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Giuseppe Ungaretti

Ultimo Aggiornamento: 03/10/2019 09:44
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26/09/2019 09:23
 
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M'Illumino di Immenso
"M'Illumino di Immenso"

Qualcuno è capace di fare la parafrasi di questa poesia? Che in due semplici parole può esprimere tanta di quella roba e tanti di quei significati che sono molto profondi?

Innanzitutto diciamo che questa poesia è scaturita da un particolare periodo storico. Quello della prima guerra mondiale.

Ciao
anto_netti
26/09/2019 13:07
 
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ti dico cosa suscita in me... totale illetterata...

il titolo è "Mattina"
e le parole che seguono mi danno l'idea di un 'inizio'
inizio, con speranza e ottimismo...


26/09/2019 18:13
 
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Re:
Giandujotta.50, 26/09/2019 13.07:



ti dico cosa suscita in me... totale illetterata...

il titolo è "Mattina"
e le parole che seguono mi danno l'idea di un 'inizio'
inizio, con speranza e ottimismo...




Sì! Il titolo è "Mattina".

Anch'io penso sia un inizio, con un messaggio di speranza.

Da quelle poche parole scaturisce un universo intero. Si possono dire tante cose. Naturalmente verso questo messaggio di speranza. L'uomo è dotato di ragione. E dovrebbe usare questa ragione per un mondo migliore. Forse "M'Illumino di Immenso" può voler dire, proprio far uso della ragione.

Comunque vedremo cosa dicono illustri esperti letterati.

Ciao
anto_netti
27/09/2019 15:34
 
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Credo, ma la mia è una visione quasi poetica che apre la possibilità ad un dialogo più ampio, che Ungaretti poco più grande del poeta modicano Quasimodo, avesse problemi di solitudine e depressivi. Ungaretti arriva già maturo alla conoscenza di un fatto distruttivo come la guerra. Anche Quasimodo pur coi suoi 15 o 16 anni fa la stessa conoscenza ma da involontario spettatore. Senza saperlo avevano rinverdito l’ermetismo, la corrente formatasi dalla cultura filosofica ellenistica. Se questa lirica caratteristica era giustificata in Ungaretti, non lo era nell’haiku della poesia italiana del Quasimodo. Pertanto la tristezza derivata dalla solitudine indusse Ungaretti a scrivere una poesia “chiusa”. Il lettore non aveva il tempo di entrare nello spirito della poesia che già subito terminava. Ungaretti descrive una cosa “naturale ”, il mattino, una nuova nascita. E il mattino è un fatto straordinario collegato allo scorrere del tempo. È possibile il collegamento con gli eventi bellici, con poca convinzione da parte mia, sappiamo però che la solitudine è stata la spinta assoluta. D’altronde Quasimodo estrapolò quei pochi versi che compongono “Ed è subito sera” da una lirica molto più lunga dal titolo “solitudine”. Per finire, la speranza, come tutte le cose che ci offre la natura.
28/09/2019 09:04
 
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Re:
F.Delemme, 27/09/2019 15.34:



Credo, ma la mia è una visione quasi poetica che apre la possibilità ad un dialogo più ampio, che Ungaretti poco più grande del poeta modicano Quasimodo, avesse problemi di solitudine e depressivi. Ungaretti arriva già maturo alla conoscenza di un fatto distruttivo come la guerra. Anche Quasimodo pur coi suoi 15 o 16 anni fa la stessa conoscenza ma da involontario spettatore. Senza saperlo avevano rinverdito l’ermetismo, la corrente formatasi dalla cultura filosofica ellenistica. Se questa lirica caratteristica era giustificata in Ungaretti, non lo era nell’haiku della poesia italiana del Quasimodo. Pertanto la tristezza derivata dalla solitudine indusse Ungaretti a scrivere una poesia “chiusa”. Il lettore non aveva il tempo di entrare nello spirito della poesia che già subito terminava. Ungaretti descrive una cosa “naturale ”, il mattino, una nuova nascita. E il mattino è un fatto straordinario collegato allo scorrere del tempo. È possibile il collegamento con gli eventi bellici, con poca convinzione da parte mia, sappiamo però che la solitudine è stata la spinta assoluta. D’altronde Quasimodo estrapolò quei pochi versi che compongono “Ed è subito sera” da una lirica molto più lunga dal titolo “solitudine”. Per finire, la speranza, come tutte le cose che ci offre la natura.




