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Terremoti - I terremoti nel mondo

Ultimo Aggiornamento: 14/03/2021 19:11
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07/09/2017 12:20
 
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Questo post è per gli scettici che dicono che le esplosioni nucleari sotterranee non provocano terremoti. O che le attività umane in genere non incrementano i terremoti.

Bombe e terremoti, cosa possiamo imparare dai test di Kim Jong-un

di Piero Bianucci

Quattro minuti e 12 secondi dopo il test nucleare nella Corea del Nord guidata dal dittatore Kim Jong-un, diciassette stazioni di rilevazione sismica dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) hanno registrato una oscillazione (vedi grafico qui sopra). Poche ore dopo i ricercatori dell’INGV hanno identificato il sito dell’esplosione e la sua potenza. Le coordinate del sito sono 41,2 gradi di latitudine Nord e 192,2 gradi di longitudine Est, con un margine di errore di 9 chilometri. La potenza dell’ordigno è decine di volte superiore alla bomba che distrusse Hiroshima. L’effetto è stato quello di un terremoto di magnitudo compresa 5,6 e 6,9 con ipocentro a un chilometro di profondità. Da confrontare con la magnitudo 4 che tanti danni ha fatto a Ischia pochi giorni fa.

Riflessione ironica: le antenne per onde gravitazionali LIGO (americana) e Virgo (europea) devono dunque fare i conti con un disturbo in più ed è inquietante constatare che la politica (se così si può chiamare quella di Kim Jong-un) possa emettere segnali di potenza enormemente superiore a quella di due buchi neri che si fondono tra loro in una catastrofe cosmica remota.

Riflessione seria: se qualcuno pensa ancora che tutto sommato i test missilistici e nucleari della Corea del Nord non ci riguardino direttamente, bene, ora sappiamo che 4 minuti e 12 secondi dopo fanno tremare l’Italia. Da questo punto di vista la registrazione fatta dall’INGV è molto istruttiva, e va al di là del suo valore scientifico.

Un’ultima osservazione riguarda gli “effetti collaterali” della ricerca scientifica: nato per studiare vulcani e terremoti, l’INGV serve anche a sorvegliare la mente di un dittatore come se i suoi sismometri fossero apparecchi per l’elettroencefalogramma.

La sicurezza internazionale è un problema scientifico prima ancora che diplomatico. E’ possibile parlare di disarmo nucleare soltanto se scienza e tecnologia sono in grado di assicurare un controllo certo sul rispetto dei trattati che mettono al bando queste armi.

Fino all’inizio degli Anni 60 del secolo scorso i test nucleari nell’atmosfera erano notizie quasi quotidiane. I satelliti artificiali con sensori per i raggi gamma emessi nelle esplosioni sono stati decisivi per giungere al bando degli esperimenti nucleari nell’atmosfera con il trattato del 5 agosto 1963. Fatto curioso, quei satelliti captavano ogni tanto raggi gamma sospetti. Ci volle del tempo perché si capisse che a causarli erano esplosioni di stelle lontanissime: nacque così l’astronomia della radiazione gamma, che studia i fenomeni più violenti dell’universo.

Lo stesso trattato del 1963 proibiva i test nucleari sottomarini e su terraferma (ma non quelli sotterranei). Oltre ai satelliti, si sviluppò quindi una tecnologia per rilevare esplosioni negli oceani e nel sottosuolo. Del 1970 è il Trattato di non proliferazione nucleare, al quale aderiscono oggi circa 180 paesi. Nel 1996 l’Onu votò a favore di un trattato che vieta tutte le esplosioni nucleari sperimentali, incluse quelle sotterranee. Intanto accordi tra Usa e Urss avevano già portato a una drastica riduzione dei loro arsenali atomici.

Nella speranza di riportare alla ragione i paesi che stanno facendo una tardiva ma pericolosissima corsa all’arma atomica, è indispensabile disporre di un sistema di sorveglianza per garantire il rispetto del trattato che mette al bando le armi nucleari, in sigla noto come CTBT (Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty). Il monitoraggio internazionale oggi esistente è adeguato a questo scopo?

Su “Scientific American” già parecchi anni fa hanno risposto a questa domanda Paul Richards, professore alla Columbia University, e il suo collega Won-Young Kim, entrambi esperti di sismologia in rapporto ad armi nucleari e ambiente.

Il sistema di monitoraggio sui test atomici sotterranei è in grado di percepire una esplosione atomica che produca onde sismiche di magnitudo 3,75 della Scala Richter dovunque avvenga nel mondo. Un terremoto come quello di Amatrice è centinaia di volte al di sopra della soglia. Altri dispositivi di rilevamento utilizzano sensori idro-acustici, stazioni per l’”ascolto” di infrasuoni (vibrazioni con frequenza inferiore a 20 cicli al secondo), e dispositivi per il monitoraggio di isotopi radioattivi.

In pratica, con l’attuale sensibilità, la rete di monitoraggio riesce ad avvertire esplosioni dalla potenza di almeno 0,1 chilotoni in roccia compatta e 0,6 chilotoni in roccia tenera. Siamo a livelli davvero bassi. Inoltre, fecero notare Paul Richards e Won-Young Kim, un aspirante all’ingresso nel club nucleare potrebbe imparare ben poco da test di questa potenza: tutt’al più qualche miglioramento nel peso e nell’efficienza di ordigni a fissione (Bomba A, non Bomba all’idrogeno, che è assai più potente). Ma il dittatore della Corea del Nord manifesta una grande voglia di imparare.


www.lastampa.it/2017/09/05/scienza/bombe-e-terremoti-ILNoyGEtC3i7eKNL24xsON/pag...

Ciao
anto_netti
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