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Dall'insegnamento al ritualismo

Ultimo Aggiornamento: 02/04/2021 08:11
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25/09/2018 16:32
 
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Tempo fa scrissi un articoletto che non ha nessuna pretesa se non quella di un superficiale sunto della storia biblica in relazione all'evoluzione del simbolo nell'adorazione:

Il primo simbolo che troviamo nelle scritture è l'albero della conoscenza del bene e del male e l'albero della vita. Questi alberi hanno assunto per divina disposizione agli occhi del primo uomo Adamo un valore simbolico. L'albero della conoscenza del bene e del male simboleggiava il divino diritto sovrano di decidere ciò che era giusto e ciò che non lo era, ciò che era bene e ciò che era male. L'albero della vita invece rappresentava il beneplacito divino alla sussistenza eterna, la garanzia di poter continuare ad usufruire della vita perfetta in ottemperanza all'unico divieto imposto: rispettare il simbolo.

Se ne evince che il simbolo ha primariamente carattere mnemonico. L'organo percettivo per eccellenza umano è la vista e la vista dell'albero al centro del giardino di Eden rammentava all'intelletto del primo uomo la sovranità divina che non poteva vedere. Un simbolo diventa quindi convenzione ed è utilizzato principalmente per uso mnemonico: esso rappresenta e racchiude un concetto.

L'adorazione quindi non consta di simboli nè mediatori. E' un rapporto diretto, uno stile di vita.

Dopo il peccato Geova utilizza dei simboli nel pronunciare la sentenza dei ribelli. Il significato di questi simboli rimarrà un sacro segreto molto a lungo, ma l'adorazione non ne adotta nessuno in particolare fatta eccezione per l'altare. Ora la relazione con Dio è indiretta, subentra l'importanza di mediare, anche se per i primogeniti di Adamo ed Eva sussiste un certo rapporto con la divinità. Abele si rende conto della necessità di un sacrificio, forse cruento, per la restaurazione di ciò che suo padre aveva perso volontariamente. La Bibbia non menziona altari dove Abele sacrificava il meglio del suo gregge anche se le illustrazioni della società ne fanno intendere l'uso.

La prima menzione di un uso di un altare per l'adorazione biblicamente è menzionata ai giorni di Noè. Dopo il diluvio Noè sacrificò degli animali a Geova utilizzando un altare.

L'adorazione dei patriarchi è quindi semplice e l'unica simbologia è fornita da un altare sacrificale che fa eco alla comprensione della prima profezia biblica menzionata in Genesi 3:15.

Le generazioni passano e dopo l'esodo le cose cambiano radicalmente. Ricordiamo che nonostante la notevole distanza temporale che separa Adamo da Mosè a causa della estrema longevità antidiluviana possono esserci stati solo cinque anelli umani generazionali per tramandare oralmente le realtà dei pochi simboli fino ad allora fruibili. Ma adesso la vita è breve, settanta o ottanta anni nella più rosea delle ipotesi. Occorre quindi che l'identità della neonata nazione d'israele sia rafforzata e fissata indelebilmente nella memoria dei suoi componenti che passano così velocemente seccando come l'erba dei campi, essendo effimeri come il vapore e dissolvendosi velocemente dall'esistenza come un'ombra.

Ecco quindi che il simbolismo si accresce, viene rafforzato e assume caratteristiche ben precise che rammentano ai veri adoratori la necessità della riconciliazione con Geova. Il tabernacolo è intriso di questi simbolismi che hanno primariamente valore mnemonico.

Ad esempio i cherubini d'oro ricamati tutt'intorno al santissimo, come statue dietro all'arca e sopra il coperchio dell'arca dell'alleanza o della testimonianza rammentavano la disposizione favorevole da parte di Geova verso l'uomo imperfetto. Ricordate come i primi cherubini visti dall'uomo avevano funzione d'impedimento ad una relazione diretta con Dio occludendo l'accesso al giardino dell'Eden per accedere al simbolico albero della vita.

Adesso quegli stessi cherubini concedevano l'accesso ad una relazione speciale con Dio attraverso il simbolismo dell'altare sacrificale che aveva accompagnato i patriarchi sino ad allora.

Che tutti questi simboli non avessero altra funzione che mnemonica è avvalorato dal fatto che la stessa arca del patto aveva funzione d'archivio sacro ove venivano custoditi i rammemoratori più rappresentativi del rapporto tra Geova e la nazione. Ogni misticismo legato a questi oggetti sacri, a questi simboli, era estraneo alla loro natura. L'arca ad esempio, di alto valore simbolico, non costituiva di per sè favore divino nè garantiva il successo come fosse un talismano esoterico dai mistici poteri. Anzi una volta che il popolo cominciò a considerarlo tale Geova permise addirittura che cadesse in mani di un popolo idolatrico e ostile.

