Recentemente, anche in questo forum, abbiamo avuto modo di leggere, non senza stupore, quanto rancore e odio siano presenti in alcuni, forse troppi, fuoriusciti dall’organizzazione dei Testimoni di Geova nei confronti dei loro ex conservi cristiani.
Lo abbiamo compreso dalle loro espressioni e pensieri preoccupanti ma anche da qualche episodio patologico realmente accaduto, contro inermi proclamatori della buona notizia, del quale questi soggetti si sono vantati, nemmeno fosse un’azione altamente meritoria.
Non c’è dubbio dello stato di malessere psicologico, più o meno grave nel quale versano tali soggetti. Tuttavia, essendo fortemente coinvolta una psiche indebolita in determinati atteggiamenti, sarebbe bene che si facesse una breve disamina del fenomeno, proprio sotto il profilo psicologico.
Proprio partendo dal sentimento più comune in questi soggetti, cioè, il RANCORE verso i loro ex fratelli di fede. A chi giova questo stato d’animo? Ma soprattutto: si può uscire da questa spirale di sentimenti negativi?
La parola rancore si riferisce al processo mentale di rivivere ripetutamente un sentimento che ci infastidisce o ci fa arrabbiare e gli eventi che lo hanno generato. Nel rancore non facciamo un semplice riepilogo dei fatti: li ripercorriamo e riviviamo in un modo che ci influenza emotivamente, fisiologicamente e spiritualmente in modo distruttivo.
L’inabilità di liberarsi dal rancore è probabilmente il singolo impedimento più importante alla riparazione di connessioni intime disgregate, spaccature all’interno di un rapporto umano compromesso.
Facciamo questo perché ci illudiamo che, ostinandoci nel nostro risentimento, in qualche modo otterremo la giustizia che crediamo ci sia dovuta. Ci aggrappiamo ad un futile bisogno di “avere ragione”, che prevale sulla nostra volontà di guarire e essere in pace con noi stessi. Rimaniamo aggrappati a presunte offese perché non conosciamo altri modi per fare i conti con i sentimenti dolorosi, la sofferenza, il rifiuto, l’ abbandono.
Abbiamo bisogno di apprendere a superare il risentimento, perché convivere con esso può solo portarci pena e sofferenza e impedirci di costruire altre relazioni basate sull’amore, la dedizione e il sostegno reciproco. Lasciarsi alle spalle il risentimento non è una concessione alla persona verso cui provate rancore. E’ piuttosto una concessione che fate a voi stessi.
Restare aggrappati alla vostra rabbia, al vostro sentirvi feriti da qualcuno a cui una volta vi sentivate vicini, può solo ostacolare la vostra capacità di andare avanti con la vostra vita e imparare a scendere a patti con le ferite. Superare il risentimento, sia che significhi riparare la spaccatura che si è formata o riportare un senso di integrità e di pace dentro di voi, o entrambe le cose, è decisivo per evitare che il vostro passato interferisca con il vostro presente.
Nel momento in cui cominciate a risentirvi con una persona, diventate il suo schiavo. Controlla i vostri sogni, vi rovina la digestione, vi deruba della vostra pace e della vostra buona volontà e vi porta via la gioia di fare il vostro lavoro. Manda in rovina la vostra religione e rende vane le vostre preghiere. Non potete prendervi una vacanza senza portarlo con voi. Distrugge la vostra libertà mentale e vi bracca dovunque andate. Non c’è modo di sfuggirgli.
E’ con voi quando vi svegliate. Invade la vostra privacy quando dormite. E’ accanto a voi quando guidate la vostra automobile o quando siete al lavoro. Non riuscite a combinare niente né ad essere felici. Influenza anche il tono della vostra voce. Esige che prendiate medicine per l’indigestione, il mal di testa e la stanchezza. Vi ruba anche gli ultimi momenti di coscienza prima di addormentarvi.Dunque, se volete essere schiavi, covate del rancore!
Mente avvelenata, corpo avvelenato
Ripassate questo detto:”Vivere nel rancore è come prendere del veleno e aspettarsi che muoia l’altro.” Rende molto bene uno degli aspetti più opprimenti del rancore – forse quello che state vivendo proprio adesso. Se state pensando a come vendicarvi di qualcuno e provargli che voi siete nel giusto e lui si sbaglia, forse vi serve ricordare che la persona su cui converge la vostra animosità potrebbe sentirsi bene, godersi la vita senza essere affatto turbato da nessuna delle intenzioni che stanno occupando spazio nel vostro cervello. In ultima analisi, il risentimento danneggia molto più voi della persona alla quale state portando rancore.
Per fortuna, ci sono alcuni modi per uscire dalla morsa opprimente del risentimento. Sono risposte alternative, vitali e sane che vi aiuteranno a conquistare la libertà dall’ossessione delle ingiustizie passate. Avete delle scelte a disposizione di cui potreste non accorgervi. Come potete imparare come neutralizzare l’effetto di questi sentimenti intossicanti? Imparate a memoria questi suggerimenti e sarete sulla buona strada.
10 mosse per superare il rancore.
1.Trattate il rancore per quello che è: uno stato mentale che dá assuefazione.
2.Realizzate che state usando il rancore per replicare vecchi drammi e prendete consapevolezza che non potete cambiare il passato.
3.Prendete in esame l’idea che forse il vostro rancore può derivare dal fatto che a livello mentale confondete le persone del vostro presente con persone del vostro passato.
4.Siate consapevoli del fatto che non potete controllare coloro che vi hanno opposto un rifiuto o danneggiato.
5.Riconoscete che il vostro rancore vi dà solo un’illusione di forza. Invece, evidenziate e mostrate il valore della vostra forza e autorevolezza reali.
6.Imparate a identificare i segnali delle sensazioni che spingono al risentimento. Applicate l’acronimo HALT, largamente usato nel programma dei 12 passi degli Alcolisti Anonimi: Hungry (Affamato), Angry (Arrabbiato), Lonely (Solo) e Tired (Stanco).
7.Mettete in pratica tecniche cognitivo-comportamentali per smettere di indulgere nel rancore. Usate la testa per capire la differenza tra avere dei naturali sentimenti di risentimento e indulgere nel rimuginare su di essi.
8.Cercate di capire che parte avete avuto nel permettere che l’altro vi offendesse, perdonatevi per questo e prendete la decisione di fare sì che non accada di nuovo.
9.Dichiarate un’amnistia per la persona verso cui provate rancore e per voi stessi.
10.Quando potete, perdonate, e quando non potete cercate consapevolmente e deliberatamente di dimenticare, tenendo a mente che questi atti sono dei doni che fate a voi stessi piuttosto che una capitolazione di fronte alla persona verso cui provate rancore.
[Modificato da Sandro=2015 05/11/2015 13:51]