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Giornata della Memoria

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Elenco di dichiarazioni riguardanti i testimoni di Geova


Hans-Hermann Dirksen, docente universitario


"I testimoni di Geova sono stati l'unica denominazione religiosa a prendere una decisa e organizzata posizione contro il regime nazista (inclusa l'obiezione di coscienza) e di fatto sono diventati il gruppo religioso più perseguitato in Germania dopo gli ebrei."


Eradicating Differences: The Treatment of Minorities in Nazi-Dominated Europe, di Anton Weiss-Wendt, Cambridge Scholars Publishing; New edition (November 1, 2010)

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Sergio Quinzio (1927-1996), insigne teologo ed esegeta biblico.

"La storia dei testimoni di Geova ha delle pagine magnifiche. Ho una lettera di Geneviève De Gaulle, la nipote di De Gaulle, che è stata nei campi di concentramento nazisti. Alcuni di questi testimoni di Geova, che allora si chiamavano Studenti della Bibbia, rifiutavano di prestare servizio militare non solo nelle fabbriche di armi ma in qualunque fabbrica tedesca per non aiutare lo sforzo bellico tedesco e venivano impiccati regolarmente".

Trasmissione radiofonica "RAIDUE 3131", 1/11/89.

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John K. Roth, Docente di Filosofia della Religione al Claremont McKenna College

"La ragione per cui l'esempio morale dei testimoni di Geova deve essere evidenziato non è solo perché è degno di essere celebrato, ma anche perché rappresenta una sfida cruciale. [...]Per essere più specifico, in quanto studioso dell'Olocausto e non testimone di Geova, ho compreso che l'esempio morale dei testimoni di Geova contiene elementi essenziali per verificare l'arroganza che ha condotto all'Olocausto. Considerate quanto sto per dirvi: se più persone avessero praticato versioni di ciò che i testimoni di Geova predicano e praticano, l'Olocausto poteva essere prevenuto, e il genocidio non si sarebbe più manifestato".


John K. Roth, Holocaust Politics, 2001, p. 236

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Mauro Mellini, avvocato e politico italiano, fondatore del Partito Radicale



"Rimuovendo la loro persecuzione, il loro sterminio, molti, troppi hanno voluto e vogliono rimuovere la loro responsabilità, il loro colpevole silenzio… Dimenticando il sacrificio dei Bibelforscher, molti si aiutano oggi a mimetizzare il loro "fastidio" per il proselitismo dei Testimoni di Geova".

Mauro Mellini, prefazione a MINORANZE COSCIENZA E DOVERE DELLA MEMORIA - Riflessioni recenti (1986-2000): Documentazione storica, 2001

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Franco Amatori, Docente di Storia Economica, Università Bocconi di Milano



"Nel filmato [ I Testimoni di Geova, saldi di fronte all’attacco nazista] vedrete degli eroi, dei martiri."


13 novembre 2001, Aula Maggiore Università Bocconi


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Steffen Reiche, ex ministro dello stato di Brandeburgo e membro del parlamento tedesco

La condotta tenuta dai Testimoni di Geova nei lager e nelle prigioni incarna virtù che, oggi come in passato, sono indispensabili per l’esistenza di uno stato democratico costituzionale: ci riferiamo alla loro fermezza di fronte alle SS e alla loro umanità verso gli altri prigionieri. Vista la crescente brutalità nei confronti degli stranieri e verso chi esprime il proprio dissenso politico o ideologico, queste virtù sono un imperativo per ogni cittadino del nostro paese”

Fonte

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Margarete Buber-Neumann, scrittrice e giornalista

"Impressionata dalla forza delle convinzioni, dall'onestà e dall'altruismo dei testimoni di Geova"

Rochelle G. Saide, The Jewish Women of Ravensbruck Concentration Camp, 2006

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Sybil Milton, leading scholar of Nazi Germany and the Holocaust and a senior historian at the United States Holocaust Memorial Museum in Washington, D.C.


"Il coraggio dei testimoni di Geova e il loro atteggiamento di sfida davanti alla tortura e alla morte vanno ad intaccare il mito di uno stato Nazista monolitico che gestisce la vita di persone docili e sottomesse"



Laqueur, Walter; Baumel, Judith Tydor (2001). The Holocaust encyclopedia. Yale University Press. pp. 346–50. Retrieved 6 April 2011

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Gertrud Keen, prigioniera comunista nel campo di concentramento di Moringen

"I testimoni di Geova erano i più coraggiosi"


Gertrud Keen, video interview with Loretta Walz, in Moringen Concentration Camp Memorial Archives.

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Proff. Michael Berenbaum e Ida King, docenti del Richard Stockton College:

"In un saggio dopo l'altro leggiamo del destino dei testimoni di Geova nei campi di concentramento nazisti. Alcuni di tali saggi raccontano grandi storie. Altri raccontano piccole storie individuali, che gettano luce sulla realtà globale".

"Gli ebrei furono perseguitati non per ciò che facevano, ma per ciò che erano....Ma, unico di tutti i gruppi presi di mira dal nazismo, i testimoni di Geova furono perseguitati per ciò che rifiutavano di fare. Non si arruolavano nell'esercito, non intraprendevano l'addestramento militare, non smisero di tenere le adunanze o di svolgere il loro proselitismo. Non dicevano Heil Hitler. Il loro dissenso era irritante, disciplinato e sistematico... Gli ebrei non avevano scelta, i testimoni di Geova sì. E, in considerazione di ciò, essi sono 'martiri' nel senso tradizionale della parola: persone preparate a soffrire e anche a morire per una scelta di fede".