Interessante la correlazione tra Giuseppe Ungaretti e Quasimodo nel discorso della solitudine. Si! Effettivamente si trattava della corrente letteraria dell'ermetismo.

Ciao
anto_netti
28/09/2019 11:11
 
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Vediamo le risposte degli illustri letterati.

da sololibri.net

di Simone Casavecchia

04/11/2017

M’illumino d’immenso: parafrasi e significato della poesia Mattina di Ungaretti

Il significato della poesia Mattina di Giuseppe Ungaretti, conosciuta anche come M'illumino d'immenso, può essere colto solo con una parafrasi puntuale.

Generalmente conosciuta come “M’illumino d’immenso” Mattina è una poesia tra le più note di Giuseppe Ungaretti: di essa proponiamo qui una parafrasi per tentare di coglierne il significato e soprattutto per comprendere come questi pochi versi possano essere tanto esemplificativi non solo della condizione esistenziale del poeta ma anche di un’intera corrente letteraria, l’Ermetismo, di cui Giuseppe Ungaretti è riconosciuto come il capostipite e come uno dei rappresentanti più autorevoli.

Cogliere il significato di Mattina di Giuseppe Ungaretti, attraverso la parafrasi dei due versi che la compongono – “M’illumino d’immenso”, appunto - può costituire un valido punto di partenza per la redazione di una tesina da discutere durante la prova orale degli esami di maturità, che comprenda tra i suoi argomenti il decadentismo italiano ed europeo e le correnti letterarie del simbolismo e dell’Ermetismo; a questi temi sarà possibile ricollegare facilmente anche tematiche storiche, come la Grande Guerra, o filosofiche, come la crisi dei valori europei ed occidentali.

M’illumino d’immenso: un’introduzione al testo di Mattina

Nonostante la brevità del componimento, che tutti gli studenti italiani ben conoscono, vista la facilità con cui si ricorda, Mattina è un testo che richiede una contestualizzazione precisa e approfondita: la brevità, infatti, dischiude la possibilità di molteplici interpretazioni e rende più difficile, e non più semplice, cogliere il significato di questo componimento di Giuseppe Ungaretti che, per essere compreso appieno deve necessariamente tener conto sia del titolo che dell’indicazione della data e del luogo.
Scritta da Giuseppe Ungaretti il 26 Gennaio del 1917 a Santa Maria La Longa, in provincia di Udine, quando il poeta era di stanza, come volontario, sul fronte del Carso, durante la prima Guerra Mondiale, Mattina appare per la prima volta in una raccolta collettiva, l’Antologia della Diana, nel 1918, con il titolo Cielo e Mare. La versione definitiva del componimento poetico sarà inserita prima nella raccolta “Allegria di naufragi” (1919) che poi costituirà la sezione Naufragi della raccolta poetica “L’Allegria”, pubblicata per la prima volta nel 1931 e nella quale confluiranno anche altri gruppi di componimenti. L’edizione definitiva de “L’Allegria” (1942) conta diverse parti che, complessivamente, possono essere considerate come le differenti sezioni di uno stesso diario di guerra in forma poetica:

Il porto sepolto, dove compaiono le prime poesie dedicate all’esperienza militare vissuta da Ungaretti sul Carso, durante la Prima Guerra Mondiale;
Naufragi, che contiene altre poesie di guerra composte sullo stesso fronte;
Girovago, dove Ungaretti canta l’esperienza della guerra in Francia;
Prime, sezione che raccoglie alcuni testi poetici composti subito dopo la fine del conflitto;

