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Non è una questione di scelta se l’uomo si rivela un carnefice

Ultimo Aggiornamento: 30/08/2018 08:53
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20/08/2018 17:33
 
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Mariti violenti: Un’occhiata da vicino
GLI esperti sono unanimi nel dire che i mariti violenti hanno un profilo essenzialmente identico. Anche medici, avvocati, poliziotti, magistrati e assistenti sociali — il cui lavoro li porta quotidianamente a contatto con la violenza domestica — sono concordi su questo aspetto. Un magistrato ha detto: “Narcisismo, ecco la caratteristica principale. C’è una sorprendente analogia fra mariti violenti e bambini. Tutte le donne con cui parlo menzionano storie di accessi d’ira. Il marito violento ha col mondo rapporti puramente egoistici”. Questo magistrato ha definito il marito violento un “sociopatico”, in quanto incapace di tener conto delle conseguenze delle sue azioni.

“Fatto abbastanza interessante”, si legge in un periodico, “gli uomini violenti hanno di solito una scarsa stima di se stessi, la stessa idea che cercano di inculcare nelle loro vittime”. Secondo una notizia di stampa, “uno spirito possessivo e geloso, incapacità sessuale e scarsa stima di sé sono caratteristiche tipiche degli uomini che maltrattano le donne”. D’accordo con questo profilo del marito violento, un noto psichiatra aggiunge: “La violenza è un modo con cui l’incapace cerca di dimostrare la sua mascolinità”.

È evidente che questo tipo di marito ricorre alla violenza come arma per mantenere il comando e dimostrare il suo potere sul coniuge. Un marito che maltratta la moglie ha dichiarato: “Se smettiamo di picchiare, perdiamo il comando. E questo è impensabile, inammissibile”.

Spesso, senza alcun motivo, il marito violento è irrazionalmente possessivo e geloso. Immagina una relazione fra la moglie e il postino, il lattaio, un intimo amico di famiglia o qualunque persona con la quale la moglie ha contatti. Pur maltrattando la moglie e infliggendole sofferenze fisiche, egli ha il terrore della separazione o di perderla. Se la moglie maltrattata minaccia di lasciarlo, egli può a sua volta minacciare di uccidere lei e se stesso.

La gelosia può a volte affacciarsi pericolosamente quando la moglie è incinta. Il marito può sentirsi minacciato dalla possibilità che ora l’affetto della moglie non sia più rivolto a lui ma al bambino, che diverrà il centro dell’attenzione. Molte donne maltrattate affermano che le prime avvisaglie si ebbero quando rimasero incinte per la prima volta e il marito le prese violentemente a pugni nello stomaco. “Il narcisismo di cui soffre può addirittura spingerlo a cercare di uccidere il feto”, ha detto un magistrato.

Un ciclo di violenza

Un altro aspetto riguardante il marito violento è il ciclo di violenza che si instaura, come confermano molte mogli maltrattate. Nel primo stadio il marito può limitarsi a insultare la moglie rivolgendole parole ingiuriose. Può minacciare di portarle via i figli, dicendole che non li rivedrà mai più. Sentendosi minacciata, la moglie può addossarsi tutte le colpe, assumendosi la responsabilità del comportamento oltraggioso del marito. In questo modo la moglie sta facendo il gioco dell’uomo. Egli sta acquistando il predominio. Ma il potere che ora esercita su di lei non gli basta. Questo primo stadio può instaurarsi in qualsiasi momento dopo il matrimonio, a volte entro qualche settimana.

Il secondo stadio può manifestarsi con un’improvvisa esplosione di violenza: calci, pugni, morsi; egli l’afferra per i capelli, la scaraventa a terra, la sottopone a violenze di natura sessuale. Per la prima volta la moglie forse si rende conto di non essere lei la colpevole. Può attribuire il comportamento del marito a una causa esterna: stress sul lavoro o incompatibilità con i colleghi.

Subito dopo l’esplosione di violenza, la moglie è confortata dai rimorsi del marito. Egli si trova ora nel terzo stadio del ciclo. La ricopre di regali. La implora di perdonarlo. Le promette che non succederà più.

Ma la cosa si ripete, molte volte. Il rimorso è scomparso. La violenza è diventata un modo di vivere. Egli minaccia continuamente di ucciderla qualora cercasse di andarsene. La moglie ora è completamente in balìa del marito. Ricordate le parole di un marito violento citate prima: “Se smettiamo di picchiare, perdiamo il comando. E questo è impensabile”.

Un’altra caratteristica comune

Invariabilmente i mariti violenti daranno al coniuge la colpa di aver provocato le percosse. Il direttore di un programma di assistenza per donne maltrattate spiega: “L’uomo violento dice alla sua compagna: ‘Stai sbagliando, per questo ti picchio’. Oppure: ‘Sei in ritardo col pranzo, per questo ti picchio’. È sempre colpa di lei. E quando questa violenza emotiva va avanti per anni, lei subisce il lavaggio del cervello convincendosi che è così”.

Un uomo diceva alla moglie che era lei a causare le aggressioni col suo comportamento sbagliato. “Con l’aumentare delle violenze, aumentavano anche le scuse. E il ritornello era sempre lo stesso: ‘Guarda cosa mi hai fatto fare. Perché mi costringi a fare queste cose?’”

Un ex marito violento, il cui padre pure maltrattava la moglie, ha detto: “Mio padre non ammetteva mai di aver torto. Non chiedeva mai scusa né si assumeva la responsabilità delle sue azioni. Dava sempre la colpa alla sua vittima”. Inoltre ha ammesso: “Anch’io davo a mia moglie la colpa dei maltrattamenti che subiva”. “Per quindici anni”, ha detto un altro, “ho maltrattato mia moglie perché era testimone di Geova. Le davo la colpa di tutto. Non mi sono reso conto della gravità di ciò che facevo finché non ho cominciato a studiare la Bibbia. Ora è un brutto ricordo. Cerco di dimenticarlo, ma non ci riesco”.

Il caso dei succitati padre e figlio, entrambi mariti violenti, non è un’eccezione. Anzi, è tipico dei mariti violenti. Il figlio ha ammesso che nella sua famiglia l’abitudine di picchiare la moglie risale a 150 anni fa, essendo stata tramandata per così dire di padre in figlio. Secondo un’associazione che combatte la violenza domestica (National Coalition Against Domestic Violence), “dei figli che assistono alle violenze domestiche, il 60 per cento dei maschi diventeranno violenti, mentre il 50 per cento delle femmine diventeranno vittime”.

Scrive un giornalista: “Anche se non sono stati loro le vittime della violenza e non presentano danni esteriori, questi bambini hanno imparato qualcosa che probabilmente non dimenticheranno mai, e cioè che quello di affrontare problemi e stress in maniera violenta è un metodo accettabile”.

Persone che dirigono istituti per donne maltrattate affermano che i ragazzi che hanno visto il padre picchiare la madre spesso si comportano in maniera violenta verso di lei o minacciano di uccidere le proprie sorelle. “Non si tratta di scherzi da ragazzi”, ha detto uno. “È qualcosa di veramente intenzionale”. Avendo visto i genitori fare ricorso alla violenza per sfogare l’ira, i figli pensano di non avere altra scelta.

Che dire delle care e dolci bambine? Esse crescono e diventano le nostre madri e spose, senza le quali i mariti dicono di non poter vivere. Senz’altro il maltrattamento delle mogli è contrario alla giustizia.

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...le tue proprie consolazioni vezzeggiavano la mia anima
salmo 94:19
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