Persecution and Resistance of Jehovah's Witnesses During the Nazi Regime 1933-1945, Hans Hesse ed., 2001 (traduzione mia).

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Michel Reynaud, scrittore:

"I testimoni di Geova hanno sopportato un'intensa persecuzione sotto il regime nazista, dal 1933 al 1945. Diversamente dagli ebrei e altre persone perseguitate e uccise in virtù delle proprie origini, i testimoni di Geova avevano l'opportunità di scampare alla persecuzione e al male rinunciando alle loro credenze religiose. La grande maggioranza rifiutò, e durante la lotta continuò a tenere le adunanze, a predicare e a distribuire letteratura. Di fronte alla tortura, ai maltrattamenti dei campi di concentramento e a volte alle esecuzioni, questo gruppo singolare si è conquistato il rispetto di molti contemporanei."

The Jehovah's Witnesses And The Nazis - Persecution, Deportation, And Murder 1933-1945, Cooper Square Press, 2001. (traduzione mia)

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Dr. Sonja Maria Hedgepeth, Ph. D. Pennsylvania State University, Linguistica e Letteratura

‎Dr. Rochelle G. Saidel, fondatrice e direttrice del Remember the Women Institute


"Poiché c'era molta corruzione tra le SS a Mittelbau-Dora, i capi delle SS desideravano usare prigionieri ritenuti abili al lavoro, come assistenti.
I testimoni di Geova in particolare erano ritenuti onesti e degni di fiducia."


Sonja Maria Hedgepeth, ‎Rochelle G. Saidel, Sexual Violence Against Jewish Women During the Holocaust, 2010

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Peter Longerich, professore di Storia

"Himmler giunse a rispettare i testimoni di Geova. [...] Vivevano vite semplici, lavoravano sodo ed erano onesti. Per questa ragione non solo li impiegò nella sua casa e nelle case di amici e delle famiglie delle SS, ma espresse l'idea che precisamente tali qualità dovevano essere diffuse tra le nazioni sottomesse dell'Est, dove il pacifismo dei testimoni di Geova era molto gradito ai tedeschi.

Nel luglio 1944, in una lunga lettera, Himmler ordinò a Ernst Kaltenbrunner (Comandante in capo del RSHA) di esportare la religione nei territori dell'est occupati, scrivendo: "Nel caso dei Turchi si proceda col buddismo, ma per tutte le altre nazioni gli insegnamenti dei testimoni di Geova sono quelli adatti".


Peter Longerich, Heinrich Himmler: A Life, 2011

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Leon Goldensohn, psichiatra del regime nazionalsocialista.

"Sono stato io a sollevare la questione dei testimoni di Geova con Himmler. Ho avuto un ruolo chiave nel far sì che venisse emanata una disposizione secondo cui gli appartenenti a questa setta, finiti tutti nei campi di concentramento in quanto pacifisti, potessero essere impiegati come domestici nelle case. In famiglia ne avevo cinque, quattro donne e un uomo. Ora, avrei fatto questo se avessi pensato che non erano brave persone? Figurarsi, mia moglie affidava persino i nostri bambini alle cure di quegli internati [...] Non è possibile fornire un esempio migliore dei miei sentimenti nei confronti di quegli internati."

I Taccuini di Norimberga

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Rudolf Höss (ex comandante ad Auschwitz)

Così immaginai dovessero essere i primi martiri cristiani, condotti nell'arena per essere dilaniati dalle belve. [i testimoni di Geova] andarono dunque alla morte coi visi illuminati, gli occhi rivolti al cielo e le mani congiunte nella preghiera e levate in su. Tutti coloro che assistettero alla loro morte ne furono turbati, perfino il plotone d'esecuzione.

Questa fine gloriosa dei loro confratelli esaltò ancor di più gli altri testimoni di Geova, e ancor più li rafforzò nella loro fede. Parecchi che avevano già firmato una rinunzia al proselitismo, che avrebbe guadagnato loro la libertà, la ritrattarono, preferendo continuare a soffrire per Geova. Nella vita quotidiana erano individui tranquilli, diligenti e socievoli, sia gli uomini che le donne, e sempre pronti ad aiutare il prossimo.


Le testimoni di Geova. Sfortunatamente erano troppo poche. Nonostante il loro atteggiamento più o meno fanatico, erano molto ricercate [...]Non c'era bisogno di sorveglianti né di sentinelle; queste donne lavoravano con zelo e di buona voglia, ritenendo così di seguire il comandamento di Geova. Perlopiù erano tedesche anziane, ma vi si aggiunsero poi anche delle giovani olandesi. Per più di due anni ebbi come domestiche due anziane; mia moglie diceva spesso che non avrebbe potuto essere più accurata e coscienziosa di loro. Erano particolarmente, e in modo commovente, legate ai bambini, sia ai maggiori che ai più piccoli, ed essi le amavano come se facessero parte della famiglia. Da principio nutrivamo il timore che volessero conquistare i bambini alla loro fede, ma esso si dimostrò del tutto infondato. Infatti non tennero mai discorsi religiosi ai bambini [...].

Fonte: Rudolf Höss, Comandante ad Auschwitz, trad. di G. Panzieri Saija, Einaudi, Torino, 1985
[Modificato da admintdg3 28/01/2016 15:05]



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