La raccolta esprime i sentimenti del dolore e della sopraffazione provocati dall’esperienza della guerra vissuta in prima persona e il conseguente senso di attaccamento alla vita che da essi scaturisce. In una condizione – quella del soldato al fronte – così tragica e straniante, il poeta scopre anche la fratellanza tra gli uomini, individuata come un valore fondamentale da perseguire durante la guerra, come in altri momenti particolarmente bui. Il titolo della raccolta, Allegria, mostra lo slancio positivo che l’uomo riesce a manifestare anche nei peggiori naufragi dell’esistenza e nei dolori più fiaccanti.


www.sololibri.net/M-illumino-d-immenso-parafrasi-poesia-Mattina-Ungare...

Ciao
anto_netti
28/09/2019 11:19
 
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M’illumino d’immenso: la parafrasi del testo di Mattina

Come già anticipato la lirica che consideriamo qui consta di un titolo, di un’indicazione spazio-temporale e di due soli versi:


Mattina

Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917

M’illumino
d’immenso.


Dal punto di vista metrico ci troviamo di fronte a due versi liberi, più esattamente due versi ternari (tre sillabe) nei quali è rintracciabile un settenario spezzato.
Dal punto di vista fonetico, soprattutto nei due vocaboli emblematici – illumino e immenso – è facile rilevare la allitterazione del suono /m/ e la presenza ravvicinata di due geminate (doppie) -ll- e -mm- : si tratta di due espedienti funzionali ad evocare i primi suoni emessi dai bambini, una non-parola che viene articolata in questi suoni, capaci di esprimere ciò che non si riesce più a contenere e a reprimere. Si tratta dei suoni più vicini al silenzio o a una condizione di afasia, quindi il suono più adatto per esprimere (anche) un profondo senso di incomunicabilità, indotto dagli eventi tragici che il poeta ogni giorno era costretto ad affrontare e che, però, sente, comunque, il bisogno di cantare.
Dal punto di vista retorico la figura predominante è senz’altro la sinestesia; luminosità e immensità si percepiscono, infatti, in modo diverso: mentre la prima è una sensazione di carattere visivo la seconda è una condizione che viene colta dalla mente, una presenza che si dischiude nell’interiorità del poeta. Non è un caso che Ungaretti scelga la sinestesia, in questo come in molti altri casi. Si tratta, infatti, di una delle figure retoriche privilegiate nelle poetiche simboliste dalle quali la poetica di Ungaretti e dell’ermetismo discende direttamente, per dischiudere una dimensione altra, un universo interiore al quale è possibile accedere solo intuitivamente, attraverso un’esperienza sensoriale che dà luogo a una consapevolezza improvvisa e alogica.
Prima di chiarire il significato di Mattina, al quale ci stiamo progressivamente avvicinando, è opportuno affrontare la questione della tecnica compositiva utilizzata. Abbiamo già accennato sopra che il titolo con la quale fu pubblicato per la prima volta questo componimento era Cielo e mare; in questa prima versione anche il testo, come testimonia una lettera inviata da Giuseppe Ungaretti a Giovanni Papini il 26 gennaio 1917, da Santa Maria La Longa, era differente:

“M’illumino / d’immenso / con un breve / moto / di sguardo”

La tecnica con cui Giuseppe Ungaretti ottiene la versione finale di Mattina è, dunque, quella del levare : in tal modo riduce progressivamente la quantità di versi e di termini utilizzati per esprimere il nucleo centrale del componimento che, alla fine rimane il solo elemento presente nei versi. Da notare che la versione iniziale di Mattina era composta da cinque versi e che era presente una parte finale (gli ultimi tre versi) che specificava la modalità con cui la sensazione descritta nei primi due versi era percepita. Questi ultimi tre versi vengono eliminati ottenendo una concentrazione verbale maggiore: in tal modo la densità semantica dei vocaboli è maggiore ed essi risultano, così, caricati di senso e di valore. Con l’eliminazione degli ultimi tre versi dall’iniziale componimento che portava il titolo di Cielo e mare, Giuseppe Ungaretti riesce anche ad accrescere la fulmineità e l’icasticità dei due versi rimanenti.

