Quello che contesto è la pericolosità del principio e la pulsione di morte che attraversa il continente, al di là della politica italiana che certa spesso solo di posizionarsi e rendersi visibile agendo in modo poco limpido e anche ipocrita.
Insomma, stabilire che legalmente una vita "non vale la pena" di essere vissuta e lo stato debba intervenire per assistere la morte crea un principio pericoloso. Qual è il
limite? Tetraplegico solo nessun aiuto ma tetraplegico e cieco si? Sordo no, cieco no ma sordo-cieco? Un bipolare? Un bipolare tetraplegico e cieco? Insomma, chi decide il valore della vita? Solo la volontà del singolo oppure la vita è un bene comune da proteggere e preservare comunque?
Io trovo in questa pulsione di morte, in questo smettere di lottare, sempre con tutto il rispetto e comprensione per il dolore individuale e inesprimibile, sia tipico di questo momento storico europeo, in cui ritornano tutti gli spettri del passato, da cui poi si svilupparono i vari nazismi, mai davvero sopiti e cancellati dalla coscienza del nostri continente, forse mai davvero affrontati.
Shalom
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Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte
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