Viene quindi rafforzata a livello nazionale l'adorazione che sebbene contenga elementi di alto valore simbolico e liturgico non si discostano dal primigenio significato intrinseco di rammemoratori.

Il tabernacolo e gli uffizi che ivi si svolgono diventano gli elementi centrali della disposizione divina che permette all'israelita di accostarsi a Dio. Successivamente il tabernacolo viene sostituito dal Tempio eretto da Salomone nella concezione del progetto di Davide suo padre. E' interesante che l'adorazione sia nel tabernacolo prima che nel Tempio dopo è principalmente esterna. Queste costruzioni archittettoniche non hanno quindi lo scopo di accogliere i fedeli, ma di centralizzare l'adorazione che veniva per lo più officiata e praticata all'esterno d'essi.

Ai tempi di Gesù esistevano edifici dove venivano conservati i rotoli delle scritture e dove l'assemblea si riuniva. Le Sinogoghe venivano usate per impartire istruzione, ma non per offrire sacrifici. I sacrifici si offrivano solo al tempio nei simbolici altari. Nelle sinagoghe si adorava Dio con la lettura del pentateuco, pregando, cantando salmi e impartendo istruzione, predicando ed esortando. Si pensa che l'uso delle sinagoghe abbia avuto origine dopo l'esilio in Babilonia lontano dal tempio.

Il modello della sinagoga venne ripreso dai cristiani. La disposizione liturgica e ritualistica del tabernacolo e del tempio, l'uso degli altari scompaiono proprio perché fu esautorato lo scopo per cui vennero istituiti. Ricordiamo infatti il primigenio significato del simbolo: valore mnemonico. Tutto ciò che l'altare, il tabernacolo e il tempio rappresentava trovò sublimazione nella vita del Cristo che materializzò tutto ciò che essi catalizzavano. Il simbolismo di Genesi 3:15 trovò la sua applicazione, l'accostamento a Geova Dio non necessitava quindi di altri simboli poiché Gesù li unificò tutti concentrandoli nella sua perfetta persona. Il vero adoratore ora non aveva più bisogno di alcun ausilio mnemonico se non rammentare a se stesso la vita e le opere del Cristo.

L'adorazione cristiana quindi si pone su basi molto semplici e prive di ritualità per questa unica e semplice ragione.

Le case private ora si pongono come principali luoghi in cui un'adorazione che si concentra sulla sostanza del Cristo, tramite istruzione ed esortazione, e che viene perseguita in ogni momento della giornata.

Ma le cose presto mutano dopo la morte degli apostoli. Con il riconoscimento imperiale della religione cristiana, ormai pesantementa afflitta da matrici apostate, fanno la loro comparsa dei primi simboli il cui utilizzo Gesù non comandò nè consigliò. Edifici pubblici, presi a prestito dall'achitettura romana, vengono opportunamente modificati e iniziano a connotare il simbolismo nella sua accezione mistica. Le basiliche incoraggiano una fruizione interna per la liturgia cristiana in contraltare alle disposizioni divine del tabernacolo e del tempio che ne privilegiavano una esterna. La concettualizzazione dell'edificio dal punto di vista architettonico inizia lentamente un'evoluzione oltre che fruizionale anche artistica e legata ad un forte senso del simbolo, non più come valore mnemonico, ma esoterico, trascendentale quasi mediante a favore della divinità. Fa la sua ricomparsa l'altare sito nell'abside, che come abbiamo visto non aveva più significato di esistere in quanto esautorato in Cristo il suo valore simbolico-mnemonico. La percorrenza si sposta sulla longitudine, metafora del cammino d'illuminazione spirituale del fedele. L'abside è situato a est, affinché il sol levante possa illuminare attraverso un lucernaio, alle spalle dell'altare, il fedele e il suo cammino d'accostamento. Inoltre tra la navata e l'altare viene posta una navata trasversale affinché l'edificio abbia un esoscheletro simile ad una croce.

L'ingerenza dell'estetica sovrasta l'importanza della sostanza. I simboli si susseguono e l'arte nella sua espressione scultorea e parietale si evolve sino a raggiungere esposizioni economiche e risorse esorbitanti per la loro realizzazione.

Le cattedrali, massimo esempio di questa evoluzione architettonica, sono paradossalmente involuzione del cristianesimo nella sua concezione originale, celano nel loro stesso nome la sete di potere di chi le edifica consacrando, nella loro opulente imponenza, l'adeguato e voluto seggio di vescovi chiamati a soprintendere, nel loro autocelebrativo potere temporale, un'ecclesia che ha ormai perso il suo significato originale. La chiesa, l'ecclesia, non è più un veicolo biologico, ma un marmo privo di vita per quanto artisticamente pregevole.

Il simbolismo nella sua accezione primitiva avvicinava il fedele e il credente alla pura adorazione. Il simbolismo nella sua accezione mistica posteriore e apostata lo allontana.
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