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...: Scrittura del Giorno :...

Ultimo Aggiornamento: 31/12/2016 07:48
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04/10/2016 07:52
 
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Martedì 4 ottobre
Benché ora non lo vediate, esercitate fede in lui (1 Piet. 1:8)
Divenire discepoli di Cristo è come imboccare una strada, una strada che porta alla vita, in cielo o sulla terra che sia. Gesù disse: “Chi avrà perseverato sino alla fine [della sua vita o del malvagio sistema di cose] sarà salvato” (Matt. 24:13). Proprio così, se rimaniamo fedeli possiamo avere la prospettiva di essere salvati. Strada facendo, però, dobbiamo stare attenti a non lasciarci distrarre e a non perderci (1 Giov. 2:15-17). Come possiamo rimanere sulla strada giusta? Gesù, il nostro Esempio, ha tracciato la via. Ciò che ha fatto è ben documentato nella Bibbia. Studiandola, quindi, impariamo a conoscerlo, ad amarlo e a esercitare fede in lui (1 Piet. 1:8, 9). L’apostolo Pietro disse che Gesù ci ha lasciato un modello affinché seguiamo attentamente le sue orme (1 Piet. 2:21). Se lo facciamo otterremo la salvezza, “il fine” della nostra fede. w15 15/2 2:1, 2
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05/10/2016 07:03
 
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Mercoledì 5 ottobre
Vi dico la verità: Non vi conosco (Matt. 25:12)
Durante la grande tribolazione i leali unti non potranno aiutare coloro che non si sono mantenuti fedeli. Non ci sarà nessun tipo di aiuto. Sarà semplicemente troppo tardi. Allora quale fine li attende? Gesù spiegò cosa successe quando le vergini stolte se ne andarono a fare la loro inutile commissione: “Arrivò lo sposo, e le vergini che erano pronte entrarono con lui alla festa nuziale; e la porta fu chiusa”. Quando verrà nella sua gloria verso la parte finale della grande tribolazione, Cristo radunerà in cielo gli unti fedeli (Matt. 24:31; 25:10; Giov. 14:1-3; 1 Tess. 4:17). La porta sarà invece chiusa per chi si dimostra infedele come le vergini stolte. E anche se dovessero gridare: “Signore, signore, aprici!”, riceverebbero la stessa risposta data, nell’ora del giudizio, a molte persone paragonate a capri: “Vi dico la verità: Non vi conosco”. Che triste epilogo! (Matt. 7:21-23; 25:11, 12). w15 15/3 2:12
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06/10/2016 08:29
 
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Giovedì 6 ottobre
Chi sei tu da temere l’uomo mortale che morirà, e il figlio del genere umano che sarà reso come la semplice erba verde? (Isa. 51:12)
La fede in Geova ci permetterà di vincere i nostri timori. Se alti funzionari cercassero di limitare la nostra libertà di adorarlo, potrebbe sembrare che la nostra vita, la nostra incolumità e il nostro futuro siano nelle loro mani. Potremmo addirittura arrivare a chiederci se sia saggio continuare a servire Geova suscitando così la reazione ostile delle autorità. Ricordiamo che l’antidoto al timore dell’uomo è la fede in Dio (Prov. 29:25). Il nostro Padre onnipotente vede ciò che subiscono quelli che vengono maltrattati da governanti ingiusti, non resta indifferente e agisce in loro favore: concentriamoci su questo (Eso. 3:7-10). Anche se fossimo chiamati a difendere la nostra fede davanti ad alti funzionari, non dimentichiamo le parole di Gesù: “Non siate ansiosi di come parlerete o di ciò che dovrete dire; poiché ciò che dovrete dire vi sarà dato in quell’ora” (Matt. 10:18-20). Governanti umani e alti funzionari non sono nessuno in confronto a Geova. Rafforzando ora la nostra fede riusciremo a vederlo come una Persona reale, desiderosa di aiutarci. w14 15/4 2:8, 9
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07/10/2016 07:46
 
