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Libro anti testimoni di Geova di 1000 pagine

Ultimo Aggiornamento: 27/02/2019 11:17
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18/01/2019 11:01
 
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In terza istanza mi sono messo a fare quello che si dovrebbe fare in prima: scorrere l'indice. L'occhio mi è inevitabilmente andato a finire su un capitolo sui 'tdG e la salute mentale'. In un nanosecondo mi si è accesa una lampadina: vuoi vedere che tirano fuori ancora quello zuzzurellone di Jerry Bergman?

Un altro nanosecondo per arrivare alla pagina giusta. C.v.d.: a-riecco Bergman, proprio lui.

Anche questo particolare dimostra lo stato di spaventosa senescenza ideologica (sempre le stesse "fonti" demolite una camionata di volte) e di predazione intraspecifica (un former member che cita un altro former member) in cui versano i fuoriusciti. Per chi non lo sapesse, Bergman è uno pseudo-studioso americano, e sedicente psicologo, i cui interessi "spaziano nei campi più diversi. Pare si sia occupato, nella sua carriera pluridecennale, di biologia, microbiologia, fisica, chimica, biochimica, biomedicina, storia, filosofia, geologia, meteorologia, genetica, scienza della nutrizione, sociologia, scienza del comportamento, antropologia, patologia sperimentale e altro ancora: praticamente un tuttologo".

Qui si può trovare un'approfondita analisi della sua qualità di studioso e del suo pensiero:

tdgonline.altervista.org/testimoni-di-geova-e-la-salute-mentale-meta-speculazione-meta-leggenda-metrop...


Ecco una edificante presentazione di Bergman:




● Primo e più importante dei punti: Jerry Bergman è un ex-testimone di Geova. Con rare eccezioni, il mondo accademico è unanime nel ridimensionare alquanto il valore delle dichiarazioni dei fuoriusciti a detrimento della loro precedente confessione religiosa.[4]

Ma il fatto di avere a che fare con un professionista non dovrebbe rendere le cose un po’ diverse? Secondo Stephen Kent, studioso di movimenti religiosi alternativi e relative apostasie, sembra proprio di no. Egli afferma fra l’altro che “l’istruzione superiore non è una garanzia che il laureato scriverà in maniera critica ed anche obiettiva” [5] e che “la coerenza in una storia di coinvolgimento in un culto e una personalità convincente non sono motivi sufficienti per giudicare se i racconti di fuoriusciti sono veri e accurati”.[6]

Da notare che anche alcuni che sposano (almeno in buona misura) le tesi di Bergman riconoscono questo suo ‘peccato originale’. Michael Rand ad esempio osserva che “è necessario considerare criticamente che questa persona è un ex-testimone di Geova e potrebbe non essere del tutto libera di pregiudizi nelle sue osservazioni, analisi e opinioni”.[7]

Secondo punto: incredibile a dirsi, Bergman non è neppure uno psicologo. Nelle conclusioni del dibattimento Gerald R. Bergman v. Bowling Green State University (1987), che, come vedremo nel prossimo paragrafo, gli furono avverse, fu precisato che Bergman aveva dato una descrizione fasulla di sé stesso e in particolare che 'aveva detto di essere uno psicologo, quando non aveva credenziali psicologiche'.

● Bergman vanta centinaia di pubblicazioni fra libri, saggi brevi e articoli: tanta carne a cuocere, ma forse anche troppo fumo, verrebbe da dire. Negli anni ’80 la Bowling Green State University (fondata in Ohio nel 1910) gli negò una cattedra nel proprio istituto per ragioni etiche e di qualità e rilevanza delle sue pubblicazioni. Ironia della sorte, Bergman contestò in tribunale la decisione dichiarandosi ‘discriminato (!) a motivo dei suoi insegnamenti creazionistici’, ma la corte gli diede torto.[8]

● Nelle rare circostanze in cui Bergman si è presentato come perito in processi giudiziari che coinvolgessero i testimoni di Geova, non si può certo dire che abbia fatto una buona riuscita né una figura lusinghiera.

È rimasto nella storia il caso Pater vs Pater (Ohio, USA, 1992), una causa di affidamento nella quale un minore era conteso fra il padre e la madre, una testimone di Geova. In prima istanza il tribunale aveva stabilito che il piccolo Bobby di tre anni fosse affidato al padre e che la madre avesse il permesso di andare a trovarlo ‘a condizione che non cercasse di insegnargli la propria religione’. La madre presentò ricorso in appello contro una decisione manifestamente discriminatoria. Durante i lavori processuali del ricorso, i magistrati presero in considerazione, fra l’altro, sia il testo “The Mental Health of Jehovah’s Witnesses”, sul quale torneremo in seguito, che il suo autore, il dottor Bergman. Quest’ultimo, che non si era nemmeno preso il disturbo di intervistare il figlio della coppia, asserì fra l’altro che le malattie mentali fossero più comuni fra i testimoni di Geova che fra la popolazione in generale. La corte liquidò le sue speculazioni come ‘sfacciato tentativo di applicare uno stereotipo ad una intera religione’ e le statistiche che aveva offerto a sostegno di tale teorema come ‘prive di significato’.[9]

Che dire? Non proprio un buon biglietto di presentazione.

