come giustamente sottolinea il prof. Terino, sembra più ragionevole postulare un contatto tra la tradizione mesopotamica e le fonti della Genesi in un momento anteriore all'attività letteraria sumero-accadica, in un periodo in cui poteva essere conservata più accuratamente la realtà originale. Che poi parrebbe genuinamente esserci giunta attraverso la "semplicità" della Genesi piuttosto che attraverso la prolissa elaborazione mesopotamica.
Si tratta di argomenti affascinanti sui quali sarebbe interessante e magari anche costruttivo potersi confrontare più serenamente. Per quel che ci riguarda, siamo certi che l'esame comparativo fra le diverse cosmogonie mesopotamiche non possa che giocare a favore della nostra tesi, e non contro, mi permetto solo di suggerirle un consiglio: non faccia l'errore di considerarci a "digiuno" di certe tematiche.


Il genere letterario della Bibbia è il genere del linguaggio mitico e simbolico. Quindi nella Bibbia non dobbiamo prendere il racconto sulla creazione come un documento scientifico, ma come un racconto che vuol trasmettere un significato profondo. Immagini, simboli da non prendere in maniera materiale. Ciò che quindi ci vogliono insegnare tali racconti e' che l’universo e la terra sono stati creati da Dio e che l’uomo e la donna hanno realmente peccato. E questo ci viene spiegato sotto forma di un racconto umano per esprimere una realtà più profonda.
Quando ad es. Dio dice: “Adamo dove sei?” non dobbiamo pensare che Dio non sapesse realmente dove era …



Dott. Cadei, per favore, siamo seri ! Nemmeno i TdG lo pensiamo.


I racconti della creazione, soprattutto Genesi 1-3, non vogliono rispondere alle domande: quando e come è venuto all’esistenza l’universo e l’uomo. I tdG dicono che l’umanità ha avuto origine circa 6000 anni fa mentre gli studi di paleontologia mostrano reperti umani che hanno decine di migliaia di anni. I tdG di fronte a tali discordanze asseriscono di preferire la Bibbia.



A quali reperti umani si riferisce? Purtroppo, la genericità delle sue affermazioni non mi permette di risponderle nel merito. Sta parlando di fossili umani? Quali? O sta parlando di utensili preistorici? Quali?
Le testimonianze paleoantropologiche sono gravemente carenti. Basta infatti riflettere sull'eco mediatico che ogni piccolo ritrovamento produce, per rendersi conto di quanto scarsi siano tali reperti. Le nozioni preconcette, in particolare, hanno avuto un ruolo fondamentale nello loro studio. Anzi, per dirla con John Reader, la stessa paleantropologia non fu fondata sulla testimonianza dei fossili, ma sul presupposto che, se l'umanità si è evoluta, allora i fossili avrebbero dovuto fornire la prova dell'esistenza di anelli di congiunzione tra la forma moderna e quella primitiva. Sempre usando le parole testuali di Reader "gli scienziati hanno soprattutto cercato testimonianze per dimostrare un'idea... vennero così formulate teorie differenti sull'origine dell'umanità che modellavano la testimonianza esistente..." Di che reperti stiamo parlando, dott. Cadei? Entriamo nello specifico.

Vede... le "discordanze" di cui parla lei non sono fra la paleontologia/paleoantropologia e la Bibbia: le discordanze sono primariamente tutte interne a tali discipline. Le dice niente il caso Laetoli? Le dice niente il caso KNM ER 1470? Oppure non ha letto l'ultimo studio sull'Homo Floresiensis? ( goo.gl/MY2EV2 )

L'unica cosa veramente certa, e sulla quale c'è un'opinione unanime, è che, secondo la Bibbia, l'uomo (quello ad immagine di Dio, non qualche frammento d'osso di australopitecine), esiste da non più di 10.000 anni ad esser generosi. E noi dovremmo abbandonare ciò che dice chiaramente il testo sacro per andare dietro a chi prima ci vuol fare credere di aver scoperto una nuova specie di ominide (Homo floresiensi) per poi dirci che si sono sbagliati e che si trattava di un uomo moderno affetto da Sindrome di Down?

Grazie dott. Cadei. Come già sottolineato: "Sed malumus in scripturis minus, si forte, sapere quam contra".


Ma la Bibbia va intesa rettamente, non come decide lo Schiavo fedele e discreto. Piuttosto bisogna applicare gli studi sui generi letterari che i biblisti utilizzano.



Dott. Cadei, conosciamo bene gli studi sui generi letterari. Li utilizziamo, li applichiamo, ma non ne siamo schiavi: abbiamo la forza di respingere quelli che non ci convincono. E crediamo in tutta onestà di intendere la Bibbia in maniera retta.

Per quanto riguarda lo "Schiavo fedele e discreto", siamo consapevoli che esso non gode di "infallibilità" (lasciamo ad altri un simile privilegio). Siamo Testimoni di Geova perché riconosciamo nell'operato di questo Schiavo la benedizione di Dio. I frutti che l'organizzazione diretta da questo Schiavo ha prodotto, sono innegabilmente frutti cristiani (Gv 13:35).

Da ex cattolico, a volte mi chiedo retoricamente se, con le dovute singole eccezioni, si possa dire lo stesso per la vostra Chiesa.

Ottavio
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