Il significato di Mattina di Giuseppe Ungaretti

Dal titolo comprendiamo che il poeta sta descrivendo l’esperienza di un uomo che assiste al sorgere del sole dopo l’oscurità notturna: Giuseppe Ungaretti ricorre a un’immagine di vita vissuta che potrebbe, se tenessimo conto della prima versione del titolo, riferirsi a un momento felice, consumatosi dopo una nottata sulla spiaggia, passata in compagnia degli amici o, più probabilmente , a un momento liberatorio, vissuto all’alba dopo un’intera notte insonne vissuta al fronte vicino ai corpi straziati dei compagni che descrive in un altro celebre componimento, Veglia.
La sensazione che Ungaretti vuole esprimere è difficilmente comunicabile, si tratta di una particolare intensità che dona un senso di pienezza e di grandiosità e permette di stabilire un rapporto con una totalità alla quale raramente è possibile accedere. Molti, in questo caso, i parallelismi che la critica ha intravisto con le sensazioni descritte da Dante nel “Paradiso” anche se appare più appropriato il rilievo di Romano Luperini che ha notato come Giuseppe Ungaretti abbia rappresentato la grandezza attraverso la luce.
Il poeta si trova improvvisamente di fronte allo spettacolo della vita che risorge dopo l’oscurità notturna, resa ancor più difficile da sopportare dalla durezza del conflitto bellico; si tratta di uno spettacolo che suscita nell’uomo, in ogni uomo, una consonanza intima e profonda, uno spettacolo che, però, allo stesso tempo, viene restituito attraverso un’immagine talmente concentrata da risultare indefinita.
Mattina esprime un’epifania, una sensazione fulminea e destabilizzante e, allo stesso tempo, un senso profondo di pienezza e di apertura verso l’esterno, prodotto nell’uomo da un istante di sintonia tra la sua interiorità e il mondo che lo circonda; un istante raro e particolarmente difficile da vivere in una condizione come quella della guerra.
M’illumino d’immenso è una formula icastica, emblematica e radicale che rappresenta al meglio anche la poetica di Giuseppe Ungaretti, fondata sulla fiducia nel valore esemplare della parola capace di sondare e descrivere anche l’abisso scavato dalla guerra nella condizione umana.
Le parole utilizzate, minime, nude, essenziali, assumono sul bianco della pagina un valore quasi magico e riescono così ad evocare una condizione esistenziale che ha un valore assoluto anche se rimane saldamente ancorata alla realtà concreta della storia individuale e collettiva, come ben dimostra l’indicazione della data e del luogo.
Che si tratti di un’epifania che intende elevare una condizione interiore al valore dell’universalità, lo conferma un termine come “illumino” che nella storia della letteratura novecentesca e in particolare nel modernismo ha assunto un valore concettuale molto forte e che qui, potrebbe essere reso con:

“rivelazione improvvisa e folgorante del senso profondo della vita e delle cose”.

Un secondo elemento rivelatore per comprendere a pieno il significato di “M’illumino d’immenso” è la figura retorica utilizzata, la sinestesia che qui, con una valenza potentissima, associa lo stimolo visivo e, in senso lato, anche corporeo della luce con la figura astratta ed esclusivamente concettuale dell’infinità.
Pier Vincenzo Mengaldo ha notato come sia proprio la tensione all’ineffabile che spinga Ungaretti a utilizzare enunciati così ridotti come quello di Mattina, si tratta di un espediente stilistico per perpetuare una tradizione poetica, quella del simbolismo, di cui già Mallarmé e Valéry avevano definito le coordinate essenziali intendendo il testo poetico come progressiva e instabile approssimazione a un valore-limite.

www.sololibri.net/M-illumino-d-immenso-parafrasi-poesia-Mattina-Ungare...

