viceadmintdg1, 16/03/2016 10.09:
È questo il senso vero, per esempio, del Concilio di Nicea del 325 d.C.: solo chi non conosce la storia del cristianesimo può affermare che tale concilio ha "inventato" la dottrina della Trinità di Dio. È vero il contrario: il concilio di Nicea ha condannato quelle formulazioni (cioè modi di intendere la fede) che non erano in armonia con ciò che i cristiani avevano sempre creduto, a partire dagli apostoli; mentre ha accettato quelle formulazioni che rispecchiavano e spiegavano fedelmente la dottrina apostolica.
Lei parla di quel che credevano gli apostoli.
Il punto è che gli apostoli non hanno mai creduto a una Trinità, né Gesù né gli apostoli hanno mai deviato dallo
Shema ebraico (Deut. 6:4) che Gesù ribadì in Marco 12:29, ne mai si sognarono di fare una distinzione tra un Unico
Essere Divino e delle
Persone Divine, del tutto a-biblica!
Riguardo alla divinità di Cristo, nessuno ha autorizzato la chiesa a uscire da quel senso
non ontologico che si evince da un’ attenta analisi della Rivelazione Neotestamentaria Ispirata.
E guardi che non devo prendere la Torre di Guardia per capirlo, mi basta una Bibbia cattolica, la Bibbia CEI.
Prendiamo il Salmo 45, un “
canto nuziale per il re e la regina”, secondo la Bibbia CEI (Conferenza Episcopale Italiana) , un “
epitalamio regale” per la cattolicissima Bibbia di Gerusalemme.
Salmo 45:7 CEI:
"
Il tuo trono, o Dio, dura per sempre; scettro di rettitudine è il tuo scettro regale".
La nota in calce della trinitarissima Bibbia CEI (Conferenza Episcopale Italiana) al Salmo, afferma dapprima:
“
Salmo 45: destinato originariamente alla celebrazione delle nozze del re, questo poema, accolto nel Salterio, esprime l’ alta considerazione e la grande dignità di cui il popolo d’ Israele circonda la persona del re e in seguito, la figura del Messia (vedi Ebrei 1:8-9)”
Specificatamente riguardo al versetto 7:
"
Il tuo trono, o Dio: così con la versione dei LXX. Altra possibile versione dall' ebraico: "il tuo trono, o divino (riferito al re davidico, considerato figlio di Dio in un modo tutto particolare, vedi Salmo 2:7). La lettera agli Ebrei (1,8-9) applica a Gesù i vv. 7-8)".
Per noi quindi Gesù è Dio nello stesso senso per cui lo è per l' autore della lettera agli Ebrei, che applica il Salmo regale 45, specificatamente i vv. 7-8 (CEI), al Cristo preesistente nell' epistola ispirata agli Ebrei!
Domando: chi autorizzò la chiesa ad uscire da questo senso non ontologico dell’ attribuzione di “
Dio”, di
theos al Cristo preesistente ribadito dall’ autore ispirato della Lettera agli Ebrei per farne, in seguito ad astruse e inutili speculazioni, la seconda Persona di una trinità immanente sulla base di una tesi che sostiene il Figlio come
procedente dal Padre nell’ ambito di una processione divina? (come abbiamo visto nei link dogmatici che ho postato sopra….)
Quale apostolo ha mai scritto, sotto ispirazione, che il Figlio
proceda dal Padre?
Radio Maria può citare un solo passo?
Il concetto di
rappresentanza divina è, come visto, perfettamente attestato nella Bibbia con l’ applicazione del Salmo 45:7-8 al Figlio Unigenito: Egli è
Dio perché
lo rappresenta,
agisce e parla in suo nome e per suo conto,
esercita un Ufficio Divino come
Logos, la “
Parola” e per questo Egli è
Dio,
theos.
Il Cristo preesistente è definito il
Logos perchè è Colui che
rivela Dio (Gv. 1:18),
rendendo manifesta la sua parola, il suo pensiero, il suo insegnamento, la stessa personalità di Dio (Gv. 14:7,9), perfino il suo giudizio, di cui è l'
esecutore, vedi Apoc. 19:13.
“Dio” attribuito al Cristo preesistente non ha quindi una valenza ontologica, ma è un titolo di cui Cristo può fregiarsi perchè gli deriva dall’ esercizio di un
Ufficio Divino (Gv. 1:1) o perché
rappresenta Dio (Ebrei 1:8-9) e ciò perfettamente in linea anche di Isaia 9:5, laddove al re Messianico –
secondo la tradizione cristiana - vengono attribuiti i titoli di “
Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace” (CEI).
Questo non va a creare alcuna monolatria o altro, giacchè “Dio” in tal caso è titolo che esprime un concetto di
rappresentanza e non
ontologico.
Questo non solo riguardo al Figlio giacchè, senza ovviamente parificare in nessuna maniera Cristo agli angeli, tale concetto è perfettamente riconosciuto dagli scrittori cristiani neotestamentari
i quali certificano all' unisono che la Legge venne data per mezzo di angeli, laddove l' A.T. parla di Geova, di Dio (Atti 7:38 ; Gal. 3:19 ; Ebrei 2:2).
Questo non costituiva alcun problema per nessun ebreo come per nessun giudeo cristiano, giacchè nessuno di loro ragionava in termini ontologici come accadde successivamente e come fate voi.
Stefano, davanti a un Sinedrio che aspettava solo una mezza parola sbagliata del discepolo per...lapidarlo, disse tranquillamente che sul Monte Sinai era stato l' angelo a dare a Mosè i sacri oracoli (Atti 7:38), ma in Esodo 19:18-20 ; 20:1 viene detto altrettanto tranquillamente che era Geova, Dio a darli...
Nessuno del Sinedrio batte neppure ciglio!
L' angelo è chiamato Geova, Dio ovviamente non in senso ontologico ma agiva da
rappresentante divino, parlava
in nome e per conto di Dio.
La stessa cosa vale per il Cristo preesistente, vista l' applicazione del salmo regale 45 al Cristo preesistente in Ebrei 1:8-9.
Nessuno ha autorizzato la chiesa a uscire da quel paradigma ispirato da Dio per andare a fare speculazioni ontologiche inutili.
O forse era scritto che dovesse accadere questo, vero?
Infatti, non le viene mai il sospetto che si sia finiti proprio alle “
false storie” di cui parlò Paolo a Timoteo?
A noi francamente si…
Detto questo, vado decisamente a concludere……
A presto….