Caro Longo,
Presesso che la Trinità qui c'enra come i cavoli a merenda ma
significa «io sono colui che c’era, che c’è e che ci sarà», cioè «io sono colui che è sempre presente», «io ci sono»
Non proprio, l'imperfetto ebraico non esprime esattamente quel concetto ma esprime il concetto di una azione incompleta. Se applicata al verbo essere la tradizione più letterale sarebbe "divenire", non qualcosa di etermo e immutabile, come vorrebbe la LXX, ma qualcosa di dinamico, in "divenire" appunto.
Il traduttore dovrebbe cercare, con l'uso di verbi affini o parafrasi, di trasmettere quell'idea, la CEI preferisce restare sull'interpretazione teologica della LXX e poi della Vulgata. Nulla di male, è VVRL che ne fa incomprensibilemente una questione di stato...
Shalom
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Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte
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