Il successivo e ultimo intervento è a cura di
don Battista Cadei che affrona il tema
Scontri e incontri con i tdG dicendo:
Con i tdG: solo polemica? Questa è la domanda che mi feci all'inizio della mia attività pastorale sui tdG, riguardo ai quali c'è una grande diversità di comportamenti:
– Il falso ecumenismo di qualcuno che immagina che i tdG non siano lontani dal cattolicesimo e li approva. So di un parroco, che molti anni fa, a fedeli frequentati da tdG, disse: «Ascoltateli, così almeno imparate la Bibbia». Ma chi fa così, è un irresponsabile: non sa che essi hanno una Bibbia diversa e mirano a negarne punti essenziali come la Trinità di Dio, l’immortalità dell’anima ecc.
- L’indifferenza di chi sceglie di ignorarli perché pensano: «È una questione di coscienza». Ma se un nostro fedele abbandona la chiesa cattolica, questo non riguarda solo la sua coscienza. Lo spiego con un esempio: se un figlio o un coniuge abbandona la famiglia, la cosa riguarda certo la sua coscienza, ma non può lasciare indifferente la famiglia stessa!
– Più frequente è il disprezzo, l'ironia, la polemica, il pregiudizio e d'altronde i tdG non sono da meno, convinti come sono che tutti i non tdG, – siano essi cattolici, ortodossi, protestanti o di altra e nessuna qualsiasi altra religione – sono sotto il dominio di Satana.
Personalmente, dopo infelici tentativi finiti con delle liti, ero convinto che dialogare con i tdG fosse cosa impossibile. Ma, anche se mi sembrava che tutti la pensassero così, non ero soddisfatto. Ero solo un ingenuo? Un giorno, partecipando a un convegno sui tdG, colsi l'occasione per presentare una breve comunicazione con la domanda: «Con i tdG: solo polemica?». Esposi brevemente la casistica qui sopra accennata, domandandomi se non è ipotizzabile il tentare un dialogo pacato e rispettoso, qualunque sia la risposta e il tono dei tdG.
La pagina del mio breve intervento finì negli atti del convegno. La mia “ipotesi” trovò due reazioni, ambedue positive:
1) un ex tdG, noto per alcune pubblicazioni di critica al geovismo, che si disse d'accordo che il tono dovrebbe comunque essere rispettoso;
2) un tdG DOC, che mostrò di apprezzare quello che lui chiamò il mio “bon-ton”. Forte di questi incoraggiamenti, incominciai, pur con tentativi ed errori, a prendere sul serio i tdG.
Erano gli anni 1980: l'idea di “dialogo ecumenico e interreligioso” era ancora di pochi, e incontrava opposizione anche all'interno della Chiesa Cattolica. Notiamo, se qualcuno non lo sapesse, che da parte loro i tdG escludono qualsiasi tipo di dialogo. Ma questo non ci autorizza a caricaturare e disprezzare la loro dottrina, anche se non possiamo accettarla. In ogni caso abbiamo il dovere di amare e rispettare le loro persone. Ecco le affermazioni dei due papi, promotori del Concilio Vaticano II:
1) Giovanni XXIII, Enciclica Pacem in terris (1963) n° 57: «Non si dovrà mai però confondere l’errore con l’errante, anche quando si tratta di errore o di conoscenza inadeguata della verità in campo morale religioso. L’errante è sempre ed anzitutto un essere umano e conserva, in ogni caso, la sua dignità di persona; e va sempre considerato e trattato come si conviene a tanta dignità… E l’azione di Dio in lui non viene mai meno».
2) Paolo VI, Enciclica Ecclesiam suam (1964) n° 98, sulla Chiesa: «Nessuno è estraneo al suo cuore. Nessuno è indifferente per il suo ministero. Nessuno le è nemico, che non voglia egli stesso esserlo».
Già antichi Padri della Chiesa consideravano divino ciò che di buono e retto c'è nel paganesimo:
– S. Giustino (100-165) dichiarò che il Logos (= Verbo) è diffuso in ogni uomo: «Dunque ciò che di buono è stato espresso da chiunque, appartiene a noi cristiani. Infatti noi adoriamo ed amiamo, dopo Dio, il Logos che è da Dio non generato ed ineffabile, poiché Egli per noi si è fatto uomo affinché, divenuto partecipe delle nostre infermità, le potesse anche guarire».
– S. Agostino (354-430), De doctrina Christiana II, 61, intende come simbolo Esodo 11,2: «Di’ al popolo che ciascuno dal suo vicino e ciascuna dalla sua vicina si facciano dare oggetti d’argento e oggetti d’oro». Gli ebrei usarono gli oggetti preziosi dei pagani non per i falsi dèi, ma per il vero Dio: i cristiani discernano il divino nella cultura pagana: «Se diedero oro, argento e vesti al popolo di Dio che usciva dall'Egitto, lo fecero perché ignoravano come le cose che davano sarebbero tornate a onore di Cristo». Cosa estranea ai tdG, ma vale il discorso di Paolo ai pagani sul “Dio ignoto” (At 17:22-28)!
Lascio la parola a chi desidera replicare...
[Modificato da viceadmintdg1 10/08/2019 17:35]