Mercoledì 6 aprile
Mosè stimò il biasimo del Cristo come ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto (Ebr. 11:26)
Mosè fu incaricato come “Cristo”, cioè “unto”, nel senso che fu scelto da Geova per condurre Israele fuori dall’Egitto. Sapeva che assolvere questo incarico sarebbe stato difficile, addirittura un “biasimo”. In passato, infatti, un israelita gli aveva domandato in tono sarcastico: “Chi ti ha costituito principe e giudice su di noi?” (Eso. 2:13, 14). E in seguito lui stesso aveva chiesto a Geova: “Come mi ascolterà Faraone?” (Eso. 6:12). Ma come lo aiutò Geova? Primo, gli assicurò: “Mostrerò d’essere con te” (Eso. 3:12). Secondo, gli diede coraggio spiegandogli un aspetto del significato del proprio nome: “Io diverrò qualunque cosa mi piaccia” (Eso. 3:14, nt.). Terzo, gli diede poteri miracolosi per dimostrare che era stato lui a inviarlo (Eso. 4:2-5). Quarto, gli affiancò Aaronne, che in veste di collaboratore e portavoce lo aiutò a svolgere il suo incarico (Eso. 4:14-16). w14 15/4 1:9, 10