Ciao
anto_netti
29/09/2019 12:06
 
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Re:
anto_netti, 28/09/2019 11.19:

M’illumino d’immenso: la parafrasi del testo di Mattina

Come già anticipato la lirica che consideriamo qui consta di un titolo, di un’indicazione spazio-temporale e di due soli versi:


Mattina

Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917

M’illumino
d’immenso.


Dal punto di vista metrico ci troviamo di fronte a due versi liberi, più esattamente due versi ternari (tre sillabe) nei quali è rintracciabile un settenario spezzato.
Dal punto di vista fonetico, soprattutto nei due vocaboli emblematici – illumino e immenso – è facile rilevare la allitterazione del suono /m/ e la presenza ravvicinata di due geminate (doppie) -ll- e -mm- : si tratta di due espedienti funzionali ad evocare i primi suoni emessi dai bambini, una non-parola che viene articolata in questi suoni, capaci di esprimere ciò che non si riesce più a contenere e a reprimere. Si tratta dei suoni più vicini al silenzio o a una condizione di afasia, quindi il suono più adatto per esprimere (anche) un profondo senso di incomunicabilità, indotto dagli eventi tragici che il poeta ogni giorno era costretto ad affrontare e che, però, sente, comunque, il bisogno di cantare.
Dal punto di vista retorico la figura predominante è senz’altro la sinestesia; luminosità e immensità si percepiscono, infatti, in modo diverso: mentre la prima è una sensazione di carattere visivo la seconda è una condizione che viene colta dalla mente, una presenza che si dischiude nell’interiorità del poeta. Non è un caso che Ungaretti scelga la sinestesia, in questo come in molti altri casi. Si tratta, infatti, di una delle figure retoriche privilegiate nelle poetiche simboliste dalle quali la poetica di Ungaretti e dell’ermetismo discende direttamente, per dischiudere una dimensione altra, un universo interiore al quale è possibile accedere solo intuitivamente, attraverso un’esperienza sensoriale che dà luogo a una consapevolezza improvvisa e alogica.
Prima di chiarire il significato di Mattina, al quale ci stiamo progressivamente avvicinando, è opportuno affrontare la questione della tecnica compositiva utilizzata. Abbiamo già accennato sopra che il titolo con la quale fu pubblicato per la prima volta questo componimento era Cielo e mare; in questa prima versione anche il testo, come testimonia una lettera inviata da Giuseppe Ungaretti a Giovanni Papini il 26 gennaio 1917, da Santa Maria La Longa, era differente:

“M’illumino / d’immenso / con un breve / moto / di sguardo”

La tecnica con cui Giuseppe Ungaretti ottiene la versione finale di Mattina è, dunque, quella del levare : in tal modo riduce progressivamente la quantità di versi e di termini utilizzati per esprimere il nucleo centrale del componimento che, alla fine rimane il solo elemento presente nei versi. Da notare che la versione iniziale di Mattina era composta da cinque versi e che era presente una parte finale (gli ultimi tre versi) che specificava la modalità con cui la sensazione descritta nei primi due versi era percepita. Questi ultimi tre versi vengono eliminati ottenendo una concentrazione verbale maggiore: in tal modo la densità semantica dei vocaboli è maggiore ed essi risultano, così, caricati di senso e di valore. Con l’eliminazione degli ultimi tre versi dall’iniziale componimento che portava il titolo di Cielo e mare, Giuseppe Ungaretti riesce anche ad accrescere la fulmineità e l’icasticità dei due versi rimanenti.