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Venerdì 7 ottobre
La vostra espressione sia sempre con grazia (Col. 4:6)
Ogni persona che incontriamo nel ministero è unica, nel senso che ha il suo bagaglio di esperienza e i suoi problemi (2 Cron. 6:29). Quando cerchiamo di parlare a qualcuno della buona notizia, chiediamoci: “Se i ruoli fossero invertiti, come vorrei essere considerato io? Sarei contento se mi vedesse come uno dei tanti che abitano da queste parti? Oppure preferirei che si sforzasse di conoscermi?” Farci queste domande ci ricorderà l’importanza di considerare ognuno come un individuo a sé. A nessuno piace essere giudicato in modo negativo e superficiale. Comunque, essendo imperfetti, a volte diciamo cose di cui poi ci pentiamo (Giac. 3:2). Se dovesse capitarci di apostrofare qualcuno in maniera sgarbata, magari perché è una giornata storta, di certo non vorremmo essere etichettati come persone scortesi o irrispettose; piuttosto spereremmo nella comprensione del nostro interlocutore. Non dovremmo quindi mostrare anche noi la stessa tolleranza? w14 15/5 2:5, 6
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08/10/2016 07:37
 
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Sabato 8 ottobre
Accostatosi, il samaritano fasciò le sue ferite (Luca 10:34)
Per medicare in qualche modo il malcapitato, il buon samaritano versò sulle sue ferite olio e vino. I due denari che lasciò al locandiere perché si prendesse cura di lui corrispondevano al salario di circa due giorni (Matt. 20:2; Luca 10:29-37). Può non essere facile trovare persone compassionevoli come il buon samaritano, tanto più in questi difficili “ultimi giorni” in cui molti sono “senza affezione naturale, [...] fieri, senza amore per la bontà” (2 Tim. 3:1-3). Si pensi, ad esempio, a ciò che accadde quando l’uragano Sandy si abbatté su New York verso la fine di ottobre del 2012. In una zona della città particolarmente colpita, gli episodi di sciacallaggio hanno peggiorato le condizioni della gente che stava già soffrendo per la mancanza di elettricità, riscaldamento e altri servizi. Nella stessa zona i Testimoni di Geova hanno organizzato dei soccorsi per dare assistenza sia ai compagni di fede che ad altri. Alla base di azioni del genere c’è l’amore per il prossimo. w14 15/6 2:3-5
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Domenica 9 ottobre
Io mostrerò d’essere con te (Eso. 3:12)