Di nuovo, nel processo Redman vs. Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania, dibattuto nel 1994, non si riuscì a far valere il supposto peso della sua autorità contro i testimoni di Geova. Jerry Bergman aveva coniato, a proposito della sua ex-religione, il termine dal sapore fantapolitico di ‘guerra teocratica’ (theocratic warfare), che secondo lui prevedeva fra l’altro – su quali basi non è dato sapere – l’imposizione per i seguaci di giurare il falso per proteggere l’organizzazione e i propri confratelli. La corte rilevò nell’atteggiamento dei querelanti, che tentarono invano di avvalersi della consulenza esperta del Bergman, ‘un attacco alle credenze dei testimoni di Geova’ e affermò che tale atteggiamento ‘violava i principi di ingiusto pregiudizio, libertà religiosa, tolleranza e riservatezza personale’.[10]

● Alcuni mezzi impiegati dallo Bergman scrittore lasciano perplessi. Per esempio, egli cita più volte (nel libro sulla salute mentale dei Testimoni e altrove) un non meglio identificato dottor Montague, secondo il quale fra l’altro ‘la percentuale di disturbi mentali fra i testimoni di Geova è di circa dieci-sedici volte più alta di quella della popolazione in generale’ e ‘circa il 10% dei proclamatori di una congregazione media ha serio bisogno di un aiuto’[11] psicologico o anche psichiatrico. Nonostante la totale assenza di documentazione probatoria, gli ex-tdG dissidenti hanno giubilato all’arrivo di questa inattesa ‘manna dal cielo’, ripetendo questi dati ogni volta che ciò risultasse utile alle loro cause denigratorie, senza rendersi conto che Bergman e Montague sono… la stessa persona! Montague era cioè uno pseudonimo di Jerry Bergman, che aveva quotato sé stesso guardandosi bene dal rivelare lo stratagemma. È lecito il sospetto che proprio l’insufficienza di fonti l’abbia indotto a questo curioso espediente da romanzo d’appendice.[12]




Lo psichiatra Stefano Michelini, che ha avuto lo stomaco di sciropparsi il libro di Bergman sulla salute mentale, l'ha definito un insieme di “chiacchiere e illazioni”, “aneddoti e storielle”, “di scienza neanche l’ombra”. Ecco la sua recensione completa:

tdgonline.altervista.org/appendice-alcune-opinioni-su-jerry-bergman-e-le-sue-opere-sui-testimoni-d...

Il polpettone cita un altro libro di Bergman, Jehovah’s Witnesses. A Comprehensive and Selectively Annotated Bibliography. Di questo secondo libro Richard Singelenberg, antropologo sociale e docente dell’università di Utrecht, ha detto che si tratta di una raccolta di "giudizi infondati o incompleti" e ha parlato di "irrilevanza da giornale scandalistico". Il prof. Singelenberg ne identifica anche il motivo:

Una spiegazione parziale di questi problemi si può ritrovare nei trascorsi religioni dell’autore; Bergman è un ex-TdG ed un avversario ben noto della WBTS. Il lettore ignaro è tuttavia tenuto all’oscuro di questi fatti.


Citare un tipo come Bergman come fonte autorevole rappresenta di per sé un chiaro atto di dequalificazione, ovvero sminuisce il valore dell'opera che la riferisce e l'attendibilità del suo autore. Purtroppo - per loro - questa è la mesta verità. Io però sospetto di nuovo che lo sappiano benissimo, semplicemente non esiste, in chi ricorre a questi mezzi, alcuna reale intenzione, e tanto più alcuna supposizione, di essere presi sul serio.

Non si può neppure dire che la circostanza della zero reliability di Bergman sia cosa inedita o poco conosciuta, essendo stata conclamata da anni. Anche questo è un vizio di fondo, e un motivo ricorrente, degli scritti dei fuoriusciti dissidenti, che snobbano alla stra-grande le argomentazioni, chiare e documentate, di segno contrario, coccolandosi allo sfinimento i quattro gatti che sostengono le loro idee, ben sapendo di avere un ben misero fondo di barile da grattare.
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