Il significato di Mattina di Giuseppe Ungaretti

Dal titolo comprendiamo che il poeta sta descrivendo l’esperienza di un uomo che assiste al sorgere del sole dopo l’oscurità notturna: Giuseppe Ungaretti ricorre a un’immagine di vita vissuta che potrebbe, se tenessimo conto della prima versione del titolo, riferirsi a un momento felice, consumatosi dopo una nottata sulla spiaggia, passata in compagnia degli amici o, più probabilmente , a un momento liberatorio, vissuto all’alba dopo un’intera notte insonne vissuta al fronte vicino ai corpi straziati dei compagni che descrive in un altro celebre componimento, Veglia.
La sensazione che Ungaretti vuole esprimere è difficilmente comunicabile, si tratta di una particolare intensità che dona un senso di pienezza e di grandiosità e permette di stabilire un rapporto con una totalità alla quale raramente è possibile accedere. Molti, in questo caso, i parallelismi che la critica ha intravisto con le sensazioni descritte da Dante nel “Paradiso” anche se appare più appropriato il rilievo di Romano Luperini che ha notato come Giuseppe Ungaretti abbia rappresentato la grandezza attraverso la luce.
Il poeta si trova improvvisamente di fronte allo spettacolo della vita che risorge dopo l’oscurità notturna, resa ancor più difficile da sopportare dalla durezza del conflitto bellico; si tratta di uno spettacolo che suscita nell’uomo, in ogni uomo, una consonanza intima e profonda, uno spettacolo che, però, allo stesso tempo, viene restituito attraverso un’immagine talmente concentrata da risultare indefinita.
Mattina esprime un’epifania, una sensazione fulminea e destabilizzante e, allo stesso tempo, un senso profondo di pienezza e di apertura verso l’esterno, prodotto nell’uomo da un istante di sintonia tra la sua interiorità e il mondo che lo circonda; un istante raro e particolarmente difficile da vivere in una condizione come quella della guerra.
M’illumino d’immenso è una formula icastica, emblematica e radicale che rappresenta al meglio anche la poetica di Giuseppe Ungaretti, fondata sulla fiducia nel valore esemplare della parola capace di sondare e descrivere anche l’abisso scavato dalla guerra nella condizione umana.
Le parole utilizzate, minime, nude, essenziali, assumono sul bianco della pagina un valore quasi magico e riescono così ad evocare una condizione esistenziale che ha un valore assoluto anche se rimane saldamente ancorata alla realtà concreta della storia individuale e collettiva, come ben dimostra l’indicazione della data e del luogo.
Che si tratti di un’epifania che intende elevare una condizione interiore al valore dell’universalità, lo conferma un termine come “illumino” che nella storia della letteratura novecentesca e in particolare nel modernismo ha assunto un valore concettuale molto forte e che qui, potrebbe essere reso con:

“rivelazione improvvisa e folgorante del senso profondo della vita e delle cose”.

Un secondo elemento rivelatore per comprendere a pieno il significato di “M’illumino d’immenso” è la figura retorica utilizzata, la sinestesia che qui, con una valenza potentissima, associa lo stimolo visivo e, in senso lato, anche corporeo della luce con la figura astratta ed esclusivamente concettuale dell’infinità.
Pier Vincenzo Mengaldo ha notato come sia proprio la tensione all’ineffabile che spinga Ungaretti a utilizzare enunciati così ridotti come quello di Mattina, si tratta di un espediente stilistico per perpetuare una tradizione poetica, quella del simbolismo, di cui già Mallarmé e Valéry avevano definito le coordinate essenziali intendendo il testo poetico come progressiva e instabile approssimazione a un valore-limite.

www.sololibri.net/M-illumino-d-immenso-parafrasi-poesia-Mattina-Ungare...

