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nuovo articolo: I TESTIMONI DI GEOVA E GLI ABUSI SUI MINORI

Ultimo Aggiornamento: 15/02/2020 17:21
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25/06/2018 00:19
 
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Veniamo ora ad un rapido esame delle tre raccomandazioni, iniziando dalla terza: le donne testimoni di Geova sono invero già coinvolte per definizione nelle procedure giudiziarie, se ad esempio vittime o testimoni degli abusi, se raccolgono confidenze relative ad abusi fatti o subiti e dunque viene chiesto loro di collaborare coi comitati giudiziari, o per altre ragioni; con tale raccomandazione tuttavia la Commissione mirava alla possibilità di introdurre delle donne come parte attiva dei comitati, ovvero nel ruolo di giudici. Questo ruolo, essendo connaturato a quello di anziano di congregazione, secondo la Parola di Dio spetta solo agli uomini (1 Corinti 14:34; 1 Timoteo 2:12). Si può pensare ciò che si vuole di tale posizione, ma è arduo sfuggire alla logica della risposta ufficiale dei portavoce della Società:


“Nessuna prova empirica o credibile, che indichi che una decisione presa unicamente da uomini fosse o sia necessariamente problematica, è stata prodotta davanti alla Commissione. Giudici di sesso maschile (molti dei quali potrebbero essere padri) determinano la colpevolezza o l’innocenza degli imputati in tutto il mondo. Nessuna prova empirica che indichi che gli uomini non sarebbero intellettualmente o emotivamente predisposti per determinare la colpevolezza o l’innocenza di qualche individuo accusato di abusi su bambini è stata presentata alla Commissione. Nessuna prova empirica che indichi che le donne sarebbero necessariamente meglio dotate per farlo, sul piano intellettuale o quello emotivo, è stata presentata alla Commissione. In assenza dell’una o dell’altra prova, la scelta del sesso delle persone coinvolte in un processo decisionale è parte della libera professione religiosa, il che significa che una persona ha il diritto di credere e di agire in armonia con le proprie credenze, anche se tali credenze prevedono che degli anziani (uomini) di congregazione determinino la colpevolezza di un peccatore”. [105]



Quanto alla possibile anomalia eccepita dalla Commissione secondo cui una vittima di sesso femminile potrebbe provare un comprensibile disagio nel fare menzione degli abusi subiti ad un gruppo di anziani (uomini), Geoffrey Jackson, membro del corpo direttivo, ha specificato che le confidenze della vittima possono essere raccolte da due donne, che a loro volta le riporteranno agli anziani [106].

La prima raccomandazione richiede un chiarimento preliminare: quello che i detrattori chiamano ‘ostracismo’ è il rifiuto di intrattenere rapporti sociali non indispensabili con ex-Testimoni che hanno deliberatamente abbandonato la propria fede. Nella propria risposta ufficiale alla Commissione, la filiale australiana chiedeva non per caso: che relazione dovrebbe avere ciò con la prevenzione degli abusi sessuali? In che modo una limitazione all’ “ostracismo” verso gli ex-testimoni di Geova potrebbe ridurre l’incidenza delle molestie sui minori? [107]

In verità la raccomandazione non parla di ostracismo in generale: fa riferimento specifico alle vittime degli abusi. Ma anche ciò appare senza senso. I testimoni di Geova infatti non hanno mai ‘ostracizzato le vittime di abusi sessuali’. Qualcuno che è fatto oggetto di molestie non può essere disassociato, per la banale ragione che si tratta di una vittima e non di un colpevole, e l’idea di aggiungere al danno degli abusi la beffa della sanzione disciplinare ha del grottesco. Rimane l’alternativa della dissociazione volontaria da parte del diretto interessato, ed è questo il senso da attribuire alla ‘raccomandazione’; nel documento Opening Address by Senior Counsel Assisting si legge infatti (art. 35) che “l’Organizzazione ha mancato di affrontare la pratica, particolarmente devastante, di ostracizzare le vittime che si dissociano dall’organizzazione a causa del loro abuso” (corsivo nostro) [108] . E questo ci porta al terzo nonsense di fila. Perché una vittima di abusi dovrebbe scegliere di dissociarsi? Perché non d’accordo con la prassi del gruppo? Perché convinta che continuare a frequentare la congregazione costituirebbe un pericolo per la propria persona? In entrambi i casi essa potrebbe banalmente smettere di sostenere le attività del gruppo, divenendo ‘inattivo’, come ancora riportato durante le audizioni della Royal Commission [109]. Nel secondo dei due casi basterebbe, in alternativa, cambiare congregazione. Non si capisce poi in quale oscuro modo la dissociazione della vittima dovrebbe indurre un eventuale abusatore a desistere dai propri intenti, né a cosa servirebbe, ai fini della prevenzione degli abusi, che al dissociato sia permesso di avere rapporti sociali non necessari con i propri ex-confratelli.

