Talvolta io penso – pugni alle tempie –
Che mi attendevi da sempre, Ergastolo Azzurro!
Ti hanno posto in alto... troppo in alto
Affinché guardassi subito
con occhi di fanciullo intimorito… Il castello dell’Orco.
Ma tu non hai cuore di favola,
e non ti dissolvi per me recluso
(minaccioso e solitario come sei)
Con la pesante lastra squadrata
A mille loculi di tomba.
Non c’è pace ne tepore alcuno
nel tuo aspro silenzio,
ne trovano pietà le mie mani
che rischiano di notte una carezza
alla ferraglia del tuo corpo gigante.
In alto come sei
Schiacciami ti prego a prima sera
Col tuo peso di morte (anfora di sangue e veleno)
E non svegliarmi all’alba
Con le lusinghe di un cielo
In attesa d’un coro di campane
O con delicati zifoli di rondini
Sfreccianti al quadrato di sbarre.
Non vendicarti al mattino
Con l’abbagliante vacanza
D’un sole agguantato sull’orlo dell’aurora,
ma di vento e sabbia riempimi la bocca crudele
che addenta di preghiere il tuo chiuso mondo di vita.
Ergastolo azzurro,
non stritolarmi l’anima bambina che s’affaccia da secoli sul mare
(un pezzetto di mare incastonato da cornici di vento)
Tu che non vedi – né vedrai mai –
Quale anelito di luce hanno le mie piaghe bruciate
Gonfie di sale e sangue antico.