Ciao
anto_netti



[SM=g27993] non pensavo da così poche parole questo immenso universo, [SM=g7350]
troppo complicato, mi toglie la soddisfazione di farlo mio , quando leggiamo una poesia è come sentire una canzone o musica,, gli dai il colore dei tuoi sogni e delle tue sensazioni , tradurlo in lettere in raziocino illuminista, equivale secondo me a forzare manipolare . L'arte del poeta è quella di saper accostare soggetti e parole che non mirano tanto alle parole ma alle possibili sensazioni emotive che suscitano, però non necessariamente uguali per tutti, perciò voglio essere libero di sentire la poesia come personale sensazione, e questa o in questa posso selezionare una poesia che nonè di mio gusto essendo basata su sensazioni che al momento non mi vanno, o che non vivo. Se sono triste identifico la mia tristezza in una musica che con le sue note mi esprime quello che è a parole è già in me, sentire le note è come poter controllare tali emozioni che ti soffocano.

Per esempio Il complesso dei pooh avevano un difetto esprimevano le loro poesie cantate ma pure con un senso di soffocamento e non di controllo. Questo si deve a quando fu inserito uno di loro, con la caratteristica che aveva un modo di imprimere impressionare, ma che non ha equilibrio, almeno per i miei gusti, la mia misura.

Il poeta suggerisce il modo di vedere le cose con che animo, lasciando comunque spazio alla interpretazione emotiva, con il suo essere ermetico, non forzando troppo le sensazioni, per non essere appunto soffocante .

Le poesie sono come una musica, come armonia di parole che esprimono una sensazione.. diverse dalle semplici rime .
01/10/2019 09:31
 
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Re: Re:
geremia60(2019), 29/09/2019 12.06:



[SM=g27993] non pensavo da così poche parole questo immenso universo, [SM=g7350]
troppo complicato, mi toglie la soddisfazione di farlo mio , quando leggiamo una poesia è come sentire una canzone o musica,, gli dai il colore dei tuoi sogni e delle tue sensazioni , tradurlo in lettere in raziocino illuminista, equivale secondo me a forzare manipolare .




Beh! No. Non credo che equivalga a manipolare.

Mi ricordo che anche il mio professore di italiano alle scuole medie, disse a noi studenti che la poesia Mattina con le parole "M'Illumino di Immenso", apriva le porte ad una parafrasi senza fine. Benché fosse una poesia di poche parole.
Anzi sono proprio queste poche parole, ben studiate, che danno sfogo all'immaginazione di ognuno di noi.

A me le parole "M'Illumino di Immenso", fanno pensare, come è già stato detto ad un'inizio e a un messaggio di speranza. Ma inoltre, come ho già detto, essendo l'uomo dotato di ragione, dovrebbe far uso della ragione per portare un mondo migliore.

Non credo che sia manipolazione in questo. E' semplicemente quello che suscita nei nostri sentimenti.

Anche quello che hanno detto gli illustri letterati, fa parate di ciò che questa poesia ha suscitato nei loro animi.

Ciao
anto_netti
02/10/2019 12:06
 
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Re: Re: Re:
anto_netti, 01/10/2019 09.31:

geremia60(2019), 29/09/2019 12.06:








Beh! No. Non credo che equivalga a manipolare.

Mi ricordo che anche il mio professore di italiano alle scuole medie, disse a noi studenti che la poesia Mattina con le parole "M'Illumino di Immenso", apriva le porte ad una parafrasi senza fine. Benché fosse una poesia di poche parole.
Anzi sono proprio queste poche parole, ben studiate, che danno sfogo all'immaginazione di ognuno di noi.

A me le parole "M'Illumino di Immenso", fanno pensare, come è già stato detto ad un'inizio e a un messaggio di speranza. Ma inoltre, come ho già detto, essendo l'uomo dotato di ragione, dovrebbe far uso della ragione per portare un mondo migliore.

Non credo che sia manipolazione in questo. E' semplicemente quello che suscita nei nostri sentimenti.

Anche quello che hanno detto gli illustri letterati, fa parate di ciò che questa poesia ha suscitato nei loro animi.

