Visto il dovere della memoria, voglio ricordare il caso di Franc Drozg, un modesto operaio dell’antica cittadina romana di Poetovio (Ptuj), in Slovenia. Agli inizi del 1942 le autorità occupatrici tedesche lo precettarono per reclutarlo nella Wermanschaft, un corpo paramilitare. Franc, divenuto soltanto da poco tempo uno zelante Studente Biblico, pur di rimanere coerente con i propri convincimenti religiosi ed etici, rifiutò l’arruolamento.
Il 28 maggio fu arrestato e, dopo qualche giorno, venne trasferito nelle Carceri Giudiziarie di Maribor, reclusorio in cui i prigionieri venivano interrogati e brutalmente torturati. Senza un regolare processo il locale comandante della polizia di sicurezza gli comminò la pena di morte. Lunedì 8 giugno 1942, dopo una dozzina di giorni dall’arresto, l’esistenza di Franc fu infranta dallo sparo di un fucile.
Spesso i carnefici non si accontentano dell’eliminazione fisica del nemico ma ne cercano l’umiliazione e la mortificazione. Tre persone da me intervistate una quindicina d’anni fa, all’epoca dei fatti già correligionari del Drozg, mi hanno riferito che i nazisti, con il chiaro scopo di turlupinarlo e mortificarlo, appesero al suo collo un cartello con la scritta «Non sono di questo mondo» (Giovanni 18:36).
Poche ore prima della fucilazione, a questo obiettore di coscienza per motivi religiosi fu accordato il permesso di redigere una lettera di commiato. Le poche righe vergate dallo stilo di Franc rivelano la sua grande dignità, la sua inamovibile fede in Dio nonché le sue convinzioni escatologiche ovvero la speranza di una futura vita eterna futura sotto il Regno di Dio. In questa breve missiva, indirizzata all’amico Rupert Španer e oggi conservata nel Museo di Liberazione Nazionale di Maribor, leggiamo: «Caro amico! Rupert oggi sono stato condannato a morte. Non fate cordoglio per me. Saluto voi e tutti a casa e arrivederci nel Regno di Dio».
L’esecuzione del Drozg e di una lunga lista di altri sventurati “criminali”, perpetrata quel giorno, fu notificata alla cittadinanza attraverso un Bekanntmachung, un avviso pubblico affisso per le strade attraverso il quale il comandante tedesco Rösener intendeva spaventare la cittadinanza per piegarla al volere dell’occupatore. Franc Drozg, l’ultimo della lista, non cedette ai diktat nazisti, non impugnò mai le armi, non scese a compromessi e davvero non fece parte di quel mondo orribile! (Le storie personali di Franc Drozg e di tanti altri obiettori di coscienza sono trattate nel libro Cristiani odiati a motivo della fede).
L’inumanità della politica hitleriana e della sua prassi di governo, così come l’efferatezza di tante altre tragedie analoghe avvenute sotto differenti bandiere, lascia interdetti e increduli.
Con la Shoah degli ebrei, i tanti Olocausti e i vari genocidi ancora in corso nel cuore dell’umanità si è prodotta una ferita profonda. Com’è stato possibile?
Perché ancora accadono cose simili?
Il Giorno della Memoria offre a tutti lo spunto per riflettere sul valore che diamo alle persone e alla vita e dovrebbe indurci a riconsiderare il nostro modo di vedere gli altri e di relazionarci con loro.
La famosa regola aurea, concepita dalla saggezza divina di Gesù di Nazaret, suggerisce una direttrice di comportamento che, se seguita, renderebbe migliore il mondo e contribuirebbe a cicatrizzare lo squarcio emotivo generato dall’Olocausto nei sopravvissuti, nei loro parenti e in tutte le persone sensibili: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» (Matteo 7:12)."
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