Questa sequela di paradossi si spiega con la politica che la Commissione ha voluto seguire nei propri studi, ed è quella di fare ricorso - fra l’altro - a testimonianze di fuoriusciti dissidenti [110] . Uno scenario che può giustificare una “raccomandazione” del genere, se mai, è il seguente: una vittima di abusi divenuta adulta, in polemica con l’Organizzazione perché il suo presunto molestatore non sarebbe stato sanzionato, decide di dissociarsi (e magari di esporre il proprio caso ai mezzi d’informazione e/o di sporgere denuncia). Si noti come questo richiamo della Commissione alla presunta ‘amoralità’ del provvedimento espulsivo presenti un banale errore logico, consistente nell’invertirne la causa con l’effetto: tende infatti a presentare l “ostracismo” come un accidente, il risultato di una sanzione ingiusta, quando è invece la conseguenza di un gesto deliberato.



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NOTE IN CALCE

[105] Citazione originale: “No empirical or credible evidence, suggesting that a decision being made only by men was, or is, necessarily problematic, was placed before the Commission. Male judges (many of whom may be fathers) determine the guilt or innocence of defendants all over the world. No empirical evidence suggesting that men are not intellectually or emotionally equipped to determine the guilt or innocence of someone accused of child abuse was presented to the Commission. No empirical evidence suggesting that women are necessarily better equipped either intellectually or emotionally to do so was presented to the Commission. In the absence of evidence one way or the other, the choice of the gender of the persons involved in the decision-making process is an aspect of the free exercise of religion, which means that a person is entitled to believe and act in accordance with their beliefs, even if those beliefs mean that congregation elders (men) determine a sinner’s guilt." - Royal Commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse - Submissions on behalf of Watchtower Bible and Tract Society of Australia & Others, 9/11/2015, § 3.23.

[106] Citazione originale: “Mr Jackson said that, if elders cannot talk to a victim because to do so might traumatise the victim too much, two women close to the victim may take the victim’s testimony and convey it to the investigating elders”. - The response of the Jehovah’s Witnesses and Watchtower Bible and Tract Society of Australia Ltd to allegations of child sexual abuse, Royal Commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse, 10/2016, § 7.4.

[107] Royal Commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse - Submissions on behalf of Watchtower Bible and Tract Society of Australia & Others, 9/11/2015, §§ 7.2, 7.7.

[108] Citazione originale: “The organisation has failed to address the particularly devastating practice of shunning survivors who dissociate from the organisation because of their abuse”.

[109] The response of the Jehovah’s Witnesses and Watchtower Bible and Tract Society of Australia Ltd to allegations of child sexual abuse, Royal Commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse, 10/2016, § 7.7.

[110] Metodo a dir poco discutibile, dato che i former members sono, come si è osservato in precedenza (si veda la nota 2), la più scadente delle fonti di informazione. Molte conclusioni della Commissione apparivano comunque viziate da pregiudizio, approssimazione o scarsa comprensione dei termini, con esiti che talora sfiorano l’umorismo involontario. Alcuni esempi: il riferimento ad Atti 5:29 (‘dobbiamo ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini’), citato durante un’audizione a proposito della neutralità cristiana in tempi di guerra, era stato additato come prova di un presunto ‘divieto di riferire gli abusi alle autorità’ (ibid., §§ 9.6 - 9.8); un passo del libro Pascete il Gregge di Dio, in cui si diceva che non è consentito, durante i comitati giudiziari, portare dei conoscenti per dare ‘sostegno morale’, era stato erroneamente applicato alle vittime degli abusi, mentre si riferiva ai trasgressori (§ 9.243); durante le audizioni si sostenne che i comitati giudiziari ‘incentivano le confessioni’ degli accusati offrendo in cambio una sorta di riduzione della pena, la riprensione invece della disassociazione (§ 9.339).

[Modificato da EverLastingLife 01/07/2018 16:59]
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