Immaginiamo di dover comparire davanti all’uomo più potente del mondo per parlare in difesa del popolo di Geova. Probabilmente ci sentiremmo fuori posto e intimoriti. In qualità di rappresentanti dell’Onnipotente, cosa potremmo fare per dare più forza alle nostre parole? Mosè si trovò proprio in questa situazione. A lui, “il più mansueto di tutti gli uomini che erano sulla superficie del suolo”, Geova aveva detto di andare dal faraone per liberare il Suo popolo dall’oppressiva schiavitù egiziana (Num. 12:3). Come avrebbero dimostrato gli avvenimenti, il faraone era un uomo superbo e sprezzante (Eso. 5:1, 2). Ciò nondimeno, Mosè doveva ordinargli di permettere a milioni di persone di lasciare il paese. Comprensibilmente chiese a Geova: “Chi sono io perché vada da Faraone e perché debba far uscire i figli d’Israele dall’Egitto?” Di certo non deve essersi sentito all’altezza del compito. Ma Dio gli assicurò che non sarebbe stato solo (Eso. 3:9-11). w14 15/8 2:1, 2
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Lunedì 10 ottobre
Rinunciate all’ingiustizia (2 Tim. 2:19)
La Parola di Dio offre consigli mirati riguardo alle forme di ingiustizia a cui i cristiani devono ‘rinunciare’, ossia che devono respingere. Ad esempio, nel contesto immediato di 2 Timoteo 2:19 Paolo dice a Timoteo che è sbagliato “contendere per delle parole” e lo esorta a “[evitare] i discorsi vuoti” (2 Tim. 2:14, 16, 23). Alcuni componenti della congregazione promuovevano insegnamenti apostati. Oggi non capita spesso che i servitori di Geova debbano confrontarsi con l’apostasia all’interno della congregazione. In ogni caso, se dovessimo sentire qualche insegnamento contrario alle Scritture dovremmo respingerlo con decisione, indipendentemente dalla fonte. Non è prudente mettersi a discutere con gli apostati, che sia di persona, rispondendo a ciò che scrivono sui loro blog, o con qualunque altro mezzo di comunicazione. Anche se lo si facesse nell’intento di aiutare l’individuo, queste discussioni sarebbero contrarie alla direttiva scritturale che riceviamo. In quanto servitori di Geova dobbiamo piuttosto evitare completamente l’apostasia, respingerla del tutto. w14 15/7 2:9, 10
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Martedì 11 ottobre
Vedo nelle mie membra un’altra legge che combatte contro la legge della mia mente e mi conduce prigioniero alla legge del peccato che è nelle mie membra. Misero uomo che sono! (Rom. 7:23, 24)
Satana vorrebbe distruggere la nostra relazione con Geova, attaccandoci in modo diretto con la persecuzione oppure divorando lentamente la nostra fede con attacchi subdoli. Una delle tattiche insidiose più efficaci che usa è lo scoraggiamento. L’apostolo Paolo ammise di sentirsi scoraggiato a volte. Perché Paolo — un “gigante” in senso spirituale, che probabilmente faceva parte del corpo direttivo del I secolo — si sarebbe definito un “misero uomo”? Disse di sentirsi così a causa delle sue imperfezioni. Voleva fare davvero ciò che era giusto, ma un’altra forza operava contro di lui. Se di tanto in tanto ci sentiamo così, non ci conforta sapere che anche l’apostolo Paolo lottò con sentimenti simili? w14 15/9 2:12
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12/10/2016 07:40
 
