Il problema è trovarle, le donne, nella cultura (o meglio, trovare tante vette quante ce ne sono per gli uomini)....qualcuno dirà "fino a un secolo fa erano relegate ai lavori di casa", e più o meno è così.
Ma nell'ultimo secolo, ad esempio, la situazione non è molto cambiata.
Agli inizi degli anni '70 uscì un saggio (oggi ristampato da Castelvecchi) scritto proprio da una donna, che si intitolava
Why have there been no great woman artists? (Perché non ci sono state grandi donne nelle arti?).
Negli ultimi 20 anni al Premio Strega hanno vinto 16 uomini e solo 4 donne.
Sono meno intelligenti? No, per vari motivi hanno avuto meno occasioni per emergere.
Non si può tuttavia pretendere, per far vedere che non siamo "razzisti", di mettere Sibilla Aleramo sullo stesso piano di un Montale e dire "Esiste una donna che è al suo livello" (non lo è), così come non possiamo prendere Kamau Brathwaite (il maggiore poeta caraibico) e dire che è al pari del Nobel e seminale Thomas Eliot.
Bisogna semplicemente ammettere che per motivi storici, culturali e sociali (la propensione a curare una famiglia), vi sono state meno opportunità per le donne, e quindi in proporzione meno "vette" rispetto agli uomini. E stesso discorso vale per la cultura di popoli di recente civilizzazione.
Perché allora non inseriamo scrittori somali e cingalesi?
Non perché non vi sia parità, ma perché di fatto non esistono figure all'altezza delle maggiori figure occidentali, è un fatto.
P.S. poi se si parla della Merini o della Szymborska, io sono il loro primo fan, ma appunto sono poche rispetto ai "colleghi" maschi di pari livello.
E' più facile pescare nel certo, piuttosto che arrovellarsi a pensare se una certa Antonia Pozzi, morta a 26 anni, sia lontanamente da mettere in pari con un Saba.
Fare un servizio alla cultura significa superare il buonismo (mettiamoci una donna, mettiamoci un nero, mettiamoci un disabile, tanto per essere "inclusivi") e valutare la grandezza della carriera e i meriti effettivi.
[Modificato da Chameleon. 22/06/2019 23:20]