Caro Ernesto,
Non esattamente, i precetti di Atti 15 non possono essere di tipo universale perché non erano rivolti a dei pagani qualsiasi, ma a Gentili che avevano già abbracciato la fede cristiana
La domanda di Atti era: per abbracciare la fede cristiana era necessario
circoncidersi? Più in generale, i gentili dovevano osservare i precetti della Legge Mosaica? Insomma, per diventare cristiani si doveva diventare proseliti del giudasmo?
La risposta del concilio è chiaramente un no, i gentili non devono circoncidersi e non devono osservare i costumi della Legge Mosaica.
Sono quindi precetti che si innestano a pieno titolo nella tradizione mosaica e che in quanto tali riguardando esclusivamente la tradizione semitica ortodossa, non conosciuta da questi cristiani pagani perché non erano ebrei di nascita. Infatti questi cristiani gentili
Il punto è che secondo quel concilio proprio perché non erano ebrei di nascita
non erano obbligati a circoncidersi o seguire i costumi giudaici. Non erano soggetti alla Legge data a Israele e non all'intera umanità.
Non c'è quindi alcuna difficoltà a riconoscere nel concilio di Gerusalemme una serie di precetti propri della tradizione semitica che i pagani dovevano rispettare perché introdotti nel cristianesimo delle origini dalla tradizione ortodossa antecedente il cristianesimo stesso
Se leggi le motivazioni del decreto apostolico la ragione per cui vengono mantenute quelle cose "necessarie" non è perché erano incluse nella Legge (altrimenti avrebbero dovuto conservare l'intera legge, comprese feste, celebrazioni, carne impura, circoncisione, ecc...) ma perché pur incluse nella Legge erano erano anteriori alla Legge, date a tutta l'umanità al tempo di Noè o prima.
Storicamente il quadro è quello, i cristiani gentili non adottarono i costuni giudaici, Paolo stesso anche per gli ebrei considera la Legge ormai adempiuta in Cristo e dunque terminata la sua funzione. Ma questo è tutt'altro discorso.
Shalom
[Modificato da barnabino 29/03/2019 17:42]
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Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte
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