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Mercoledì 12 ottobre
Concluderò con la casa d’Israele e con la casa di Giuda un nuovo patto (Ger. 31:31)
Molto prima che il patto della Legge venisse abrogato, Geova profetizzò tramite Geremia che avrebbe concluso con la nazione di Israele “un nuovo patto” (Ger. 31:32, 33). Questo sarebbe stato diverso dal patto della Legge in quanto avrebbe permesso di ottenere il perdono dei peccati senza il bisogno di sacrifici animali. Secoli dopo, il 14 nisan del 33, Gesù istituì il Pasto Serale del Signore. Parlando del calice di vino, ai suoi undici apostoli fedeli disse: “Questo calice significa il nuovo patto in virtù del mio sangue, che dev’essere versato in vostro favore” (Luca 22:20). In base al racconto di Matteo, Gesù affermò: “Questo significa il mio ‘sangue del patto’, che dev’essere versato a favore di molti per il perdono dei peccati” (Matt. 26:27, 28). Il sangue versato da Gesù convalida il nuovo patto e rende possibile il perdono dei peccati una volta per sempre. w14 15/10 2:7-9
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Giovedì 13 ottobre
Per mezzo di lui abbiamo la liberazione per riscatto mediante il suo sangue, sì, il perdono dei nostri falli (Efes. 1:7)
La morte di sacrificio di Gesù Cristo, che volontariamente ‘si consegnò per noi’, è di importanza fondamentale per tutti quelli che amano lui e suo Padre (Gal. 2:20). Tuttavia è ciò che Gesù fece dopo la sua morte e risurrezione che ci ha liberato veramente, rendendo possibile il perdono dei peccati. Gesù adempì ciò che era stato prefigurato nella Legge mosaica dal giorno di espiazione. In tale occasione il sommo sacerdote portava parte del sangue degli animali sacrificati nel Santissimo del tabernacolo prima e del tempio di Salomone poi. Lo presentava così dinanzi a Dio, come se fosse stato alla sua presenza (Lev. 16:11-15). Nella stessa maniera, Gesù entrò nel cielo stesso e presentò a Geova il valore del suo sangue umano (Ebr. 9:6, 7, 11-14, 24-28). Siamo davvero grati che, esercitando fede nel sangue di Gesù, i nostri peccati sono perdonati e la nostra coscienza è purificata! w14 15/11 2:13
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Venerdì 14 ottobre
Chi è lento all’ira è migliore di un uomo potente, e chi controlla il suo spirito di uno che cattura una città (Prov. 16:32)
Evitate di mettere in evidenza le debolezze del vostro coniuge o di battere sempre, anche solo per scherzo, su quelle caratteristiche che forse vi infastidiscono. Ricordate che il matrimonio non è una gara per dimostrare chi è il più forte, chi alza di più la voce o chi riesce a tirar fuori le osservazioni più taglienti. È vero che tutti abbiamo difetti e a volte irritiamo gli altri. Ma non esiste alcun motivo per cui due coniugi debbano apostrofarsi con parole sarcastiche e svilenti o, peggio ancora, spintonarsi o arrivare alle mani (Prov. 17:27; 31:26). Imitare Gesù Cristo, il più grande uomo di tutti i tempi, richiede grande forza morale e capacità di autocontrollo. Un uomo che maltratta verbalmente o fisicamente sua moglie è tutto fuorché virile, e finirà per perdere la sua relazione con Geova. Il salmista Davide, un uomo forte e coraggioso, disse: “Agitatevi, ma non peccate. Abbiate il vostro dire nel vostro cuore sul vostro letto, e tacete” (Sal. 4:4). w15 15/1 3:16, 17
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Sabato 15 ottobre
Siamo membra appartenenti gli uni agli altri (Efes. 4:25)
Siete giovani? Se sì, state certi che, come parte della congregazione mondiale di Geova, siete davvero apprezzati. In molte nazioni un gran numero di quelli che si battezzano è rappresentato da giovani. Ed è davvero incoraggiante vederli unirsi alle file dei servitori di Geova! Essendo giovani, probabilmente vi piace stare in compagnia dei vostri coetanei. Passare del tempo con loro può essere piacevole. Comunque, a prescindere dalla nostra età e provenienza, Dio vuole che siamo uniti nel servirlo. L’apostolo Paolo scrisse che Dio desidera che “ogni sorta di uomini siano salvati e vengano all’accurata conoscenza della verità” (1 Tim. 2:3, 4). Rivelazione 7:9 descrive i servitori di Dio come provenienti da “ogni nazione e tribù e popolo e lingua”. w14 15/12 3:1, 2
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16/10/2016 06:26
 
