Caro Pallino,
Ma quali accuse? Io rappresento una persona che si è fatta un'idea dei Testimoni di Geova in base alla propria esperienza. Non sono libero di pensarla come mi pare e piace,non ho un cervello,una ragione come ce l'ha lei? Se mi mettessi a fare un elenco di quello che non mi piace dei Testimoni di Geova le assicuro che la lista sarebbe lunga
Lei è liberissimo di avere le sue opinioni, semplicemente qui la questione è priva di pertinenza, non stiamo discutendo dell'attegiamento dei testimoni di Geova come organizzazione. Che vi siano alcuni siano diffidenti verso i medici e gli ospedali o che seguono terapie alternative, spesso bizzarre, è una caratteristica che personalmente ho visto in cattolici, buddisti, protestant ed ebrei... e allora? Che pertinenza avrebbe qui? Ovvio che lei è in malafede o peggio stupido, ma ritengo sia più plausibile la prima ipotesi dalle sue parole.
Di fatto
mi trovi una sola pubblicazione dei testimoni di Geova che scoraggia il ricorso a medici ad ospedali o metta in dubbio l'efficacia delle terapie convezionali per preferire quelle cosiddette alternative.
È completamente terra.Distrutto psicologicamente.Anche un po' in colpa di non essere riuscito a convincere il paziente e i suoi parenti. Lei poteva salvare una vita umana ma gli è stata negata questa possibilità. Per quella persona prova una profonda pena. Si è lasciata spegnere e lei non ha potuto far nulla. Lei è arrabbiato,deluso amareggiato,non sa darsi pace. Sfoga questi sentimenti sui social esprimendo l'estrema angoscia e dolore che prova dentro di sé .Questo" suicidio" autorizzato la destabilizza.Non è giusto! Nel suo sfogo non voleva offendere nessuno era solo per rendere pubblica una vicenda con la speranza che un caso del genere non si verifichi mai più. Che si smetta una volta per tutte un inutile sacrificio di vite umane
Nessuno dice che il medico debba condividere la nostra posizione ma delusione, amarezza e sconforto
non si manifestano su un social network mettendo alla berlina le convinzioni religiose di una sua paziente deceduta,
non si manifestano accusando un gruppo religioso né riportando frasi a quanto pare mai pronunciate dai figli. Questo modo di fare è assolutamente inqualificabile e contrario all'etica professionale che definirei indifendibile, anche perché
la scelta della donna era nel pieno rispetto della legge e non è suicisio. Se il medico non conosce la differenza tra il DAT e il suicidio che si inforni invece di scrivere su un social network. Sarebbe come se un medico deridesse sul web una donna che per non abortire, in base alle sue convinzioni, decide di morire per salvare la vita al feto. Inconcepibile e altrettanto inconcepibile che lei difenda fatti come questi a meno che non sia mosso dal pregiudizio o forse, come penso, dall'odio religioso.
Shalom
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Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte
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