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Non è una questione di scelta se l’uomo si rivela un carnefice

Ultimo Aggiornamento: 30/08/2018 08:53
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19/08/2018 08:17
 
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Re: Re:
I-gua, 18/08/2018 17.39:





Per il resto ho risposto a Francesca che si riferiva a certi retaggi culturali, in questo senso ho menzionato l’aspetto religioso, che ha lasciato un impatto negativo -appunto un retaggio culturale- anche nella società secolarizzata, che già di per sé non mi sembra valorizzare e rispettare la donna... malgrado l’attivismo femminista.
Perciò ritengo che il femminismo non sia l’antidoto al maschilismo.
E il modo di ragionare di Francesca, non mi sembra biblico, ma dal mondo... e quindi co-partecipe al problema.
Se la discussione non è impostata sin dall’inizio, ognuno la interpreta come gli pare.
Se dobbiamo discutere dell’atteggiamento del singolo, di chi stiamo parlando? Del tipo che ha scritto a Maria, o dei singoli casi di cronaca come proposto Francesca?
Fate voi, io dovevo ascoltare quella vocina che mi diceva: non aprire questo post!
Buona continuazione

[SM=g27985]

[SM=g1871112]




Mi ero riproposta di lasciar perdere, ma dato che mi chiami in causa rendendomi co-partecipe al problema non ci riesco.
-Ti ricordo che in italia fino al 1981, esisteva il matrimonio riparatore, che estingueva il reato di stupro se il violentatore era poi disposto a sposare la vittima ormai "compromessa"(Franca Viola ti dice nulla?)
-Ti ricordo che solo nel 1996 lo stupro è diventato un reato contro la persona e non contro la morale.
-Ti ricordo che nel vecchio diritto di famiglia (restato in voga fino al 1975) esisteva la potestà maritale dove l'uomo assumeva in una famiglia oltre alla patria potestà, anche un ruolo predominante rispetto a quello della moglie. L'uomo aveva dunque il diritto di impartire ordini e divieti alla moglie, come anche il diritto di punirla.
-Ti ricordo che fino al 1981 il codice penale prevedeva forti sconti di pena per il diritto d'onore:
Codice Penale, art. 587
Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell'atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d'ira determinato dall'offesa recata all'onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella.
(nota bene, si parla di figliA e sorellA non di figliO e fratellO)

Questi sono solo alcuni esempi di battaglie che sono state combattute per dare alla donna lo status di persona non di oggetto, e se oggi possiamo denunciare un marito che ci picchia, un uomo che ci violenta, o scegliere chi sposare, o decidere di non sposarci, se possiamo lavorare, viaggiare o scegliere come vestirci dobbiamo ringraziare le donne e gli uomini che queste battaglie le hanno combattute e vinte.

Il fatto che oggi ci siano uomini che non accettano di avere al proprio fianco una donna pensante, una donna indipendente economicamente, una donna non disposta a subire i tradimenti e le angherie, come magari hanno fatto le loro nonne o le loro mamme, non è un problema delle donne.

Forse un tempo c'erano meno femminicidi, una donna passava dalla tutela del padre a quella del marito, i padri e i mariti avevano il diritto e il dovere di "educarci", di "punirci" di scegliere chi dovevamo sposare, se potevamo studiare, lavorare, uscire, e come dovevamo vestirci, facile no?

Se l'idea di essere una persona, con gli stessi doveri e diritti di un uomo mi rende ai tuoi occhi femminista sono orgogliosa di essere definita tale, ma non ti permettere di scrivere che sono co-partecipe alla tragedia del femminicidio.
E' co-partecipe chi minimizza il problema, chi ricerca giustificazioni e attenuanti, chi non denuncia quando vede un sopruso, o chi si indigna perché oggi le donne hanno in diritto di scegliere (chi glielo avrà mai dato questo diritto?!).

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Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.
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