Intervista con il Direttore del Centro internazionale di Studi sul Sacro Lino dopo la riapertura della Cappella del Guarini, a Torino, che ha accolto
L'arcivescovo di Torino e custode pontificio della Sindone, monsignor Cesare Nosiglia, ha detto che la Cappella del Guarini è «un percorso dal buio alla luce, dalla morte alla vita»: perché?
«Il mistero a cui la Sindone fa riferimento è il mistero fondante della fede cristiana: l’incarnazione di Gesù Cristo figlio di Dio, vero uomo e vero Dio. L'incarnazione che consente al figlio di Dio di condividere la natura umana fino all'estremo sacrificio espiatorio per liberare gli uomini dalla schiavitù del peccato. Una morte tuttavia che per il credente non avrebbe senso se non vista alla luce necessaria della resurrezione. E tutto questo è un possibile frutto della contemplazione e meditazione della dolorosa immagine contenuta sulla Sindone, meditazione che sicuramente ci pone di fronte al mistero della sofferenza e del male ma che - come hanno in maniera magistrale suggerito San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, in una linea di pensiero già presente nella trattatistica e omiletica seicentesca - si apre anche alla luce della resurrezione. Questo è stato compreso e tradotto in monumento dal Guarini che ha inserito il riposo del telo in un contesto scuro, di tomba appunto, che tuttavia si sviluppa in vertiginosa altezza in un meraviglioso gioco di luci sempre più vive e vivificanti sino all’esplosione della sommità della Cappella in cui si libra la raffigurazione dello Spirito Santo vivificante».
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