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L'autore (il quale, correggetemi se sbaglio, è 'dottore' nel senso che è laureato in scienze agrarie o simile disciplina; e intanto però lo leggo dissertare - chissà come - di greco biblico e altro), o meglio chi ha reso pubblico questo suo chilometrico zibaldone, precisa che non è consentito riprodurlo neppure 'parzialmente': suppongo allora che non sia possibile scriverne neppure il titolo, essendo quest'ultimo una riproduzione di una frase del frontespizio del medesimo. Ovviamente il proclama è ridicolo e nullo sul piano legale, essendo palesemente contraddetto dai diritti di citazione. Si tratta comunque di un chiaro segnale di coraggio e di disponibilità al confronto. Complimenti. E pensare che i tdG a loro volta sono mediamente accusati di non tollerare le repliche o di non sapervi rispondere.
Evidentemente sussiste il terrore che, grazie all'esistenza di questo forum e la preparazione del suo staff, il capolavoro letterario sia sgretolato riga per riga col sistema dei quote.
Comunque stiano tranquilli perché, dopo aver letto le prime 15 righe, l'inconfondibile sentore di zuppa riscaldata mi ha indotto a desistere immediatamente dal proposito (se mai ne fosse esistito uno). Mi sono messo così a zompare fra le pagine a grandi falcate, ma di nuovo, incrociata fatalmente la solita citazione della Torre di Guardia del 1954 (ancora!!!!) in cui si dice che i tdG non uccidono gli apostati, m'è passata anche la voglia di una lettura a macchia di leopardo. I fuoriusciti dissidenti campano di ricordi: l'acqua che passa sotto i ponti in sessantacinque anni non fa il minimo effetto, restano immoti come una pietà michelangiolesca. Francamente ho l'impressione che essi siano perfettamente consapevoli che di un simile polpettone, che non ha né il valore di un saggio scientifico né il pregio della brevità, non può interessare, si può dire, niente a nessuno: al massimo un numero di persone non superiore a otto o nove si sentirà in dovere di leggiucchiarne qualche brano a campione. E ovviamente parliamo ancora di otto o nove fuoriusciti dissidenti, i quali, intesi come categoria, sembrano spassarsi onanisticamente di questa sorta di reciproco cannibalismo metatestuale.
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