Ciao
anto_netti





“Poesia”….. non sono semplici parole l’effetto potenzialmente
è quello di toccare le note di una vasta gamma di emozioni
questa in particolare inonda di luce ti lascia dentro delle sensazioni di vita


non vale per tutti i soggetti ...



[Modificato da frida18 02/10/2019 12:08]

_________________________________________________
...le tue proprie consolazioni vezzeggiavano la mia anima
salmo 94:19
02/10/2019 12:17
 
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Re: Re: Re:
anto_netti, 01/10/2019 09.31:

geremia60(2019), 29/09/2019 12.06:



[SM=g27993] non pensavo da così poche parole questo immenso universo, [SM=g7350]
troppo complicato, mi toglie la soddisfazione di farlo mio , quando leggiamo una poesia è come sentire una canzone o musica,, gli dai il colore dei tuoi sogni e delle tue sensazioni , tradurlo in lettere in raziocino illuminista, equivale secondo me a forzare manipolare .




Beh! No. Non credo che equivalga a manipolare.

Mi ricordo che anche il mio professore di italiano alle scuole medie, disse a noi studenti che la poesia Mattina con le parole "M'Illumino di Immenso", apriva le porte ad una parafrasi senza fine. Benché fosse una poesia di poche parole.
Anzi sono proprio queste poche parole, ben studiate, che danno sfogo all'immaginazione di ognuno di noi.

A me le parole "M'Illumino di Immenso", fanno pensare, come è già stato detto ad un'inizio e a un messaggio di speranza. Ma inoltre, come ho già detto, essendo l'uomo dotato di ragione, dovrebbe far uso della ragione per portare un mondo migliore.

Non credo che sia manipolazione in questo. E' semplicemente quello che suscita nei nostri sentimenti.

Anche quello che hanno detto gli illustri letterati, fa parate di ciò che questa poesia ha suscitato nei loro animi.

Ciao
anto_netti



non mi riferivo alla poesia in questione, ma in generale e a quei professori scolastici che poi su quelle note volevano sapere cosa ci vedeva il poeta, e che magari non era quello che ci vedo io [SM=g27987] [SM=g27987]


03/10/2019 09:15
 
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Re: Re: Re: Re:
frida18, 02/10/2019 12.06:



“Poesia”….. non sono semplici parole l’effetto potenzialmente
è quello di toccare le note di una vasta gamma di emozioni
questa in particolare inonda di luce ti lascia dentro delle sensazioni di vita


non vale per tutti i soggetti ...




E' Proprio così.

Ciò avviene anche con le canzoni. Le canzoni sono poesia. Almeno quelle più autorevoli. Non le canzonette da quattro soldi. Poesia e canzoni, lasciano spazio alla nostra interpretazione. Ma il punto di partenza è nel messaggio che l'autore ha voluto comunicare, dal quale più di tanto non ci si può discostare.

[SM=g7348]

Ciao
anto_netti
03/10/2019 09:44
 
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Re: Re: Re: Re:
geremia60(2019), 02/10/2019 12.17:



non mi riferivo alla poesia in questione, ma in generale e a quei professori scolastici che poi su quelle note volevano sapere cosa ci vedeva il poeta, e che magari non era quello che ci vedo io [SM=g27987] [SM=g27987]




Beh! Si può essere. I sapientoni a volte ci vogliono vedere anche quello che non c'è.

Comunque, sono del parere, che ciò che vuole dire un poeta e ciò che vuole dire un compositore di una canzone. Va si, alla nostra libera interpretazione del nostro animo. Ma il messaggio iniziale che vuole lanciare, non può essere manipolato più di tanto. E' solo soggetto all'interpretazione voluta dai nostri sentimenti e dal nostro vissuto. Interpretazione che spesso accomuniamo con le esperienze di altri. E se ciò accade vuol dire che la nostra interpretazione è giusta. In rima con ciò che voleva dire il poeta o il compositore di una canzone.

Ciao
anto_netti
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