Il disco riascoltato traccia per traccia, la scommessa dell’artista siciliano: portare la cultura “alta” dentro canzoni da tre minuti
Pubblicato il 30/04/2019
Ultima modifica il 30/04/2019 alle ore 07:00
fabio zuffanti (*)
Nel 1979 viene pubblicato L’era Del Cinghiale Bianco, l’album che segna la clamorosa svolta pop di Franco Battiato, disco e artista destinati a cambiare per sempre le sorti della musica italiana. Ecco la sua storia.
Professione: sperimentatore
500 mila lire del 1979 sono circa 1.700 euro di oggi, una sommetta utile a Franco Battiato per fare un piccolo investimento. Gli anni sono passati e il nostro si avvia verso i 35, le esperienze sono state molteplici dal momento in cui ha lasciato la Sicilia - nel 1964, a 19 anni - per avventurarsi a cercar fortuna in quel di Milano. Nella capitale lombarda ha intrapreso la carriera musicale in veste di cantante melodico salvo poi, nei primissimi ’70, rinunciare ai lustrini del successo per gettarsi a capofitto in una sperimentazione sempre più ardita. Ha studiato i segreti della notazione musicale, è stato amico di un mostro sacro come Stockhausen, ha effettuato tour in Inghilterra e in Francia, ha avuto crisi profonde e momenti esaltanti, ha scoperto la meditazione, le filosofie orientali e le discipline di Gurdjieff, ha collaborato con il suo pigmalione Giorgio Gaber (colui che lo aveva scoperto e lanciato, nel 1967), ha realizzato otto album immersi in una ricerca sonora sempre più radicale portando a casa grandi ovazioni da parte della critica ma sempre più scarsi consensi di pubblico.
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