barnabino, 26/03/2019 16.36:
Questo il contesto di 2 Pietro 2:4-6
"Dio infatti non si trattenne dal punire gli angeli che peccarono, ma li gettò nel Tartaro mettendoli in catene di fitte tenebre perché fossero riservati al giudizio. Non si trattenne nemmeno dal punire il mondo antico, ma quando portò il diluvio su un mondo di empi salvò Noè, predicatore di giustizia, e altre sette persone. E condannò le città di Sodoma e Gomorra riducendole in cenere, stabilendo così per gli empi un modello di ciò che avverrà"
Che cosa intendeva Pietro parlando di Tartaro?
Shalom
E' un accumulo di batteri a livello dentale...😄
A parte gli scherzi, mi sembra evidente anche dal contesto che sia un "luogo" che indica una condizione di esistenza "imposta" da Dio come punizione per il peccato commesso.
Il testo greco del NT non usa la parola tartaro, ma il verbo ad esso collegato "tartaroô" che significa inabissare, precipitare nel Tartaro.
Questa è l'unica applicazione neotestamentaria di questo verbo, non ci sono quindi paragoni con altre applicazioni per capirne l'uso e lo scopo teologico; giocoforza bisogna quindi andare a vedere l'uso greco del termine, che per i greci indicava una regione inferiore all'Ade dove venivano precipitati le creature non umane ribelli (a Zeus). Lo stesso senso doveva quindi avere per Pietro, come i peccatori umani, dopo la morte, andavano nell'Ades, ancora peggiore era la sorte degli angeli ribelli, dato che il Tartaro si trova in una profondità maggiore rispetto all'Ades e quindi ancora più distante rispetto al Cielo.