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Domenica 16 ottobre
Io, Geova, sono Colui che ti fa calcare la via per la quale devi camminare (Isa. 48:17)
Tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, gli Studenti Biblici affrontarono molti ostacoli. Al pari dei cristiani del I secolo, proclamavano un messaggio molto impopolare. Erano in pochi, e il mondo in generale non li considerava sufficientemente istruiti. Inoltre avrebbero dovuto affrontare la “grande ira” di Satana il Diavolo (Riv. 12:12). E la loro opera di predicazione avrebbe avuto luogo durante gli “ultimi giorni”, un’epoca caratterizzata da “tempi difficili” (2 Tim. 3:1). Geova aiutò gli Studenti Biblici a capire verità fondamentali che erano state a lungo celate dalle dottrine della cristianità. Ora sta impiegando i suoi servitori per diffondere la vera conoscenza in tutta la terra. Oggi vediamo l’adempimento della profezia di Daniele 12:4. Quasi otto milioni di persone hanno accettato la verità della Bibbia e a loro volta la dichiarano in tutto il mondo. w15 15/2 4:1, 3
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17/10/2016 07:42
 
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Lunedì 17 ottobre
In quanto l’avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me (Matt. 25:40)
Gesù sta parlando con Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, suoi intimi amici, ai quali ha narrato le parabole dello schiavo fedele e discreto, delle dieci vergini e dei talenti. Alla fine della conversazione, Gesù menziona un’altra parabola. Parla di un tempo in cui “il Figlio dell’uomo” giudicherà “tutte le nazioni”. Che emozione sarà stata per i discepoli! Gesù richiama l’attenzione su due gruppi: le pecore e i capri. Menziona anche un importante terzo gruppo, che identifica come “fratelli” del Re (Matt. 25:31-46). Non sorprende che questa parabola di Gesù incuriosisca da molto tempo i servitori di Geova, visto che parla del destino delle persone. Rivela perché alcuni riceveranno la vita eterna mentre altri saranno stroncati per sempre. La nostra vita dipende dal capire e mettere in pratica le verità insegnate da Gesù. w15 15/3 4:1, 2
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18/10/2016 07:36
 
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Martedì 18 ottobre
Geova è il mio soccorritore; non avrò timore (Ebr. 13:6)
“La gente spesso fa commenti su quanto sono felici i testimoni di Geova”, dice un anziano di vecchia data da un paese in via di sviluppo. “Nota anche che perfino i Testimoni poveri sono sempre ben vestiti e sembrano stare meglio degli altri”. Ciò è esattamente quanto Gesù ha promesso a chi mette il Regno al primo posto (Matt. 6:28-30, 33). Il nostro Padre celeste, Geova, ci ama e vuole solo il meglio per noi e per i nostri figli. “I suoi occhi scorrono tutta la terra per mostrare la sua forza a favore di quelli il cui cuore è completo verso di lui” (2 Cron. 16:9). I comandamenti che ci ha dato, compresi quelli sulla famiglia e le necessità materiali, sono per il nostro bene. Quando li seguiamo dimostriamo di amarlo e di avere fiducia in lui, “poiché questo è ciò che significa l’amore di Dio, che osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi” (1 Giov. 5:3). w14 15/4 4:19, 20
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19/10/2016 07:04
 
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Mercoledì 19 ottobre
Gesù cominciò a predicare, dicendo: “Pentitevi, poiché il regno dei cieli si è avvicinato” (Matt. 4:17)
Gesù insegnò ai suoi discepoli a compiere la medesima opera. “Mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria”, disse, “e fino alla più distante parte della terra” (Atti 1:8). Quei primi seguaci capirono perfettamente che cosa ci si aspettava da loro. Ad Antiochia di Pisidia — per citare un caso — Paolo e Barnaba dissero con coraggio ai loro oppositori ebrei: “Era necessario che la parola di Dio fosse annunciata per prima a voi. Siccome la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco, noi ci rivolgiamo alle nazioni. Infatti, Geova ci ha imposto comandamento con queste parole: ‘Ti ho costituito come luce di nazioni, affinché tu sia una salvezza fino all’estremità della terra’” (Atti 13:14, 45-47). Sin dal I secolo, la parte terrena dell’organizzazione di Dio fa conoscere ciò che egli ha disposto per la salvezza dell’umanità. w14 15/5 3:13
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Giovedì 20 ottobre
Assistete quelli che sono deboli (Atti 20:35)
Forse sapete per esperienza personale che ci vuole tempo per ristabilirsi dopo una malattia debilitante. In maniera analoga, un cristiano logorato da problemi personali o da situazioni davvero difficili può aver bisogno di tempo per riprendersi spiritualmente. Certo, per rafforzare la sua fede dovrà studiare, pregare e impegnarsi in altre attività cristiane. Ma che dire di noi? Saremo pazienti con lui finché non recupererà il suo equilibrio? Nel frattempo, continueremo a mostrargli il nostro amore? Sforziamoci dunque di esprimere il nostro affetto a quelli che al momento sono deboli e di farli sentire parte integrante della congregazione (2 Cor. 8:8). Non dimentichiamo che nel sostenere i nostri fratelli proviamo la gioia unica che deriva dal dare e impariamo a mostrare empatia e pazienza. E non è tutto: la congregazione nel suo insieme crescerà nell’affetto e nell’amore. Ma più di ogni altra cosa imiteremo Geova, che considera prezioso ognuno di noi. w14 15/6 3:18, 19
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Venerdì 21 ottobre
Per questo son venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità (Giov. 18:37)
Durante il processo in cui si decideva della sua vita, Gesù Cristo disse queste parole al procuratore romano della Giudea. Poco prima aveva affermato di essere re. Anni dopo, l’apostolo Paolo menzionò il coraggioso esempio di Gesù, “che come testimone fece l’eccellente dichiarazione pubblica davanti a Ponzio Pilato” (1 Tim. 6:13). È proprio vero: essere ‘testimoni fedeli e veraci’ nel mondo di Satana così pieno di odio richiede talvolta grande coraggio (Riv. 3:14). Appartenendo alla nazione ebraica, Gesù era testimone di Geova per nascita (Isa. 43:10). E si rivelò davvero il più grande testimone che Dio abbia mai suscitato per il proprio nome. Fu zelante nel rendere testimonianza intorno al Regno di Dio. L’evangelista Marco scrisse: “Gesù andò nella Galilea, predicando la buona notizia di Dio e dicendo: ‘Il tempo fissato è compiuto e il regno di Dio si è avvicinato. Pentitevi e abbiate fede nella buona notizia’” (Mar. 1:14, 15). w14 15/7 4:1, 2
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Sabato 22 ottobre
Questa è la via. Camminate in essa (Isa. 30:21)
Nel corso della storia biblica, Geova guidò i suoi servitori in modi diversi. Ad alcuni parlò mediante angeli o attraverso visioni o sogni, rivelando così ciò che sarebbe avvenuto nel futuro. Inoltre diede loro incarichi specifici (Num. 7:89; Ezec. 1:1; Dan. 2:19). Ad altri fornì istruzioni tramite suoi rappresentanti umani. A prescindere da come il popolo di Geova ricevette la sua parola, coloro che seguirono tali direttive furono benedetti. Oggi Geova ci guida per mezzo della Bibbia, del suo spirito santo e della congregazione (Atti 9:31; 15:28; 2 Tim. 3:16, 17). Le istruzioni che ci dà sono chiare. Inoltre Gesù ci trasmette la voce di Geova dirigendo la congregazione attraverso “lo schiavo fedele e discreto” (Matt. 24:45). Dobbiamo prendere seriamente questa guida e queste istruzioni: il fatto che otterremo o meno la vita eterna dipende dall’ubbidienza che mostriamo (Ebr. 5:9). w14 15/8 4:1, 2
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Domenica 23 ottobre
Nel giorno in cui ne mangerai positivamente morirai (Gen. 2:17)
Non si può escludere che Adamo avesse inteso che si trattasse di un “giorno” di 24 ore. Dopo aver violato questo comando, forse si aspettava che Geova intervenisse prima del tramonto. E infatti, egli si rivolse alla coppia “verso l’ora del giorno in cui soffia la brezza” (Gen. 3:8). Tenne una sorta di udienza, stabilendo i fatti sulla base delle risposte ricevute (Gen. 3:9-13). Quindi emise la sentenza su quei trasgressori (Gen. 3:14-19). Se li avesse giustiziati lì per lì, il suo proposito relativo ad Adamo ed Eva e alla loro progenie non si sarebbe adempiuto (Isa. 55:11). Anche se confermò la sentenza di morte e gli effetti del peccato iniziarono immediatamente, Dio permise loro di procreare dei discendenti che si sarebbero potuti avvalere di futuri suoi provvedimenti. Pertanto, dal suo punto di vista, essi morirono il giorno stesso in cui avevano peccato, e per certo morirono entro un “giorno” di 1.000 anni (2 Piet. 3:8). w14 15/9 4:3, 7
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